Technology Experience
Hardware

Sostituzione alimentatore e scheda video, problemi e risoluzione

Prologo
Giovedì scorso, durante la giornata, Amazon ha consegnato a casa mia i primi componenti hardware che volevo sostituire al mio PC desktop. Se avete letto il mio precedente post, siete già informati su questa storia, perciò vado diretto al dunque.

Giovedì sera, sebbene fossi piuttosto stanco dato il rientro dalla mia trasferta di lavoro in Valtellina (fatto sulla mia automobile, con aria condizionata guasta, con 28°C come temperatura esterna), ho preferito mettermi subito al lavoro e fare ciò che mi piace molto: l’assemblatore, soprattutto se fatto sul mio PC. Anche perchè, mi sono detto, se qualcosa non funziona ho tutto il tempo, il giorno dopo, di contattare Amazon e di gestire eventuali guasti e resi.

Cambiare un alimentatore ed una scheda video è una cosa piuttosto rapida: in circa 45 minuti, nella mia mansarda calda ed afosa, avevo già terminato tutto quanto. Ho tolto il vecchio alimentatore, ho inserito quello nuovo; ho tolto la mia vecchia Radeon 4850 per montare la nuova Radeon 6870, ho riorganizzato la cavetteria interna. Ho cercato, insomma, di dare il meglio di me! Aggiungo qualche nota che magari può essere utile.

  1. La Radeon 4850 richiede uno slot PCI Express ed ha un solo connettore di alimentazione; in altezza occupa un solo slot
  2. La Radeon 4870 richiede uno slot PCI Express, ha due connettori di alimentazione, ed in altezza occupa due slot
  3. L’alimentatore è il Corsair da 850W, modello TX850M; sebbene sia indicato come modulare, occhio, in realtà è un semi-modulare!! Questo significa che un certo numero di cavi di alimentazione sono già cablati, come in un alimentatore normale, e che poi potete eventualmente connettere altri cavi (compresi nella confezione) all’occorrenza. Avrei preferito un alimentatore modulare puro, pazienza!

Terminato l’assemblaggio, portato a termine senza troppi sforzi, riattaccato il tutto e funziona tutto, al primo colpo. Mi ritengo molto soddisfatto. Ho solo dovuto riprogrammare nel BIOS la priorità d’avvio degli hard-disk: evidentemente nel staccare cavi e cavetti ho scambiato i connettori SATA. Poco male.

Avvio velocemente DiRT3, Skyrim, Call Of Duty MW3, giusto per alzare i dettagli grafici e vedere come rulla la nuova scheda video. Direi alla grande! Ma il tutto dura qualche minuto: sono davvero stanco, mi faccio una doccia e me ne vado a letto. Il giorno dopo utilizzo il mio PC in configurazione lavorativa, e non mi dà alcun tipo di problema. Le varie installazioni di Windows 7 e Windows 8 Consumer Preview rilevano la nuova scheda video senza battere ciglio.

Il brutto arriva venerdì sera, però.
Venerdì sera, complice il weekend, non prendo impegni nel mondo reale e decido di dare sfogo alla potenza della scheda video. Avvio Call Of Duty Modern Warfare 3, dettagli impostati su Ultra, alzo il volume delle mie casse Creative THX, mansarda nel buio assoluto, e comincio daccapo la campagna single-player. Completo le prime due missioni, sbalorditive ed ultra frenetiche, beandomi degli effetti grafici assolutamente spettacolari.

Le prime due missioni, decido, per stasera possono bastare. Appena sta per cominciare la terza, salvo tutto quanto e torno a Windows.
KKkKKaaaaaaBuUuUM!!! Faccio appena in tempo a vedere le icone del desktop, ed il pc sia spegne improvvisamente!
Niente, non c’è più verso di riaccenderlo! Come potete immaginare faccio un po’ di tentativi.

  1. Apro il case e la scheda video è un pochino calda
  2. Spengo la ciabatta, spegno l’alimentatore, stacco i cavi di alimentazione, aspetto un quarto d’ora: niente, il PC si raffredda ma non si accende più
  3. Nemmeno la mattina dopo, nonostante abbia lasciato staccato il più possibile, il PC sembrava morto, ed ho dichiarato almeno l’alimentatore definitivamente KO

Come ho affrontato, e risolto il problema?

La mattina dopo, sabato, alle 8:00 era già all’opera per capire e risolvere il problema. Vi do qualche spunto.

  1. Ho riattaccato i vecchi componente (alimentatore e scheda video), giusto per avere le prova del nove, e soprattutto di assicurarmi di aver salvato scheda madre, processore, RAM, etc. etc. Con i vecchi componenti il PC si accende, faccio il boot di Windows senza problemi
  2. Riattacco i nuovi componenti ed il PC riprende a funzionare. Evidentemente lasciar scollegati i connettori sulla mainboard ha scaricato eventuale energia elettrostatica residua

Decido che la causa è il calore generato dalla e sulla scheda video. Lasciando il case aperto, infatti, ho installato 3D Mark 11 (in versione Basic) per far girare un po’ di demo e benchmark grafici. Dopo qualche minuto la scheda video diventa bollente, riesco appena a toccarla, e prendo posizione: così non va affatto bene. E decido di agire.

  1. Non posso ovviamente cambiare posizione alla scheda video, il bus PCI Express 16x è lì e non posso spostarlo
  2. Cambio slot alla Sound Blaster Audigy 4 Pro, su bus PCI, che era secondo me troppo vicina alla scheda video
  3. Rimuovo una scheda su bus PCI per avere 4 porte USB aggiuntive: ne usavo una sola, per la webcam, e l’ho sacrificata
  4. Ho acquistato una ventola aggiuntive da posizionare sulla scheda video, in modo tale da raffreddarla costantemente

Ho inoltre cominciato ad utilizzare Open Hardware Monitor, scaricabile da qui, che permette di monitorare tutta una serie di informazioni sul proprio sistema: temperature dei core della CPU, della GPU, degli hard-disk; velocità della ventole in RPM, carico della GPU e molto altro ancora. Dopo tutta questa serie di correzioni ed accorgimenti, mantengo la temperatura della Radeon intorno ai 45°C mentre sto lavorando (carico basso, direi) ed intorno ai 60°C mentre gioco (picco di 62°C). Considerando che la temperatura massima gestita dalla Radeon 6870 è di circa 100°C (temperatura oltre la quale si blocca e va in protezione), direi che sono ampiamente dentro i valori di esercizio standard. Grazie a Open Hardware Monitor, tengo d’occhio la temperatura e soprattutto la velocità della ventola, che accelera al crescere della temperatura, ma rimane sempre nel range di 1000-1400 RPM, molto al di sotto del regime massimo.

