Wilco è il mio nome in codice. Mi è stato affibbiato anni fa, quando sono entrato nel Team. Di cosa tratto? Di tutto un po’: la gente mi chiama ed io risolvo il loro problema. Recupero crediti, vigilanza notturna, visite presso i clienti…visite…di un certo tipo. E a volte ci scappa qualche lavoro extra: qualche estorsione, rapimenti di qualche rampollo di famiglia per richiederne il riscatto, riscossione del pizzo. Lavori un po’ particolari. Sono pericoloso? Sì. Lo sono per tutti? Diavolo, no, non ce l’ho con tutti quanti, ma solo con il mio obiettivo. Di certo comunque non sono quel tipo di uomo che un padre vorrebbe far sposare alla propria figlia. Me la cavo, giorno dopo giorno, senza pensare troppo al domani, perchè uno come me potrebbe anche non averlo, un domani. E poi condurre una vita come la mia in fondo è semplice: accendo il PC la mattina, ricevo la mail con gli ordini ed eseguo. Prima faccio, prima incasso i miei soldi, e meglio è per tutti: soprattutto per il Team. Per questo sono un tipo mattiniero: la mattina ha l’oro in bocca. Mi piace sentire nelle narici l’aria frizzante, ti dà un’energia particolare, che solo in quel momento del giorno trovi.
<goto>
Adesso sto correndo. A dispetto di quello che accade tutti i giorni, oggi mi sono alzato tardi. Ebbene sì, ogni tanto capita anche a noi professionisti. La sveglia è puntata alle 5:55 AM, lo è da circa 7 anni. Stamattina ho aperto gli occhi alle 7:00 AM, non l’ho proprio sentita – e non so spiegarmi il perchè. Che cosa mi è preso?? Come diavolo è potuto accadere?? Mi sono buttato giù dal letto, poi barba e di filato sotto la doccia fredda per svegliarmi. Venticinque minuti dopo ero per strada. Sto correndo per raggiungere la mia auto, dove potrò accedere al mio notebook nascosto sotto al sedile passeggero per vedere la missione di oggi. Diavolo, mi sono appena fatto la doccia e sono già tutto sudato. Se il buongiorno si deve dal mattino, oggi sono proprio fregato.
<goto>
Sette minuti di corsa, dal mio appartamento fino al parcheggio C31, dove solitamente lascio la mia auto parcheggiata. Apro lo sportello, mi ci infilo dentro, sollevo il sedile, trovo il notebook e lo accendo. Sono le 7:33 circa. Il sistema operativo fa il boot in meno di 15 secondi, ed ho avuto la bizzarra idea di inserire il programma di posta elettronica nell’avvio automatico. Sarà anche una cosa bizzarra, ma è la cosa più comoda del mondo. In Posta in Arrivo vedo due nuove e-mail: una arrivata verso le 1:00AM, l’altra – in Priorità Alta – è arrivata alle 6:30. Leggo prima quest’ultima, è la più recente, ed inoltre mi sembra più urgente.
Oggetto : “Appuntamento urgente, coordinate K19”
Testo : “Incontra l’uomo, ti dirà lui cosa fare”
Mail corta, essenziale, meglio. Il sistema di coordinate messo in piedi dal Team evita di sbandierare ai quattro venti l’indirizzo in chiaro: so che K19 identifica un settore a nord-ovest della città, ma il punto esatto apparirà sul navigatore satellitare solo quando sarò nei paraggi. Evito di perdere altro tempo: accendo l’auto, imposto il navigatore, esco dal garage e sfreccio via verso la mia destinazione.
<goto>
Davanti c’è un distributore di benzina. Non lo conoscevo, cercherò di ricordarmelo. La locazione K19 punta ad una piccola porticina di metallo, una di quelle che ci starebbe bene in una cantina di qualche palazzo, non certo messa lì, in bella mostra direttamente sulla strada. C’è un campanello, senza alcun nome. E non c’è maniglia: come diavolo faccio ad aprire una porta senza maniglia? Provo a spingere, ma sembra bloccata. Suono il campanello, e si sente il rumore di una sorta di meccanismo, che apre la porta.
La spingo lentamente ed entro.
C’è un’unica stanza: un tavolo di metallo, due sedie di metallo, un piccolo armadietto in un angolo. Sembra la stanza per un interrogatorio in una stazione di polizia. Manca solo uno specchio, quello in cui tu ti guardi, mentre quelli che stanno dall’altra parte ti guardano prendendoti in giro. Faccio qualche passo e mi avvicino al tavolo. Sopra ci sono un taccuino, una biro ed un paio di occhiali strani. La porta alle mie spalle si chiude automaticamente. Prima che cali il buio, si accende un neon sul soffitto.
Solo allora mi accorgo della sua presenza. Su una delle due sedie c’è seduto un uomo. Giuro, prima non c’era. Prima non c’era ed adesso sì.
Il neon vibra e produce una luce irregolare, strana, azzurrina, lasciando cadere ombre sfocate e divergenti.
“Indossa gli occhiali, poi parleremo…” – ordina l’uomo.
