Technology Experience

My personal life

I miei amici, le mie scorribande, i luoghi da visitare, un po’ di ironia

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Citazioni tra film e videogiochi

Quotidianamente mi ritrovo a leggere il Muro di UGIdotNET e ho ormai capito che non sono l’unico malato che ogni tanto piazza nei post qualche citazione proveniente da film.

Ieri pomeriggio ho scoperto una cosa divertente. Causa noia della domenica pomeriggio, ho infilato il DVD di Aliens – Scontro Finale nel lettore del mio PC, ho alzato un pochino il volume del mio impianto THX (anche se avevo promesso al resto della famiglia che non l’avrei fatto) e me lo sono goduto. Non sto qui a raccontare la trama del film, affidatevi a Wikipedia per questo, io arrivo subito al dunque. Se non avete visto Aliens, allora chiudete il browser.

La squadra di Marines esplora i sublivelli della colonia sul pianeta LV426: lo scopo è quello di raggiungere i superstiti, che in realtà non ci sono. O meglio, ci sono eccome, ma sono umani imprigionati dagli xenomorfi in attesa di essere fecondati dall’embrione. I marines sono equipaggiati con armi di ogni tipo, compreso il solito mega-mitragliatore fantascientifico. Ad un certo punto, però, ecco il colpo di scena: non si può sparare là sotto, perchè il sublivello nel quale si trovano contiene dei reattori termici che, se colpiti con proiettili, farebbero saltare in aria tutto con una bella reazione termonucleare globale. Meglio evitarlo.

Quindi, vengono alla squadra vengono sequestrate tutte le armi. Ma uno dei protagonisti, Hicks, estrae da non si sa bene dove un fucile a pompa, lo carica ed esclama: “Questo lo tengo per gli incontri ravvicinati”. E gli servirà eccome, povero Hicks.

Quella frase viene detta esattamente così com’è da Gaz, protagonista di Call Of Duty 4, durante la prima missione sulla nave nello stretto di Bering. La squadra SAS sta per fare irruzione nella nave, Gaz estrae il fucile a pompa e dice esattamente: “Questo lo tengo per gli incontri ravvicinati”, mimando chiaramente il tono di voce del film di James Cameron.

Che Gaz abbia visto Aliens – Scontro Finale prima di arruolarsi nell’SAS?

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Sto leggendo “Il librario di Kabul”

La mattina in cui sono partito per Bolzano, mercoledì scorso, ho acquistato in libreria a Famagosta il libro “Il libraio di Kabul”. L’autrice è norvegese, si chiama Asne SeierStad, ed è una giornalista/scrittirce/reporter di guerra.

Il libro racconta del suo inserimento in una famiglia afgana dopo l’11 Settembre 2001, entrandone nella quotidianità e raccontando nel dettaglio i rapporti fra i familiari, le tradizioni, il loro modo di vivere a metà strada tra il mantenimento di vecchie tradizioni islamiche e l’affacciarsi del mondo moderno. Il capostipite della famiglia è Sultan che, come dice il titolo del libro, è un libraio dalla mentalità molto aperta (per ammissione stessa dall’autrice, non rappresenta assolutamente la tipica famiglia afgana): vende volumi di ogni tipo, spesso vietati dal regime talebano (e subendone le conseguenze). Vende libri scolastici, di politica afgana/russa/americana/talebana, di poesie. Il suo deposito, a volte tenuto ben nascosto, conta 8.000-9.000 volumi. Conduce una vita benestante.

E’ un libro che intriga parecchio. Non è vera e propria narrativa. Assomiglia di più ad un reality scritto, nel vero senso della parola: la vita giorno per giorno. Fare la spesa, i pranzi e le cene, i matrimoni in famiglia, il lavoro di Sultan, la condizione delle donne costrette ad indossare il burka, il pericolo di viaggiare da una città all’altra incontrando posti di blocco militari, la posizione dei governi che si sono alternati alla guida del paese (dai talebani a Karzai), la preghiera e le iniziative del Ministero della Repressione del Vizio e la Promozione della Virtù (secondo il quale non si può ascoltare musica e non si possono far volare aquiloni).