Bene, quindi, posso ritenermi soddisfatto, e posso tranquillamente discolpare l’alimentatore, che inizialmente avevo accusato di essersi fuso nel giro di qualche ora di lavoro!

Send to Kindle
Hardware

Upgrade del mio desktop, divise in più rate, come l’IMU

Ho rinnovato il mio PC desktop l’ultima volta tre anni fa (2009), durante l’estate. E’ lo stesso PC che utilizzo tutt’ora, sia per giocare che per lavorare. Ecco i componenti principali:

  • alimentatore da 450W
  • mainboard Gigabyte, non ricordo il modello preciso
  • processore Intel quad-core
  • 4GBytes di RAM DDR2
  • ATI Radeon 4850

Nella mia natura di dev c’è anche un forte lato da assemblatore, per cui evito da lontano l’acquisto di desktop pre-confezionati, ma scelgo accuratamente i vari singoli componenti, risparmiando un po’ di soldi, ed anche perchè così facendo evito di tirare in ballo case, hard-disk, tastiere, lettori DVD, e compagnia bella. Il case è un ottimo middle-tower ThermalTake, elegante, spazioso ed arieggiato, su cui avevo investito un po’ (circa 120 euro, forse 5-6 anni fa)

Ebbene, ho deciso questa estate di aggiornare il sistema, dividendo il tutto in due rate. Se tutto va bene, domani dovrebbe arrivare una prima tranche di hardware, composto da:

  • alimentatore Corsair modulare da 850W
  • scheda video ATI Radeon 6870 con 1GBytes di RAM dedicata DDR5

Entrambi acquistati su Amazon.it, che effettivamente dal punto di vista dei prezzi è davvero imbattibile. Batte persino un altro noto fornitore di hardware, dal quale avrei addirittura acquistato ad un prezzo da fornitore. Ho pensato di cambiare alimentatore a causa proprio della scheda video: quelle più moderne necessitano di più energia, ed hanno uno o più connettori che arrivano direttamente dall’alimentatore. La 6870 richiede da specifica un alimentatore da almeno 500W, ma io ho preferito puntare più alto (ho un certo numero di hard-disk collegati, più varie periferiche USB, etc. etc.). Non ho voluto prendere una scheda video più potente per un solo motivo: non c’è alcuna buona ragione per spendere più di 200 euro per una scheda video. Se si spende più di questa cifra, si prende sicuramente una scheda potentissima, in grado di far girare qualsiasi cosa in FullHD, anche su più monitor, sempre in modo fluido, supportando configurazione CrossFire o SLI. Ma, fidatevi, se avete esigenze di un normale power-user o power-gamer, anche una scheda video di fascia media va più che bene. Ho personalmente visto persone investire 400-500 euro su schede video ultra-moderne, appena uscite, e rimanerne tutto sommato non particolarmente colpiti. Chi mi segue su Twitter lo sa: gioco ad un sacco di titoli recenti (Skyrim, DiRT 3, Call Of Duty Modern Warfare 3, Flight Simulator X), e con tutti questi gioco ad una risoluzione altissima (spesso e volentieri anche FullHD, come DiRT 3 o l’ultimo DiRT Showdown), senza alcun problema. Per cui non ne vale proprio la pena!

Successivamente, molto probabilmente intorno alla prima metà di luglio, prevedo un upgrade di:

  • scheda madre (sicuramente un’altra Gigabyte, che acquisto da una vita ed al quale rimango fedele)
  • processore (sicuramente un Intel i7 Ivy Bridge)
  • memoria RAM (Corsair DDR3, 1600Mhz, sicuramente 16GBytes di RAM)

Due sono i motivi che mi hanno indotto a spezzare l’upgrade in due rate. La prima è per suddividere la spesa, la seconda è per attendere sul mercato i processori Ivy Bridge: questi ultimi sono già in listino presso alcuni vendor italiani (ePrice.it, per dirne uno), ma voglio aspettare affinchè arrivino anche su Amazon.

Per adesso evito SSD, mi tengo i miei SATA che girano a meraviglia. E sono in forte dubbio se abbandonare la mia Creative Sound Blaster Audigy, acquistata anni fa, a favore della scheda audio integrata sulla mainboard. Perchè abbandonare? Perchè Creative si è dimostrata molto inaffidabile nel rilascio dei drivers per i sistemi operativi moderni (da Vista in poi). Purtroppo però Creative è l’unica casa produttrice che continua a produrre schede audio moderne (sfruttando il bus PCI-Express), ma per quanto riguarda il software non mi soddisfa moltissimo. Vedrò, insomma: la scheda audio tutto sommato è un componente che posso acquistare anche successivamente.

Concludo dicendo che il PC desktop è uno strumento che utilizzo tutti i giorni, compresi sabato e domenica, sia per lavorare, sia per gaming. Io solitamente taro l’hardware in base al gaming, perchè si sa che i videogiochi sono i software più esosi in termini di richieste hardware. Se uno acquista un PC per giocare, lo può tranquillamente utilizzare per tutto il resto.

Send to Kindle
Software

Login automatico con Windows 8

Interessante questa nuova feature di Windows 8. Era possibile farlo anche con Windows 7, anche se con quest’ultimo bisognava aprire l’editor del registro di sistema e toccare qualche chiave. Così facendo, Windows non chiede più nomeutente e password quando viene avviato, ma effettua il login automatico usando le credenziali che avete indicato.

Con Windows 8 si ha l’impressione che la cosa sia più supportata. Basta aprire il tool netplwiz dal menù Start di Windows 8, disattivare la check-box “Users must enter a user name and password to use this computer” e confermare con OK. Nel momento in cui chiudete il tool vi viene chiesto l’utente con cui fare il login automatico ed il gioco è fatto!

Smile

Per maggiori informazioni raggiungete questo indirizzo.

