Technology Experience
Software

Steam e le lingue parlate, è il momento del mea culpa

Il due gennaio scorso ho scritto questo post dove raccontavo un po’ di cose che la piattaforma Steam avrebbe dovuto migliorare, secondo il mio punto di vista, per avere uno store più efficiente. Una di queste cose riguardava l’indicazione delle lingue supportate da ciascun gioco, e raccontavo di come fossi rimasto fregato dall’ultimo Tomb Raider.

Beh, è il momento di fare un grosso mea culpa. Aprofittando di un’offerta, ho acquistato Bioshock Infinite, indicato – ancora una volta – come pienamente compatibile con la lingua italiana. Acquisto, scarico, lancio il gioco. Completamente in inglese. Prima di farmi prendere dall’ira e dalla rabbia, ho cercato sul web ed ho scoperto una cosa meravigliosa, cosa di cui ero completamente all’oscuro.

In breve, all’interno di Steam è possibile impostare la lingua con cui si vuole giocare; io di solito cercavo una cosa del genere all’interno dell’interfaccia del gioco, e non in altri posti, escludendo poi quei casi in cui il gioco parte direttamente in italiano. Dove? Come? Semplice!!!

  1. Andate nella vostra Library di giochi
  2. Cliccate con il pulsante destro del mouse sul gioco e poi andate su Properties
  3. Andate sotto la scheda Language
  4. Scegliete la lingua che preferite e confermate cliccando su Close

Fine!!! Steam scaricherà un aggiornamento del gioco (più o meno corposo, chiaramente), e poi avrete il gioco nella lingua che più desiderate. Fantastico!!!

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My personal life

Anche i byte hanno un’anima, su Amazon

Lo scorso weekend ho pubblicato un ebook intitolato “Anche i byte hanno un’anima”. E’ un racconto di fantascienza, scritto nel tempo libero, in circa un paio di mesi. Non sono chiaramente uno scrittore professionista, come ben sapete, ma mi diletto nella scrittura un po’ ovunque: qui sul blog, sui forum, ovunque ce ne sia bisogno. Scrivere questo tipo di racconti mi rilassa. Raccontare storie – con l’unico limite della mie capacità – mi diverte voi non sapete quanto.

E’ un ebook a pagamento, disponibile sui vari store di Amazon, sebbene il testo ovviamente sia in italiano. Riporto qui sotto la descrizione.

vShangai è una metropoli virtuale di milioni di abitanti, che in passato è sempre stata baciata dal sole, la cui popolazione viveva serena e tranquilla, senza disagi, attraversando i secoli seguendo i più avanzati algoritmi di illusione di libero arbitrio. Ma da qualche tempo qualcosa è cambiato. Qualcosa di malsano si è insinuato nel sistema hardware & software in cui vShangai è stata allocata, e da allora nulla è stato come prima. La pioggia digitale che imperversa sulla città da qualche settimana non accenna a diminuire, anzi, è sempre più forte ed insidiosa. I cittadini sono irascibili e nervosi. E’ come se ogni attività fosse dominata da una coltre di malvagità che colpisce tutti, esseri senzienti e non, byte e strutture di memoria più avanzate, dai software di sistema più basilari alle applicazioni più complesse. Qualcosa, o qualcuno, sta minacciando la città. E’ un nemico potente ed implacabile, che rimane nell’ombra, che si camuffa, che muta continuamente per far perdere le proprie tracce. Il suo obiettivo è quello di conquistare il vostro sistema, che si tratti di un notebook, di uno smartphone o di un tablet. Ed il raggiungimento di tale obiettivo è molto vicino.
Ma c’è un’entità, forse con permessi più alti rispetto alle altre, che decide di opporsi a questo stato di cose. Il suo compito non è affatto semplice, ed avrà bisogno dell’aiuto di un amico, per riuscire nel suo intento. Il destino dell’hardware e del software, del loro universo, è nelle sue mani. Ci riuscirà?

"Anche i byte hanno un’anima" è il secondo ebook pubblicato da Damiani Liborio Igor su Amazon. E’ un racconto breve di fantascienza, che prende libera ispirazione da film come Inception e Matrix. Nei suoi racconti, Igor parla di byte dotati di una loro vita propria ed hanno una visione del mondo (del loro e del nostro) del tutto unica e particolare. Vivendo all’interno di tutti i nostri device digitali – esattamente come noi viviamo sul nostro pianeta – essi provano emozioni, come ogni creatura intelligente. Possono essere felici o tristi. Ed hanno uno spiccato senso del dovere, nei confronti del sistema operativo ospitante.

Nel caso decidiate di acquistarlo, buona lettura!!!

