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Non faccio mai il discorso marketing

Rispondo ad un commento dell’amico Raffaeu nel post di Nicolò che parla di Live Mesh. Nel mio commento critico la posizione di Microsoft per aver inventato negli ultimi tempi troppi (troppi = circa 3) prodotti che concettualmente fanno la stessa cosa, ma con leggere differenze. Raffaeu in particolare mi dice che non applico ai miei ragionamenti un approccio orientato al marketing: secondo lui, dal punto di vista di MS è meglio realizzare tre prodotti distinti ma analoghi, capaci di attirare diversi gruppi di utenti e di coprire quindi una fetta di mercato maggiore.

Il discorso di Raffaeu è assolutamente comprensibile, ma io personalmente non lo condivido.
Rispondo qui perchè un semplice commento non mi basta. 🙂

Se Microsoft ragionasse sempre così, probabilmente non la apprezzerei come invece la apprezzo. Se fosse così, se Microsoft mettesse il marketing sopra ogni cosa, mi chiedo perchè non lo facciano anche con tutti gli altri software freeware che rilascia.

Perchè non fanno tre versioni di Messenger leggermente diverse fra loro? Chessò…una in cui puoi chattare, un’altra dove in più ci si può scambiare files, un’altra ancora con dentro i giochini??

Perchè non fanno tre versioni di Internet Explorer?
O di Movie Maker?
O di tutti gli innumerevoli?

Sia chiaro, è perfettamente normale che di alcuni tool ne esista una versione freeware limitata in qualche modo, ed un’altra commerciale. Basti pensare a FxCop: tool gratuito, incorporato dentro la suite Team System con potenzialità maggiori. Ma questo è un altro discorso: uno è gratuito, l’altro è a pagamento. La differenza è netta ed accettabile.

Qui si parla di tre prodotti gratuiti, chi in beta e chi no, sovrapponibili fra loro e allo stesso tempo diversi, ad un livello tale da generare confusione e spaesamento.

Insomma, non credo che il motivo alla fin fine sia che Microsoft abbia fatto un discorso markettiano. Penso sinceramente che i team che hanno sviluppato il trio Skydrive/Live Sync/Live Mesh abitino in tre diversi stati americani, e che non si siano mai parlati fra loro, nè di persona, nè al telefono.

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OT del Venerdì (Reborn)

[IV] del Venerdì reborn (1)

Hanno trovato i balordi che la notte di Capodanno hanno ucciso Mario Girati, il tabaccaio di Sant’Angelo Lodigiano. Riportai la notizia qua sul mio blog, non pensando che sarebbe finita sui TG nazionali.

Mario Girati lo conoscevo. Non di persona, ma solo di vista. Negli ultimi anni era in pensione, ma quando io andavo all’ITIS (1991-1995) a Lodi compravo nella sua tabaccheria l’abbonamento settimanale della Star, la linea di pullman che collega Lodi-Pavia e zone limitrofe. Era un tipo taciturno e burbero: le poche volte che l’ho sentito parlare si lamentava perchè noi studenti non avevamo mai i soldi giusti per prendere l’abbonamento, ed era obbligato così a darci il resto in monete. L’abbonamento costava 13.200 lire, me lo ricordo ancora; probabilmente nei 5 anni di scuola deve anche essere aumentato, ma adesso ricordo solo quella cifra.

La notizia coinvolge 4 clandestini, che sono stati traditi per aver ritirato la vincita di un Gratta&Vinci rubato proprio la notte del 31 Dicembre. Sono convinto del fatto che i giornalisti si aspettassero qualcosa di più, una sorta di nuovo delitto di Cogne, o di Perugia, o di Erba. Invece no, è stato solamente un “normale” ed “ordinario” delitto come qualsiasi altro. E quindi…amen, la questione è risolta, tutti a casa.

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Testo o video?

Da quando ho aperto un blog nell’ormai lontano aprile 2005, ho scoperto che la scrittura è uno dei miei piccoli amori. Se potessi e se ci riuscissi, scriverei per lavoro. Scrivere è comunicare. Ho provato a comunicare anche con un po’ di video pubblicati su YouTube, ma come ho già detto altre volte non mi sono mai appassionato, non mi sono divertito e se tornassi indietro nel tempo probabilmente non lo rifarei.