Un’ultimo consiglio: non fatelo sul vostro notebook o comunque su un dispositivo portatile, la sicurezza ne risente!

Send to Kindle
Software

Collegare Windows Phone 7 al pc e vederlo come storage

Questo è un breve ed interessante articolo di hacking che permette di collegare un qualsiasi smartphone Windows Phone 7 alla porta USB del proprio PC e poterlo vedere come dispositivo di storage. Ho deciso di bloggarlo perchè su Twitter, dove ho visto la news oggi pomeriggio, le informazioni e gli articoli dopo un po’ si perdono con lo scorrere della timeline, indipendentemente dal client che si utilizza.

Si tratta in pratica di toccare alcune voci del registro di sistema di Windows, e senza installare nulla sul telefono. Questa procedura quindi è perfettamente funzionante anche sui telefoni degli utenti finale, non sbloccati come quelli di noi developer. Aggiungo alcune note che possono fare comode:

  1. la procedura funziona anche on-the-fly: intendo dire che si può operare mantenendo il telefono collegato e senza riavviare nulla. In un caso il telefono compare nelle Risorse del Computer e diventa browsable, nell’altro sparisce
  2. quando collegate il telefono per la prima volta, sul vostro PC partirà Zune. Chiudetelo, altrimenti il vostro smartphone comparirà all’interno delle Risorse del Computer, ma sembrerà completamente vuoto
  3. le cartelle che si vedono sono solo quelle relative alla musica ed ai podcast

Preparatevi due files .reg per switchare da una modalità all’altra: quella standard (che fa avviare Zune e sincronizza i contenuti sul telefono) oppure questa modalità hackerata per vedere il telefono come storage.

Per chiudere: la procedura è un hacking, non è supportata, perciò chiaramente fate un backup del registro e prendete tutte le precauzioni per evitare danni al vostro pc!

Send to Kindle
Hardware

Per spiegare la mia reticenza verso gli SSD servono due teorie

Le due teorie sono le seguenti:

  1. La teoria della televisione appesa
  2. La teoria della ruota di scorta

La prima teoria espone i fatti accaduti circa 5-6 anni fa nella nostra famiglia. In camera mia avevo una vecchia televisione Mivar CRT (a tubo catodico, insomma), che tenevo sulla scrivania pronta all’uso. Un bel giorno, entrando in un centro commerciale – non ricordo quale fosse – vedo il classico supporto di metallo che permette di “appendere” la televisione al muro, in alto, in modo che sia fuori dalle scatole. L’idea mi aveva subito affascinato, tant’è che, dopo un breve consulto, l’ho acquistato. Ho chiamato a casa, ho fatto pesare la televisione, ed alla fine ho preso il modello più idoneo (in grado di reggere il peso della TV, tanto per capirci).
Tornato a casa, ho fatto montare l’aggeggio da mio padre che da buon falegname evoluto, ci ha messo dieci minuti per bucare la parete, mettere i tasselli e quant’altro. Nonostante fossi il promotore di quella cosa, ho vissuto i 2/3 giorni successivi come un piccolo incubo: sebbene avessi letto che quel supporto reggeva tranquillamente il peso della TV, ero convintissimo che prima o poi tutto si sarebbe staccato, facendo precipitare la TV per terra, distruggendola completamente. E vi dirò di più: ero convintissimo che questo sarebbe accaduto durante la notte, mentre uno dorme. Già vedevo l’epitaffio sulla mia tomba: “Igor Damiani, morto d’infarto durante il sonno”.
La morale è: se anche una cosa è tecnicamente fattibile, non è detto che ci debba far dormire tranquilli. Ed il fatto che la TV non sia precipatata non significa che ad altri non possa cadere. Ed io non voglio essere fra quelli, onestamente.

L’altra teoria, più breve, riguarda la ruota di scorta della nostra automobile. Essa è lì, nel nostro bagagliaio, pronta all’uso in caso di emergenza. Ecco: in caso di emergenza, appunto. Nessuno è mai facile di bucare e di dover cambiare la ruota, giusto? Oppure, il fatto che la vostra assicurazione vi metta a disposizione un’auto di cortesia, vi rende più sicuri? Ovviamente sì! Ma cominciare una giornata con un guasto della vostra auto è pur sempre una rottura di scatole. Usare la routa di scorta o l’auto di cortesia deve essere un evento eccezionale, non certo un’abitudine.

Torniamo a questioni più serie? Perchè non voglio mettere un SSD sul mio PC? I motivi sono innumerevoli:

  1. Non funzionano. Su questo non discuto. Attenzione: non voglio dire che non funzionano mai. Intendo dire che ti possono abbandonare in un momento del tutto casuale. Imprevedibile. Che è ancora peggio. Possono durare un mese come due anni. La sera alle 21 spegni il pc, e la mattina dopo l’SSD non esiste più. Voi acquistereste un’automobile che magari ha una certa probabilità imprevedibile di non accendersi? Io no. Non funzionano esattamente come non funziona la tangenziale di Milano: la mattina ti alzi, ti metti in auto e non sai se arriverai al volo alle 8:50 oppure alle 9:30, per capirci. Assolutamente imprevedibile.
  2. Capacity and Reliability over speed. Nei parametri di giudizio che metto quando acquisto un nuovo hard-disk ci sono la capacità e l’affidabilità. La velocità ok, ha un suo peso, ma non così determinante.
  3. Non funzionano. Ah, l’ho già detto?!?
  4. Lavoro su desktop e non su notebook. Questione magari di poco conto, ma credo che gli SSD siano molto più importanti su un notebook perchè aiutano la batteria a vivere meglio (minor consumo elettrico, niente meccanica, minor dissipazione, etc.). Su notebook, con i dischi da 5400rpm, sicuramente la pesantezza dell’OS si fa sentire molto di più. Alla fine dell’anno, con l’arrivo di Windows 8, è schedulato l’acquisto di un nuovo notebook (o ultrabook): fino ad allora vedremo, sicuramente le cose cambieranno
  5. Sul mio disco di avvio sul desktop ho tre vhd: uno dedicato al lavoro (w8cp_working.vhd), uno al gaming (w7ult_gaming.vhd) ed uno dedicato alla simulazione di volo (w7ult_fsx.vhd). Ciascuno dei quali allocato per un massimo di 200Gb. Ditemi per favore come fare ad ottenere la stessa cosa con un SSD senza prima vincere al Totocalcio, con un Gratta & Vinci o andare in qualche quiz televisivo.
  6. Non funzionano. Scusatemi, davvero, ogni tanto mi torna in mente
  7. Su questo mi trovo davvero in imbarazzo, perchè non so se citare le statistiche ufficiali oppure l’esperienza personale. Facciamo così: lasciamo perdere le statistiche ufficiale, perchè avrei vita facile. Parliamo di esperienza personale: non è un’esagerazione se vi dico che sui miei PC (desktop e notebook) non ho mai visto un disco EIDE/SATA rompersi (a 17 anni avevo un 386 con un hard-disk di cui non ricordo la capacita, quasi 20 anni di storia). Sono sempre andati perfettamente. Sarà che ho un ottimo case ThermalTake da qualche anno, sarà che ho un alimentatore perfetto, ma io non ho mai avuto un problema. Invece se fate una ricerca su Google scoprirete che i problemi sugli SSD riguardano il firmware del disco stesso: morale, se avete un problema (perdite di dati, BSOD, etc.) non potete farci nulla, dovete aspettare un rilascio da parte della casa costruttrice
  8. Giustamente, mi è stato fatto notare che il mio iPad dunque fondamentalmente dentro contiene un SSD da 32Gb. Assolutamente vero, ma come ho già fatto notare su Twitter, se il mio iPad perde l’hd interno, non perdo alcun dato essenziale. Siamo d’accordo su questo? Se invece perdo il mio hdd principale, ho un bel po’ di rotture di scatole. In pratica un suicidio informatico…
  9. Non funzionano

