Technology Experience

My personal life

I miei amici, le mie scorribande, i luoghi da visitare, un po’ di ironia

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Dedicato a chi non vuole Cecile Kyenge come Ministro della Repubblica

Leggo su Facebook, tramite post di amici e/o parenti, qualche post riguardante il fatto che nessuno vuole un Ministro nato in “territorio non italico” (espressione presumo piuttosto fascista e mussoliniana, credo). Chiaramente, si tratta per lo più di persone vicine al Movimento 5 Stelle, presumo (e siamo già a due con le presunzioni) razziste e naturalmente poco informate. Perchè ve la prendete solo con Cecile Kyenge, e non con altre persone, ministri ed ex-ministri che non sono comunque nate in Italia?

Forse perchè Cecile è nera? Ah, ma allora non presumo più che siate razzisti: lo siete punto e stop.

Detto questo, vi consiglio la seguente lettura, che riporta tutti personaggi politici, che siedono (oggi o in precedenza) in Parlamento, alla Camera, che magari sono stati Ministri della Repubblica oppure no.

Melandri Giovanna, nata a New York (USA)
http://it.wikipedia.org/wiki/Giovanna_Melandri

Josefa Idem, nata a Goch (Germania)
http://it.wikipedia.org/wiki/Josefa_Idem

Archi Bruno, nato a Ixelles (Belgio)
http://it.wikipedia.org/wiki/Bruno_Archi

Calabria Annagrazia, nata a New York (USA)
http://it.wikipedia.org/wiki/Annagrazia_Calabria

Gallo Riccardo, nato a Montevideo (Uruguay)
su Wikipedia non esiste

Gutgeld Itzhak Yoram, nato a Tel Aviv (Israele)
http://it.wikipedia.org/wiki/Itzhak_Yoram_Gutgeld

Marzana Maria, nata a LUDWIGSHAFEN AM RHEIN (Germania)
http://it.wikipedia.org/wiki/Maria_Marzana

Matarelli Toni, nato a KREFELD (Germania)
http://it.wikipedia.org/wiki/Toni_Matarrelli

Piras Michele, nato a DARMSTADT (Germania)
http://it.wikipedia.org/wiki/Michele_Piras

Non sono tanti, è vero, comunque ci sono esponenti politici, non nati in Italia, che sono lì a lavorare per noi, perchè credo che si sentano italiani, e che lo sono a tutti gli effetti, indipendentemente dal loro credo religioso, dal colore della loro pelle, dalla forma degli occhi, dall’accento che hanno, e così via. Insomma, sarebbe ora di guardare le competenze, e non l’aspetto fisico, non credete?

Perciò, cari amici e parenti, fatemi capire: ce l’avete solo con Cecile Kyenge, oppure anche le persone sopra elencate, secondo voi, non dovrebbero diventare Ministri? Giusto per capire…

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Il mio ultimo libro letto? How to Create a Mind, di Ray Kurzweil

Ogni tanto la mia voglia di leggere mi fa prendere strane strade, lontane e vicine rispetto al lavoro che svolgo tutti i giorni. Questa volta è stato il turno di un libro interamente dedicato all’intelligenza artificiale (IA), scritto da un certo Ray Kurzweil, il cui titolo è “How to Create a Mind – The Secret of Human Thought Revealed”. Nato nel 1948, questo signore è un inventore ed un saggista, che ha da sempre lavorato su diverse tecnologie riguardanti IA, il riconoscimento della voce umana e la sua trasformazione in testo (e viceversa), etc. E’ anche uno scrittore, chiaramente, di testi che parlano di macchine intelligenti, dell’evoluzione umana, dello sviluppo tecnologico, della law of accelerating returns, ovvero di quella legge secondo la quale quando una certa tecnologia diventa informatica (ovvero: gestita attraverso strumenti informatici), subisce un’accelerazione esponenziale. Ha fondato diverse società, dagli anni 80 in poi.

Il libro “How to Create a Mind” è diversi libri in uno solo.

