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[ByteAdventure] Un cellulare da 50.000 euro [2/4]

Prologo
Tania rientrò in camera sua qualche minuto dopo con le lacrime agli occhi. Nella testa gli rimbombava lontana la voce del protagonista poliziotto di quel film – Training Day – che parlava alla sua recluta:”Quando sei in servizio per la strada, inseguendo un criminale, lascia i sentimenti a casa tua, altrimenti finiranno per distruggerti!”. Non ce la faceva. La morte di Ronald l’aveva sconvolta più di quanto volesse ammettere. Aprì in fretta e furia la porta del suo appartamento, corse in camera e si buttò sul letto affondando la testa nel cuscino. E pianse. Pianse così forte che alla fine si sentì quasi incosciente e cadde in un lungo sonno tormentato.

Parte 1
Tania si risvegliò con tutti i muscoli indolenziti. Aprì gli occhi e cercò lentamente di stiracchiarsi. Era ancora l’alba. Fuori dalla finestra vedeva un sole miseramente pallido ed una leggera foschia sospesa a mezz’aria. Il tutto lasciava presagire una giornata nebbiosa. “Nebbiosa come la mia testa.” – pensò la ragazza intorpidita. Aveva dormito quasi dieci ore, ma lei avrebbe giurato di aver chiuso occhio solo per dieci minuti e non un secondo di più.

Teneva ancora in mano il Nokia raccolto sul luogo dell’esplosione. La sera prima non l’aveva guardato nemmeno un secondo – era troppo agitata e sconvolta. Non che adesso ne avesse granchè voglia. Si chiedeva chi avrebbe voluto vedere Ronald morto, e soprattutto il perchè. Si rigirò più volte il cellulare fra le mani. Sembrava un comune Nokia: display abbastanza grande, scocca di colore grigio e un po’ malconcia. La solita tastiera numerica e qualche tasto funzione. Una fotocamera frontale ed un’altra posteriore – quest’ultima doveva essere protetta da uno sportellino a scorrimento, che però adesso non c’era. Tutto sommato sembrava in buono stato, considerando il fatto che era sopravvissuto intero ad un’esplosione che aveva raso al suolo un pezzo di strada.

Non riusciva a capire altro. Il cellulare era spento e sembrava non volesse accendersi.

“Penso che la batteria sia stata danneggiata.”
Qualcuno aveva parlato. O era stata lei stessa a farlo? Escluse immediatamente quest’ultima ipotesi – la voce era maschile. Cercò di mettere a fuoco meglio, ma non ce la faceva, o non ne aveva voglia.
”Mi sente, signorina? Sono Red, Red Mond. Si ricorda di me? Ci siamo sentiti al telefono per la missione di ieri. E’ scoppiato un bel casino.”
La voce le arrivava un po’ attutita. Red Mond. Sì, il nome le diceva qualcosa. Era il committente per il quale avrebbe dovuto recuperare il cellulare. Quell’uomo gli doveva dei soldi, sporchi o puliti che fossero. E forse era proprio lui ad aver ucciso Ronald, magari per eliminare tutte le persone coinvolte nell’operazione. E adesso era lì per uccidere anche lei. In effetti – pensò rapidamente – cosa ci faceva quell’uomo nel suo appartamento? Provò una grande rabbia; aveva voglia di saltare in piedi e di prendere a badilate in faccia Mond fino a farlo sanguinare. Voleva fargli provare lo stesso dolore che provava lei adesso. Ma non ce la faceva, si sentiva troppo spossata e stanca.

“Il suo fottutissimo cellulare ha ucciso il mio amico.” – disse con un filo di voce impastata, mettendosi nel frattempo a sedere sul letto. “Cosa ci fa qui? Vuole ammazzarmi come ha fatto con Ronald?”.
“Si chiamava Ronald, il suo amico? Mi spiace moltissimo per la perdita.”. Tania non capì dal tono di voce se fosse sincero o no. E non capì nemmeno se avesse evitato la domanda di proposito. Preferì pensare che la risposta fosse un sì – come dice il proverbio: pensa male e trovati bene.
“Adesso, signorina, le dirò cosa faremo. La pagheremo ugualmente: l’abbiamo seguita dal Killer Man fino qui, a casa sua, e abbiamo osservato che il recupero del cellulare c’è stato. Prima dell’esplosione la rete UMTS ha rilevato il codice IMEI del Nokia, ed era quello previsto. Che poi qualcun’altro abbia deciso di trasformarlo in un ordigno esplosivo è un’altra faccenda.” – spiegò Mond con molta tranquillità.

