Sto leggendo “Il librario di Kabul”
La mattina in cui sono partito per Bolzano, mercoledì scorso, ho acquistato in libreria a Famagosta il libro “Il libraio di Kabulâ€. L’autrice è norvegese, si chiama Asne SeierStad, ed è una giornalista/scrittirce/reporter di guerra.
Il libro racconta del suo inserimento in una famiglia afgana dopo l’11 Settembre 2001, entrandone nella quotidianità e raccontando nel dettaglio i rapporti fra i familiari, le tradizioni, il loro modo di vivere a metà strada tra il mantenimento di vecchie tradizioni islamiche e l’affacciarsi del mondo moderno. Il capostipite della famiglia è Sultan che, come dice il titolo del libro, è un libraio dalla mentalità molto aperta (per ammissione stessa dall’autrice, non rappresenta assolutamente la tipica famiglia afgana): vende volumi di ogni tipo, spesso vietati dal regime talebano (e subendone le conseguenze). Vende libri scolastici, di politica afgana/russa/americana/talebana, di poesie. Il suo deposito, a volte tenuto ben nascosto, conta 8.000-9.000 volumi. Conduce una vita benestante.
E’ un libro che intriga parecchio. Non è vera e propria narrativa. Assomiglia di più ad un reality scritto, nel vero senso della parola: la vita giorno per giorno. Fare la spesa, i pranzi e le cene, i matrimoni in famiglia, il lavoro di Sultan, la condizione delle donne costrette ad indossare il burka, il pericolo di viaggiare da una città all’altra incontrando posti di blocco militari, la posizione dei governi che si sono alternati alla guida del paese (dai talebani a Karzai), la preghiera e le iniziative del Ministero della Repressione del Vizio e la Promozione della Virtù (secondo il quale non si può ascoltare musica e non si possono far volare aquiloni).
Questo libro è diventato la mia lettura serale, rilassante ed interessante al punto giusto, e che mi fa conoscere un mondo molto diverso e molto lontano dal mio.