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Community

Community Days ed i “due che contano di meno”

Dal 25 al 27 Febbraio si sono svolti i Community Days, un evento che ai non addetti ai lavori descrivo sempre come “il Sanremo di noi informatici”. La qualità delle sessioni di quest’anno è stata davvero impressionante, e come ho già detto di persona a chi di dovere, supera di gran lunga qualsiasi altro evento (anche a pagamento) a cui abbia mai partecipato. Di cosa si è parlato? Di tutto. Di web, di Windows Phone, di Windows 8, di Bluetooth, di SQL Server, di C++, di videogiochi, di XAML, di hardware, di sprite, di ogni cosa inerente il nostro mondo di developer. Davvero tutto molto molto interessante ed avvicente. Grazie agli speaker, chiaramente, che studiano e si preparano alla loro sessione con passione e tanta tanta, infinita, competenza.

Per me quest’anno i Community Days hanno avuto un sapore più esaltato del solito. Per la prima volta, infatti, oltre a me e mio fratello fra i partecipanti c’era anche la nostra sorellina Sabrina, che fin da piccolina voleva visitare la sede di Microsoft Italia. Quando era più piccolina, e sentiva che andavo in Microsoft per questo o quell’altro evento, mi diceva sempre: “Igor, portami con te!”. Ed io, triste, le dicevo: “Non posso, Sabri, ma magari un giorno ci sarai anche tu!”. Ed aggiungevo: appena finirai le superiori, ti farò iscrivere ad UGIdotNET, poi al primo evento che organizzeranno, ci sarai anche tu. E così è stato. Oggi Sabrina lavora con me in Brain-Sys, per cui sia io che lei dobbiamo anche ringraziare l’azienda per averci permesso di essere presenti in tutte e tre le giornate.

Sono state tre giornate meravigliose. Ho conosciuto un sacco di persone, mi hanno riconosciuto un sacco di persone. Ho parlato, riso, arrabbiato. Ho guidato per tre giorni di fila, cosa che non mi capitava da un po’. Ho partecipato ad un lab (piuttosto infruttuoso, ma non per colpa loro) su Windows 8 e Windows Phone. Durante la terza giornata ho seguito sessioni fuori dai soliti schemi, e mi sono piaciute pure quelle (sul social marketing e sullo store optimization delle app, per esempio).

Chiaramente, ho presentato Sabrina bene o male a tutti quelli che conosco. Gli organizzatori dell’evento, i vari speaker, gli amici della community, i vari pezzi grossi (come li chiamo io) senza i quali non sarei il professionista che sono (e se lo sono, soprattutto).

L’ultima sera, in auto, eravamo io, mio fratello e Sabrina, e tiravamo le somme di questa esperienza. Eravamo tutti parecchi stanchi e frastornati (noi, che praticamente non abbiamo fatto nulla – non oso immaginare chi ha lavorato intorno ai Community Days). Parlando con lei, ci siamo accorti di una cosa: di fatto, Sabrina è entrata in questo mondo developer grazie ai “due che contano di meno”, cioè me e mio fratello. Contiamo di meno perchè non siamo speaker, non siamo nessuno “dietro le quinte”, non organizziamo eventi, non scriviamo libri. Eppure, ci siamo sempre. E non sapete quanto mi fa piacere venire etichettato (nel senso buono), come un vero amico della community. Resistiamo al tempo, ai cambiamenti di tecnologie, cavalchiamo il trend se possibile. Tutto questo – e qui parlo per me – ovviamente perchè amo questo mondo e questo lavoro, perchè “faccio quello che mi riesce meglio fare” (citazione Tony Stark), perciò di una cosa potete stare tranquilli.

Anche se sono uno di quelli che conta di meno, non vi libererete mai di me.
Mai.

Smile

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.NET World

Cosa dovrebbero sempre avere le vostre app per Windows Phone

Nel momento in cui vi scrivo, VivendoByte ha pubblicato quasi un centinaio di app per Windows Phone, e purtroppo molte meno per Windows 8.1. Diciamo che mi sento piuttosto preparato sull’argomento, per cui ho deciso di scrivere questo post, che spero possa essere utile a tutti quelli che sviluppano app – teoricamente non solo per Windows Phone, contenente tutta una serie di piccoli accorgimenti che renderanno la vostra app più gradevole. Il tema predominante è di questo vademecum è il tema “mantenere il contatto con i vostri utenti”. In cosa consiste? Partiamo subito!

Se avete un account Twitter dedicato, usatelo!
Per esempio, do un po’ di tempo ho aperto l’account @VivendoByte, che utilizzo soprattutto per comunicare l’uscita di nuove app, oppure aggiornamenti per quelle già disponibili sullo store, oppure altre informazioni riguardanti il mondo VivendoByte. Come sfruttare questa cosa dalla vostra app? Beh, sappiamo che per ottenere la certificazione siamo già obbligati adesso ad implementare una pagina di About, con i nostri vari recapiti digitali (e-mail per il supporto tecnico, nome dell’applicazione, versione, etc.). Nulla vieta di inserire da qualche parte una voce “Seguici su Twitter” (“Follow us on Twitter”, in inglese), che apre Internet Explorer. In questo modo l’utente sa che esistete anche sul social network dei cinguettii, e può followarli in modo estremamente rapido. Questa funzionalità può essere inserita ovunque: nell’application bar dell’app, oppure in qualsiasi altro luogo.

