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[ByteAdventure] Un cellulare da 50.000 euro [3/4]

Prologo
Il giocatore di golf era inzuppato fino al midollo. La scommessa con il suo collega lo aveva portato fin lì, sul percorso PGA di Pebble Bit, a giocare la buca 5 sotto il diluvio, all’alba, e mentre tutta la città dormiva ancora. Sebbene indossasse ottime scarpe Oakley ed una giacca impermeabile della stessa marca, la pioggia battente non gli dava tregua. Aveva un freddo boia. La partita almeno sembrava essere ok.

Venti minuti prima era uscito splendidamente dal tee, evitando il bunker sulla sinistra e sfruttando la pendenza del green. Se ci fosse stato il suo vecchio trainer a guardarlo, sarebbe stato dannatamente orgoglioso di lui. Il ferro 8 era ancora – e lo sarebbe sempre stata – la sua mazza preferita. Aveva messo la palla a soli 9 piedi dalla buca. Adesso stava studiando l’ultimo colpo da ogni direzione, nel tentativo di valutare correttamente la pendenza e la forza con cui impattare: il terreno era pesante e lento.

Alla fine si decise. Impugnò il putter e si posizionò davanti alla pallina. Si concentrò al massimo cominciando il backswing. In quegli attimi si isolò da tutto: non sentì le gocce di pioggia cadergli sul berretto, nè vide le fronde degli alberi scosse dalla brezza gelida, nè pensò al suo birdie che gli avrebbe fatto vincere la scommessa.

Venne disturbato solamente dal trillo acuto del cellulare che teneva nella tasca posteriore dei pantaloni, che lo avvisava dell’arrivo di un nuovo messaggio SMS.

Il giocatore di golf trasalì violentemente per lo spavento, ed interruppe lo swing prima che fosse troppo tardi.

Parte 1
Trasalì anche Mr.Chipset, che stava davanti al monitor a quell’ora del giorno, con i suoi capelli lunghi e la pancetta appena un po’ pronunciata. Tiger Woods, il suo alter-ago all’interno del videogame, avrebbe dovuto attendere ancora un pochino per completare la buca. Imprecò violentemente: ancora un niente e la sua partita (e soprattutto la sua scommessa) sarebbe andata in malora. Poi il suo lato geek gli permise di tranquillizzarsi: in fondo la pallina era sempre lì che lo guardava, stampata 60 volte al secondo sullo schermo Samsung LCD da 22″, con un ammasso di pixel dal colore molto simile al bianco.

Il ragazzo prese il cellulare Samsung che teneva in tasca e lesse il messaggio sullo schermo monocromatico. Il mittente era Tania. Il testo diceva:

Chip, Aiuto! Linux non ne vuole saper di fare il boot.
Siamo in missione, passa da me. Subito!

Riflettè un attimo.

Mr.Chipset aveva almeno due buoni motivi per storcere il naso di fronte a quel messaggio. Primo, Tania di tecnologia non capiva nulla: non avrebbe mai parlato di Linux o di boot in un SMS, a meno che non avesse fatto un corso intensivo di informatica durante l’ultimo weekend. Ma lo riteneva improbabile. Secondo, Tania non avrebbe mai rivelato di essere in missione: lui stesso faceva parte del dipartimento della ragazza, e sapeva come funzionavano queste cose.

Il messaggio poteva voler dire soltanto una cosa.
Tania era in grave pericolo.

In qualche modo, aveva trovato il modo di chiedergli aiuto. Mr.Chipset mise in pausa il gioco, si alzò in piedi stiracchiandosi, prese il revolver dal cassetto chiuso a chiave e le chiavi dell’auto. Nel giro di pochi secondi, era alla guida della sua auto italiana, sfrecciando veloce fra le strade della metropoli ancora dormiente.

Parte 2
Tania fissava la canna nera della pistola che Red Mond gli puntava contro.
Aveva ancora in mano il cellulare di Ronald.
Continuava a ripetersi nella mente il testo del messaggio:

Mi porterà via. Non voglio. Ti ucciderà.

Ti ucciderà. Per adesso, l’unico che voleva farla fuori era Red Mond, un perfetto sconosciuto che gli era piombato in casa all’alba senza una valida ragione. E se il messaggio parlasse proprio di lui? Ma chi l’aveva mandato?