Detto questo, io è MOLTISSIMI ANNI che dico a mio fratello, agli amici, a tutti quanti, che la meccanica è la rovina per un pc. Meno componenti meccanici significano sicuramente minor usura, in tutti i sensi. Questo chiaramente vale per ogni componente, compreso l’hard-disk. Ma ovviamente la controparte deve funzionare, non deve portarmi nuove preoccuopazioni, nuovi pensieri.

Soprattutto in un componente come l’hard-disk. Anche perchè, pensateci bene. Se siete early adopter ed acquistate nuovi prodotti (iPad3, schede video, telefonini, etc. etc.) e magari cascate male (nel senso che il prodotto nuovo è inaffidabile), non perdete nulla. Se invece vi si rovina l’hard-disk, perdete i dati. Come? Siete quelli che giustamente fate i backup regolarmente? Ok, tornate in cina e rileggete la teoria della ruota di scorta. Il backup è un’emergenza, nessuno è mai felice di restorare un backup. Punto. Anche se ci mette pochi minuti. Punto.

Purtroppo la velocità non è tutto. Nel nostro lavoro, credo fermamente che l’SSD non fa di un programmatore un buon programmatore. L’80% del mio valore come programmatore è dentro la mia testa, non certo negli strumenti hardware che uso. Scusatemi, ma io la penso così. Altrimenti, a questo punto, vorrei che durante un colloquio di lavoro mi venisse chiesto anche che processore uso, quanti monitor uso, che tastiera ho, e se uso un HDD tradizionale oppure un SSD. Nossignore, nulla di tutto questo. Durante il colloquio

Detto questo, concludo: ognuno di noi ha i suoi soldi e decide come spenderli. Io decido di aspettare e di spendere in altri modo i miei soldi: ho preso un Windows Phone, un iPad, non vedo l’ora alla fine dell’anno di prendere un tablet Windows 8. Per quanto riguarda gli SSD, io aspetto.

La verità è essenzialmente una: ognuno ha la sua testa, le sue esigenze e le sue tranquillità. Mi sono espresso con toni assolutistici, in questo post, ma ciascuno di noi sceglie in base a ciò che gli serve e vuole. Ci sono persone che non acquisterebbero mai uno smartphone (per costi, o per altro), mentre io ho acquistato un Windows Phone il Day 1, come si dice. Perciò, come vedete, ognuno di noi è un piccolo mondo.

Voi insomma, fate come vi pare!
Smile

Send to Kindle
VivendoByte.ByteAdventure

[ByteAdventure] Anonima Variabili

ITIS Alessandro Volta (Lodi), ore 10:51
Il prof riconsegna i compiti in classe di informatica. Il suo miglior studente oggi ha preso solo sei e mezzo, decisamente sotto media. Per questo non si stupisce quando, a fine lezione, lo vede arrivare per chiedergli delucidazioni. Lui, paziente, spiega e racconta dove ha sbagliato.

… … … …

– E’ per questo che nessuno mi usa più. Sono abbandonato a me stesso, e non so come uscirne.

Il racconto di GOTO aveva commosso un po’ tutti. Una semplice istruzione che agli albori dell’informatica, qualche decennio fa, era il mezzo più comodo e più utilizzato per modificare il flusso di esecuzione del software. Ma con il passare del tempo, nuove tecniche e nuovi pattern l’avevano soppiantato e reso obsoleto. GOTO ne soffriva molto: sapeva benissimo che in fondo a basso livello esisteva ancora, seppur con altri nomi più astrusi e meno user-friendly, ma la cosa che lo rendeva davvero infelice era il fatto di essere deriso da altri costrutti suoi colleghi più evoluti. Cicli For…Next, Do…While, per citarne qualcuno. GOTO non poteva più andare in giro tranquillo senza evitare di venir insultato con termini come spaghetti-code o mangia-spaghetti-code. E ricorda ancora episodi di bullismo che ha dovuto subìre da ragazzino, quando in un semplice programma BASIC, venne inserito in una linea:

1) GOTO 1

Il programma non faceva nulla, infinitamente costretto a collassare su se stesso, in un loop senza uscita e senza alcuna via di scampo. A meno che qualcuno non arrivasse sulla tastiera a premere BREAK per interrompere il run del codice. Cosa che alla fine avvenne, ma solo dopo tantissimo tempo. GOTO ha ancora incubi di questo tipo, che lo svegliano la notte, che lo tormentano quando è escluso da tutti i processi gestiti dall’OS. Cosa che gli succede sempre più spesso.

