Technology Experience
OT del Venerdì (Reborn)

[OT] del Venerdì (4)

Qualche tempo fa ho letto sul blog di un mio amico della diatriba (nata nei primi giorni di quest’anno) tra il violinista Uto Ughi e il compositore Giovanni Allevi. Non sto qui a dilungarmi troppo sulla questione, perchè di musica classica non ne so nulla e soprattutto perchè non è propriamente di questione di cui voglio parlare.

Questo mio amico, al contrario di me, ascolta tanta musica classica e credo proprio che lui riesca a riconoscere la mano di un certo compositore. Probabilmente, se chiedessi a 50 compositori diversi di suonare la Nona Sinfonia di Beethoven, verrebbe suonata in 50 modi diversi, in base alla “personalità”, alle caratteristiche di ognuno ed al modo con cui si interpreta una musica. La mia domanda: è possibile riconoscere il compositore di un’opera classica solo sentendolo? Credo che la risposta sia affermativa, anche se ovviamente non è mica da tutti, anzi!

E da qui tutta una serie di domande analoghe in altri ambiti.

  1. Riuscirei a capire l’autore di un pezzo di codice semplicemente leggendolo? Riuscirei a capire se l’ha scritto il Mamauro o Piter?
  2. E’ possibile capire il regista di un film dalle inquadrature, dal tipo di storia, da come evolve la trama? Riuscirei a capire che il regista di “Star Wars – L’Impero colpisce ancora” non è lo stesso di “Star Wars – Una nuova speranza”?
  3. Riuscirei a riconoscere l’autore di un libro? Riuscirei a capire che “Codice a Zero” è scritto da Ken Follett ed invece “Il settimo papiro” da Wilbur Smith?

Questo OT del Venerdì è nato proprio da quest’ultima domanda. Mercoledì sera ho finito di leggere il romanzo di Wilbur Smith e l’ho trovato probabilmente come il miglior romanzo d’avventura che abbia mai letto. La trama mi ha acchiappato parecchio, una specie di Indiana Jones in chiave attuale. Ma l’ho trovato un romanzo con molti vocaboli tecnico/scientifico/storici particolari e dettagliati, al punto che ho ripreso il dizionario (impolverato) per chiarirmi le idee. Lo sapevate che un ‘aggetto’ non è nient’altro che una ‘sporgenza rocciosa’? Ho contrapposto questo libro con quello di Ken Follett citato prima, che invece sembra essere scritto da un bambino di dieci anni ed è eternamente più fluido da leggere. In ambedue i libri ci sarebbe l’occasione di usare termini complessi e specifici, ma il primo autore ha deciso di usarli, il secondo no. Lo stile di scrittura è molto, molto diverso fra i due. Credo di preferire il primo, perchè è più stimolante. Non so se sarei in grado di distinguerli, ma una grossa differenza c’è eccome.

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Software

Evoluzioni future di Live Mesh

Che mi sia appassionato a Live Mesh non è un segreto: lo dimostra il numero di post scritti negli ultimi tempi su questa piattaforma. Sto anche frequentando i forum Microsoft dedicati, giusto per capire un po’ qual’è il trend, quali sono i problemi più frequenti fra gli utenti e così via. Ho anche compilato un feedback per esprimere la mia valutazione (più che positiva) sul prodotto. Ho scoperto di non essere affatto l’unico di avere idee un po’ confuse sulla sovrapposizione di Live Mesh, SkyDrive e compagnia bella (e ci mancherebbe altro!).

Comunque, se avete qualche idea o suggerimento, c’è questo post dove tutti voi potete partecipare per dire la vostra. Il link è questo. Ci sono in ballo molte cose interessanti: aumentare lo storage a disposizione, sincronizzare solo certi tipi di files (se mettete on-line una solution di Visual Studio, sarebbe ad esempio carino evitare di sincronizzare gli eseguibili), editare i files direttamente all’interno di Live Desktop, avere il versioning del files condivisi e molto altro ancora.

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[ByteAdventure] Un cellulare da 50.000 euro [4/4]

Prologo
Alla fine il sistema si spense senza alcun preavviso. Forse la batteria ad un certo punto non ce la fece più ad irrorare di energia tutte le celle di memoria del sistema. Era come se un demone fosse penetrato all’interno del cellulare, e fosse riuscito pian piano ad occupare i punti chiave dell’impianto hardware, i palazzi del potere senza i quali qualsiasi sistema cessa di funzionare.