A volte mi capita di ragionare se sia meglio offrire i contenuti sotto forma di testo piuttosto che video. Secondo me…dipende dal contenuto. Ma ne parlerò magari un’altra volta. Oggi vi voglio mettere al corrente di due links che parlano proprio di questo argomento: non sono interessanti solo i post, ma anche i numerosi commenti che l’autore ha ricevuto.

My Mum Doesn’t Get YouTube: Why Text is King

Why Video IS Worth Experimenting with On Your Blog

Ciascuno di noi, e lo dico concludendo, è più o meno predisposto a comunicare in un certo modo. Stephen King non è un attore, ma uno scrittore. Tom Cruise non scrive sceneggiature, ma le fa vivere recitando. Io personalmente avrei la tremarella a stare su un palcoscenico teatrale, e mi trovo molto più a mio agio scrivendo – anche quando dico stupidaggini. Forse è l’effetto “maschera” – quell’effetto che si genera anche quando si sta al telefono: i due interlocutori non si vedono in faccia e tendono a comportarsi in modo differente.

Il mezzo di comunicazione rischia di “sporcare” il messaggio e di farlo arrivare a destinazione in modo diverso rispetto a quello che l’autore aveva in testa inizialmente. Ognuno di noi deve avere il diritto e la possibilità di provarci, e poi deve trovare il modo migliore. Come dicevo prima, c’è chi recita in teatro e c’è chi lo fa per il cinema, chi scrive, chi balla, chi canta, c’è chi parla sottovoce e chi urla. A ciascuno – insomma – il suo modo!

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Convertire vecchi VHS in digitale

Durante le ultime vacanze natalizie, ho sfruttato il Pinnacle PCTV Hybrid Pro Stick che ho acquistato per una missione molto particolare. Una missione che non è ancora terminata, ma che ormai ha raggiunto il massimo grado di impegno richiesto: ora ho solamente una cartella pieni di files AVI in DivX che non devo far altro che masterizzare su DVD e copiare sul mio hard-disk multimediale. Per maggiori informazioni su questi due miei acquisti cliccate qua e qua.

In pratica, nel salotto di casa mia aleggiavano da ormai più di una decina d’anni una miriade di nastri VHS. Essi contenevano un po’ di tutto: film registrati dalla TV ed altre trasmissioni soprattutto di carattere sportivo – leggesi: tappe del Giro d’Italia. Ignorati bellamente.

Ma un sacco di altri nastri contenevano materiale che sarebbe stato davvero un peccato perdere: matrimoni di famiglia, comunioni, cresime, vacanze estive e molto altro ancora. Provate anche voi ad immaginare tutto quello che la vostra famiglia (in senso allargato, quindi zii, cugine, etc.) ha passato e ve ne farete un’idea. Non solo: mio padre negli anni ‘70 aveva una cinepresa, i cui filmati sono stati riversati su VHS negli anni ‘80. Sono filmati in cui ho potuto vedere i miei genitori in versione pre-matrimonio, feste di Natale dove cugini che adesso hanno 40-50 anni, lì ne avevano 10, o forse meno. Sono filmati senza audio, perchè l’audio a quei tempi non c’era.

Insomma, per farla breve, ho fatto scattare l’operazione “Nostalgia”.

Si dà il caso che il Pinnacle che ho acquistato non solo prende in input il classico cavo coassiale da antenna, ma anche vari input audio/video analogico (RCA, S-Video, SCART). Da questo a collegare il mio player VHS è stato uno scherzo.

Quindi – armato di santa pazienza – mi son fatto passare tutti quei nastri VHS e li ho convertiti in DivX. Essi attualmente risiedono sul mio hard-disk in un certo numero di files. Sono contento, perchè mi piace pensare che altrimenti sarebbero stati filmati che prima o poi si sarebbero persi – non solo perchè il nastro VHS si deteriora, quanto perchè……vai tu a cercare un player VHS nel 2010!!! 🙂

La cosa più difficile è stata cercare di dire a TV Center, il software incluso nel pacchetto, di prendere in input il segnale composito invece del cavo antenna. Questa impostazione viene chiesta all’avvio dal wizard del primo avvio, ma poi non si sa più dove trovare (in realtà è possibile eseguire più volte questo wizard, quindi potete cavarvela così). La soluzione sta – come sempre – nel manuale. E’ sufficiente premere ‘0’ come canale – in questo modo il software switcha tra composito ed antenna, e siete a posto. Se ce la faccio, metto on-line anche una fotografia del collegamento che ho messo in piedi con il materiale che ho acquistato su Extreme Technologies.