Il profiler riprende la parola per chiudere l’intervento di GOTO.

– Capiamo bene la tua situazione, GOTO. Con l’avvento di paradigmi di programmazione via via sempre più raffinati ed evoluti, le istruzioni come te tendono a sparire. Ma concentrati su questo, GOTO: tu puoi sparire nei linguaggi ad alto livello, ma non potrai mai venir spazzato via davvero. Statement e costrutti che a prima vista possono sembrare più eleganti, in fondo al loro cuore si basano tutti sul buon caro vecchio GOTO. Di questo puoi stare certo.

– Ma ci sarà tempo per continuare questo discorso. I tuoi dieci minuti sono terminati. Avanti il prossimo!

GOTO attua un banale JMP 0x89FA12 e torna al suo posto, in fondo, dove la luce arriva appena. Si alza un oggetto di 4 bytes dal colore opaco, a cui si fa fatica assegnare un ruolo ben preciso. Profiler attende con calma che l’oggetto raggiunga il suo posto, e poi lo invita a parlare, a raccontarsi, a tirar fuori il suo disagio, ciò che lo turba. E’ questa la terapia a cui tutti si sottopongono.

– Buongiorno a tutti. Mi chiamo Pippo, ho un TimeSpan.FromMinutes(14) e sono una variabile anonima.

– Cosa significa essere una variabile anonima? Spiegaci meglio. Tira fuori ciò che senti, dopo…ti sentirai meglio.

– Le variabili come noi sono nate negli anni ‘80, con l’avvento degli home-computer, dei linguaggi di programmazione come il BASIC e dei manuali che permettevano a tutti di scrivere poche e semplice linee di codice. Proprio perchè i programmi erano semplici e tranquillamente gestibili anche da una singola persona, nessuno si lamentava se una variabile si chiamava A, K, L oppure I. Eravamo tutte variabili globali, e prendevamo vita senza grossi problemi in un unico listato di codice. Non esistevano subroutine o function. Poi pian piano sono arrivati linguaggi più importanti, e più strutturati. Ma noi continuiamo ad esistere, purtroppo.

Profiler capisce bene il problema. Non è la prima volta che tratta questioni di questo tipo. Ma è importante che continui a parlare. Sa benissimo che anche se ad una variabile non viene assegnato un nome significativo, può essere comunque importante per l’esecuzione corretta di un software.

– Dove ti trovi, adesso, Pippo?

– Sono stata creata 14 minuti fa, in un software semplice semplice, durante il compito in classe di uno studente delle scuole superiori. E’ un programma semplice che implementa il gioco della battaglia navale. E’ anche bacato. Io sono la variabile che contiene la coordinata X del punto in cui il giocatore vuole fare fuoco. Vorrei solo avere un nome diverso, esplicativo, più parlante. Lo studente ha trovato un baco, ed è la 15° volta che ci fermiano ad un breakpoint impostato nel codice perchè deve capire cosa sbaglia. Non ne posso più, davvero.

– Lo so bene, Pippo. Sai però che nonostante il tuo nome, sei essenziale allo svolgimento del gioco e del codice, vero?

– Certo che lo so. Eppure vorrei essere più importante, avere una certa dignità. Sarebbe più semplice debuggare il codice, più semplice leggerlo e capirne il significato. Per questo non capisco il motivo per cui non ho il rispetto che merito. Non serve a nulla avere un nome corto o così stupido. Io sono convinto che tutte le variabili dovrebbero avere uguale dignità di fronte al codice; non dovrebbero esistere variabili di serie A o di serie B. Tutte noi collaboriamo per uno scopo ben preciso: permettere ai software di funzionare. E questo obiettivo può essere raggiunto solo se tutte le variabili lavorano bene, come in una grande catena di montaggio. Tutte: da quella che coordina un ciclo For…Next a quella che invece valida un certificato digitale X509.

Profiler rimase molto impressionato da questa analisi. Raramente una entità possiede una conoscenza di così ampio respiro rispetto al mondo del software in cui vive. Se venisse instradato in modo adeguato, quel Pippo potrebbe sicuramente diventare un pezzo grosso, governare l’OS, o comunque essere qualcuno che conta, seduto nella stanza dei bottoni. In quel frangente era però insicuro e debole.

Aveva bisogno di più fiducia, dopotutto, come tutti.

– Vedi – rispose Profiler – il Creatore spesso è incosciente, soprattutto gli esemplari più giovani lo sono. Non hanno ancora l’arguzia necessaria a capire cosa è meglio fare con i principali costrutti del codice. E spesso accadono episodi di questo tipo. Ma il Creatore dispone di strumenti evoluti, come il compilatore, il debugger ed i vari ottimizzatori di codice. Sono certo che le cose cambieranno, devi avere fiducia in questo. Gli IDE moderni hanno funzionalità che fino a poco tempo fa erano mancanti: lo sapevi, per esempio, che è possibile rinominare una variabile con pochi click di mouse?

Pippo ascoltava paziente.

– E poi, ci sono altri aspetti da valutare. Immagina che tu venga utilizzata in una funzione di poche righe, magari un extension method. Può essere un disagio chiamarsi Pippo, ma se il problema è circoscritto è anche più facilmente risolvibile. Impatta meno nella qualità del codice. Sarebbe ben diverso se fossi una proprietà o il nome di un metodo pubblico di una classe. Magari addirittura del domain model! Nomi deboli all’interno del domain model comportano un problema ben più grave, non credi? Una debolezza intrinseca in ciò che è stato progettato. E soprattutto, sei stata creata pochissimo tempo fa, c’è tutto il tempo di assegnarti un nome diverso. Il Creatore spesso agisce in questo modo: il più delle volte comincia dando un nome impersonale alle cose, poi via via che passa il tempo ne comprende appieno l’importanza e torna sui propri passi. E’ un processo che lui chiama refactoring.

Pippo si rese conto solo in quel momento che non ci aveva mai pensato. Profondamente offeso e turbato per la sua condizione, non aveva mai fatto tutte quelle considerazioni di natura tecnica. Forse proprio a questo servono sedute di questo tipo, a farti vedere le cose sotto un’altra luce, da una prospettiva diversa. E a sentirsi meglio. Improvvisamente si sentì più fiducioso. La vita è fatta così, ci sono alti e bassi. Adesso era un momento non proprio dei migliori, ma tutto è destinato a cambiare. O almeno, ci sperava. Sperava davvero che quello studente si ravvedesse e cambiasse il suo modo di programmare.

