Technology Experience
My personal life

Questo blog chiude, e voglio ritentare la strada del tassista

Che mi piaccia guidare non lo nascondo a nessuno, e di fare il tassista non è un’idea dell’ultimo momento: ne avevo parlato molto tempo fa sul mio vecchio blog.

Non c’è un motivo particolare che mi ha fatto prendere questa decisione. Troppi amici che se ne vanno dal loro attuale posto di lavoro, la figuraccia di questa mattina durante la demo con il cliente, lo stress, i viaggi da e verso Milano ogni giorno dopo un po’ pesano. Sono uno a cui piace mettere radici, e l’idea di essere sballotato come una marionetta non mi è mai piaciuta. Come dice Lorenzo, sono uno che prende le decisioni d’impulso, senza pensarci troppo. E sono anche convinto del fatto che queste decisioni prese a caldo siano le migliori e le più efficaci. E voglio essere coerente con me stesso.

La coerenza di prima ha un prezzo alto: così come il mio amico byte ha voluto lasciare i suoi due amici in questo racconto, così io devo e voglio chiudere questo blog e lasciare tutti voi. Voglio ringraziarvi per i commenti simpatici, quelli polemici e per tutto quello che mi avete insegnato. Se sommassi il numero totale di post scritti, sia su UGI che qua su VivendoByte, e se contassi anche i commenti ricevuti, i numeri sarebbero alti. Numeri di cui vado sinceramente fiero, perchè la costanza e la tenacia con cui ho bloggato ogni giorno mi ha permesso di conoscere tutti voi cari lettori, ai quali devo molto.

Quattro anni fa il numero di licenze per tassisti erano in sovrannumero, oggi non lo so. Io ci ritento, e se anche oggi non dovessi farcela, probabilmente prenderò la mia Astra e diventerò un autista privato. Penso che alla lunga avrò maggiori soddisfazioni del lavoro che faccio adesso, può anche essere che alla fin fine riuscitò a guadagnare di più.

Grazie, amici ed amiche che mi avete seguito. Le trasmissioni finiscono qua. Buona fortuna a tutti quelli che vogliono continuare per questa strada! Vi voglio bene!

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Software

File hosts su Pocket PC/Windows Mobile

A questo url trovate un articolo che spiega come impostare su un palmare il file hosts, che serve per associare hostname con i corrispondenti indirizzi IP.

Quando si parla di palmari, il termine file non è esatto, perchè in questo caso le informazioni sono contenute nel registry di sistema, ed esattamente nel path HKEY_LOCAL_MACHINECommTcpipHosts. Date una lettura all’articolo per maggiori informazioni.

Ricordo che è possibile editare il registro del palmare dal PC desktop usando un utility che purtroppo adesso non riesco a dirvi. Lasciatemi un commento se siete interessati. Ma credo che se provate a cercare CE remote registry su Google qualcosa troverete di sicuro!

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Software

Sì, anche a me succede di dover aspettare la UAC

Qualche giorno fa sul Muro di UGIdotNET è comparso un post di M.rkino che discuteva un po’ su Windows Vista, sulla posizione predominante di Microsoft sul mercato e così via. I 13 commenti si sono più che altro concentrati sui bug e sui problemi che secondo molti affliggono Vista, e che hanno reso questo OS un vero e proprio incubo per molti utenti, tanto che spesso l’unica soluzione possibile era il downgrade verso il buon vecchio Windows XP.

Prima che installassi il Service Pack 1 di Vista, anche io qualche problema ce l’avevo. La copia dei files in rete era praticamente impossibile – e non ho mai capito il perchè. Se all’avvio di Vista mi loggavo subito – appena la UI me lo permetteva – il PC non aveva ancora preso l’IP dal mio DHCP locale, e quindi non vedevo la rete locale, nè Internet (ne avevo parlato un pochino qua).