Si sentì morire come mai gli era successo prima. Era certamente capitato altre volte che la batteria si esaurisse, ma l’OS aveva sempre gestito correttamente la questione, provocando lo shutdown controllato. Ma questa volta fu diverso. L’infrastruttura WMI indicava da troppo tempo che troppe cose non funzionavano più.

Il byte si sentì stretto nella morsa. Aveva una sola flebile via d’uscita.
Poi tutto divenne nero, silenzioso ed immobile.

Parte 1
Tania e Mr.Chipset percorsero i quattro piani tutto d’un fiato, fino a quando raggiunsero il piano terra. I due uscirono all’aperto. La giovane ragazza dovette abituarsi alla luce del mattino presto. Frugarono con lo sguardo, per capire dove fossero finiti Red Mond ed il cellulare di Roland. Ma non videro né l’uno, né l’altro.

“Non cercare il tuo amico, se ne è andato. L’ho visto io quando ero sul balcone del tuo appartamento.” – fece Mr.Chipset a Tania.
”Chip, non era mio amico.” – La ragazza guardò verso l’alto – “Abito al quarto piano, sono quasi quindici metri di caduta in verticale. Come è possibile che un uomo possa sopravvivere cadendo da un’altezza del genere? No, non è possibile, ti stai sbagliando.”
”C’era un camion furgonato che lo aspettava di sotto. E sono pronto a scommettere che era pieno di materassi per attutire la caduta.”
”Un camion?”
”Sì, un camion, un furgone, o qualcosa del genere.”
A Tania vennero in mente le parole di Red Mond che le diceva “Sono arrivati, mia cara.”. Ecco a chi si stava riferendo. Era accaduto qualche minuto prima nella sua cucina, ma già il ricordo le risultava un po’ annebbiato.
”Hai preso il numero di targa, vero?”
”Per chi mi hai preso? Certo che sì.” – rispose lui con un sorriso beffardo – “Ma chi era il tuo amico?”
”Non era mio amico. Era Red Mond.”
”Red Mond? Quello della Overclocking Research? E cosa cavolo ci faceva nel tuo appartamento?”
Lei non rispose.
Tania provò una rabbia che pian piano le cresceva dentro. Nelle ultime ventiquattro ore era rimasta succube degli eventi: il caso del Killer Man, l’esplosione, la morte di Roland, poi Red Mond che si intrufola nella sua vita, tenta di ucciderla e le rivela il segreto del cellulare. Troppe cose in troppo poco tempo. Tutti quegli eventi si erano mischiati nella sua testa, e la ragazza si sentì frustrata: non aveva fatto nulla per prendere le redini del gioco. Aveva semplicemente partecipato come una comparsa, e non come protagonista. Le cose dovevano cambiare: non era il suo modo di agire e giurò che non lo sarebbe più stato. Lo doveva almeno a Roland.

Si girò verso Mr.Chipset. Gli occhi – notò lui – le luccicavano.
Tania lo prese per il bavero della camicia hawaiana con un po’ di cattiveria, tanto che lui ne rimase spaventato.
”Chip.” – prese fiato.
”Dimmi.”
”Red Mond è implicato nella morte di Roland, dobbiamo prenderlo.”
”Ok, tutto quello che vuoi tu. E con il dipartimento che facciamo?”
”Non mi importa, lo gestiremo. Dobbiamo scoprire dove è andato, partiremo dal numero di targa del furgone. Poi vedremo cosa fare. Sei con me?”
”Certo che sono con te!”
”Ok, allora andiamo. Prendiamo la tua Maserati.”
A Mr.Chipset piaceva la determinazione della sua amica Tania. Aprì l’auto con il telecomando a radiofrequenza, salì al posto di guida con lei al suo fianco. Inserì la chiave nel cruscotto e la girò. Il motore partì rombando, poi si attestò sui 2.000 giri al minuto.
”Andiamo a casa mia, scopriremo tutto su quel furgone.” – propose Mr.Chipset.
Lei fu d’accordo.
Non arrivarono troppo lontano. Mentre l’automobile accelerava sempre più, Tania diede un’occhiata allo specchietto retrovisore dal suo lato. Dove prima era parcheggiata la Maserati c’era un oggetto nero, sembrava di plastica. Tania pensò che non poteva essere così fortunata, ma valeva la pena di controllare.