– Ti senti meglio, adesso? – chiese Profiler a Pippo.

– Sì, forse un pochino meglio sì. – rispose lui un po’ soprappensiero.

– Dai, torna al tuo posto, adesso. Stai tranquillo e vedrai che tutto passerà. Avanti il prossimo!

Pippo si alza e torna al suo posto. Le altre entità lo guardano, e tutti notano che ha ripreso un po’ di colore. Mentre prima era una sorta di grigio opaco, monotono e molto triste, adesso la sua texture è di un rosa tenue e pallido. Un colore tutto sommato ancora debole, ma pur sempre un colore.

… … … …

Durante il tragitto che lo porta a casa, lo studente rimugina sulle spiegazioni che il prof gli ha fornito. Consuma rapidamente un pasto frugale, perchè ha ben altro per la testa. Va in camera sua, accende il PC e dopo il login lancia Visual Studio, aprendo la solution direttamente dalla chiavetta USB. Ha capito l’errore di design che ha fatto, perciò non vuole perdere tempo. Raggiunge la variabile Pippo, preme F2 e gli assegna un nome più parlante: playerFireCoordinateX. Questa semplice operazione automaticamente rinomina la variabile in tutto il codice che ha scritto, ed in pochi secondi lo porta ad identificare anche il bug che affliggeva il programma.

Ma questa è un’altra storia.

Send to Kindle
Community

Molto soddisfatto di questa Ludica

Sono stati per me due giorni molto intensi, quelli dello scorso weekend (17 e 18 Marzo). A Milano, presso la cara buona vecchia FieraMilanoCity, si è svolta Ludica, una manifestazione di videogiochi, cosplay, giochi di ruolo, fumetti, con una numerosa partecipazione delle aziende del settore. Un grandissimo merito va ai visitatori, molti dei quali – in pieno spirito cosplay – hanno vestiti e si sono travestiti in modo eccezionale imitando i personaggi più famosi dell’universo fumetti/videogiochi/manga: principessa Leia (in versione standard ed in versione schiava di Jabba The Hutt), Jessica Rabbit, Gordon Freeman, Ghostbusters, Abby di NCIS, più una miriade di altri personaggi che francamente non conoscevo. A me il mondo giapponese dei manga non ha mai attirato più di tanto.

Per quanto mi riguarda, ho partecipato – come ormai di tradizione – con i Piloti Virtuali Italiani, con il nostro stand che ormai fa la sua bella figura. Abbiamo un bel simulatore su tre schermi (e con un hardware bello corrazzato) che fa tranquillamente girare i due simulatori più importanti del momento: Microsoft Flight Simulator X e Microsoft Flight. Di quest’ultimo ho già parlato in questo post. Oltre a questo, abbiamo altri normalissimi pc casalinghi, giusto per far capire ai visitatori che non è necessario spendere chissà quale cifra per avvicinarsi al mondo della simulazione del volo. Abbiamo, grazie anche alla volontà di alcuni nostri soci, TrackIR ed altro hardware interessante. E’ bene o male ormai il nostro stand che mettiamo in piedi negli eventi in cui partecipiamo, come l’Hobby Model Expo di Novegro.

Perchè, quindi, sono particolarmente soddisfatto di questo evento?

Innanzitutto, un pubblico più giovane. Certo, questo è un rischio, perchè se arriva un o una teenager teppistello/a, allora lo devi controllare e tenere d’occhio. Un simulatore è pur sempre un simulatore, e quando usi cloche/pedaliere di un certo valore, il guasto lo devi evitare il più possibile. Però è anche vero che una mente giovane è più fresca, più intuitiva e – soprattutto – non è traviata da anni di guida con l’automobile. E non è una sciocchezza: spesso un adulto tenta di pilotare un aereo come fosse un’auto, e questo è sbagliato, perchè un velivolo è diverso. E questo il ragazzino, che parte da zero, lo capisce di più, sta più attento e spesso gli viene meglio.

Secondo punto, l’organizzazione, che è cambiata e migliorata nettamente rispetto alle edizioni precedenti. Lo stand che ci è stato messo a disposizione era bello grande, avevamo medaglie da distribuire ai vincitori del nostro contest (realizzato grazie ad una sfida presente in Microsoft Flight, un volo di circa tre minuti a bassa quota all’interno di un canyon alle Isole Hawaii), e via dicendo.

Terzo punto, le ragazze. Ormai il mondo dei videogiochi non è più un mondo prettamente maschile. Sempre più donne videogiocano, e questa cosa è NETTISSIMA soprattutto durante eventi come Ludica. Magari non giocano a Call Of Duty e preferiscono Just For Dance, ma non è mica detta. Grazie a questo, sono riuscito a far volare molte belle ragazze, compresa Wonder Woman. Perchè si avvicinano incuriosite, le inviti con uno squillante “Dai, su, prova!!” e loro sono intimorite (eh..ma è difficile, non ci ho mai provato, come si fa). Ma bastano due spiegazioni, una battuta per rompere il ghiaccio ed il peggio è passato. Voglio salutare Giada che sabato ha stabilito l’high-score e si è portata a casa la medaglia. E voglio salutare anche quella splendida bionda con gli occhiali che invece ha fatto schiantare l’aereo due volte – c’è chi è portato e chi no.

Insomma, ben venga questa Ludica, speriamo di partecipare anche alle prossime edizioni!

Send to Kindle
My personal life

Credo

Credo che se qualcuno contasse quante pastiglie abbia ingoiato PacMan in tutta la storia, troverebbe il più grande numero di sempre.

Credo che solo una cosa non cambierà mai: il byte.

Credo che il marine di Doom in fondo volesse bene agli Imp.

Credo che la gente se potesse metterebbe tutto sul Web per avere tutto sempre e dovunque. Ma non sa quello che dice.

Credo nella potenza di Evernote più che in quella di DropBox.

Credo nei sistemi operativi, ma non in tutti.

Credo nella potenza del software, più che in quella dell’hardware.

Credo nella risoluzione 256×192 del mio buon vecchio TI-99.