E anche adesso mi capita a volte di dover aspettare un po’ di tempo (un po’ = circa un minuto) prima che mi compaia il prompt della UAC, ovviamente nei momenti in cui questo deve comparire. Indipercui…setup dei programmi, copia di files in directory particolari, etc. etc. C’è questo post su MSDN intitolato “Why Does It Take So Long to See the UAC Prompt Sometimes? (Diagnosing Slow UAC Prompts)” che spiega un po’ di cose interessanti sul perchè a volte la UAC tarda ad arrivare: a volte dipende dalla scheda video, altre volte dipende dalla dimensione del file che richiedere l’elevazione dei permessi, altre volte dipende dalla signature del file, etc. etc.

Non so…io l’ho letto e mi ci sono ritrovato nel problema descritto.

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My personal life

Pensavo che i LEGO non servissero più

Qualche settimana fa mio fratello ha comprato su ebay.it un modellino di aeroplano. Modellino mica tanto, perchè l’apertura alare è di un metro ed il peso è poco inferiore al mezzo chilo. Per decollare richiede 15 metri di spazio. Così dicono, perchè mio fratello prima di farlo staccare da terra vuole essere padrone della situazione.

L’aeroplano, che vedete nelle fotografie qui sopra ha due ruote davanti – un semplice carrello – ma nessuna ruota sulla coda. Questo comportava diversi problemi: ci vuole un po’ più di spinta per farlo partire da fermo, sull’asfalto basta il più piccolo dei sassolini per farlo sobbalzare, etc. etc.

Abbiamo quindi pensato di mettere una rotellina di qualche tipo, così da rendere un po’ più stabile l’aeroplano durante il rullaggio ed il decollo (quando ci sarà!).

Quale miglior soluzione di una ruota dei LEGO che giaceva dimenticata da lungo tempo?

La foto ad alta qualità è visibile qui (scattata con la funzionalità Macro).

La prossima volta che vi viene la tentazione di buttare via qualcosa di vecchio o che pensate non userete mai più, pensateci due volte!!!

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.NET World

Visto che venerdì sera si parlava di donne…

Ecco un bel link con un articolo da leggere.

Domani Lunedì 31 Marzo sul sito www.webalfemminile.it ci saranno tutta una serie di eventi che fanno capo alla definizione Donne e Tecnologia – L’alleanza per un futuro migliore. Gli eventi riguardano ovviamente le donne, sulla pari opportunità nel lavoro, sul rapporto tra uomini e donne sul luogo di lavoro, sulla predisposizione delle donne verso un lavoro piuttosto che un altro, la fuga di cervelli verso gli altri Paesi, etc. etc.

Visto che venerdì sera c’è stata un’accesa discussione sulle donne e sul nostro lavoro, ecco pronta la risposta…

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Community

Cena UGIdotNET a Sirmione: siamo fortissimi!!!

E’ stata veramente una grande serata, piena di risate, discussioni, ragionamenti su Silverlight ed Ajax, di amici ed amiche nuove che da poco si sono trasferiti qua in Lombardia, di stracotto d’asino, di vino bianco e vino rosso. Grazie a tutti per queste magnifiche serate, siete tutti bellissimi e bellissime, e non mi riferisco (solo) ai capelli neri delle ragazze more, ma anche ai sorrisi e a tutte le battute.

Se è vero che ci siamo conosciuti – ormai qualche anno fa – per far parte di UGIdotNET, è altrettanto vero che ormai questa definizione va sempre più stretta, perchè per me certe persone sono amiche indipendentemente da dove le ho conosciute. Sono amiche perchè mi hanno aiutato, mi aiutano, mi fanno stare bene, mi prendono in giro scherzosamente senza offendermi così come io prendo in giro loro.

Insomma, una gran bella compagnia! E ieri sera abbiamo indubbiamente battuto il record di presenza femminile nelle nostre cene. Un saluto particolare a Lucia, Laura, Sara e…ecco, uhm, sì…veramente…anche a Tiziana!

 
Sopra : panoramica di (parte) della tavolata


Sopra : io ed il grandissimo Lorenzo

Tutte le altre fotografie (in totale sette, mica tante) sono disponibili sul mio sito Flickr.