Parte 3
”Fermati, Chip, ho dimenticato una cosa.”
Il ragazzo inchiodò accostando sulla destra, proprio davanti ad un’edicola che stava aprendo i battenti. Il proprietario stava aprendo degli scatoloni di cartone.

Tania aprì lo sportello dell’auto sportiva, corse fuori verso il suo appartamento. Saranno stati 100 metri, questa volta corse davvero quanto Usain Bolt. Ma un po’ più lentamente. Arrivata sul posto raccolse l’oggetto nero. Non credeva ai suoi occhi: era davvero il cellulare di Roland. Evidentemente Red Mond l’aveva perso quando era atterrato sul furgone; era finito sotto la macchina di Chip, lui non aveva avuto il tempo di cercarlo e di recuperarlo e se ne era andato lasciandolo lì. Se non avesse guardato dallo specchietto, sarebbe rimasto lì chissà quanto e chissà chi l’avrebbe raccolto.

Tornò indietro da Chip, che nel frattempo era sceso e stava acquistando un quotidiano in edicola, aspettandola pazientemente.

“Andiamo!” – fece lei – “Mi devi aiutare a rimetterlo in sesto!” facendogli vedere il cellulare.
Lui diede un’occhiata: era completamente sfasciato. “Inutilizzabile” – pensò, ma non lo disse ad alta voce per non farla arrabbiare – “Vedrò quello che posso fare.”

Ma il primo passo lo fece lei. Prese il suo cellulare, che teneva nella tasca dei jeans, e ne estrasse la SIM. Fece altrettanto con quello di Roland. Inserì nel suo cellulare la SIM di Roland, poi lo accese premendo il pulsante di accensione. Mr.Chipset gli aveva spiegato una volta che i cellulari moderni, o almeno i Nokia, avevano un sistema operativo complesso, che richiedeva un certo tempo per partire. Attese pazientemente.

Quando il telefono fu acceso, Tania frugò nei messaggi, poi nel registro delle chiamate, alla ricerca di un maledetto indizio che potesse aiutarla a rintracciare Red Mond. Non sapeva esattamente cosa, ma ci tentò ugualmente. Poi, senza che lei facesse nulla, si aprì l’applicazione Blocco Note. Qualcuno, o qualcosa, cominciò a digitare sulla tastiera. In pochi secondi sul display comparve una scritta…

Ciao Tania, sono io.
So dove è andato l’uomo che cerchi.
7189, QuadCore Road.

Tania rimase di stucco. Chi diavolo aveva scritto quella roba? Poi pensò a quello che gli aveva detto Red Mond: il settore hi-tech della Overclocking Research, le ricerche avanzate nel ramo delle nanotecnologie, celle di memoria senzienti, byte auto-sufficienti. Tutto le sembrava surreale, sembrava che fosse finita in un racconto di fantascienza.

“Non andiamo più a casa tua.” – dichiarò alla fine, mentre Chip continuava a guidare.
”Ah sì? E dove invece?”
”7189 di QuadCore Road.”
”Non è la sede della Overlocking Research. Dove mi vuoi portare?”
”Non chiederlo a me. Chiedilo a lui.” – rispose lei, girando il cellulare in modo tale che anche Chip potesse leggere il messaggio comparso sul display.
”E vorresti dar retta ad un cellulare?”
”Ho le mie buone ragioni.”
”Ok, il capo sei tu!”
L’orologio sul cruscotto indicava sei minuti dopo le ore sei. Tania aveva una gran fame. Mr.Chipset non usava mai il navigatore GPS della Maserati, conosceva la città come le sue tasche. Girò improvvisamente ad un incrocio, imboccando un’enorme strada a due corsie per senso di marcia.
Presto sarebbero stati in tangenziale. A Tania per la prima volta comparve un sorriso.

Epilogo
La ragazza l’aveva salvato. Salvandosi sulla SIM del cellulare, il byte aveva approfittato dell’ultima via di uscita che gli era rimasta. Adesso si trovava in un nuovo hardware completamente funzionante, con tutte le porte di I/O disponibili, con la memoria pronta e reattiva.

Si sentiva quasi onnipotente.
Per sfogarsi non trovò altro modo che visualizzare un nuovo messaggio sul display.

Brava ragazza.
Sarò sempre qui con te.

Poi accese la videocamera. Quello che inquadrò era un volto femminile.

