Mi chiedo perchè in Italia dobbiamo sempre fare la figura degli stupidi e degli ignoranti. Qualche mese fa Schifani si è svegliato la mattina, convinto di andare a dirgliene quattro al dirigente europeo di Facebook per bloccare i gruppi “pericolosiâ€, quelli che ad esempio hanno inneggiato positivamente al tizio che ha colpito Berlusconi in Piazza Duomo qua a Milano. Ma anche a tanti altri. Quel giorno è arrivato, Schifani è andato a scuola di informatica: ha capito dov’è il tasto Enter sulla tastiera, ha capito (spero!) che differenza c’è tra una comunicazione in real-time (chat) e la comunicazione asincrona (mail, messaggi su Facebook, etc. etc.), e ha capito (spero!) cos’è Facebook e perchè è virtualmente impossibile bloccare il nascere di gruppi dallo scopo idiota. Come l’ultimo di qualche giorno fa, che invitava a prendere in giro le persone affette da sindrome di Down: non-so-quante-migliaia-di-idioti a cui darei volentieri un pugno in faccia. Vabbè.
Comunque, quel giorno Schifani ha parlato con il tizio di Facebook e – non so se ci avete fatto caso – da quel giorno adesso il social network viene utilizzato durante il TG1 in ogni momento, visualizzando filmati e screenshots. Spesso VIOLANDO COSTANTEMENTE LA PRIVACY DI TANTISSIME PERSONE OGNI GIORNO. TUTTE LE VOLTE CHE FACEBOOK COMPARE IN TELEVISIONE VENGONO MOSTRATI IN CHIARO NOMI & COGNOMI DI PERSONE APPARTENENTI AL GRUPPO DI CUI SI STA PARLANDO.
Non mi si è bloccato il CapsLock: ho volutamente urlato. Quindi, prima di dire che Google viola la privacy – che per definizione è una cosa assurda – per favore: prima informatevi e poi ragionate. Mi chiedo come sia possibile che politici & giudici possano essere così ignoranti e condannare e prendere provvedimenti su argomenti che NON CONOSCONO. Queste cose mi mandano in bestia, e lo fanno ogni giorno di più. Di fronte a certe notizie rimango scioccato, perchè è evidente la stupidità e la leggerezza con cui vengono prese.
Voglio che un concetto passi chiaro e limpido: se Google deve diventare responsabile dei contenuti che possono essere trovati grazie al suo motore di ricerca, allora la diretta conseguenza è questa: tra il mio PC e Google ci sono di mezzo altre entità che dovrebbero essere punite (nel caso del video di cui si sta parlando in questi giorni, ovviamente parliamo di YouTube, ma – allargando un po’ il ragionamento – i vari provider di servizi che fisicamente hostano il contenuto incriminato, ma anche banalmente tutto ciò che mi permette di navigare: dai cavi di rete all’abbonamento Alice, dal monitor che visualizza il video a tutto il resto). Assurdo, roba da dementi che solo noi in Italia potevamo inventare.
Qualche domanda.
Se io qua un giorno mettessi un video pedo-pornografico, verrebbe condannato anche Google perchè rende fruibile il contenuto? Voglio far notare che OGNI VOLTA CHE SCRIVO SUL MIO BLOG – sconosciuto al mondo – Google lo indicizza nel giro di poche ore.
E se scrivessi una ricetta e al posto della parola “sale†mettessi la parola “arsenico†– e qualcuno di voi finisse all’ospedale, chi verrebbe condannato? C’entrerebbe anche Google?
Se io grazie a Google riuscissi a trovare informazioni per diventare un nuovo Unabomber (quindi…costruire un piccolo ordigno esplosivo), e qualcuno rimanesse ferito, sarebbe colpa anche del motore di ricerca?
Secondo me in tutti questi casi Google non è in alcun modo responsabile, e non deve esserlo. Se passa il concetto che Google deve controllare i contenuti che indicizza, voglio che sia chiaro che la Internet a cui siamo abituati sparirebbe immediatamente, perchè la velocità con cui vengono pubblicate nuove informazioni è di gran lunga maggiore rispetto alla velocità con cui sia possibile controllarle. E soprattutto: chi controlla i controllori? Chi decide cosa deve essere lecito oppure no?
Insomma, si aprono scenari inquietanti e pericolosi, che ci fanno fare una figura assurda agli occhi degli altri paesi del mondo. Ma poi – scusate – perchè sono stati condannati solo quei tre dirigenti di Google e non la società in sè? Mi son perso qualcosa?
Insomma, sono appena tornato da Barcellona per lavoro, ma per sentire queste sciocchezze avrei preferito di gran lunga rimanere là.