E c’è anche un bel video di Janky che la dice lunga sulla serata: è qua da vedere!

Alla prossima, ragazzi!!!

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VivendoByte.ByteAdventure

[Adventure.01] Genesi: prima di essere un byte, era byte[0]

byte[0], byte[1] e byte[2] erano tre bytes amici di lunga data. Si erano incontrati così per caso durante l’esecuzione di una query in MySQL, quando il destino decise che dovessero formare una maschera di bit per formare una JOIN tra due tabelle del database. Tra loro era nata una certa affinità. Se uno di loro tre decideva di fare una cosa, gli altri due lo seguivano senza fiatare. Si divertivano, la pensavano allo stesso modo su molte cose, parlavano e scherzavano liberamente. Era uno spasso.

byte[0] era il più vivace.
Era quello che voleva sempre ficcarsi nei guai con le sue idee, quello che quando veniva a sapere che era stato installato un nuovo antivirus nel sistema voleva testarne l’efficacia. byte[0] era stato quello che per primo aveva voluto saggiare l’estrema velocità delle nuove fibre ottiche a 20Mbit, che gli avevano permesso di viaggiare da un IP greco fino ad un IP russo, attraverso un percorso di routing che aveva impiegato nemmeno un secondo per arrivare a destinazione.

byte[1] era il più pessimista.
Quando il Creatore migrava ad un nuovo sistema operativo, byte[1] preferiva quello vecchio. Se veniva installata una patch per qualche software, era timoroso e pensava che contenesse qualche bug, che l’avrebbe costretto a rimanere imprigionato nella stessa cella di memoria per chissà quanti miliardi di cicli di clock. Gli altri due lo prendevano in giro per questo suo pessimismo: gli dicevano che vedeva sempre lo stack mezzo vuoto, quando in realtà c’era anche la parte mezza piena e che quest’ultima generalmente è molto più interessante. Ma byte[1] non li ascoltava quasi mai.

byte[2] era il più esoso in termini di risorse.
Si vantava di aver viaggiato su un gran numero di sistemi differenti. Diceva continuamente che era stato su bus a 16, a 32 e a 64 bit. Era orgoglioso quando raccontava di aver preso parte ad algoritmi su schede grafiche DirectX 10.0, oppure quando aveva caricato 1Tb di dati su un database Oracle. byte[2] tendeva sempre ad occupare sempre più memoria per allargare i propri confini. Il suo motto preferito era “Se un sistema Windows dispone di 16Gb di RAM, perchè non poterli occupare tutti?”. L’efficienza, l’ottimizzazione ed il risparmio di memoria non facevano per lui.

 

Una sera come tante altre, byte[0], byte[1] e byte[2] sedevano tranquillamente lungo un bus come tanti altri. Il bus assomigliava ad una strada stretta e tortuosa di montagna; da un lato si ergeva una parete esadecimale contenente pezzi di codice eseguibile, mentre dall’altro lato si apriva un panorama mozzafiato. Centinaia, migliaia, milioni e miliardi di luminose celle di memoria si stendevano più sotto fino all’orizzonte. I tre bytes osservavano la scena ammirati, spaziando con lo sguardo da destra a sinistra e viceversa, divertendosi a cogliere tutte le infinite combinazioni di colore di ciascun byte che – velocissimo – viaggiava per il sistema. C’era di che riflettere. C’erano bytes che componevano immagini JPG, codice eseguibile di chissà cosa, stream audio da Last.fm, video da YouTube, handle di finestre e controlli, servizi di sistema ad alta priorità. Un’infinità di informazioni in movimento sincronizzato, ritmato dal battito del clock di sistema che echeggiava in tutti i meandri della mainboard permeando ogni attività. La distesa di bytes multicolori si attivava in base al task attivo, sollevando onde esecutive più o meno alte.