Credo che David non volesse fare nulla di male, non sapeva nemmeno di essersi collegato a Joshua.

Credo in chi riesce a digitare qualcosa sulla tastiera senza guardarla.

Credo nella concretezza del codice, più che in mille forme di astrattismo.

Credo nel principe di Persia alla ricerca della sua bella, che io ai tempi avevo battezzato Marianna.

Credo nei mattoncini Lego, grazie ai quali ogni tanto nella mia testa nascono storie.

Credo nel potere della Rete, nella democrazia digitale, nel potere positivo della massa.

Credo che i viaggi del tempo non saranno mai possibili, almeno non come li vediamo oggi nei film.

Credo nel mio sgabuzzino dove buttavo giù le prime linee di Basic.

Credo ad Oscar, agli amici di un tempo, alla mia SaltaFoss rossa, alle patente di clorofilla.

Credo ai listati di codice da ricopiare dalla carta all’home computer.

Credo nell’unire i puntini.

Credo che c’è gente che per addormentarsi conta le pecorelle. Io penso agli anni ‘80.

Ho riletto diverse volte queste righe prima di postarle definitivamente. Non sono frasi fatte. Ci credo davvero.

Send to Kindle
Software

Nessun device e nessun sistema operativo è veramente intuitivo

Partiamo subito da un grande presupposto, secondo me molto ben riassunto dal titolo del post. Indipendentemente da quanto sia stata curata la progettazione di un device, o di un software, devi dedicarti almeno qualche minuto per impararlo. Questo vale per ogni cosa: calcolatrici, lavatrici, iPad, telefoni Android, macchine fotografiche, misuratori di pressione, monitor, aspirapolveri, automobili, biciclette, lettori mp3. Ogni cosa ha un suo manualetto di istruzioni, più o meno complesso.

Quando un oggetto è intuitivo, secondo me, non significa che si comincia ad usarlo senza apprendimento. Significa la capacità di usare un certo oggetto con un livello minimo di “stress”, la capacità di raggiungere subito l’obiettivo che ci siamo proposti, senza troppi sbattimenti. E coinvolge anche la fase di training iniziale, perchè un conto è cominciare ad usare un lettore mp3, ed un’altra è invece padroneggiare una macchina fotografica reflex moderna. La sensazione che ho avuto nei primi giorni con iPad è proprio questa: una estrema semplicità nel suo utilizzo. Ma io forse faccio parte di una categoria, i famosi nativi digitali, che ben si adattano ai nuovi strumenti della tecnologia.

Torniamo alla questione principale. Quando ho fatto vedere iPad ai miei genitori hanno voluto comunque una breve introduzione su come usarlo: toccare per lanciare un’applicazione, tener premuto per spostare un’icona, come “sfogliare” le pagine per raggiungere tutte le app, e via dicendo. Come si dice spesso, nessuno nasce imparato. Eppure, secondo me sono solo gli adulti non-nativi-digitali che sono traviati dal volere a tutti i costi una spiegazione, tantè che spesso vediamo bambini, neonati o gatti che usano iPad, senza che nessuno gli abbiamo spiegato qualcosa (vorrei vedervi a spiegare ad un persiano come fare un pinch a due zampe con una vostra fotografia).

Per tutti questi motivi non sono per nulla d’accordo su questo video su YouTube, intitolato “How Real People Will Use Windows 8”, e mi ha fatto sorridere. Senza sapere nulla di quell’uomo inquadrato, spiacente per l’autore, non si può dire nulla su Windows 8. Lo scopo del video è dimostrare, secondo loro, come il nuovo Windows sia poco usabile: il tizio rimane impalato e non sa dove cliccare. Che sciocchezza! Ok, è vero è sparito il tasto Start, ma non ci vuole nulla a spiegare al tizio in questione che basta spostare il mouse vicino ai bordi per attivare funzioni che prima non c’erano.

Mentre, al contrario, sono molto d’accordo su questo post, che mostra le nostre reazioni/emozioni nei primi quattro giorni con Windows 8.

  • Primo Giorno : terrore, angoscia, voglia di scappare via!
  • Secondo Giorno : perplesso, dubbioso, si comincia a percepire qualcosa
  • Terzo Giorno : felice, gioioso, i dubbi sono spariti
  • Quarto Giorno : raggiante, entusiasta, indietro non si torna più!

Per questo mi ostino tanto a bloggare su questo argomento. Sono totalmente convinto che chiunque critichi Windows 8 in realtà non lo utilizzi affatto. Rimane spiazzato perchè l’ha visto 20 minuti, e l’ha lasciato lì, senza usarlo.

In fondo, a quel signore del video di prima basterebbe dirgli di cliccare in basso a sinistra, basterebbe dirgli due cose e si troverebbe immediatamente a casa sua, no? Senza contare che una volta imparato Windows 8, riuscirebbe ad usare in tempo zero anche un tablet Windows 8, o – in misura minore (ma mica troppo) – anche con Windows Phone.

Ultima cosa. Domenica scorsa ho installato Windows 8 Consumer Preview su un notebook di circa un paio d’anni fa. L’ho fatto vedere e provare a mia madre, che è rimasta entusiasta. Credo che mia madre sia la persona tecnologicamente meno esperta della famiglia (anche se a volte ha delle intuizioni mica male). Naviga, googla, prende la posta, usa Google Maps, cerco info sulla prossima gita di famiglia a Strasburgo/Bruxelles/Francoforte. Le ho detto due cose in croce e, complice il display touch-screen, ha cominciato ad usarlo subito.

  • Ha notato subito le tile che si girano e che si aggiornano mostrando foto, messaggi da Facebook
  • Ha trovato intuitivo usare le mani per scorrere la Start Page, per lanciare applicazioni Metro
  • Le ho spiegato come usare i bordi di Windows 8: la gesture più difficile secondo lei è quella che permette di vedere sul lato sinistro dello schermo le app Metro già aperte. Invece non ha avuto problemi a richiamare lo charm di destra

Mia madre, insomma, ne è entusiasta. Idem tanta altra gente: clienti a cui l’ho mostrato la settimana scorsa in trasferta, amici, altri parenti. Non c’è veramente alcun motivo per rimanere spiazzati nel lungo periodo da Windows 8, nè per criticarlo tanto. Il classico esempio è la mia sorellina Sabrina, 17 anni, che ha voluto Windows 8 sul suo notebook touch di prima. Inizialmente mi disse: lasciami la partizione Windows 7, non si sa mai. Ma conoscendola, le ho spazzolato tutto. Inizialmente si è spaventata (reazione tipo del Giorno 1), poi quando ha visto il desktop, quando ha visto che c’è il giusto mix tra touch & desktop, si è ricreduta, ed adesso non vuole più tornare indietro. Usa in pratica sempre app Metro per chattare e per fare tutto il resto.