Questo libro è diventato la mia lettura serale, rilassante ed interessante al punto giusto, e che mi fa conoscere un mondo molto diverso e molto lontano dal mio.

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Occhio ai beep-beep di casa vostra!

Mercoledì scorso ho avuto un tracollo. Sono arrivato in ufficio alle 9 come cerco di fare tutte le mattine. L’ambiente dove lavoro è molto caldo…la circolazione dell’aria è praticamente zero, tutti i PC accesi aumentano la temperatura, non ci sono finestre ed il tutto risulta in un ambiente molto simile a quello tropicale. Arrivo in ufficio, fa un caldo boia ma io sento brividi di freddo. Torno a casa.

Appena arrivato mi infilo di corsa sotto le coperte.

Durante il pomeriggio mi sveglio e rimango a letto a leggere un buon libro (quel mercoledì ho terminato di leggere “Il Tiranno” di Valerio Massimo Manfredi). In camera entra mia madre per sistemare qualcosa in un cassetto del nostro enorme armadio…sposta di qua…sposta di là…tutto ad un tratto sentiamo uno strano beep-beep provenire da un punto imprecisato della stanza.

Entrambi ci guardiamo straniti e non riusciamo a capire. Quale razza di apparecchio ha emesso quel beep-beep? Un cellulare? No. Il mio PC? No. La televisione? No. Boh…lasciamo cadere la cosa perchè non è che si può stare lì a pensare a tutti i suoni che si sentono.

Arriva la sera. Io e mio fratello spegniamo i PC e la televisione, e la camera piomba nel silenzio più assoluto. Tranne che per un ronzio. Cosa diavolo è?

Stiamo bene attenti, si sente aria che si muove (cit.). Ed ecco che il mistero si fa chiaro come una spiaggia pugliese nel mese di agosto. Quel beep-beep indicava l’accensione del condizionatore d’aria! Mia madre, spostando qualcosa nel cassetto, ha premuto il pulsante d’accensione del condizionatore, che di conseguenza ha cominciato a buttare fuori aria fredda per (quasi) tutto il pomeriggio. Non che fosse fredda davvero, altrimenti probabilmente me ne sarei accorto un po’ prima.

Consiglio per tutti voi: se vi dovesse mai capitare di sentire un beep-beep in casa vostra, non ignoratelo come ho fatto io. Dipendentemente da quello che avete in casa vostra, potrebbe anche essere qualcosa di spiacevole.

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Serate in cui vorrei essere altrove

Questa serata è una serata strana, e ho voglia di scrivere. Volevo isolarmi, ed allora mi sono infilato le mie cuffie. Odio gli auricolari, perchè non li trovo comodi, e non posso alzarli ad un volume esagerato come voglio io perchè dopo un po’ mi friggono le orecchie. Odio anche Windows Media Player, perchè non fa la cosa più semplice che ci si aspetta da un player multimediale: ho un catalogo di non so quanti mp3, ma non riesco a farne il play in modo completamente casuale. Da un paio di settimane ho scaricato ed installato iTunes, con il quale mi trovo mooolto più comodo. Se vi state chiedendo che tipo di musica ascolto, vi risponderò in modo semplice e rapido: fatevi i fatti vostri. 🙂

La TV in camera mia è accesa su Italia 1. Scorrono le immagini di Van Helsing, film che non ho mai visto e che neanche stasera ho voglia di vedere. Così le immagini scorrono senza che io le possa sentire, perchè i Green Day – oops, mi sono svelato, mi urlano nei timpani. Scrivo questo post, ogni tanto mi giro solo per vedere il volto di Kate Beckinsale – o come diavolo si scrive – attrice bella figliola.

Questa è una serata in cui vorrei essere altrove, ecco perchè mi sono isolato. Almeno con la musica mi sembra di viaggiare un pochino. So già che quando mi toglierò le cuffie mi sentirò spaesato ed avrò le orecchie calde.

Se non voglio essere dove, allora dove vorrei essere? Una rispost(icin)a ce l’ho anche, ma ormai il dado è tratto ed indietro non si torna più. Ci sono momenti in cui ti sembra di aver fatto il passo più lungo della gamba, altri in cui invece ti accorgi che te ne sei stato immobile ed invece avresti potuto fare un balzo da leone e diventare l’eroe del giorno.