E’ un libro di neurologia, perchè all’inizio spiega (chiaramente fino ad un certo livello di dettaglio) come funziona il nostro cervello. Prima di iniziare a costruire una mente intelligente artificiale, dobbiamo riuscire a capire (almeno parzialmente) come funziona il nostro, di cervello. Come riconosce ed analizza tutti gli input che gli arrivano dal mondo circostante, come lo memorizza e soprattutto cosa memorizza? E spiega i metodi di scanning del nostro cervello attuali e futuri, che serviranno per backuppare il nostro cervello nell’equivalente digitale (metodi invasivi e non-invasivi).

E’ un libro di fisica, perchè sorvola su meccanica quantistica, sul principio di indeterminazione di Heisenberg, sulla relatività di Einstein, e via dicendo. In modo leggero, per fortuna, ma è stato tutto utile per spiegare certi concetti, per fare esempi, per fare metafore. Ho sempre amato molto la fisica, e queste parti del libro mi hanno fatto tornare ai vecchi tempi.

E’ un libro di informatica, perchè chiaramente spiega gli algoritmi utilizzati dal nostro cervello. Elenca i requisiti hardware & software per creare una IA, molti dei quali non sono ancora stati raggiunti, ma secondo Kurzweil lo saranno presto (2029, dice lui). Descrive quanti byte sono richiesti, qual’è la potenza di calcolo necessaria, lo storage, e via dicendo.

E’ un libro di filosofia, perchè è inevitabile arrivare a discutere concetti di coscienza, identità e quale sia la definizione di realtà. Quando un essere vivente può definirsi davvero cosciente? Quando una eventuale IA possiede una sua identità? Vi assicuro che è una parte del libro assolutamente interessante, anche se un po’ complicata da leggere, in inglese. Ma l’impegno che ci ho messo mi ha ripagato un po’.

E’ un libro di storia informatica, perchè ripercorre gli avanzamenti tecnologici dell’ultimo secolo, allo scopo di riuscire a capire e prevedere quando le tecnologie necessarie per creare IA saranno disponibili.

E’ (quasi) un libro sul marketing, perchè da buon inventore che vende prodotti sul mercato Kurzweil si è reso conto (da circa 30 anni, dice lui) che una delle cose più importanti è riuscire ad arrivare con la cosa giusta al momento giusto. Kurzweil lavora chiaramente su progetti all’avanguardia e/o futuristici, che saranno disponibile alla massa solo fra N anni. Morale: comincia oggi (2013) a lavorare su cose che magari arriveranno a noi solo nel 2018, supponiamo. Nel 2018 il mondo sarà molto diverso, per cui è importante riuscire a capire oggi di cosa ci sarà bisogno. E non è così semplice.

E’ un libro pieno di risposte, ma che personalmente mi ha scatenato tante altre domande. Domande che – lo dico con franchezza – se scrivessi qui, mi prendereste per pazzo. Uno da internare. Non mi capireste. Prima leggete il libro, e poi ne parliamo assieme. Fidatevi di me, una volta tanto.

E’ un libro che risponde in modo pacato alle objections e ai criticism ricevuti da diverse personalità, una su tutte Paul Allen, co-fondatore di Microsoft.

Concludo.

Per come la vedo io, non è assolutamente un libro per tutti. Sia chiaro: lungi da me affermare che bisogna essere dotati di un’intelligenza particolarmente spiccata, o chissà cosa: non sarei qua a parlarne. Dico solamente che bisogna essere particolarmente attratti da questo tipo di argomenti, di intelligenza artificiale, di tutte le problematiche che ruotano attorno. Mi ha anche sinceramente spaventato, ed ancora una volta preferisco in questo momento saltarne i motivi.

E’ un libro che mi ha smentito su parecchie cose che avevo in testa sulla IA, che mi ha incuriosito, mi ha esaltato e spaventato. Cosa si può volere di più? E’ un libro che mi sento di consigliarvi, se siete un po’ geek, un po’ curiosi, un po’ affascinati da IA, e se avete voglia di sbattere la testa con un po’ di inglese. Molto probabilmente ritornerò a leggerlo, nei prossimi mesi, perchè non si può assolutamente pensare di riuscire a capirlo tutto alla prima lettura (almeno, questo vale per me).