Tania si era strofinata gli occhi e adesso osservava l’uomo. Se ne stava seduto su una sedia presa dalla cucina. Era elegante, ma con un certo carattere sportivo: jeans Armani di colore nero, una maglietta verde scuro – o era una polo? – con un coccodrillino sul petto ed una giacca che si intonava perfettamente. Sembrava sentirsi a suo agio e parlava con disinvoltura.
“Però non mi ha ancora detto come ha fatto ad entrare.” – chiese Tania dopo un po’.
“Beh, la porta era aperta. Come le ho detto, l’abbiamo solo seguita.” – rispose l’uomo asciutto, indicando la porta d’ingresso.
Si sentì stupida; ma certo…la sera prima era entrata in fretta e furia e non si era presa la briga di chiudere a chiave. E quindi…aveva passato tutta la notte alla mercè di chiunque passasse di lì. Amici, vicini di casa, sconosciuti. Ma ormai era andata, e lasciò perdere.
“Posso chiederle di farmi vedere il cellulare? Prometto che glielo ridò.”
Tania glielo diede. Non era il suo, e non sapeva che farsene. Inoltre, sembrava non funzionare.
Red Mond lo prese in mano, lo guardò un istante e sostituì la batteria con un’altra che aveva tirato fuori dalla tasca interna della giacca. Poi tenne premuto per un secondo il tasto d’accensione ed il display del Nokia si illuminò di bianco. Il tutto avvenne nel giro di una manciata di secondi.
L’uomo restituì il cellulare fra le mani di Tania, con un sorrisetto soddisfatto.
“Era del suo amico, mi sembra giusto che lo abbia lei.”
“Grazie.” – Era sorpresa dalla gentilezza di Mond. Stava tentando di conquistare la sua fiducia con qualche mossa subdola o il suo era un atteggiamento totalmente sincero?
“Senta, le dispiace se prendo qualcosa da bere dal frigo? Un succo di frutta, caffè freddo. Qualsiasi cosa.” – chiese l’uomo, facendo per alzarsi in piedi.
“Certo, ma ci vado io. Dovrei avere del succo all’ananas. Le va?” – rispose lei cercando di essere amichevole. Si portò dietro il cellulare infilandoselo nella tasca posteriore dei jeans.
“Benissimo, aspetto qui.”

Epilogo
Quando raggiunse la cucina, le sembrava la sua solita cucina: nessuno aveva toccato nulla. Cercò di guadagnare tempo. Tania voleva controllare se sul cellulare di Ronald vi fossero chiamate in entrata, oppure perse, o sms in arrivo. Qualcosa che potesse aiutarla a capire. Lo mise in modalità silenziosa, per non attirare l’attenzione dell’uomo o di chiunque altro.

Aprì il frigorifero, prese il brick del succo all’ananas e ne versò il contenuto in due bicchieri di vetro presi dalla dispensa. La data di scadenza recitava lunedì scorso, ma la ignorò con un’alzata di spalle. Stava per tornare quando il display del Nokia si illuminò. I suoi occhi guizzarono veloci.

1 Nuovo SMS in arrivo

Tania afferrò il cellulare e cliccò su Visualizza per leggere il contenuto del messaggio.
Il mittente era sconosciuto.

Mi porterà via. Non voglio.
Ti ucciderà.

Ne fu sconvolta. Chi lo mandava? Chi voleva portare via cosa e da chi? Chi voleva uccidere chi? Chi non vuole cosa? Cosa diavolo stava accadendo? Mille domande le rimbombarono dentro la testa in una frazione di secondo. Pensò che con Ronald sarebbe stato tutto più semplice. Fu disorientata. Se ne stava lì, in piedi, semi-assonnata, con un cellulare in mano ed un perfetto sconosciuto che…

“Tutto bene, mia cara?” – chiese l’uomo all’improvviso.
Avrebbe risposto inventandosi qualcosa, ma il respiro le morì in gola.
Red Mond teneva una grossa calibro 45 in mano, ed era puntata dritta alla sua testa.
“Ma una giornata come si deve no?” – pensò la ragazza rimanendo impietrita.

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Igor Damiani

La sua passione per l'informatica nasce nella prima metà degli anni '80, quando suo padre acquistò un Texas Instruments TI-99. Da allora ha continuato a seguire l'evoluzione sia hardware che software avvenuta nel corso degli anni. E' un utente, un videogiocatore ed uno sviluppatore software a tempo pieno. Igor ha lavorato e lavora anche oggi con le più moderne tecnologie Microsoft per lo sviluppo di applicazioni: .NET Framework, XAML, Universal Windows Platform, su diverse piattaforme, tra cui spiccano Windows 10 piattaforme mobile. Numerose sono le app che Igor ha creato e pubblicato sul marketplace sotto il nome VivendoByte, suo personale marchio di fabbrica. Adora mantenere i contatti attraverso Twitter e soprattutto attraverso gli eventi delle community .NET.

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