byte[2]: “La sapete una cosa? Questo sistema monta 2Gb di memoria RAM. In questo momento ne stiamo vedendo solo un quarto.
Attimi di silenzio. Quello che vedevano era sconfinato, com’era possibile che fosse solo un quarto? Quant’è il 25% di infinito?
Come fai a dirlo?” – chiese byte[0].
byte[2] : “E’ semplice. Vedi quella zona verde scuro in fondo a sinistra, proprio accanto all’ingresso dell’hub USB 0x01? Lì gira sempre il processo taskman.exe dell’OS, conosco quella zona, ho degli amici. E taskman.exe viene sempre allocato negli indirizzi di memoria più bassi. Mentre dall’altra parte, là nell’estrema destra c’è la zona riservata ai dati delle applicazioni, come quel piccolo documento Word che fa capolino tra il file CSS e lo script SQL che è in esecuzione. In tutto, quello che vediamo adesso sono solo 512Mb di RAM.
Ma come fa a non crashare tutto?” – chiese byte[1] incredulo.
Beh, in realtà capita che l’OS perda il controllo, ma ultimamente l’efficienza è notevolmente migliorata.” – spiegò byte[2] all’altro – “Ricordo quando visitai un sistema XP senza alcun Service Pack. Bastava un niente affinchè un software non autorizzato potesse prendere il controllo dell’intero sistema. Oggi lo cose sono molto cambiate, i nuovi kernel hanno sempre tutto sotto controllo.
Attimi di silenzio.
La vuoi sapere tu una cosa, adesso? Voglio essere il primo a visitarle tutte!” – proclamò byte[0] con una certa sicurezza nella voce.
Visitare cosa?” – chiese perplesso byte[2].
Tutte le celle di memoria di questo sistema.” – rispose risoluto byte[0].
byte[2] sorrise come se volesse commentare l’ultima frase in silenzio, senza usare le parole. Sarebbero state troppo offensive. Ma in fondo byte[2] capiva byte[0]. Forse era proprio questa comprensione reciproca ad unire così i due bytes. Ma questa volta byte[0] peccava di ingenuità. Tentò di spiegarglielo con calma.

Non ci riuscirai mai, perchè un byte non può andar dove più gli piace. Se potesse, il sistema collasserebbe con pochi cicli di clock, perchè prima o poi finiresti in un’area di memoria pericolosa in cui non dovresti stare. Dr. Watson ti braccherebbe senza sosta. Potresti farcela in un sistema antiquato e poco protetto come l’XP di cui parlavo prima, ma al giorno d’oggi è assolutamente impossibile. Ci sono controllori che girano ovunque, nuove patch di sicurezza che vengono applicate quotidianamente. Troppi ostacoli da superare. Lo capisci?
Mentre un nuovo WrapPanel veniva istanziato dal runtime di WPF, sollevando nubi di pixel verdastri, byte[0] era con la testa altrove. Aveva sentito a malapena le parole del suo amico che tentava di farlo desistere dal suo intento: in realtà lui non vedeva l’ora di cominciare a viaggiare.
Non me ne importa. Mi muoverò silenziosamente, senza farmi vedere e senza dare nell’occhio. Non dico che tutti possano farlo, ma io sì.

byte[0] si vedeva già mentre si spostava da una cella all’altra, facendola in barba all’OS. D’altronde sapeva benissimo che c’erano sistemi operativi incapaci di gestire tutta la memoria RAM installata, per cui poteva tranquillamente visitare interi blocchi di memoria senza che nessuno se ne accorgesse. Il vero problema – e su questo byte[2] aveva ragione – è che c’erano aree molto più pericolose, e lì dovevano stare molto più attento per non finire nei guai. Ma a lui piacevano quel genere di avventure, e si sentiva già esaltato all’idea. Forse in fondo aveva già deciso di andarsene.