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[ByteAdventure] Un cellulare da 50.000 euro [3/4]

Prologo
Il giocatore di golf era inzuppato fino al midollo. La scommessa con il suo collega lo aveva portato fin lì, sul percorso PGA di Pebble Bit, a giocare la buca 5 sotto il diluvio, all’alba, e mentre tutta la città dormiva ancora. Sebbene indossasse ottime scarpe Oakley ed una giacca impermeabile della stessa marca, la pioggia battente non gli dava tregua. Aveva un freddo boia. La partita almeno sembrava essere ok.

Venti minuti prima era uscito splendidamente dal tee, evitando il bunker sulla sinistra e sfruttando la pendenza del green. Se ci fosse stato il suo vecchio trainer a guardarlo, sarebbe stato dannatamente orgoglioso di lui. Il ferro 8 era ancora – e lo sarebbe sempre stata – la sua mazza preferita. Aveva messo la palla a soli 9 piedi dalla buca. Adesso stava studiando l’ultimo colpo da ogni direzione, nel tentativo di valutare correttamente la pendenza e la forza con cui impattare: il terreno era pesante e lento.

Alla fine si decise. Impugnò il putter e si posizionò davanti alla pallina. Si concentrò al massimo cominciando il backswing. In quegli attimi si isolò da tutto: non sentì le gocce di pioggia cadergli sul berretto, nè vide le fronde degli alberi scosse dalla brezza gelida, nè pensò al suo birdie che gli avrebbe fatto vincere la scommessa.

Venne disturbato solamente dal trillo acuto del cellulare che teneva nella tasca posteriore dei pantaloni, che lo avvisava dell’arrivo di un nuovo messaggio SMS.

Il giocatore di golf trasalì violentemente per lo spavento, ed interruppe lo swing prima che fosse troppo tardi.

Parte 1
Trasalì anche Mr.Chipset, che stava davanti al monitor a quell’ora del giorno, con i suoi capelli lunghi e la pancetta appena un po’ pronunciata. Tiger Woods, il suo alter-ago all’interno del videogame, avrebbe dovuto attendere ancora un pochino per completare la buca. Imprecò violentemente: ancora un niente e la sua partita (e soprattutto la sua scommessa) sarebbe andata in malora. Poi il suo lato geek gli permise di tranquillizzarsi: in fondo la pallina era sempre lì che lo guardava, stampata 60 volte al secondo sullo schermo Samsung LCD da 22″, con un ammasso di pixel dal colore molto simile al bianco.

Il ragazzo prese il cellulare Samsung che teneva in tasca e lesse il messaggio sullo schermo monocromatico. Il mittente era Tania. Il testo diceva:

Chip, Aiuto! Linux non ne vuole saper di fare il boot.
Siamo in missione, passa da me. Subito!

Riflettè un attimo.

Mr.Chipset aveva almeno due buoni motivi per storcere il naso di fronte a quel messaggio. Primo, Tania di tecnologia non capiva nulla: non avrebbe mai parlato di Linux o di boot in un SMS, a meno che non avesse fatto un corso intensivo di informatica durante l’ultimo weekend. Ma lo riteneva improbabile. Secondo, Tania non avrebbe mai rivelato di essere in missione: lui stesso faceva parte del dipartimento della ragazza, e sapeva come funzionavano queste cose.

Il messaggio poteva voler dire soltanto una cosa.
Tania era in grave pericolo.

In qualche modo, aveva trovato il modo di chiedergli aiuto. Mr.Chipset mise in pausa il gioco, si alzò in piedi stiracchiandosi, prese il revolver dal cassetto chiuso a chiave e le chiavi dell’auto. Nel giro di pochi secondi, era alla guida della sua auto italiana, sfrecciando veloce fra le strade della metropoli ancora dormiente.

Parte 2
Tania fissava la canna nera della pistola che Red Mond gli puntava contro.
Aveva ancora in mano il cellulare di Ronald.
Continuava a ripetersi nella mente il testo del messaggio:

Mi porterà via. Non voglio. Ti ucciderà.

Ti ucciderà. Per adesso, l’unico che voleva farla fuori era Red Mond, un perfetto sconosciuto che gli era piombato in casa all’alba senza una valida ragione. E se il messaggio parlasse proprio di lui? Ma chi l’aveva mandato?