Ora, Tania, tu ti siederai con calma sulla sedia e mi consegnerai il Nokia che hai in mano.” – ordinò l’uomo a Tania.
Lei obbedì senza fiatare. Non che avesse molta scelta.
Sei una ragazza in gamba, ti pagheremo, ma non vivrai abbastanza per goderti i tuoi soldi. Sai, ti abbiamo usata come un burattino…ti abbiamo fatto credere di voler il cellulare del dottore. In realtà anche lui lavora per noi. Noi volevamo quello del tuo amico Roland, ed eccolo qui.” – spiegò Red Mond con spavalderia.

Prima di continuare, l’uomo manovrò con la mano sinistra sul cellulare per metterlo off-line, tenendo sempre l’arma puntata su Tania.
Questo cellulare nasconde un piccolo segreto, ma adesso nemmeno lui può salvarti. Da questo momento è completamente isolato, così come lo sei tu.

Di che diavolo stai parlando?” – sussurrò Tania gelida.
Ma Red Mond non rispose. Prese del succo d’ananas dal frigorifero e si riempì un bicchiere di vetro preso dalla credenza. Si sedette di fronte a lei, dando le spalle alla porta di ingresso, e bevve tutto in un solo sorso. Sembrava che stesse aspettando qualcosa, o qualcuno. Forse il momento giusto per dire o fare qualcosa. Tania non lo capì mai. Buttò l’occhio sull’orologio dell’uomo e vide che indicava le cinque e trentacinque minuti.

Poi, all’improvviso, si sentì una macchina arrivare veloce, rombando, e sembrò fermarsi proprio sotto il palazzo di Tania con una frenata stridente. Red Mond parve risvegliarsi.
Sono arrivati, mia cara.

Parte 3
Mr.Chipset scalò velocemente dalla terza marcia alla prima, fermando l’auto a trazione posteriore in un parcheggio riservato agli handicappati. In quel momento il suo senso civico non era proprio alle stelle.

Entrò di corsa in portineria, cercò il portinaio per dirgli di chiamare la polizia, ma quando entrò nel gabbiotto lo vide riverso sul pavimento, con gli occhi sbarrati e senza vita. Il ragazzo vide un filo di nylon attorno alla gola dell’uomo. Qualcuno lo aveva ucciso strangolandolo. Decise di proseguire da solo, sebbene questo andasse contro tutte le regole del dipartimento. Una volta Tania l’aveva fatto per lui, ora era il momento di ricambiare il favore.

Mr.Chipset era stato una sola volta a casa di Tania. Si ricordava perfettamente tutto. Prese uno dei due ascensori disponibili e salì fino al piano prima rispetto a quello di Tania: avrebbe fatto l’ultimo tratto a piedi, usando le scale, per evitare di essere prese alla sprovvista quando si sarebbero aperte le porte.

Nei pochi secondi di attesa, il ragazzo controllò il revolver.
Era carico, con sei colpi in canna.

Ding. L’ascensore era arrivato. Uscì dalla cabina e prese la direzione delle scale. Tutto sembrava tranquillo. Salì velocemente la rampa e in meno di trenta secondi si ritrovò davanti all’appartamento di Tania.

La porta era aperta. Mr.Chipset si avvicinò silenziosamente, impugnando il revolver con entrambe le mani, aumentando lo stato di allerta. Una voce maschile parlava, rivolta ad un’altra persona, che però se ne stava in silenzio.

Ora sai tutto. Ecco perchè questo Nokia è così importante. Te l’ho detto per onestà, affinchè tu abbia chiaro il motivo per cui adesso devo…farti fuori.” – disse la voce maschile.

Mr.Chipset entrò nell’appartamento della ragazza; lo riconobbe come se ci fosse stato il giorno prima. Merito dell’addestramento. La prima stanza sulla sinistra era la cucina, e la voce sembrava arrivare da lì.

Mosse un passo dopo l’altro.
Tre metri. Passo, respira, cammina.
Due metri. Aspetta, respira.
Un metro.

Girò di colpo l’angolo, puntando la pistola.

“Fermi, su le mani. Agenti federali!”

Vide Tania seduta su una delle sedie, assonnata, con addosso vestiti stropicciati come se ci avesse dormito dentro. E due occhiaie che non aveva mai visto su di lei. Ed era impaurita. Mr.Chipset conosceva bene la ragazza, e gli sembrò impaurita da lui. O confusa, forse. Lui, chiunque fosse, era vestito elegante. Nel momento in cui entrò in cucina con il revolver spianato, gli dava le spalle.

Tania rimase impietrita. Che ci faceva Mr.Chipset nel suo appartamento? Se avesse potuto, gli sarebbe corsa incontro, ma Red Mond aveva ancora la sua pistola lì sul tavolo della cucina.