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Un bel lunedì

Oggi è il 29 Ottobre, è un lunedì, il primo lunedì con l’ora solare. Mi sento energico, con mille cose da fare, e con la netta sensazione di riuscire a farla tutte quante entro sera. E fra le mille cose fare, c’è anche la scrittura di questo breve post. Ho diversi motivi per essere un po’ più sorridente, oggi:

  1. La squadra Icos Crema, neo-promossa in Serie A1 (parliamo di volley) ha vinto contro Chateau d’Ax Urbino, con un secco 3-0. Bravissime ragazze!!!
  2. Sempre parlando di pallavolo, Il Volley Bergamo ha battuato al tie-break la Yamamay Volley, acerrima rivale, campionesse in praticamente tutto (campionato, coppa CEV, champions league)
  3. Estreme soddisfazioni dalla mia app Diretta Volley per Windows Phone (di cui magari parlerò in un post dedicato), recensita proprio oggi su Plaffo
  4. Anche il Milan è tornato a vincere una partitella, ma questo nella mia scala dei valori conta pochino pochino
  5. Meteo adorabile: pioggia, freddo, camino acceso, piumione. L’autunno e l’inverno è bello
  6. Domenica notte mi sono svegliato alle 4:20 senza riuscire più a dormire. Ho preso il mio Kindle ed ho cominciato a leggere fino alle 6. Alle 6 ho dormito fino alle 9 circa. E per tutto il giorno non ho sofferto di sonno o di stanchezza, anzi!

Se sabato avessi trovato anche il mio nuovo ultrabook Windows 8, sarebbe stato un weekend perfetto.

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Ci sono sere nelle quali

Ci sono sere nelle quali hai mille pensieri per la testa, ma non riesci a focalizzarne nessuno. E quindi ti ritrovi a battere velocemente i tasti sulla tastiera del tuo desktop, così, tanto per passare il tempo. Perchè ho sempre creduto che i post migliori siano quelli nati di getto, con mille pensieri per la testa.

Sto leggendo questo libro, La stella Nera di New York. Adoro i libri scritti dalle donne, soprattutto questo (che comunque devo ancora terminare), perchè sono più ricchi di ironia, di storia. Mai ho trovato un giallo scritto da un uomo mi ha fatto nascere un sorriso perchè c’è una battuta ironica, oppure una particolare disavventura, una situazione particolare.

Una volta, quando lavoravo a Milano, per assurdo avevo più tempo per leggere. Quando devi affrontare ogni giorno un viaggio di A/R sulla metropolitana, verde o gialla che sia, devi trovare il modo di occupare il tempo. Ho trovato il tempo di leggere i primi cinque libri di Harry Potter, più qualcuno di Stephen King, più tanti altri ancora. Non avevo ancora un Kindle, andava ancora il cartaceo, per cui nello zaino avevo qualche peso in più. Ma era bello. E dopo un po’ il tuo corpo si abitua alle accelerazioni ed al rollìo del treno della metropolitana, addirittura senza mani, perchè a volte i libri erano corpulenti e bisognava tenerli con due mani. Oggi sarebbe diverso. Ed oggi, seppur lavori da casa per la stragrande maggior parte del tempo, ho meno tempo di leggere. Perchè alla fine, finito il lavoro, si rimane davanti al pc a portare avanti progetti personali, idee, cazzeggiando qua e là.

Quando trovo il tempo di leggere? La sera, a letto, prima di addormentarmi. A volte la domenica mattina. Uno, due capitoli per volta. Sono lontane le sessioni di lettura di ore ed ore che facevo una volta, quando forse i libri mi prendevano di più. Ma mi va bene così, sinceramente. Il fatto che non io non legga più come una volta non significa affatto che abbia meno tempo libero.