Riflessioni personali
Uno dei filmati più importanti che ho convertito riguarda una festa di Natale del 1970 a casa dei miei nonni. Nonni che, potete immaginarlo, oggi non ci sono più. Il video è stato mostrato durante la cena della vigilia di Natale, con tutti i parenti riuniti, ed un certo effetto di commozione l’ha fatto. Chi si è visto, si è visto molto più giovane, in un’era che per me – che non c’ero ancora – sembra preistoria. E’ pieno di persone che oggi non ci sono più, o che sono lontane fisicamente per aver presto altre strade o altri percorsi di vita. Ripeto, è stata proprio una bella cosa: è stata un’operazione “Nostalgia” che non è da ripetere troppo spesso, pena una certa e troppo assillante malinconia. Ma, giuro, è servita.

Sono aperto all’ironia. Se ne sentire il bisogno, prendetemi in giro su tutto, ma non su quest’ultimo punto.
Grazie.

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VivendoByte.ByteAdventure

[ByteAdventure] Un cellulare da 50.000 euro [2/4]

Prologo
Tania rientrò in camera sua qualche minuto dopo con le lacrime agli occhi. Nella testa gli rimbombava lontana la voce del protagonista poliziotto di quel film – Training Day – che parlava alla sua recluta:”Quando sei in servizio per la strada, inseguendo un criminale, lascia i sentimenti a casa tua, altrimenti finiranno per distruggerti!”. Non ce la faceva. La morte di Ronald l’aveva sconvolta più di quanto volesse ammettere. Aprì in fretta e furia la porta del suo appartamento, corse in camera e si buttò sul letto affondando la testa nel cuscino. E pianse. Pianse così forte che alla fine si sentì quasi incosciente e cadde in un lungo sonno tormentato.

Parte 1
Tania si risvegliò con tutti i muscoli indolenziti. Aprì gli occhi e cercò lentamente di stiracchiarsi. Era ancora l’alba. Fuori dalla finestra vedeva un sole miseramente pallido ed una leggera foschia sospesa a mezz’aria. Il tutto lasciava presagire una giornata nebbiosa. “Nebbiosa come la mia testa.” – pensò la ragazza intorpidita. Aveva dormito quasi dieci ore, ma lei avrebbe giurato di aver chiuso occhio solo per dieci minuti e non un secondo di più.

Teneva ancora in mano il Nokia raccolto sul luogo dell’esplosione. La sera prima non l’aveva guardato nemmeno un secondo – era troppo agitata e sconvolta. Non che adesso ne avesse granchè voglia. Si chiedeva chi avrebbe voluto vedere Ronald morto, e soprattutto il perchè. Si rigirò più volte il cellulare fra le mani. Sembrava un comune Nokia: display abbastanza grande, scocca di colore grigio e un po’ malconcia. La solita tastiera numerica e qualche tasto funzione. Una fotocamera frontale ed un’altra posteriore – quest’ultima doveva essere protetta da uno sportellino a scorrimento, che però adesso non c’era. Tutto sommato sembrava in buono stato, considerando il fatto che era sopravvissuto intero ad un’esplosione che aveva raso al suolo un pezzo di strada.

Non riusciva a capire altro. Il cellulare era spento e sembrava non volesse accendersi.