Invogliate l’utente a dare un feedback alla vostra app
Statisticamente sappiamo che gli utenti Windows Phone sono i più restii ad andare sullo store per lasciare un qualche commento alla vostra app. Come realizzare tutto ciò? Vi do qualche consiglio:

  1. sappiamo che c’è un launcher che permette di raggiungere la pagina della nostra app: questo launcher deve essere proposto ogni tanto all’utente
  2. cosa intendo con “ogni tanto”? Dipende. Può essere “ogni 5 volte che l’utente avvia l’app”, che è la tecnica che mi piace di più. Può dipendere da quanto tempo utilizza l’app stessa.

Qui purtroppo c’è una cosa che ad oggi non è fattibile. Mi piacerebbe avere del codice C# che mi permette di capire se l’utente ha già lasciato un feedback alla mia app. Se no, lo devo quasi amichevolmente costringere; se sì, posso fare in modo di rinviare la proposta di rating, ad esempio che appaia solo dopo che sono trascorsi 3 mesi.

Se l’app è un gioco (ma non solo), posso decidere di sbloccare determinate caratteristiche (livelli, funzionalità avanzate, etc.) solo se l’utente decide di dare un feedback.

Mail di supporto tecnico
Come dicevo prima, per la certificazione è necessario inserire da qualche parte la vostra mail di contatto. Se per caso stiate sottovalutando questa cosa, non fatelo. Dalle mie quasi 100 app ho ricevuto diverse mail, di ogni tipo, dall’Italia e dall’Estero. Erano mail di chiarimento, di segnalazione bug, di suggerimento, di nuove proposte. Ne ricordo due in particolare: una tizia americana (il cui indirizzo e-mail era associato ad Intel Inc.) che mi faceva i complimenti per la mia app “Gps Coordinate Converter”; l’altra invece era di un italiano, che mi ha segnalato un errore di conteggio nella mia app “Deputati Italiani” per Windows Phone. Quindi, fatelo: inserite una mail di supporto tecnico, e fateci affidamento, perchè non si può mai sapere cosa potrebbero dirvi. Oltre a questo, molto meglio ricevere una mail piuttosto che un feedback sullo store con una sola misera stellina, giusto?

Un bel tutorial
Mi è capitato, a volte, di scaricare e di provare ad usare app semplici, ma che all’inizio mi facevano sentire spaesato, soprattutto se magari trattano di argomenti che non siete abituati a padroneggiare. Altre volte, invece, app complesse con cui mi sono trovato a mio agio.

Io vi do un piccolo consiglio. Indipendentemente dal fatto che stiate sviluppando un’app banale o complessa, inserite un tutorial, o comunque una Page che spieghi semplicemente come usare l’app. Io qui dentro spiego un po’ di tutto:

  • cosa fa l’app, in due parole
  • come “navigare” all’interno dell’app
  • eventuali limitazioni della versione trial, e le potenzialità di quella a pagamento
  • aprofittatene, ancora una volta, per sollecitare il contributo dell’utente: lasciare una review sul marketplace, di scrivere una mail in caso di problemi, invogliarlo in questo senso promettendogli di rilasciare nuovi e tanti aggiornamenti dell’app nel caso in cui l’app avrà un certo numero di download

App a pagamento? Invogliatelo all’acquisto, ma occhio a come lo fate!
Se la vostra app è a pagamento, ed avete sviluppato la versione trial, monitorate il numero di avvii che l’app fa. Ogni cinque avvii potreste proporre all’utente l’acquisto, mandandolo direttamente sulla pagina della vostra app pubblicata sul marketplace. Evitate, ma questo è un parere del tutto personale, di fare antipatici in-app purchase all’interno di app freeware: penso che sia una presa in giro. Vi faccio un esempio: non ricordo esattamente quale fosse l’app, so per certo che registrava video da pubblicare su Vine. L’app era gratuita, per cui ero bello soddisfatto e contento. L’ho usata a Parigi alcune volte. Poi una sera, di fronte a non so cosa, la lancio, registro il video e TAC: per pubblicare il video avrei dovuto “sbloccarla” pagando 2,49 euro. Non l’ho acquistata per principio, perchè mi sono sentito preso in giro. Se l’app fosse stata a pagamento, l’avrei magari acquistata senza problemi. Il fatto che fosse freeware, e senza alcun preavviso mi avesse chiesto dei soldi me l’ha resa automaticamente antipatica.
Perciò pensateci bene!

Fine
Tutto qua, spero di avervi dato qualche dritta interessante.

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.NET World

Se siete dev Windows Phone, non potete non seguire WP Dev Fusion

Il 2014 si sta aprendo con un nuovo nome che gira attorno al mondo degli sviluppatori Windows Phone. Grazie al contributo del mio amico Matteo Pagani (MVP su Windows Phone e Nokia Developer Champion), ma non solo, sta nascendo il brand WP Dev Fusion, che porterà eventi ed altre iniziative importanti, in Italia e nel mondo.