Ora, Tania, tu ti siederai con calma sulla sedia e mi consegnerai il Nokia che hai in mano.” – ordinò l’uomo a Tania.
Lei obbedì senza fiatare. Non che avesse molta scelta.
Sei una ragazza in gamba, ti pagheremo, ma non vivrai abbastanza per goderti i tuoi soldi. Sai, ti abbiamo usata come un burattino…ti abbiamo fatto credere di voler il cellulare del dottore. In realtà anche lui lavora per noi. Noi volevamo quello del tuo amico Roland, ed eccolo qui.” – spiegò Red Mond con spavalderia.

Prima di continuare, l’uomo manovrò con la mano sinistra sul cellulare per metterlo off-line, tenendo sempre l’arma puntata su Tania.
Questo cellulare nasconde un piccolo segreto, ma adesso nemmeno lui può salvarti. Da questo momento è completamente isolato, così come lo sei tu.

Di che diavolo stai parlando?” – sussurrò Tania gelida.
Ma Red Mond non rispose. Prese del succo d’ananas dal frigorifero e si riempì un bicchiere di vetro preso dalla credenza. Si sedette di fronte a lei, dando le spalle alla porta di ingresso, e bevve tutto in un solo sorso. Sembrava che stesse aspettando qualcosa, o qualcuno. Forse il momento giusto per dire o fare qualcosa. Tania non lo capì mai. Buttò l’occhio sull’orologio dell’uomo e vide che indicava le cinque e trentacinque minuti.

Poi, all’improvviso, si sentì una macchina arrivare veloce, rombando, e sembrò fermarsi proprio sotto il palazzo di Tania con una frenata stridente. Red Mond parve risvegliarsi.
Sono arrivati, mia cara.

Parte 3
Mr.Chipset scalò velocemente dalla terza marcia alla prima, fermando l’auto a trazione posteriore in un parcheggio riservato agli handicappati. In quel momento il suo senso civico non era proprio alle stelle.

Entrò di corsa in portineria, cercò il portinaio per dirgli di chiamare la polizia, ma quando entrò nel gabbiotto lo vide riverso sul pavimento, con gli occhi sbarrati e senza vita. Il ragazzo vide un filo di nylon attorno alla gola dell’uomo. Qualcuno lo aveva ucciso strangolandolo. Decise di proseguire da solo, sebbene questo andasse contro tutte le regole del dipartimento. Una volta Tania l’aveva fatto per lui, ora era il momento di ricambiare il favore.

Mr.Chipset era stato una sola volta a casa di Tania. Si ricordava perfettamente tutto. Prese uno dei due ascensori disponibili e salì fino al piano prima rispetto a quello di Tania: avrebbe fatto l’ultimo tratto a piedi, usando le scale, per evitare di essere prese alla sprovvista quando si sarebbero aperte le porte.

Nei pochi secondi di attesa, il ragazzo controllò il revolver.
Era carico, con sei colpi in canna.

Ding. L’ascensore era arrivato. Uscì dalla cabina e prese la direzione delle scale. Tutto sembrava tranquillo. Salì velocemente la rampa e in meno di trenta secondi si ritrovò davanti all’appartamento di Tania.

La porta era aperta. Mr.Chipset si avvicinò silenziosamente, impugnando il revolver con entrambe le mani, aumentando lo stato di allerta. Una voce maschile parlava, rivolta ad un’altra persona, che però se ne stava in silenzio.

Ora sai tutto. Ecco perchè questo Nokia è così importante. Te l’ho detto per onestà, affinchè tu abbia chiaro il motivo per cui adesso devo…farti fuori.” – disse la voce maschile.

Mr.Chipset entrò nell’appartamento della ragazza; lo riconobbe come se ci fosse stato il giorno prima. Merito dell’addestramento. La prima stanza sulla sinistra era la cucina, e la voce sembrava arrivare da lì.

Mosse un passo dopo l’altro.
Tre metri. Passo, respira, cammina.
Due metri. Aspetta, respira.
Un metro.

Girò di colpo l’angolo, puntando la pistola.

“Fermi, su le mani. Agenti federali!”

Vide Tania seduta su una delle sedie, assonnata, con addosso vestiti stropicciati come se ci avesse dormito dentro. E due occhiaie che non aveva mai visto su di lei. Ed era impaurita. Mr.Chipset conosceva bene la ragazza, e gli sembrò impaurita da lui. O confusa, forse. Lui, chiunque fosse, era vestito elegante. Nel momento in cui entrò in cucina con il revolver spianato, gli dava le spalle.