Ma – come ho detto – ormai quello che ho deciso è quello, e quindi è inutile piangerci su. Anche perchè probabilmente se tornassi indietro prenderei la stessa decisione, e passerei un’altra serata come questa.

Ma la prossima volta cercherò di essere in quell’altrove.
Solo la prossima volta.

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Gregson-Williams, una famiglia di musicisti

Durante il weekend mi è capitato sotto mano il DVD di “Gwin – La principessa dei Ladri“, un film semi-sconosciuto con Keira Knightley. Non è un film che ho comprato, dalla confezione sembra più che altro uno di quei DVD che si trovano in allegato nelle riviste.

L’ho voluto provare sul mio PC, per vedere se funzionasse oppure da cestinare senza troppi ripensamenti. Lo inserisco nel lettore e premo Play su Windows Media Player. Il film parte. Mi piace leggere i titoli, sia di testa che di coda, perchè trovo interessante leggere i nomi di chi ha contribuito alla sua creazione. In “Gwin – La principessa dei Ladril’autore della colonna sonora è un certo Rupert Gregson-Williams.

Il nome mi colpisce, mi ricorda qualcuno ma non so bene chi. Ci penso su, poi nella testa mi immagino la sigla RGW, composta dalle iniziali del nome e del cognome del tizio. Mmhh, ci sono quasi, ma non è proprio così. Spremo le meningi…la sigla che conosco in realtà è HGW. Sfoglio una cartella in locale, raggiungo un file mp3 e nei tag ID3 vedo effettivamente che il suo autore si chiama Harry Gregson-Williams. Il file mp3 in questione è uno dei tanti che compone la colonna sonora di “Call Of Duty 4 – Modern Warfare”, uno dei miei videogiochi attuali preferiti.

Quando faccio il collegamento, sparo la frase: “L’autore delle colonne sonore di questo film è il fratello di quello che ha fatto le colonne sonore di Call Of Duty 4”.

Non che ci voglia un colpo di genio: hanno lo stesso cognome, ma nomi diversi.
Questo pomeriggio ho fatto la verifica su imdb.com.

Harry Gregson-Williams
Rupert Gregson-Williams

Sì, sono fratelli inglesi. Harry è il maggiore (nato nel 1961), Rupert il minore (1966). Entrambi vantano un curriculum di tutto rispetto, nel cinema e nei videogiochi. Bella lì, fratello!

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Commodore ed Amiga con me non c’entran nulla, ma…

Quando ero in terza media inferiore, a mio padre venne l’idea di regalarmi un home-computer nuovo. Per me era un avvenimento epocale. I due contendenti furono l’Amiga 500 o l’Olivetti Prodest PC1. Vinse quest’ultimo la sfida. Sebbene fosse notevolmente meno potente dell’Amiga – non c’è neanche bisogno di dirlo – questo PC mi aprì le porte al DOS ed alla programmazione ANSI-C.

Comunque sia, da quel periodo sul muretto di casa mia, vicino al citofono, capeggia un bell’adesivo – raccolto in chissà quale negozio di informatica – risalente all’anno 1989 circa che mi ricorda quello scontro titanico.

Storia d’altri tempi. 🙂

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Museo dell’Aviazione a Rimini

Il Museo dell’Aviazione di Rimini è il più grande parco italiano dedicato al tema al volo, ed uno dei maggiori in Europa. Una zona vastissima è all’aperto, dove è possibile vedere da vicinissimo aerei russi del dopoguerra, aerei americani, vecchi aerei italiani, impianti di contraerea, elicotteri, carri armati, etc. etc.). Un’altra zona è al chiuso, ed è un museo dedicato agli eroi dell’aviazione militare italiana: è possibile vedere le divise dell’epoca (inizio del ‘900), documenti originali con rapporti di volo, medaglie, riconoscimenti, fotografie vecchissime, lettere su carta ingiallita dal tempo, etc. etc.