Altre informazioni sulle vere origini di questa iniziativa le potete trovare direttamente sul blog di Matteo e chiaramente sul sito ufficiale http://www.wpdevfusion.com/. Sappiamo poche cose finora, e tutto questo non fa altro che accrescere ulteriormente la voglia di vedere cosa stiano organizzando dietro le quinte.

Ma l’attesa sta per finire, dal momento che il prossimo 22 Gennaio, alle 18 ora italiana, ci sarà il primo evento, esclusivamente online, in cui gli speaker ci illustreranno la tecnologia Windows Phone con una serie di sessioni riguardanti gli argomenti più interessanti. Per registrarvi andate direttamente a questa pagina su EventDay. Sarà tutto in inglese, chiaramente, perchè quando parliamo di WP Dev Fusion parliamo di qualcosa a livello internazionale, e non solo una cosa riguardante il panorama italiano.

Francamente non mi resta che consigliarvi di puntare la vostra attenzione su WP Dev Fusion. Sicuramente ne vedremo delle belle!

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Software

Due cose che Steam dovrebbe migliorare

Sono sempre stato un grande estimatore di Steam, perchè mi permette di sfogliare un catalogo fornitissimo contenente tutte le uscite dei videogiochi, perchè c’è molto indie e perchè spesso e volentieri ci sono sconti che mi permettono di acquistare questo o quel gioco a prezzi estremamente bassi. A volte apro il client senza nemmeno accorgermene, così, giusto per dare un’occhiata e vedere se c’è qualcosa che può fare al caso mio (preferibilemente giochi horror, rally, ma non solo: mi sono accorto che proprio il grande catalogo mi ha fatto acquistare giochi di diversi generi a pochissimi eurini, anche solo per curiosità).

Detto questo, ritengo che ci siano due cose in cui Steam può e DEVE migliorare.

La prima cosa, assolutamente necessaria, è l’indicazione delle lingue supportate da ciascun gioco, che in qualche caso è fuorviante. Fino a qualche mese fa non veniva detto nulla in merito, per cui non si capiva se un gioco fosse solo in inglese, oppure in altre lingue, oppure in cosa fosse tradotto (tra interfaccia, audio ed eventuali sottotitoli). Insomma, un vero incubo. L’unico modo era chiedere sui forum, oppure chiedere a qualcun’altro che abbia già fatto lo stesso acquisto. Altrimenti si rischiava un po’. Ultimamente le cose sono migliorate, dal momento che adesso Steam ci dice chiaramente le lingue supportate da ciascun gioco: è sufficiente entrare nella scheda di un gioco. Peccato che a volte le indicazioni siano errate. Un esempio? L’ultimo Tomb Raider, la cui scheda è visibile qui. Tale scheda ci dice che il gioco supporta 13 lingue, tra cui l’italiano (sia interfaccia che audio). Peccato però che non sia vero: io l’ho acquistato ed il gioco è solo in inglese!! Nel mio caso ho risolto praticamente “barando”, nel senso che sul web si trovano i files di traduzione, per cui è bastato scaricarli, metterli nella cartella dove il gioco si aspetta di trovarli ed ho fatto. Ma così facendo si vanno a cambiare/sostituire alcuni files originali del gioco, per cui il meccanismo di backup di Steam smette di funzionare. Lo trovo profondamente sbagliato ed ingiusto, anche perchè non tutti possono avere le capacità per farlo. E la cosa non riguarda solo Tomb Raider, mi è capitato con altri giochi. Steam, devi rimediare!!!

L’altra questione è il punteggio Metascore che Steam dà ad ogni gioco come valutazione, ovvero il solito punteggio da 0 a 100 e che esprime la qualità del gioco, pratica che arriva dalle riviste e dai siti specializzati in recensione. Sopra il 90 significa che il gioco è eccezionale, da prendere al volo, man mano che si scende la qualità diminuisce. Il problema è che ormai Steam ha nel catalogo giochi in qualche caso davvero vecchi, che all’epoca avevano preso punteggi altissimi, e che sono ancora lì nelle prime posizioni in classifica. Io, alla veneranda età di 37 anni, li conosco, li ho giocati all’epoca, ma oggi sono punteggi che devono essere ridimensionati, senza alcun dubbio. Faccio qualche esempio.

Half Life 2, uscito il 16/11/2004, ha un punteggio 96. Se scaricato e giocato oggi, sarebbe imbarazzante, perchè è ovvio che la grafica nel frattempo ha fatto passi da gigante.

Il primissimo Quake, splendido all’epoca e che ha fatto scuola, ha un punteggio di 94, ed è uscito nel lontano 1996. Probabilmente ci si gioca a 640×480, e la grafica oggi sarebbe davvero inguardabile.

C’è persino il primo Thief (30 Novembre 1998), punteggio 92. Oggi probabilmente sui PC non ci gira nemmeno più, la grafica è 320×240 stile Doom, e sarebbe assolutamente inguardabile, ingiocabile, da evitare, una cosa davvero indecente. Eppure è lì.