Non è la prima volta che il Team assume metodi un po’ eccentrici per comunicare ordini e compiti, per cui non mi faccio sorprendere dalla stranezza della cosa. Li prendo dal tavolo – sono un po’ pesanti, e li indosso. Sono strani: le lenti sono gialle. Vedo tutto esattamente come prima, solo un po’ più giallo. E ho come l’impressione di poter apprezzare più dettagli, come se quelle lenti donassero più nitidezza nella visione stessa. Vedo meglio, più luminoso, vedo dettagli della stanza che prima ignoravo.
E – aspetta – cosa sono quei numeri che vedi ai lati del mio campo visivo?
”Se ti stai chiedendo cosa sono quei numeri che vedi, sono qui per spiegarteli. Sono i tuoi valori parametrici: in alto a sinistra hai il tuo livello di salute, più sotto ci sono gli altri indicatori di saggezza, mana, forza. Le icone rappresentano il tuo profilo, chi sono e chi non sei, cosa puoi fare e cosa no. A destra vedi tutte le armi di cui disponi, con le munizioni residue, con tutti i loro potenziamenti. C’è un’ultima voce, in basso al centro, “Menù”: se ci clicchi sopra puoi accedere ad una serie di impostazioni avanzate: puoi salvare o ricaricare una partita, ricominciare da zero, oppure modificare altre impostazioni più a basso livello, ma adesso è meglio non parlarne”.
Partita??? Salvare o ricaricare? Ma di cosa diavolo sta parlando ‘sto tizio? Non riesco a far nient’altro che stare zitto, per adesso.
E’ ovvio che deve essere un pazzo, qualcuno che non ha tutte le rotelle al posto giusto. Lascio che continui la sua spiegazione.
“Ora, non pensare che io sia pazzo o che non abbia tutte le rotelle a posto. Tutto questo è possibile perchè tu non sei nient’altro che un personaggio che non esiste. Una entità inserita in un falso mondo, dal quale non puoi fuggire. Ora – ascoltami bene – quando indossi questi occhiali puoi comandare una sorta di puntatore con lo sguardo: muovi gli occhi e vedrai una freccia, che puoi spostare dove vuoi. Se non mi credi, prova: con gli occhi vai sopra l’icona della pistola 10mm che vedi, sbatti gli occhi e guarda la tua mano”.
Non sto più nella pelle, non so di cosa stia parlando. I miei sensi sono tutti all’allerta, sto cercando una possibile via di uscita da questa assurda situazione. Sto cercando di capire dove voglia andare a parare questo tizio. E’ tutto folle, non ci capisco nulla. Faccio per alzarmi, in preda ad una sorta di stato d’ansia. Mi sto chiedendo cosa accadrebbe se tirassi fuori la mia pistola e sparassi a questo tizio e lo facessi fuori. Un colpo, bang, problema risolto.
“Cosa stai aspettando? Muovi gli occhi, tocca la pistola e guarda la tua mano destra” – ripete l’uomo davanti a me.
Tentar non nuoce, è talmente assurdo che potrebbe funzionare. La cosa più logica è che questo paio di occhiali siano una sorta di giocattolo hi-tech del Team. In modo del tutto naturale, muovo gli occhi, prima a sinistra e poi a destra. Effettivamente vedo una freccia, come se fosse il puntatore della trackball che uso sul mio notebook. Si muove in modo istantaneo, seguendo il mio sguardo. Appena sposto gli occhi, la freccia si sposta di conseguenza. Vado sopra l’icona della mia pistola e sbatto gli occhi.
Istantaneamente sento un oggetto metallico, nella mia mano destra. La pistola, la pistola è comparsa nella mia mano. Incredibile, funziona davvero bene.
“Vedi, è come ti dicevo? Questi occhiali sono una sorta di interfaccia per controllare il tuo personaggio. Ora – ti prego di fidarti di me – tu qui non esisti. Ti sei mai chiesto perchè alcune porte di case, appartamenti, palazzi sono sempre chiuse? Non ti sei mai chiesto perchè alcune persone che incontri per strada sembrano dei robot? Ti dicono sempre le stesse cose, camminano sempre negli stessi posti, non puoi fermarli per strada, non puoi interagire in alcun modo. La tua auto non ha bisogno di benzina: perchè? Questo non è un mondo reale, è solo un mondo fittizio creato da altri, da gente come me”
Sto impazzendo, non può essere vero. Alzo la pistola, e senza pensarci un attimo la punto addosso allo strano individuo ed apro il fuoco. Un solo colpo, secco e deciso.
Lo sparo fa rimbombare tutta la stanza. L’armadio vibra per l’onda d’urto che lo raggiunge. Ma l’uomo è ancora vivo. E’ come se al momento dello sparo – solo un secondo prima – si trovasse da un’altra parte. Oh diavolo, ma perchè mi sono svegliato stamattina? Perchè non ho letto prima l’altra e-mail? Perchè solo a me succedono queste cose?