Il museo è davvero molto ben curato, e merita sicuramente una visita, indipendentemente dal fatto che siate appassionati del volo oppure no. La cosa più emozionante da vedere, secondo il punto di vista di mio fratello, è stato…ehm…tutto! No, dai, a parte scherzi: quando ha visto il Douglas DC-3 Dakota esposto, e sul quale si poteva anche salire, non è stato più nella pelle! Se per considerate che quello è davvero un pezzo unico, perchè era appartenuto a Clark Gable: su quell’aereo hanno volati persone come JFK, Marylin Monroe e parecchi attori hollywoodiani dell’epoca. Senza parole: che ci fa proprio QUEL DC-3 a Rimini???

Mio fratello mi ha raccontato che questo aereo è stato determinante per gli USA nella vittoria nella II° Guerra Mondiale, insieme al bombardiere B17 e al caccia P51. E’ stato utilizzato anche durante lo sbarco in Normandia. Insomma, il DC-3 è un aereo ricco di storia, e sono felice di averlo visto.

A questo indirizzo potete vedere il mio album fotografico, con tutte le 54 fotografie scattate quel piovoso sabato pomeriggio a Rimini. Buona visione!

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E’ troppo facile dire che certe persone fanno schifo

Chi mi conosce per i miei vecchi blog su UGIdotNET, o magari si è ritrovato a parlare con me di persona, sa che mi piace molto di più discutere di argomenti spinosi, e magari partire da una situazione in cui è chiaro che ho torto, facendo comunque di tutto per difendere la mia posizione e far valere le mie ragioni. Credo che se c’è un gruppo di persone che stanno parlando fra loro, e sono tutte d’accordo, nessuno impara nulla e c’è calma piatta. Non c’è crescita senza conflitto. Se invece in quel gruppo ce n’è almeno uno che dice: “Per me non è così!“, allora ecco che le cose si fanno interessanti, nasce una discussione che, se costruttiva e non ostile, può far imparare qualcosa a qualcuno. Con questo non voglio dire che tutte le volte che ho discusso ho fatto apposta a mettermi nella parte dell’avvocato del diavolo: mi viene naturale.

Questo ragionamento è scaturito da questo post, che sta facendo il giro dei blog italiani. E se non l’ha ancora fatto, voglio contribuire nel mio piccolo. E’ una triste storia di maleducazione, indifferenza ed ignoranza, che coinvolge persone caratterizzate dalla sensibilità pari a quella di un rinoceronte. Con tutto il rispetto per questi animali, che secondo me – se lasciati in pace – sono anche simpatici e ciccetti (cit.).

La storia coinvolge una mamma di nome Barbara, suo figlio autistico di 4 anni e la catena di ipermercati Carrefour. Mi ha fatto davvero incazzare. Leggetela.

Mi sono chiesto cosa avrei fatto io in quel frangente. Sarei stato anche io pecora, come tutti i presenti quel giorno, e me ne sarei stato in silenzio, oppure avrei fatto qualcosa? Anche se è banale dirlo, probabilmente mi sarei infuriato come una biscia, e lo dico con una certa cognizione di causa. O almeno, così mi piace pensare. Diavolo, che paese di balordi che siamo. Evviva la generalizzazione. Amen.

Altri links da leggere sul’l’accaduto:
http://feeds.feedburner.com/~r/maurolupi/~3/395657399/le-persone-sono.html

http://pr-blues.blogspot.com/2008/09/carrefour-considerazioni-freddo-crisis.html

http://www.bimbi-superstar.it/forum/thread/discussioni-generali/qualche-chiacchiera-fuori-tema/bambino-autistico-discriminato-al-carrefour-di-assago.html

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Evviva Miss Italia 2008

Di solito seguo sempre in diretta l’elezione della nuova Miss Italia, per mettere qua sul mio blog un piccolo articolo. Quest’anno – causa weekend romagnolo – non ho potuto. Solo oggi pomeriggio ho saputo che la nuova Miss Italia è siciliana, ha i capelli rossi e si chiama Miriam Leone.

Complimenti a lei. Le more son quelle che preferisco di più, ma mi innamoro realmente solo delle bionde. Le rosse sono quelle che mi intrippano di più: evito di scendere nei dettagli qua sul mio blog. 🙂

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