Ci sono sere nelle quali l’unico modo che ho per tenermi compagnia è battere tasti. Mi chiedo, per esempio, se riuscirò mai nella “grande” impresa – che ogni tanto mi frulla nella testa, spesso – di scrivere un racconto serio, magari di 50-60 pagine. Perchè di idee non ne ho tante. Ma quelle che ho mi piacciono, e penso che possano portare da qualche parte. Qualche parte dove? Non parlo di soldi e chissà quale successo: parlo di soddisfazione personale, per gridare a me stesso “ce l’ho fatta”. Nulla di più di questo. Forse la causa principale per cui non riesco è il non essere in grado di switchare da una mentalità tecnica (data dal mio lavoro) ad una mentalità invece più adatta a scrivere un romanzo breve. Senza considerare che quando stai al pc per tutta la giornata, non è proprio il massimo entrare nell’ottica di dover continuare per scrivere, scrivere, scrivere. E quindi ogni volta cedo.

Ci sono sere nelle quali ascolto musica, oltre allo scrivere, come stasera. E’ cambiato anche il mondo della musica, porca miseria. Adesso pago una subscription mensile, e posso ascoltare/scaricare tutta la musica che voglio. E qui i generi spaziano: si va dal rock al jazz, alla musica leggera italiana a qualche altro successo così…estemporaneo…la tipica canzone che ha successo in quel momento.

Ci sono sere nelle quali, finalmente, il tempo è passato. Ed è giunta l’ora di cliccare su Pubblica, per inviare questo nuovo post al mondo.

Grazie, blog, per avermi tenuto compagnia.

Grazie, lettori, per essere con me!

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Ho dato spazio alla mia creatività: VivendoByte Emotion

Lo so, lo so, voi tutti probabilmente mi leggete perchè sviluppo app per Windows Phone e per Windows 8, perchè lavoro per Brain-Sys, perchè non me la cavo con la grafica. Insomma, pù che altro per la mia natura da dev, con zero capacità artistiche.

Beh, per una volta mi son voluto sbizzarrire pure io. Ho creato una serie di video dedicati al mio brand VivendoByte; brand nel senso che è il marchio ideato ormai alcuni anni fa, ed è il nome che rappresenta il mio blog, il publisher con cui pubblico app per Windows Phone, è il nome del mio dominio. Insomma, VivendoByte è il nome che mi rappresenta sulla Rete.

Quindi, perchè non dare un look diverso al mio logo? Perchè non seguire il rinnovamento apportato da Microsoft a Windows 8, dando una rinnovata anche al mio? Ecco quindi ciò che ho creato in pochi giorni.

VivendoByte Emotion – Spot 01

VivendoByte Emotion – Spot 02

VivendoByte Emotion – Spot 04

VivendoByte Emotion – Spot 05

VivendoByte Emotion – Spot 06

 

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Credo

Credo che se qualcuno contasse quante pastiglie abbia ingoiato PacMan in tutta la storia, troverebbe il più grande numero di sempre.

Credo che solo una cosa non cambierà mai: il byte.

Credo che il marine di Doom in fondo volesse bene agli Imp.

Credo che la gente se potesse metterebbe tutto sul Web per avere tutto sempre e dovunque. Ma non sa quello che dice.

Credo nella potenza di Evernote più che in quella di DropBox.

Credo nei sistemi operativi, ma non in tutti.

Credo nella potenza del software, più che in quella dell’hardware.

Credo nella risoluzione 256×192 del mio buon vecchio TI-99.

Credo che David non volesse fare nulla di male, non sapeva nemmeno di essersi collegato a Joshua.

Credo in chi riesce a digitare qualcosa sulla tastiera senza guardarla.

Credo nella concretezza del codice, più che in mille forme di astrattismo.

Credo nel principe di Persia alla ricerca della sua bella, che io ai tempi avevo battezzato Marianna.

Credo nei mattoncini Lego, grazie ai quali ogni tanto nella mia testa nascono storie.

Credo nel potere della Rete, nella democrazia digitale, nel potere positivo della massa.

Credo che i viaggi del tempo non saranno mai possibili, almeno non come li vediamo oggi nei film.

Credo nel mio sgabuzzino dove buttavo giù le prime linee di Basic.

Credo ad Oscar, agli amici di un tempo, alla mia SaltaFoss rossa, alle patente di clorofilla.