“Penso che la batteria sia stata danneggiata.”
Qualcuno aveva parlato. O era stata lei stessa a farlo? Escluse immediatamente quest’ultima ipotesi – la voce era maschile. Cercò di mettere a fuoco meglio, ma non ce la faceva, o non ne aveva voglia.
”Mi sente, signorina? Sono Red, Red Mond. Si ricorda di me? Ci siamo sentiti al telefono per la missione di ieri. E’ scoppiato un bel casino.”
La voce le arrivava un po’ attutita. Red Mond. Sì, il nome le diceva qualcosa. Era il committente per il quale avrebbe dovuto recuperare il cellulare. Quell’uomo gli doveva dei soldi, sporchi o puliti che fossero. E forse era proprio lui ad aver ucciso Ronald, magari per eliminare tutte le persone coinvolte nell’operazione. E adesso era lì per uccidere anche lei. In effetti – pensò rapidamente – cosa ci faceva quell’uomo nel suo appartamento? Provò una grande rabbia; aveva voglia di saltare in piedi e di prendere a badilate in faccia Mond fino a farlo sanguinare. Voleva fargli provare lo stesso dolore che provava lei adesso. Ma non ce la faceva, si sentiva troppo spossata e stanca.

“Il suo fottutissimo cellulare ha ucciso il mio amico.” – disse con un filo di voce impastata, mettendosi nel frattempo a sedere sul letto. “Cosa ci fa qui? Vuole ammazzarmi come ha fatto con Ronald?”.
“Si chiamava Ronald, il suo amico? Mi spiace moltissimo per la perdita.”. Tania non capì dal tono di voce se fosse sincero o no. E non capì nemmeno se avesse evitato la domanda di proposito. Preferì pensare che la risposta fosse un sì – come dice il proverbio: pensa male e trovati bene.
“Adesso, signorina, le dirò cosa faremo. La pagheremo ugualmente: l’abbiamo seguita dal Killer Man fino qui, a casa sua, e abbiamo osservato che il recupero del cellulare c’è stato. Prima dell’esplosione la rete UMTS ha rilevato il codice IMEI del Nokia, ed era quello previsto. Che poi qualcun’altro abbia deciso di trasformarlo in un ordigno esplosivo è un’altra faccenda.” – spiegò Mond con molta tranquillità.

Tania si era strofinata gli occhi e adesso osservava l’uomo. Se ne stava seduto su una sedia presa dalla cucina. Era elegante, ma con un certo carattere sportivo: jeans Armani di colore nero, una maglietta verde scuro – o era una polo? – con un coccodrillino sul petto ed una giacca che si intonava perfettamente. Sembrava sentirsi a suo agio e parlava con disinvoltura.
“Però non mi ha ancora detto come ha fatto ad entrare.” – chiese Tania dopo un po’.
“Beh, la porta era aperta. Come le ho detto, l’abbiamo solo seguita.” – rispose l’uomo asciutto, indicando la porta d’ingresso.
Si sentì stupida; ma certo…la sera prima era entrata in fretta e furia e non si era presa la briga di chiudere a chiave. E quindi…aveva passato tutta la notte alla mercè di chiunque passasse di lì. Amici, vicini di casa, sconosciuti. Ma ormai era andata, e lasciò perdere.
“Posso chiederle di farmi vedere il cellulare? Prometto che glielo ridò.”
Tania glielo diede. Non era il suo, e non sapeva che farsene. Inoltre, sembrava non funzionare.
Red Mond lo prese in mano, lo guardò un istante e sostituì la batteria con un’altra che aveva tirato fuori dalla tasca interna della giacca. Poi tenne premuto per un secondo il tasto d’accensione ed il display del Nokia si illuminò di bianco. Il tutto avvenne nel giro di una manciata di secondi.
L’uomo restituì il cellulare fra le mani di Tania, con un sorrisetto soddisfatto.
“Era del suo amico, mi sembra giusto che lo abbia lei.”
“Grazie.” – Era sorpresa dalla gentilezza di Mond. Stava tentando di conquistare la sua fiducia con qualche mossa subdola o il suo era un atteggiamento totalmente sincero?
“Senta, le dispiace se prendo qualcosa da bere dal frigo? Un succo di frutta, caffè freddo. Qualsiasi cosa.” – chiese l’uomo, facendo per alzarsi in piedi.
“Certo, ma ci vado io. Dovrei avere del succo all’ananas. Le va?” – rispose lei cercando di essere amichevole. Si portò dietro il cellulare infilandoselo nella tasca posteriore dei jeans.
“Benissimo, aspetto qui.”