Mr.Chipset si avvicinò a Red Mond tenendo l’arma puntata su di lui.
”Coraggio, Tania, va tutto bene, è tutto finito.” – disse l’agente tranquillizzandola.
Fu solo adesso che Tania si sbloccò. Afferrò la calibro 45 di Red Mond – che non disse nulla – e si mise accanto al suo compagno di squadra.
Grazie, ma…cosa ci fai qui? Sei venuto a farti un giro?” – chiese la ragazza.
”E me lo domandi? Ho letto il tuo messaggio di aiuto!”.
Impossibile, non ho mandato messaggi di aiuto.” – fece lei risoluta.
”Ne parleremo dopo, adesso abbiamo un po’ da fare, non credi?”

Poi tutto accadde velocemente.
“Cosa sta succedendo qui?” – chiese una voce timidamente alle spalle dei due agenti.
Tania e Mr.Chipset si girarono di colpo con le armi in pugno, allarmati.
La ragazza riconobbe subito il suo vicino di casa, che era solito alzarsi a quell’ora per fare jogging.
MALEDIZIONE! C’è ancora qualcuno che vuole farmi visita…” – urlò la ragazza.
Ma non riuscì mai a finire la frase.

Uno schianto. Poi un fragore, come una vetrata in frantumi. Schegge di vetro dappertutto.
Si girarono di colpo: Red Mond era sparito. La vetrata della porta balcone della cucina sembrava esplosa. L’uomo doveva averla sfondata con tutto il peso del suo corpo per buttarsi di sotto, per sfuggire alla cattura. Tania sentì sulla sua faccia l’aria pungente ed inquinata del mattino. Si svegliò un pochino.

Mr.Chipset corse subito sul balcone e si affacciò giù. Non disse nulla, frugava con lo sguardo alla ricerca di Red Mond che – evidentemente – era sparito chissà dove.
Oh mio Dio! Dov’è finito il cellulare? Dov’è???” – fece Tania agitata.
”Di quale cellulare parli?”
”Quello di Roland. Era sul tavolo un attimo prima che tu…” – la frase le morì in gola.
Tania capì. Red Mond l’aveva appoggiato sul tavolo, ma doveva esserselo ripreso un istante prima di buttarsi dal balcone. Questo significava una sola cosa: entrambi, sia l’uomo che il cellulare erano sfracellati sull’asfalto. Del primo non gliene importava granchè, anzi. Ma del secondo…

Tania non aspettò un istante di più. Scostò violentemente il vicino di casa e corse giù per le scale.

Epilogo
L’OS era funzionante. Lui stava bene, ma già da qualche TimeSpan non riusciva più a comunicare con il mondo esterno. Sperava solamente che l’ultimo SMS in uscita fosse arrivato al destinatario, e che quest’ultimo fosse intervenuto. Poi arrivò un interrupt con delle importanti novità.

L’interfaccia WMI del sistema operativo gli comunicò che molte delle interfacce di I/O erano disabilitate.
Antenna GSM: N/A.
Antenna GPRS: N/A.
Qualità del segnale: N/A.
Ricezione SMS: N/A.
Invio SMS: N/A.
Display: N/A.
In più, sembrava anche che il 34% delle celle di memoria fossero completamente inutilizzabili. Trauma fisico. Ricordava di aver superato dei test di questo tipo in laboratorio, ma mai così duri ed intensi. Si credette spacciato.

Passarono gli attimi, e l’OS si preparò ad entrare in standby per preservare le funzioni base.
Lui ebbe appena il tempo di trasferirsi sulla SIM: se qualcuno fosse accorso in aiuto, magari poteva finire ospitato in un altro hardware. Solo allora, solo così, avrebbe potuto ricominciare daccapo tutto quanto.

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Igor Damiani

La sua passione per l'informatica nasce nella prima metà degli anni '80, quando suo padre acquistò un Texas Instruments TI-99. Da allora ha continuato a seguire l'evoluzione sia hardware che software avvenuta nel corso degli anni. E' un utente, un videogiocatore ed uno sviluppatore software a tempo pieno. Igor ha lavorato e lavora anche oggi con le più moderne tecnologie Microsoft per lo sviluppo di applicazioni: .NET Framework, XAML, Universal Windows Platform, su diverse piattaforme, tra cui spiccano Windows 10 piattaforme mobile. Numerose sono le app che Igor ha creato e pubblicato sul marketplace sotto il nome VivendoByte, suo personale marchio di fabbrica. Adora mantenere i contatti attraverso Twitter e soprattutto attraverso gli eventi delle community .NET.

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