Tra un gioco antico e l’altro, spuntano invece nomi recenti di tutto rispetto, come Skyrim, Dishonored, Batman Arkham City, Sid Meier’s Civilization V, e via dicendo. E poi compaiono, sempre mischiati, Star Wars Jedi Knight: Dark Forces II (9 Ottobre 1997). Ripeto: chi è anziano come me riesce a valutare, altri più giovani possono rischiare di fare un acquisto sbagliato.

Bisogna trovare un modo per regolare il Metascore in base all’anzianità del gioco esprimendo un semplice concetto: il gioco xyz all’epoca si è beccato un bel 94, ma oggi equivale a 54. Praticamente stanne alla larga! E non è, ahimè, un concetto solo legato al tempo, ma dipende molto da come invecchia un gioco. Un gioco FPS invecchia molto più rapidamente rispetto ad uno strategico, perchè un FPS basa molto il gameplay su grafica, effetti speciali e coinvolgimento dell’azione. Esempio: la serie Call Of Duty deve sfornare un titolo all’anno per rimanere a galla, mentre Civilization sopravvive al progresso più agevolmente. Ci vuole un po’ di attenzione, insomma.

Queste sono le due critiche che rivolgo alla piattaforma Steam, che per tutto il resto è perfetta. Per offerta, prezzi, apertura al mondo indie, sondaggi, community, etc. etc. E sto attendendo con molta impazienza anche la Steam Machine, forse la prima console che abbia davvero un senso per chi proviene dal mondo PC. Staremo a vedere!!!

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My daily work

2013 Odissea fra i Centri Vodafone

Sabato pomeriggio sono entrato in possesso, grazie a Brain-Sys, di un nuovo telefono aziendale, il favoloso Nokia Lumia 1520, il primo phablet Windows Phone sul mercato. Siccome prima avevo un Nokia Lumia 920, ho dovuto cambiare la SIM, che cambia da MicroSIM a NanoSIM. Vi racconterò in questo post la mia odissea per questa sostituzione, che è avvenuta di corsa, con molta fretta, per diversi motivi. Quello che mi interessa raccontare sono le vicende che ho vissuto in cinque centri Vodafone differenti; vicende nate dal fatto che la SIM è aziendale, e quindi la sostituzione è passata da stati come “estremamente banale” a “praticamente impossibile senza un foglio firmato da un qualche dio ultraterreno, oppure con delega di un antico re babilonese”.

I Centri Vodafone a cui mi sono rivolto sono, in ordine cronologico, i seguenti:

  1. Centro Vodafone in Via Orefici 2, a Milano
  2. Centro Vodafone in Via Torino, a Milano
  3. Centro Vodafone presso il Centro Commerciale Milanofiori, ad Assago (Milano)
  4. Centro Vodafone presso il Centro Commerciale Bennet di Pieve Fissiraga (Lodi)
  5. Reparto telefonia di Mediaworld, a Cornegliano Laudense (Lodi)

Prologo
Alle 16:30 circa sono a casa dei miei capi, che mi consegnano il Lumia 1520, ed ai quali io consegno un po’ di cioccolato proveniente, fresco fresco, da Cuneo, dove ero stato pochi giorni prima per lavoro. Il tempo di chiaccherare un po’, di raccontarci un po’ di cose, alle 17:00 scappo via di corsa, verso Milano, per due missioni: una bella tagliata di capelli ed – appunto – la sostituzione della SIM. Ho preferito andare a Milano, così sapevo di andare a colpo sicuro, dal momento che altre persone “delle mie parti” hanno avuto problemi a trovare centri assistenza con disponibilità di NanoSIM.

Ecco cosa mi è successo.

Fase 1 – Centro Vodafone in Via Orefici 2, a Milano
Sabato pomeriggio, ore 19:05 circa. Entro trafelato, veramente di corsa, nel punto vendita in cui ho comprato ad Ottobre 2010 il mio primo Windows Phone. Il ragazzo che mi accoglie mi blocca, proprio all’ingresso, mi guarda gelido e mi fa: “Buonasera! Di cosa ha bisogno?”. Gli spiego che devo semplicemente sostituire una MicroSIM con una NanoSIM. Lui: “Spiacente, siamo in formazione ed in chiusura, l’operazione in questo momento è impossibile”. Lo guardo sconsolato e gli faccio notare che è questione di pochi minuti, ma lui non fa una piega e mi dice che sono in chiusura. Poco male: so che c’è un altro centro Vodafone a qualche centinaio di metri da quello. Esco e ricomincio a correre.