Epilogo
Quando raggiunse la cucina, le sembrava la sua solita cucina: nessuno aveva toccato nulla. Cercò di guadagnare tempo. Tania voleva controllare se sul cellulare di Ronald vi fossero chiamate in entrata, oppure perse, o sms in arrivo. Qualcosa che potesse aiutarla a capire. Lo mise in modalità silenziosa, per non attirare l’attenzione dell’uomo o di chiunque altro.

Aprì il frigorifero, prese il brick del succo all’ananas e ne versò il contenuto in due bicchieri di vetro presi dalla dispensa. La data di scadenza recitava lunedì scorso, ma la ignorò con un’alzata di spalle. Stava per tornare quando il display del Nokia si illuminò. I suoi occhi guizzarono veloci.

1 Nuovo SMS in arrivo

Tania afferrò il cellulare e cliccò su Visualizza per leggere il contenuto del messaggio.
Il mittente era sconosciuto.

Mi porterà via. Non voglio.
Ti ucciderà.

Ne fu sconvolta. Chi lo mandava? Chi voleva portare via cosa e da chi? Chi voleva uccidere chi? Chi non vuole cosa? Cosa diavolo stava accadendo? Mille domande le rimbombarono dentro la testa in una frazione di secondo. Pensò che con Ronald sarebbe stato tutto più semplice. Fu disorientata. Se ne stava lì, in piedi, semi-assonnata, con un cellulare in mano ed un perfetto sconosciuto che…

“Tutto bene, mia cara?” – chiese l’uomo all’improvviso.
Avrebbe risposto inventandosi qualcosa, ma il respiro le morì in gola.
Red Mond teneva una grossa calibro 45 in mano, ed era puntata dritta alla sua testa.
“Ma una giornata come si deve no?” – pensò la ragazza rimanendo impietrita.

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Non so da voi, ma qui comincia a fare freddo

La settimana scorsa il Lodigiano è stato sommerso – come la maggior parte del nord Italia – da una colossale nevicata che ci ha seppellito tutti quanti. La temperatura però non è mai stata davvero fredda; la notte arrivavamo sui -2°C. Ok, freddo, ma abbiamo visto di peggio.

Ieri sera, mentre tornavo dal lavoro, mio fratello mi ha accennato al fatto che per la settimana prossima è previsto un abbassamento delle temperature. Si parlava di qualcosa come -14°C.

Sul momento non ci ho voluto credere. Ma questa mattina mio padre ha scattato questa fotografia presa direttamente dal cruscotto della mia macchina parcheggiata in giardino.

Gulp!!!

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Vi ricordate, un paio d’anni fa, con l’uscita di Vista?

Uno dei problemi più ricorrenti per chi aveva scaricato il file ISO era che il DVD risultante dalla masterizzazione del file immagine poteva risultare invalido. Il bello è che i messaggi di errore non dicevano CRC invalid o qualcosa di simile: semplicemente l’interfaccia di setup di Vista chiedeva di inserire il DVD corretto, o di specificare un path diverso, e così via.

Spesso la soluzione stava nel rimasterizzare lo stesso file immagine su un altro supporto DVD, magari ad una velocità più lenta o con più controlli.

Lo so che è l’invenzione dell’acqua calda, ma una delle cose a cui ho pensato stasera è che, banalmente, è possibile tirar su una vm e provare il file ISO, senza star lì a masterizzarlo. Non credo che sia stata la prima volta a cui ho pensato una cosa del genere, ma stasera ci ho particolarmente goduto.

Pensieri malsani in una giornata a rischio collasso. ‘Notte.

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Software

AVG non tenta di bloccare un po’ troppo?

Qualche settimana fa vi avevo detto come configurare AVG per evitare che bloccasse la comunicazione fra Team Explorer <—> Team Foundation Server. Il post è questo qui, nel caso ve lo siate perso.

Ieri, dopo aver installato la nuova versione dei software Windows Live, ho scoperto che persino Messenger non voleva più saperne di collegarsi. Gira gira, googla googla, ho scoperto da questo link che anche questa volta si tratta di AVG che – attraverso il suo modulo Web Shield – impedisce a Messenger di connettersi ai servizi.