Tania rimase impietrita. Che ci faceva Mr.Chipset nel suo appartamento? Se avesse potuto, gli sarebbe corsa incontro, ma Red Mond aveva ancora la sua pistola lì sul tavolo della cucina.

Mr.Chipset si avvicinò a Red Mond tenendo l’arma puntata su di lui.
”Coraggio, Tania, va tutto bene, è tutto finito.” – disse l’agente tranquillizzandola.
Fu solo adesso che Tania si sbloccò. Afferrò la calibro 45 di Red Mond – che non disse nulla – e si mise accanto al suo compagno di squadra.
Grazie, ma…cosa ci fai qui? Sei venuto a farti un giro?” – chiese la ragazza.
”E me lo domandi? Ho letto il tuo messaggio di aiuto!”.
Impossibile, non ho mandato messaggi di aiuto.” – fece lei risoluta.
”Ne parleremo dopo, adesso abbiamo un po’ da fare, non credi?”

Poi tutto accadde velocemente.
“Cosa sta succedendo qui?” – chiese una voce timidamente alle spalle dei due agenti.
Tania e Mr.Chipset si girarono di colpo con le armi in pugno, allarmati.
La ragazza riconobbe subito il suo vicino di casa, che era solito alzarsi a quell’ora per fare jogging.
MALEDIZIONE! C’è ancora qualcuno che vuole farmi visita…” – urlò la ragazza.
Ma non riuscì mai a finire la frase.

Uno schianto. Poi un fragore, come una vetrata in frantumi. Schegge di vetro dappertutto.
Si girarono di colpo: Red Mond era sparito. La vetrata della porta balcone della cucina sembrava esplosa. L’uomo doveva averla sfondata con tutto il peso del suo corpo per buttarsi di sotto, per sfuggire alla cattura. Tania sentì sulla sua faccia l’aria pungente ed inquinata del mattino. Si svegliò un pochino.

Mr.Chipset corse subito sul balcone e si affacciò giù. Non disse nulla, frugava con lo sguardo alla ricerca di Red Mond che – evidentemente – era sparito chissà dove.
Oh mio Dio! Dov’è finito il cellulare? Dov’è???” – fece Tania agitata.
”Di quale cellulare parli?”
”Quello di Roland. Era sul tavolo un attimo prima che tu…” – la frase le morì in gola.
Tania capì. Red Mond l’aveva appoggiato sul tavolo, ma doveva esserselo ripreso un istante prima di buttarsi dal balcone. Questo significava una sola cosa: entrambi, sia l’uomo che il cellulare erano sfracellati sull’asfalto. Del primo non gliene importava granchè, anzi. Ma del secondo…

Tania non aspettò un istante di più. Scostò violentemente il vicino di casa e corse giù per le scale.

Epilogo
L’OS era funzionante. Lui stava bene, ma già da qualche TimeSpan non riusciva più a comunicare con il mondo esterno. Sperava solamente che l’ultimo SMS in uscita fosse arrivato al destinatario, e che quest’ultimo fosse intervenuto. Poi arrivò un interrupt con delle importanti novità.

L’interfaccia WMI del sistema operativo gli comunicò che molte delle interfacce di I/O erano disabilitate.
Antenna GSM: N/A.
Antenna GPRS: N/A.
Qualità del segnale: N/A.
Ricezione SMS: N/A.
Invio SMS: N/A.
Display: N/A.
In più, sembrava anche che il 34% delle celle di memoria fossero completamente inutilizzabili. Trauma fisico. Ricordava di aver superato dei test di questo tipo in laboratorio, ma mai così duri ed intensi. Si credette spacciato.

Passarono gli attimi, e l’OS si preparò ad entrare in standby per preservare le funzioni base.
Lui ebbe appena il tempo di trasferirsi sulla SIM: se qualcuno fosse accorso in aiuto, magari poteva finire ospitato in un altro hardware. Solo allora, solo così, avrebbe potuto ricominciare daccapo tutto quanto.

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OT del Venerdì (Reborn)

[OT] del Venerdì (3)

E’ ormai quasi quattro anni che bloggo. Ho parlato di un sacco di cose, dalle più stupide alle più intriganti che hanno scatenato accese discussioni. Mi rendo conto di essere piuttosto ripetitivo sull’argomento viabilità. Sarà che sto fuori da casa praticamente 12 ore al giorno, 2 delle quali le passo in automobile in mezzo a rondò, tangenziali, autostrade, semafori, incidenti, controlli stradali, autovelox e tutor.