Fase 2 – Centro Vodafone in Via Torino, a Milano 
Chissà in quanti possono capire cosa significa percorrere di corsa Via Torino, una delle vie più incasinate di persone, soprattutto alle ore 19:20 circa, sabato pomeriggio, per giunta sotto Natale. Entro nel centro Vodafone, attendo qualche minuto. Quando parlo con l’addetto, gli spiego: avevo un Lumia 920 e devo switchare ad un Lumia 1520, per cui devo cambiare la SIM. “Nessun problema!”, mi dice lui, “seguimi di là”. Mentre lavora al PC, tira fuori il suo Lumia 1020 e capisco di aver di fronte uno della famiglia. Io ero veramente a corto di fiato, stanchissimo, gambe a pezzi, per cui sollevato e tranquillizzato aspetto senza fare domande e recuperando fiato. Dopo qualche minuto il tipo mi consegna la nuova SIM, non pago nulla, esco soddisfatto, tiro il fiato e percorro Via Torino verso Piazza Duomo, per prendere la metropolitana. E’ qui che scopro il dramma: il tizio Vodafone mi ha dato una MicroSIM, identica a quella che ho già nel Lumia 920. Non me ne faccio nulla, di un’altra MicroSIM, io avevo bisogno di una NanoSIM. Cretino io che non ho controllato sul posto, cretino il tizio che non sa che dentro il Lumia 1520 ci vuole una NanoSIM. Non mi perdo d’animo: chiamo mio fratello, che era da tutt’altra parte dell’hinterland milanese, nel grossissimo Centro Commerciale di Milanofiori ad Assago (Milano), e gli chiedo di controllare se ci fosse un centro Vodafone, e se poteva cambiarmi la SIM. Mio fratello mi richiama nel giro di pochi minuti e mi conferma: sì, Vodafone c’è, e la sostituzione la fanno immediatamente. Torno al parcheggio multipiano, prendo la macchina e ad una velocità davvero sostenuta, in tangenziale, in circa 15 minuti raggiungo il centro commerciale, che chiude alle 21.

Fase 3 – Centro Vodafone presso il Centro Commerciale Milanofiori, ad Assago (Milano)
Intorno alle 20:30 circa arrivo nel Centro Commerciale, trovo il centro Vodafone, mi metto in fila. Aspetto un quarto d’ora buono, finalmente parlo con la ragazza addetta. Mi chiede il numero di telefono, lei si accorge che è aziendale, e mi chiede la visura camerale, che ovviamente non ho. Comincio effettivamente a sbraitare, e le spiego che trenta minuti prima, in un altro centro Vodafone, un altro tizio mi ha fatto la sostituzione senza chiedermi alcun documento, nè particolari procedure. Evidentemente la tipa è piuttosto puntigliosa, la chiusura è dietro l’angolo e lei vuole essere meticolosa: “non è la procedura corretta” – mi dice lei – “, ci vuole la visura camerale”. Esco sconsolato anche da questo terzo Centro Vodafone con un nulla di fatto. Ho un portentoso Nokia Lumia 1520 fra le mani, ma nessuna NanoSIM per poterlo utilizzare a tutti gli effetti.

E’ qui che probabilmente tocco il fondo, nel senso che nel centro commerciale comincio a sbraitare, perchè non capisco perchè ogni Centro Vodafone segua regole diverse per una semplice sostituzione di SIM. Uno alle 19 stava già chiudendo, mentre gli altri no, il terzo mi chiede una visura camerale che gli altri non hanno nemmeno citato. Detto questo, chiudo il sabato con una sconfitta.

Fase 4 – Centro Vodafone presso il Centro Commerciale Bennet di Pieve Fissiraga (Lodi)

Il giorno dopo, domenica, ritorno sul campo di battaglia, di buon’ora. Alle 9:30 circa vado nel Centro Commerciale più vicino a casa mia, ed al cui interno c’è un punto assistenza Vodafone. Dopo la solita fila, qui scopro che non hanno alcuna NanoSIM disponibile, ma ne aprofitto comunque per chiedere come funziona il processo di sostituzione di una SIM aziendale. La risposta è disarmante. In pratica ci vuole:

  1. la visura camerale dell’azienda
  2. la delega da parte del titolare che mi autorizza all’operazione
  3. un mio documento di identità

Il tizio mi dice di tornare martedì o mercoledì: le NanoSIM dovrebbero arrivare; basta che vado lì con tutta la documentazione e mi fanno la sostituzione. Esco dal Centro Commerciale, ancora una volta sconfitto.

Fase 5 – Reparto telefonia di Mediaworld, a Cornegliano Laudense (Lodi)
Ultima tappa. Vado dal mio Mediaworld di fiducia (a circa 1 km dal centro commerciale di prima), reparto telefonia. Solita fila, poi tocca a me. “Devo sostituire una MicroSIM con una NanoSIM”, affermo. La tipa mi dice che devo pagare 8 euro, e mi rimanda all’addetto più giusto per quel tipo di attività. Quest’ultimo mi chiede numero di telefono e partita iva dell’azienda. Gli do il numero e gli detto la partita iva. Non pago nulla (al contrario di quello che mi aveva detto inizialmente la ragazza), e non mi è stata chiesta alcuna visura camerale, ma soltanto un mio documento di identità. Pochi minuti ed ho in mano, finalmente, una NanoSim da poter infilare nel mio nuovo Lumia 1520. Finalmente. Finalmente. Finalmente. Finalmente. Finalmente, direi. Mamma mia che odissea.