E’ sufficiente disattivarlo per far funzionare Messenger e tutti gli altri software in futuro che sarebbero caduti nella stessa trappola.

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VivendoByte.ByteAdventure

[ByteAdventure] Un cellulare da 50.000 euro [1/4]

Parte 1
Il luogo prestabilito per l’incontro era un locale jazz come tanti in città.
Si chiamava The Killer Man. Nome altisonante e che avrebbe dovuto far paura. Ma non a lei.

Tania ci andò vestita come al solito: comoda ed attraente come piaceva a lei. Jeans attillati a vita bassa, una t-shirt rossa con ben in evidenza il fiore Guru e scarpe da ginnastica. Si era anche truccata – cosa che faceva solo in due occasioni: se aveva abbastanza tempo per farlo e solo se la persona che doveva incontrare lo meritava. Non portava armi – non pensava che ne avrebbe avuto bisogno.

Tania stava andando all’incontro sul taxi guidato da Roland. Si considerava fortunata ad avere Roland come partner per questo tipo di lavori. Il fatto di avere una persona di fiducia la aiutava a rilassarsi e a sciogliere un po’ la tensione.

Il taxi si fermò davanti al locale. Tania osservò che distava un centinaio di metri dalla chiesa dove si tennero i funerali di suo padre. Sorrise incupendosi un po’ per la strana coincidenza.

Siamo arrivati, Tania. Va’ dentro, prendi quello che devi prendere ed andiamocene.“. – annunciò Roland.
Tu il tuo accento russo non riuscirai mai a levartelo, vero? Un giorno o l’altro ci farai ammazzare!” – bisbigliò lei.
Sai com’è, non è che tutti hanno soldi sufficienti per pagare un logopedista come hai fatto tu.
Ti riferisci alla mia erre moscia?
E a cos’altro sennò?
Non erano soldi miei, erano soldi di mio padre. Io ero ancora una ragazzina…
Un padre agente dell’FBI che ha avuto la bella idea di farsi ammazzare durante l’indagine di Carter. Non stiamo qui a parlarne, lo abbiamo già fatto altre volte. Muoviamoci.” – concluse lui stizzito.
La ragazza sospirò. Uscendo dal taxi, si chiese per la prima volta se Roland fosse davvero l’uomo giusto.

Parte 2
Quando Tania entrò nel locale, lo trovò molto simile agli altri centinaia di locali jazz della città. Un bancone, un sacco di bottiglie di liquori – molte di più di quanto ce ne fosse effettivamente bisogno – e una miriade di piccoli tavolini sporchi ed unti. Ed un barman vestito in modo elegante. Forse troppo. Più in fondo c’era un piccolo palcoscenico per le jam-session, con batteria ed un sassofono abbandonato in un angolo. Tania trovò l’uomo già seduto sul bancone che la stava aspettando. Lei si avvicinò lentamente, controllando la zona, e si sedette accanto a lui. Buttò lo sguardo sul Rolex originale che l’uomo indossava al polso sinistro. Le lancette indicavano supergiù le diciannove e quindici circa.

Guarda sempre l’ora sull’orologio degli altri?” – chiese il suo interlocutore.
Solo quando l’orologio lo merita.” – rispose lei. Fece una pausa. – “Salve, dottore.” – disse infine.
Lo prenderò come un complimento. Salve, mia cara Tania.” – il tono di voce era asciutto e freddo – “Spero che sia venuta con il denaro.
Oh, certo. I patti io li rispetto sempre. Lei a quanto pare no.
A cosa si riferisce, mi scusi?
L’incontro doveva essere solo fra me e lei. Questi erano gli accordi.” – disse Tania glaciale.
L’uomo si guardò attorno in modo teatrale, evidenziando il fatto che nel locale c’erano solo loro due.
Il barman. Lo mandi via, lei mi darà il cellulare e io le darò i suoi soldi. E’ semplice.
Una strana luce brillò per un attimo negli occhi del dottore. Una luce di sconfitta e di ammissione di superiorità dell’avversario. Fece un gesto con la mano. Il barman verso un bicchiere di brandy ad entrambi e poi uscì dal locale silenzioso. Tania sperò che Roland lo vedesse e lo caricasse di mazzate.
Il dottore estrasse una busta gialla da spedizione da chissà dove e la consegnò alla ragazza.
Lei la aprì e diede una rapida occhiata al cellulare Nokia. Non se ne intendeva di tecnologia: capì solo che era spento e che era molto importante per la compagnia che l’aveva ingaggiata. Tania prese la sua busta con dentro i 50.000 euro e la consegnò al dottore.
E’ sempre un piacere fare affari con lei, madame.” – concluse lui.
Non mi piace il francese, e non sta facendo affari con me.” – osservò lei – “Io sono solo una messaggera.
Già, proprio una gran bella messaggera!” – esclamò lui, che adesso sembrava un po’ più rilassato.
Tania pensò che chiunque, con tutti quei soldi in tasca, dovesse sentirsi rilassato.
Buttò giù il brandy rimasto, salutò il dottore con un leggero sorriso ed uscì dal locale senza dir nient’altro.