Conosco l’argomento di cui parlo, almeno fino al punto in cui io lo vivo quotidianamente. Nel mio piccolo, diciamo. Penso che quando circoliamo in auto giriamo su strade che ormai sono arrivate al 90% della loro capacità. Forse di più. Basta un niente per provocarne il collasso.

Basta che si metta un’auto della polizia stradale accostata da qualche parte per far terrorizzare tutti. Basta che una sola auto si blocchi di colpo su una qualsiasi delle corsie per bloccare tutto e tutti. E’ assolutamente assurdo non riuscire a prevedere il tempo necessario per spostarsi in una normale giornata di lavoro: per fare la stessa distanza puoi metterci 40 minuti oppure 2 ore; a volte il tempo tende ad infinito come questo lunedì, quando a causa neve non sono riuscito ad arrivare da nessuna parte. A metà strada del percorso ero praticamente già in ritardo per il ritorno della sera.

Questo traffico è assolutamente dannoso per tutti. E’ un danno economico la mattina, quando un certo numero di persone non riescono ad andare a lavorare, oppure ci arriva in ritardo: non è solo un danno per i lavoratori, ma anche per le aziende stesse. E’ un danno morale la sera, quando la gente dovrebbe tornarsene a casa. C’è chi deve passare in posta, chi ha i genitori in ospedale, o deve passare dal fiorista. Chi deve andare a fare la spesa, chi deve andare dal commercialista, deve far benzina.

Non capisco perché non si riesca ad arrivare ad una soluzione. E non parlo di aggiungere la quarta corsia sulla A4, e non parlo nemmeno di aggiungere rondò a casaccio come fossero funghi. Penso che in caso di incidente si dovrebbe reagire più velocemente. Penso che le forze dell’ordine dovrebbero spostare i veicoli incidentati nel giro di 5 minuti, per evitare che per un banale tamponamento fra due veicoli si blocchi un’intera tangenziale con altre 200.000 automobili, con chilometri e chilometri di coda di cui ho paura soltanto parlare. Ci vogliono idee e provvedimenti nuovi, dettati da persone che conoscono effettivamente la questione: vorrei tanto che il Ministro dei Trasporti fosse una persona circondata da tassisti, camionisti, autisti e corrieri, persone che passano la loro giornata in giro sulla strada.

E per favore, non ditemi come viene modellizzato in fisica il traffico automobilistico. Voglio sentir parlare di idee concrete e reali. Avanti, tocca a voi.

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Software

Postare messaggi in un repository Live Mesh

Quando accedete al vostro folder locale sincronizzato con Live Mesh, appare la sidebar agganciata alla finestra di Esplora Risorse, o Windows Explorer che dir si voglia. Di questa sidebar ne abbiamo parlato nei post precedenti: quello che non abbiamo detto è la presenza di una funzionalità che permette di postare messaggi. Tali messaggi appariranno a tutti quelli che accederanno a quel folder condiviso, sia attraverso Live Desktop che attraverso il loro folder locale come avete fatto voi.

Ho evidenziato nello screenshot qui sopra il link New Post. Quando lo si clicca, appare una finestra che vi permette di digitare il contenuto del messaggio che volete postare:

In questa casella di testo potete inserire quello che volete. Una volta postato il messaggio, esso verrà visto nella finestra News da tutti gli altri client che hanno accesso a quel folder. Ad esempio:

Ho evidenziato in rosso un messaggio postato da me stesso. La finestra qui sopra è la finestra News che fa parte della sidebar di Live Mesh: è stata descritta precedentemente in questo mio post.

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OT del Venerdì (Reborn)

[IV] del Venerdì reborn (2)

Ci sono vacanze che si fanno dimenticare volentieri. Sarà perchè magari l’aereo ci ha piantato in asso, oppure perchè siamo arrivati a destinazione con magliette e pantaloncini quando fuori c’erano 10 gradi. Sarà perchè ci siamo ammalati bloccandoci in hotel, oppure la cucina locale non faceva assolutamente per noi, oppure i prezzi erano esorbitanti. O abbiamo perso il portafoglio. Vacanze di cui vorremmo il rimborso totale e completo e che giustamente – ahimè – non ci hanno fatto apprezzare il luogo in cui siamo stati.