Epilogo
Per fortuna, ancora una volta, tutto è bene ciò che finisce. Ma quanta arrabbiatura, ma quanto tempo perso, quanta benzina e tempo buttati via. Quanto stress. E comunque ho notato che i ragazzi sono più amichevoli e permissivi (nessuno dei ragazzi con cui ho parlato mi ha chiesto documenti particolari, nè ho dovuto pagare nulla), mentre le ragazze sono decisamente più puntigliose, e soprattutto una di queste mi ha detto che avrei dovuto pagare 8 euro (falso). Ditemi voi. Grazie, Vodafone, per la tua chiarezza: fossi in te, cercherei di uniformare i tuoi corsi di formazione interni, in modo tale che la procedura di sostituzione sia più chiara ed uguale dappertutto, e soprattutto uniformata tra uomini e donne (ci sono troppe differenze tra quello che mi hanno detto i ragazzi e le ragazze: i primi forse troppo permissivi causa “lato nerd”, le seconde forse troppo meticolose e che alla fine, sostanzialmente, mi hanno solo causato un disservizio ed un sacco di tempo perso.

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Hardware

Un Nokia Lumia 925 tutto per te, con il programma DVLUP di Nokia

Il programma DVLUP di Nokia è un’ottima iniziativa di Nokia che mette alla prova tutti i developer di Windows Phone, con una serie di sfide (challenge), che consistono per lo più nel pubblicare app entro una certa data limite, oppure semplicemente aggiornarle, soddisfacendo allo stesso tempo alcuni requisiti specifici di ogni particolare challenge. Il tutto per guadagnare experience points (XP); e tutto ciò mi riporta alla mia gioventù, quando giocavo di ruolo. Ci sono challenge riguardanti i giochi, per esempio, altre app generiche, oppure altre ancora che vi obbligano ad implementare determinate features: utilizzare le Nokia Maps, le Nokia Music API, oppure supportare tutti i tipi di tiles di Windows Phone. Insomma, ce n’è per tutti i gusti, da chi è appena arrivato a sviluppare su questa piattaforma, a chi invece ha già un po’ di esperienza sulle spalle.

C’è una challenge molto interessante, ovvero questa, che vi segnalo in modo particolare.

In breve, se riuscite a pubblicare sullo store tre nuove app per Windows Phone ed altrettante per Windows 8 entro il 24 Dicembre prossimo, Nokia vi regalerà un bellissimo Nokia Lumia 925 (allo stato attuale probabilmente il mio smartphone preferito – potente come il 920, ma molto più elegante e leggero – uhm, adesso che ci penso, ci sarebbe anche il 1020).

Insomma, direi che è un’occasione da non lasciarsi scappare, che ne dite?

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.NET World

Ricordare la posizione delle Window di WPF usando MVVM

Una delle caratteristiche che trovo simpatiche in un’applicazione Windows è quando si ricorda la posizione e la dimensione delle finestre. Questa cosa diventa ancora più utile se si utilizza più di un monitor, perchè a questo punto la nostra applicazione si ricorderà di aprire le finestre anche sull’eventuale monitor secondario, ridimensionate e nella stessa identica posizione in cui la avevamo lasciate l’ultima volta.

Fare questa cosa con il code-behind è piuttosto banale, perchè basta gestire gli eventi Closed e Loaded delle finestre: nel primo caso bisogna salvare da qualche parte posizione e dimensione, nel secondo caso bisogna leggerle e ripristinarle.

E se volessi implementare questo meccanismo in un’applicazione enterprise sviluppata con MVVM? Magari scrivendo un codice XAML di questo tipo:

<Window x:Class="AppDiProva.UI.WPF.Views.LoginWindow"
        xmlns="http://schemas.microsoft.com/winfx/2006/xaml/presentation"
        xmlns:x="http://schemas.microsoft.com/winfx/2006/xaml"
        xmlns:helper="clr-namespace:Helpers.Xaml"
        Title="Titolo" Height="370" Width="500" ResizeMode="NoResize"
        
        helper:WindowStateHelper.Active="True">
</Window>

 

Ho volutamente lasciato una riga spaziata per evidenziare l’helper che utilizzo, e che ovviamente mi sono scritto per gestire questo scenario. In pratica, si tratta di una classe WindowStateHelper, con una sola dependency property booleana, che imposto a “True”. Quando viene attivata, come nell’esempio qui sopra, internamente fa tutto quanto il lavoro, che può essere riassunto così:

  1. sottoscrive gli eventi Closed e Loaded della Window
  2. quando una finestra viene chiusa, salvo in un semplice file di testo la dimensione e la posizione della finestra; il nome del file viene generato prendendo in pratica il nome della classe, sostituendo ogni “.” con “-“, giusto per rendere il nome del file gradevole. Quindi lo stato di una Window con nome VivendoByte.MioSoftware.UI.LoginWindow verrebbe salvato nel file “VivendoByte-MioSoftware-UI-LoginWindow.txt”
  3. quando una finestre viene riaperta, controllo se esiste un file che contiene il suo stato (prendo il nome della classe, come nel punto 2): se esiste, lo leggo e lo decodifico, e reimposto dimensione e posizione. Se non esiste, significa che è la prima volta che è stata aperta, per cui non faccio nulla
  4. I files vengono salvati nella directory Environment.GetFolderPath(Environment.SpecialFolder.LocalApplicationData) + "\Mio Programma\"; evitate la cartella di roaming, perchè in questo modo andreste a sincronizzare i files sugli altri PC con cui vi loggate con lo stesso Microsoft Account. E quindi significa che se su un PC avete due monitor Full HD, e su un notebook avete una vetusta 1366×768, le finestre potrebbero non comparire perchè al di fuori dell’area visibile

Lo trovo piuttosto elegante, e soprattutto molto trasparente, perchè il developer finale dell’applicazione non si accorge di nulla. Lui sa che lo stato delle finestre viene salvato e ripristinato, e tanto basta, senza troppe complicazioni e concentrandosi sulla sua applicazione finale.