Tu sei pazzo. Verrai deallocato e ti perderemo per sempre. Se deciderai di andartene, non potrò seguirti. Mi dispiace, ma io ho una vita da vivere.” – disse byte[1] con un velo di maliconnia nella voce.
Lo stesso vale per me. Una volta, forse, sarei venuto per vedere tutto quello che c’è da vedere. Ma adesso son troppo vecchio per queste cose, il garbage collector è qui dietro l’angolo ed il mio tempo è scarso.“. byte[2] raggiunse anche lui la sua conclusione.

byte[0] si rese conto che il voler iniziare una nuova avventura gli costava un prezzo davvero alto da pagare. Sarebbe stato solo, perchè nè byte[1] nè byte[2] voleva andare con lui. Un po’ triste, distolse gli occhi dai banchi di memoria RAM luminescenti per osservare i suoi due amici che stavano aspettando che prendesse una decisione definitiva. Se se ne fosse andato, avrebbe perso i suoi due migliori amici, ma probabilmente là fuori c’erano miliardi e miliardi di bytes da conoscere, con cui ridere, scherzare e vivere nuove esperienze. Forse si sarebbero reincontrati, ma chissà quando. Quei pensieri gli giravano per la testa, e per un solo ciclo di clock pensò che stesse per tradirli. Fino a che punto lui aveva il diritto di spezzare quell’amicizia? Fino a che punto avrebbe retto il peso della sofferenza di byte[1] e byte[2] che stavano per rimanere da soli? Gli soggiunse un qualcosa che aveva letto una volta, molto tempo fa, su una pagina Web: lo stream HTML includeva caratteri ASCII che recitavano “Niente dura per sempre!“. Andarsene per lui non era un capriccio dell’ultimo momento, ma un’esigenza molto forte.

Pian piano si fece coraggio e prese la sua decisione. byte[1] e byte[2] se ne accorsero senza bisogno di troppe parole, perchè videro tutti i bit illuminarsi d’immenso. Per un breve istante, byte[0] divenne forse il byte più luminoso di tutto il firmamento.

I tre bytes si abbracciarono commossi, formando un piccolo array.
Addio, spero di rivederti…” – disse sommossamente byte[1].
Addio, e…buon divertimento!” – disse byte[2] con un leggero sorriso sulla bocca.
Addio, cari amici miei. Grazie di tutto!

Poi byte[0] si incamminò voltando le spalle agli altri due. Era emozionato ed un po’ ansioso, perchè si rendeva conto di aver davanti a sè una grande avventura e non sapeva se era all’altezza oppure no. Poteva finire male o bene, come tutte le cose, ma lui ci avrebbe messo il massimo dell’impegno che poteva metterci.

byte[0] arrivò ad una svolta. Prima di girare l’angolo, alzò i due bit più alti e li agitò in segno di saluto, rivolto agli altri due che erano rimasti seduti a guardarlo più in lontananza. Essi ricambiarono.

Quando byte[0] girò l’angolo, rimase definitivamente solo.

Fu così che byte[0], il più vivace ed il più avventuroso fra i tre, divenne semplicemente il byte, così come voi lo conoscete.

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My personal life

"Scramers – Urla dallo spazio": e il racconto?

Ieri sera, in seconda serata, mi pare su Rete 4, hanno messo in onda Screamers – Urla dallo Spazio. E’ un film di fantascienza tratto da un racconto di Philip K. Dick, il cui protagonista principale è Peter Weller, famoso per aver interpretato Robocop. In passato ho letto qualche romanzo di questo scrittore, ma non ricordavo un racconto simile al film di ieri, per cui mi ha incuriosito. Sono anche stato attento durante i titoli di testa, per vedere se venisse citato il titolo. Io non l’ho visto: o sono stato poco attento oppure non l’hanno detto.

Con qualche googlata ho risolto l’arcano. Se qualcuno di voi è interessato, il racconto da cui è stato tratto il film è Modello Due, il cui titolo originale è Second Variety. Lo si trova nel volume Rapporto di minoranza e altri racconti, che contiene alcuni racconti da cui sono nati molti film di fantascienza più o meno moderni (Atto di Forza, Matrix, etc.).

Lo voglio!

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