Parte 3
Tania risalì sul sedile posteriore del taxi. Era ancora caldo. Consegnò la busta con il cellulare a Roland, che la appoggiò sul sedile accanto a lui. Poi l’uomo riaccese il motore – o forse non l’avevo mai spento? – e la riaccompagnò a casa.
Il barman. L’hai visto?” – chiese Tania.
Sì, è nel bagagliaio con un paio di tagli in faccia.” – rispose Roland guardandola dallo specchietto retrovisore della Ford. Dal taglio degli occhi, sembrava che sorridesse.

Il tragitto non durò molto. Attraversarono il megastore di elettrodomestici, poi inforcarono quella via stretta piena di cinesi con le loro lavanderie. Erano quasi le venti ed il sole stava calando velocemente. Alla fine, il taxi si fermò davanti al palazzo di Tania, un palazzo che una volta era stato elegante, ma che il tempo stava inesorabilmente consumando. Era pieno di rughe, acciacchi e malanni. Ma aveva un sacco di storie da raccontare.

Ciao, Roland, alla prossima.” – disse Tania, avvicinandosi e baciando Roland sulla guancia.
Ciao Tania. Quando ci vediamo per quel thè? Mia madre ci tiene tanto!
Dille che passerò…domani…facciamo…alle diciassette, ok?
Ok.

Tania scese dal taxi. Nonostante la facesse innervosire, Roland era un grand’uomo. Un grand’uomo che l’avrebbe difesa e che l’avrebbe accompagnata ovunque ci fosse bisogno, persino all’inferno. Un grand’uomo che forse in posti e momenti diversi l’avrebbe persina amata.

Tania fece i primi gradini per entrare nel suo appartamento, si girò indietro giusto in tempo per vedere il taxi cominciare a svoltare verso destra imboccando Corsair Avenue.

Epilogo
Roland non fece mai in tempo a completare quella svolta.
Il cellulare Nokia nella busta cominciò a ronzare. Ma Tania non gli aveva detto che era spento? Era ancora dentro la busta, per cui l’uomo non vide mai sul display la scritta Chiamata in Arrivo. Un secondo dopo, il cellulare esplose, trascinando con sè Roland, il taxi e parecchie automobili lì attorno. Si formò una voragine profonda un paio di metri.

Tania da lontano sentì l’esplosione e ne vide il bagliore. In un primo momento, non volle crederci. Corse per la strada a perdifiato come fosse Usain Bolt. Erano solo 500 metri, ma a lei sembrarono 5 chilometri. Quando arrivò, sentì puzza di plastica bruciata e vide rottami ovunque. Lamiere contorte, cartacce, una scarpa. E sangue. Sangue di Roland. E del barman, pensò un attimo dopo.

E non c’era nessuno da salvare.
Roland era sì un grand’uomo.

Un grand’uomo finito spappolato sull’asfalto tra Corsair Avenue e Byte Road.
A Tania cominciarono a tremare le gambe. Sentiva già le sirene della polizia.
Si guardò attorno, e vide il cellulare Nokia a venti metri di distanza, perfettamente intatto.
Si chiese cosa avrebbero fatto suo padre, o Roland, in quella situazione. Non gliene importava.
Raccolse il cellulare e scappò via lontano.

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