Il codice dell’helper è scaricabile da qui. E’ sicuramente migliorabile, ma è un buon punto di partenza.

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My personal life

Milano, la routine, la pioggia ed il Natale

Milano è una grande città, questo si sa e non c’è bisogno che ve lo ricordi. Eppure, nonostante le sue dimensioni di città a livello europeo, visito sempre gli stessi posti, seguendo quasi le stesse strade, gli stessi percorsi. Leggendo mesi fa un libro sul funzionamento del cervello umano, ho scoperto che abbiamo bisogno di routine, perchè il cervello funziona meglio. Ed inconsapevolmente è ciò che faccio. Da qualche anno, ormai, mi sono trovato un barbiere a Milano, e vado sempre lì, nonostante abiti in un paese a circa 30km di distanza, nonostante mi costringa, una volta al mese, a prendere l’auto, poi l’autostrada, la metropolitana. Eppure, tutto ciò non mi pesa, diciamo, perchè quando si lavora a casa tutti i giorni della settimana, durante il weekend un po’ di casino lo vuoi anche vedere e vivere.

E poi, ne aprofitto, per fare tante cose: per fare due passi, per entrare in qualche negozio, per vedere qualche bella ragazza, per respirare un po’ di aria inquinata. Come dicevo prima, poi, tutto ormai è diventato routine: parcheggio a San Donato Milanese, metropolitana, scendo in Porta Romana, mi taglio i capelli e poi via, da qualche parte. E’ solo a questo punto che prendo in considerazione qualche variante: se è estate prendo la bicicletta con il BikeMi (servizio eccezionale della città di Milano), oppure riprendo la metropolitana. Per arrivare in Duomo, il famoso Duomo di Milano. E poi via, due passi, in Galleria, oppure verso San Babila, visitando negozi conosciuti e perciò rassicuranti.

Solitamente, sono un tipo piuttosto mattinieri, e quindi bene o male tutto questo avviene il sabato, dalla mattina presto fino a mezzogiorno.

Ma d’autunno, o d’inverno, Milano dà il suo meglio nel tardo pomeriggio.

E’ una cosa che mi tocca il cuore, ed è davvero difficile spiegarvelo. Il cielo scuro, il look gotico del Duomo, imponente, che ti guarda, le vetrine dei negozi, gente che va e che viene con le borse piene di acquisti. Le strade con i sampietrini, che quando piove sono scivolosi, i tram ricolmi di gente. I grandi punti vendita delle catene di elettronica di consumo, dove trovi di tutto, e che per me sono una tappa obbligata. E poi, gente di ogni tipo: italiani, russi, giapponesi, cinesi, ragazze e ragazzi dell’europa dell’est oppure dell’america del sud: alcuni turisti, altri invece che vivono che vivono qua insieme a noi. Gente che magari senti parlare in un italiano perfetto, ed un secondo dopo parla con la moglie in una lingua che neppure riesci a capire da dove arrivi. E poi, i neri che tentano di venderti braccialetti della fortuna. Le tre linee della metropolitana, in cui molte volte mi sono “nascosto” ed ho cercato rifugio, in qualche bar a fare colazione, di fretta e furia. Immancabile poi qualche manifestazione proprio in Piazza Duomo: che si tratti di “un qualcosa di religioso”, oppure di chissà che altro, Milano è sempre viva, e ti fa sentire vivo.

Sotto Natale, poi, è ancora meglio. Tempo fa sono entrato nella Rinascente, sempre in Duomo, ed ho salito un piano dopo l’altro. Praticamente, è quasi tutto abbigliamento: uomo, donna, bambino, grandi stilisti, moda ultra-chic di ogni tipo. Quando sono arrivato all’ultimo piano, mi si è aperto il cuore: era già tutto addobbato per Natale. C’erano festoni appesi ovunque, abeti di qua ed abeti di là, presepi, luci colorate dappertutto. Mi è quasi sembrato di entrare in un villaggio natalizio, lontano anni luce dal centro di Milano. Milano è anche questo. Ed è anche jazz, mostre e musei di ogni tipo. E’ la città della notte bianca. E’ la città dove ho passato i miei ultimi capodanni all’aperto.

Adoro Milano, e francamente non potrei farne mai a meno. Se un giorno dovessi trovarmi dall’altra parte del mondo, probabilmente continuerei a cercarla anche laggiù.

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