Una cosa è certa, però: Windows 8 o lo ami, o lo odi profondamente. Sta di fatto però che è l’OS di gran lunga più diffuso da queste parti del sistema solare, e quindi non possiamo trascurarlo troppo!

Send to Kindle
Community

Indifferente all’utilizzo di PInterest

Non so dirvi da quanto tempo, ma è da poco tempo che sono iscritto a Pinterest, il social network del momento. Secondo gli analisti del traffico Web, Pinterest genera più referrals rispetto ad altri siti molto più conosciuti, come Google, YouTube e Twitter: raggiungere questo articolo per maggiori informazioni. Purtroppo, diciamo così, l’access a Pinterest al momento è ancora in forma limitata, poichè è necessario che qualcuno già iscritto vi mandi l’invito. Quindi nel momento in cui vi scrivo non è ancora liberamente accessibile a tutti.

Il concetto di Pinterest è molto semplice. E’ un social network basato sulle immagini (pin, nella terminologia utilizzata), di qualsiasi tipo, che possiamo pubblicare sul nostro profilo, raggruppandole su tante board, una per ogni argomento. Ecco quindi che io sul mio profilo posso creare una board dedicata alla tecnologia (dove metto foto di telefoni Windows Phone, oppure di iPad, oppure screenshot del mio videogioco preferito), un’altra board dedicata ai viaggi ed al turismo, un’altra alle news (dove magari posso mettere i volti dei personaggi di attualità) e via dicendo. Ovviamente ognuno di noi può creare tante board, in base a come vuole raggruppare le proprie pin. L’idea di per sè non è malaccio: ovviamente i miei followers (ovvero: persone che mi seguono, termine preso in prestito da Twitter) possono commentare le mie foto, possono fare repin (che è una sorta di retweet: l’immagine mi piace talmente tanto che comparirà anche nel mio profilo) oppure possono mettere un semplice like (mi piace).

Eppure c’è qualcosa che non mi torna, qualcosa che non mi fa venir la voglia di andare su Pinterest.

  1. La scarsa attività – raramente vedo i miei amici aggiungere qualche nuova pin, e raramente io stesso vado ad aggiungerne. E’ un po’ il cane che si morde la coda: nessuno fa niente, ed io non faccio nulla
  2. La poca attività che vedo (cliccando su Popular in alto) sembra piuttosto monotona: vedo articoli di moda, qualcosa di cucina, sport. Dal mio punto di vista è poco interessante
  3. Difficoltà di utilizzo – per aggiungere una nuova pin devo andare su Pinterest, andare su Add in alto sulla toolbar. Poi posso uploadare un’immagine dal mio PC, oppure posso dare in pasto un url. In questo caso Pinterest esamina l’url, tira fuori tutte le immagini e permette di scegliere quella che voglio aggiungere. Peccato però che spesso questo meccanismo non funzioni molto: spesso non trova immagini, e non capisco il perchè. Evidentemente Pinterest cerca immagini in un formato particolare
  4. La difficoltà di cui sopra potrebbe essere risolta in un altro modo. Non dovrei andare su Pinterest per mettere una nuova pin. Dovrei poter navigare normalmente, e dovrei poter condividere un’immagine su Pinterest. Che poi è lo stesso meccanismo che hanno messo in piedi tutti gli altri siti, come YouTube. Sto vedendo un video, e da lì posso condividerlo su Twitter, su Facebook, su Google+: perchè non aggiungere anche Pinterest? Magari quando sarà pubblico, lo faranno
  5. Scrittura o immagini? – credo che buona parte delle persone si trovi più a suo agio scrivendo qualcosa di suo, piuttosto che attraverso un’immagine di qualcun’altro. Ed a parte questo, è molto più frequente il voler comunicare qualcosa a parole, piuttosto che via immagine. Personalmente mi viene più istintivo pensare ad un’immagine quando acquisto un nuovo prodotto (esempio: invece di twittare “ho preso un ipad”, potrei andare su Pinterest ed aggiungere ad un board una foto del prodotto acquistato), oppure quando visito un nuovo posto (esempio: invece di twittare “sono stato a Bologna”, potrei andare su Pinterest ed aggiungere ad un board la foto della città), e via dicendo, non c’è limite alla fantasia. Ma molte cose, forse troppe cose, rimangono ancora oggi prerogativa del testo: notizie di cronaca, risultati sportivi, ultime uscite in campo software, videogiochi, discussioni, etc. etc.
  6. Sul discorso dei referrals, è quasi ovvio che sia così: per definizione ogni pin (immagine) è un contenuto esterno (ovvero: proviene da un sito esterno rispetto a Pinterest stesso), e quindi è perfettamente normale. Ok, dicono che generi un bel po’ di traffico, ma avevo trovato un articolo (mannaggia non lo trovo più) che metteva in dubbio quei dati, come se qualcuno tentasse di gonfiare per impressionare qualcosa
  7. La cosa che mi piace è la semplicità dell’idea di Pinterest in sè (ma, come dicevo prima, non di come sia stata tecnicamente implementata). Un po’ come twitter. In 2 minuti è possibile imparare e cominciare ad usare Twitter, oppure Pinterest, e questo lo rende abbordabile a tutti. Pinterest si scontra con alcune problematiche

Per cercare di abituarmi e di invogliarmi all’utilizzo di Pinterest l’ho messo come homepage in IE, insieme a Google.
Niente da fare, a parte le prime 48 ore di entusiasmo, poi mi sono fermato.
E non aggiungo più pin, non mi viene voglia di farlo.

Forse quello che provo per Pinterest è – secondo qualcuno – il peggiore dei sentimenti.
L’indifferenza…

Smile

Send to Kindle