Credo ai listati di codice da ricopiare dalla carta all’home computer.

Credo nell’unire i puntini.

Credo che c’è gente che per addormentarsi conta le pecorelle. Io penso agli anni ‘80.

Ho riletto diverse volte queste righe prima di postarle definitivamente. Non sono frasi fatte. Ci credo davvero.

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Perchè tutto ad un tratto mi sono preso un tablet?

Ok, se mi seguite su Twitter, o se siete nella mia cerchia di amici & conoscenti, sapete benissimo che da circa un paio di settimane sono un felice possessore di un tablet. E non un tablet qualsiasi, ma di un iPad 2. Sì, ho detto iPad 2, quello della mela rosicchiata, smangiucchiata. La mela di Apple.

Perchè? Perchè, vi chiederete?

Per rispondere a questa domanda è necessario tornare indietro di alcuni mesi. Indicativamente, dobbiamo prendere la DeLorean di Doc ed impostare gli orologi del tempo ad Aprile 2011. Circa 6 mesi fa. In quel periodo la mia società aveva stretto un accordo con Managed Designs per lavorare su un progetto. Facciamola breve. In pausa pranzo andavamo a lustrarci gli occhi alla FNAC, in pieno centro a Milano, a due passi dal duomo. E’ lì che ho cominciato a prendere in seria considerazione l’idea di avere un tablet. Ok, adesso sedetevi, perchè sto per elencare le caratteristiche – non solo tecniche – che cercavo in un tablet.

  1. Innanzitutto, l’aspetto ‘mobile’ era secondario. Forse sono controcorrente, ma io non considero il tablet come lo strumento più comodo se mi trovo in situazioni di mobilità
  2. Di conseguenza, la parte connettività 3G era decisamente trascurabile
  3. Grande display, luminoso, pratico, reattivo e facilissimo da usare
  4. volevo un tablet da tenere in salotto, per cui elegante e figo al punto giusto

In quel periodo iPad 2 non era nemmeno nell’anticamera del cervello. Guardavo ovviamente i vari Android, molti mi intrigavano ed ero veramente ad un passo dall’acquistarne uno. Ma la community che mi gira attorno (soprattutto i contatti Twitter) mi hanno fatto desistere: aspetta Windows 8, mi dicevano. Pazienta, aspetta, risparmia quattrini, perchè Windows 8 cambierà tutto. E così ho pazientato sbavando! Quando ho assistito alla presentazione di tutto l’ambaradan Windows 8, ho capito che molte di quelle persone avevano ragione, tranne che su una cosa. L’arrivo sul mercato. Non ero assolutamente disposto ad attendere senza far nulla l’uscita di Windows 8 per prendermi un tablet.

E sono tornato ad ammirare i tablet Android, di tutti i tipi, per valutare quale facesse al caso mio.

Fino a quando, un brutto giorno, Steve Jobs è venuto a mancare. Era giovedì 6 ottobre. Il sabato successivo a questa data, senza pensarsi troppo, sono andato alla FNAC a prendermi iPad 2. Esso risponde perfettamente ai requisiti che avevo in testa, ne sono un felice possessore, e torna utile in moltissimi scenari. Anche in questo caso evidenzio qualche punto che gioca a favore dei tablet, che sia iPad oppure no.

  1. Un tablet vince se hai bisogno di “un qualcosa” che sia inferiore ad un pc, ma superiore ad uno smartphone
  2. Un tablet è praticamente lo strumento ideale per la navigazione veloce, per la ricerca in 3 secondi della tal informazione
  3. Io personalmente ho notato che usando iPad sono meno stressato, perchè forse ti “costringe” ad usare un’app alla volta, non hai Windows Update, lo spegni/accendi in 1 secondo
  4. La durata della batteria è disarmante: carico iPad una volta alla settimana, pur usandolo tutti i giorni per navigare e twittare
  5. Il confronto pc vs. tablet non regge: se voglio tenermi un pc in cucina, devo fare i conti con autonomia, praticità d’uso, ingombro, tempi di startup. Su questo non sono disposto a discutere
  6. iPad mi torna utile in tantissimi luoghi e momenti diversi: prendo appunti in Brain-Sys con Evernote, stessa cosa durante l’incontro con Piloti Virtuali Italiani. E mi trovo tutto sincronizzato con il mio PC
  7. Le dimensioni del display lo rendono utile a tutta la famiglia (i miei genitori, per intenderci)
  8. l’App Store di Apple è sicuramente un punto vincente (come lo è quello per Windows Phone 7), perchè anche il più inesperto è in grado di cercare app e di installarle
  9. Potrei andare avanti per parecchio, ma mi fermo qui