Ci sono vacanze così così, quelle in cui certi giorni ha fatto bel tempo ed altri in cui un’acquazzone improvviso ci ha guastato la festa. Quelli in cui hai sbagliato strada per arrivare ad un museo, o hai dimenticato a casa il rasoio per la barba o la cintura, e hai perso mezza giornata del tuo tempo. Ma allo stesso tempo hai scattato bellissime fotografie, hai camminato a lungo stupefatto. Vacanze un po’ insapori, ma quelle di cui poi ti puoi vantare con gli amici…per dire…io ci sono stato!

E poi ci sono vacanze straordinarie, quelle in cui hai conosciuto gente fantastica e hai vissuto luoghi lontani e culture diverse dalla nostra. Culture sconosciute fino a poco tempo fa, con le quali oggi andresti a nozze. Vacanze che ti hanno staccato dalla routine quotidiana, che ti hanno ricaricato di energia vitale, e te ne sei tornato a casa completamente trasformato. Viaggi in posti favolosi, lontani dalla civiltà, a New York in pieno centro, dove il cellulare non prende e dove invece puoi navigare sul Web senza limiti.

E poi ci sono le vacanze che per certi molti versi preferisco. Sono le vacanze immaginarie: sono le più economiche e le più fantasiose. Queste vacanze possono nascondersi in un bel libro, in un sogno, in un fumetto, in un videogioco, o semplicemente nelle nostre fantasie. Vacanze così non hanno limiti: luoghi come Marte, le Quattro Terre, Le Terre di Mezzo, l’interno di un PC, mondi dove il tempo va al contrario, sono alla portata di tutti. Possiamo viaggiare nel tempo, avanti ed indietro. Nulla può andare storto: possiamo guidare una Ferrari (senza prendere multe) ed uscire a cena con Laura Chiatti (senza paura di figuracce). E poi sono sempre lì, pronte per essere raggiunte: nel nostro letto, sul treno, in aereo, ovunque ci troviamo. Volete mettere?

Sarà che non sono mai capitato nella categoria “vacanze straordinarie” di cui parlavo prima, ma queste ultime, quelle immaginarie, sono quelle che preferisco, e di gran lunga anche.

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Software

Live Mesh, download ed upload di files “grandi”, parte 2

L’ultima volta ho illustrato brevemente come funziona l’upload di files piuttosto grandi con Live Mesh. Avevo ipotizzato che il download fosse molto più rapido, ma mi sbagliavo. L’upload ed il download dello stesso file (un file .zip da 89,1Mb) occupa bene o male lo stesso tempo, dai 6 ai 10 minuti.

Ad esempio, ho fatto l’upload del file da un PC della rete, e lo sto scaricando su un altro client.
Su quest’ultimo la finestra di Live Mesh appare come segue:

Nella directory locale appare un file .wlx, che sta per Live Mesh Placeholder File. La sidebar laterale ci fa vedere a che punto siamo con il download del file: la freccina è verso il basso, e ci dice che abbiamo scaricato 45,5Mb su un totale di 89,1Mb.

Passando dal server Live Mesh, comunque, ho notato che upload e download portano via lo stesso tempo, indipendentemente dalla qualità della vostra connessione.

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Software

Live Mesh e integrazione con drag’n’drop

Non credo che nei giorni scorsi ci fosse questa possibilità. Questa mattina quando mi sono collegato al mio Live Desktop ed ho aperto una finestra, mi sono accorto di questo:

Quel link installa un plug-in per Internet Explorer che permette il drag’n’drop tra il client fisico e la cartella del Live Desktop.

Dopo aver confermato e superato i vari controlli di protezione richiesti da Internet Explorer, per uploadare files sul Live Desktop potete semplicemente fare il drag’n’drop.

Questo è comodo essenzialmente per diversi motivi:

  1. l’upload di file visto sinora è sempliciotto, perchè prende un solo file per volta
  2. potete uploadare intere cartelle alla volta
  3. durante l’upload avete una barra di progresso per vedere fino a che punto siete arrivati. Quello sul Web no, vedete la rotella girare senza dirvi nulla di più
  4. potete annullare a metà strada l’upload

Piccolo appunto: l’operazione di drag’n’drop mostra una freccetta, sembra cioè che stiate creando uno shortcut al file, non una copia. La freccetta è chiaramente fuorviante: rilasciate il mouse e vedrete partire la copia.

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