“Ok, capisco la tua reazione. Come vedi, la tua pistola è programmata per colpire quasi tutte le persone di questa città. Non puoi colpire le persone neutrali, i negozianti, i personaggi primari della storia che stai vivendo, altrimenti il software entrerebbe in uno stato inconsistente. Prova a buttare il tuo notebook dal 50° piano di un palazzo: lo ritroveresti per strada perfettamente intatto. E non puoi colpire me perchè io sono un add-on di questo videogame, e come tale non posso essere terminato. Lo so cosa stai pensando: come ho fatto a fare in modo che ci incontrassimo solo oggi?”
“Stamattina ti sei alzato tardi. Non è mai successo in 7 anni. Perchè proprio stamattina? E’ stata colpa mia: stavo aggiornando il software con qualche plug-in, e la cosa mi ha portato via più tempo del previsto. Per questo motivo ho avviato il videogame più tardi, e quando il sistema è stato reinizializzato…l’orario della tua sveglia era già trascorso. Insomma, per farla breve, nel momento in cui la tua sveglia avrebbe dovuta suonare, il videogame non era avviato. Uno di quei plug-in sono io”
“Cosa vuoi da me?” – sono le prime parole della mia giornata di oggi. Vorrei non ci fosse bisogno di pronunciarle.
“Cosa voglio da te? Solo metterti al corrente di questa faccenda. Posso solo mostrarti la soglia, sei tu quella che deve attraversarla.” – sorride l’uomo – chissà cos’ha da ridere – “Potrei dirti che questa è una battuta che arriva da Matrix, ma non sai neppure cos’è. E neppure Star Wars, Christina Aguilera e un sacco di altre belle cose.”
Effettivamente non ho mai sentito parlare di una tizia chiamata Christina Aguilera. Il dubbio mi assale, ed è una di quelle cose che ti mettono una fottuta ansia. Quando intendevo che sono un uomo che non ha un domani, non intendevo proprio questo. E adesso, cosa faccio? Come mi comporto? Se non sono in un mondo vero, posso uscirne? Se sì, come? Se no, se non posso uscirne, a cosa mi serve sapere tutto questo? Forse posso sfruttare le caratteristiche di questo mondo a mio vantaggio. Quel salvare e ricaricare per esempio.
“Il mio tempo qui sta per scadere, Wilco. Pensa a quello che ti ho detto. E’ tutto vero: questo mondo è solo una pallida riproduzione di un mondo vero più esterno. Questo mondo, sebbene sia ampio e tutto sommato liberamente esplorabile, impone pur sempre regole rigide e ben determinate. Non puoi sfuggire al sistema, mi spiace”
L’uomo improvvisamente scompare, e rimango da solo. In una frazione di secondo ripenso a tutto quello che mi è accaduto. Non può essere vero, dannazione.
Mi tolgo gli occhiali e la mia visione ritorna quella di sempre, senza strani numeri ed indicatori. Meglio, molto meglio.
<goto>
E’ arrivata la sera anche oggi. Ho portato a compimento entrambe le missioni. Solo adesso mi rendo conto che la prima e-mail era stata mandata dallo strano uomo che ho incontrato a K19. Solo la seconda è stata mandata dal Team. Sono sdraiato sul mio letto, le mie energie sono al massimo, non ho un filo di sonno. Effettivamente potrei guidare per 30 giorni di fila senza provare il minimo segno di stanchezza? Non credo sia strano, tutti guidano, in questa città, e nessuno dorme mai. A parte quel barbone sdraiato sulla panchina a P21: quello non si sveglia mai. Mi alzo e scendo in strada.
Persone ed auto riempono le strade. Mi avvicino ad un passante, una giovane donna vestita in modo improbabile. Tento di fermarla, ma è come se non mi vedesse. La chiamo, ma mi ignora. Me ne vado. Non ho neppure fame; ciò nonostante mi avvicino ad un venditore di hot-dog, sulla strada, ma quando tento di parlargli il tizio mi dice sempre la stessa cosa. “I migliori hot-dog della città!” – “I migliori hot-dog della città!” – “I migliori hot-dog della città!”. La frase non cambia! E mille dubbi ritornano. Cammino lungo la strada, vedo porte chiuse che non posso aprire, saracinesche abbassate che non posso alzare, strade chiuse che non si aprono mai. Che mondo è mai questo? Ho come l’impressione che l’aver parlato con l’uomo, questa mattina, mi stia facendo vedere le cose in modo differente. Un modo che non ho mai considerato prima d’ora.
Ho la tentazione di andare ancora a K19 per ritrovare l’uomo, ma so per certo che non lo troverò. Aspetterò una sua e-mail, solo così avrò la certezza di trovarlo.
Inforco di nuovo gli occhiali. Al contrario dell’uomo, che è sparito, gli occhiali sono rimasti sul tavolo della stanzetta e li ho portati con me.
La visione torna nuovamente gialla. Gli indicatori mi dicono che ho salute 100/100, che ho 7 proiettili residui sulla mia balestra furtiva, ed un sacco di altre cose.
“Non puoi uscire da questo mondo” – riporto alla mente le parole che mi ha detto stamane l’uomo.
Ed allora – mi chiedo – cosa accadrebbe se cliccassi su “Menù” e poi su “Exit game” ?