Concludendo, voglio quindi sottolineare come l’acquisto di un tablet non è stato un gesto avventato. Semmai, lo è stato l’acquisto di iPad. Ma va bene così, sinceramente ad oggi non lo cambierei con nulla al mondo.

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Arrivederci, Steve, e grazie di tutto

Non sono mai stato vicino ai prodotti ed all’azienda Apple, ma la perdita di oggi è una cosa che mi ha scosso molto.

Steve Jobs è stata una delle persone che ha creato l’informatica, una di quelle che se non fosse esistita probabilmente parecchi di noi non farebbero questo lavoro, o sicuramente lo faremmo in modo molto diverso. Steve Jobs è stato un grande visionario, uno di quelli che sono andati in contro-tendenza, facendo invertire la rotta al mondo intero. Ci sono società che per capire come fare a cosa inserire in un prodotto fanno indagini di mercato, e fanno sondaggi, cercando di capire cosa serve al mondo in quel momento. Steve Jobs no, aveva le sue idee e non aveva bisogno di chiedere niente a nessuno. Steve Jobs andava e credeva dritto fino in fondo alle sue idee. Mentre tutti facevano lettori mp3 di un certo tipo, Apple ha sfornato iPod. Mentre tutti facevano telefoni di un certo tipo (cercando di replicare per certi versi le funzionalità di un pc, per quanto possibile), Apple ha sfornato iPhone. Mentre tutti pensavano fino a qualche annetto fa a come migliorare notebook & simili, ecco che Apple ti tira fuori iPad. Tutti prodotti che hanno fatto tendenza.

Mi piace pensare che Steve non sia andato in giro a chiedere alla gente come voleva un telefono, un computer, un lettore mp3. Lui era un vero visionario, perchè aveva tutto in testa, credeva nelle sue idee e non ha chiesto a nessuno. Mi piace pensare che Steve litigasse pure con i suoi ingegneri, che volevano fare prodotti diversi, mentre lui era convinto, e ha cercato di convincere. Spesso mi ritrovo a dire e a pensare che la democrazia al giorno d’oggi non è più una forma di governo funzionale: è molto meglio avere un leader (dittatore?) giusto. Così mi immagino Steve Jobs: un dittatore giusto, capace di prendere le giuste decisioni. Magari non sempre, dal momento che – come sappiamo tutti – ha vissuto per lungo tempo ai margini, con la sua Apple che lo aveva mandato a casa. Ma la cosa bella è che ci è tornato da leader, senza abbandonare le sue idee, cazzo.

Sinceramente mi commuovo, e non è una frase fatta. Mi commuovo perchè il nome Steve Jobs ed Apple fanno parte della mia infanzia, di quella informatica degli anni ‘80, quando ero un bambinetto e muovevo i primi passi nell’informatica. Fa sorridere vedere che anche Steve Jobs aveva cominciato con i videogiochi, con l’Atari, con Nolan Bushnell, con l’inizio di tutto un mondo a cui sono ovviamente vicino.

Mi ricorderò sempre di oggi, mi ricorderò di questo 6 Ottobre (ora italiana, lui se ne è andato il 5) in cui ero in trasferta in Valtellina. Mi sono svegliato questa mattina ed ho letto un tweet. Credo che ricorderò questa data a lungo, come l’11 Settembre e le Torri Gemelle, come il 2 Aprile e Papa Giovanni Paolo II, e tutte le altre date importanti. Ricordo dov’ero e cosa stavo facendo. Così sarà anche per questo 6 Ottobre.

A volte mi piace ipotizzare cosa sarebbe successo se Kennedy non fosse stato assassinato; e una volta su questo stesso blog ho immaginato che saremmo andati su Marte, conoscendo l’impegno per i viaggi spaziali del presidente USA. Cosa sarebbe accaduto se uno come Steve Jobs non fosse mai nato? E se fosse scomparso cinque anni fa, invece di oggi? Pensateci voi, è uno scenario interessante. Io intanto gli dico grazie, perchè le cose che ha fatto hanno davvero cambiato il mondo. Se ho in mano un Windows Phone 7, lo devo di riflesso anche a lui.

Oggi, per la prima volta, ho avuto voglia di entrare in un Apple Store a comprare qualcosa, qualcosa con la mela morsicata su.

Grazie, Steve, per tutto quello che hai fatto per noi. Grazie per il tuo genio, la tua visione, la tua testardaggine, i tuoi prodotti.

Non ti ho mai dato retta, e mai lo farò (ma mai dire mai), ma grazie comunque di tutto!

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Ma era Julianne Moore o chi altri?

Domenica scorsa, 6 Marzo 2011, durante la cena in famiglia, eravamo davanti alla TV a seguire la solita puntata del Tenente Colombo: mio padre è un appassionato della serie, ed ormai abbiamo visto praticamente più di una volta gli episodi. Ormai la gara tra di noi consiste nell’indovinare per primo la trama dell’episodio…sì sì, questa la ricordo, è quella in cui il dottore tradisce la moglie, oppure ah no aspetta, lui fa finta che lei sappia, poi elettrizza la vasca di bagno piena d’acqua e l’amante schiatta, e via dicendo.

Durante la puntata di domenica ci siamo ritrovati davanti ad un’attrice che, sul momento, sembrava Julianne Moore, seppure giovane-giovane-giovanissima. E’ bastato googlare un attimo per risolvere il dilemma:

Due piccoli ragionamenti in più: l’episodio in questione è stato trasmesso per la prima volta negli USA il 28 Aprile 1990. Se quel personaggio fosse stato interpretato da Julianne Moore, avrebbe avuto circa 30 anni. Jo Anderson ne aveva 32. Probabilmente l’episodio è stato girato qualche tempo prima, ma l’attrice sembrava comunque molto più giovane.

E anche questo dilemma è stato risolto. Thanks Internet!

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Breve riassunto del 2010

Dunque, vediamo un po’ di ricapitolare e di riassumere quello che mi è accaduto durante quest’anno.

  • non sono andato in ospedale, come invece è accaduto nel 2009, nel 2008 e via dicendo…
  • ho visitato le Isole Tremiti per la seconda volta
  • sono diventato dipendente (esattamente dall’11 Gennaio)
  • ho decisamente ripreso a scrivere più frequentemente sul mio blog
  • ho visitato Roma, Barcellona ed Amsterdam (e Morbegno, non dimentichiamolo!)
  • lavorativamente parlando, non sono mai stato così vicino al Lato Oscuro Web della Forza della Programmazione
  • ho diminuito drasticamente il numero di km percorsi con la mia macchina
  • ho cambiato cellulare
  • ho spostato dopo moltissimi anni il mio “ufficio” da camera mia alla mansarda (voto di questa manovra: 10)
  • ho assistito ad una trasmissione streaming in diretta
  • sono stato intervistato
  • ho scritto davvero un buon numero di applicazioni, da quelle semplici per wp7, a cose più complesse, riguardanti tanti “domini” diversi
  • ho preso il mio primo e-book reader
  • ho assistito ad un “vero” colpo di cannone
  • non ho fatto shopping per i regali di Natale, cosa che non mi è mai accaduta – e spero che non accada mai più, perchè mi ha un po’ intristito Triste
  • come penso moltissimi di voi, ho visto il mio primo film in 3D
  • ha sentito la voce di una cugina lontana

e chissà quante altre cose ancora!

Auguri di un Felice Anno Nuovo, cari lettori, a voi e alle vostre famiglie!

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