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IV del Venerdì

Le “Irresistibili Vaccate del Venerdì”…ovvero…la nuova versione dei già famosi “OT del Venerdì”: polemiche, un pizzico di saggezza (quando ci riesco, mica sempre!), critiche sulla TV. Insomma…ogni venerdì una lettura diversa dal solito!

IV del Venerdì

[IV] del Venerdì (24)

Quando ero bambino non mi capitava spesso di vedere persone che leggevano “Il Sole 24 ore”. D’altronde, una volta il posto più frequentato era la scuola, e lì non si avevano molte occasioni. Poi, più tardi, quando si è adolescenti, con le scuole superiori, l’università, il mondo del lavoro…può capitare sempre più spesso di vedere persone che, tra la Gazzetta ed il Corriere, sfogliano le inconfondibili pagine del “Sole 24 Ore”. A maggior motivo se si viene a lavorare in grandi città, dove capita di trovarsi in metropolitana con gente di vario tipo ed appartenente alle più diverse classi sociali, dalla segretaria al manager, dal dirigente di banca al programmatore come me.

E tutte le volte – dico tutte – che con lo sguardo incrociavo un tizio con in mano il “Sole 24 Ore”, mi dicevo che quel tizio fosse un giocatore in borsa, un dirigente di alto livello, un peso grosso, uno che conta. Uno di quelli che controllano come si sta comportando il NASDAQ, o il MIB per perdere o guadagnare decine di migliaia di euro. Oppure uno di quelli che seguono le fusioni delle grandi società, perchè magari capiterà anche a lui di essere assorbito. Uno di quelli che sotto sotto nel portafoglio ha una paccata di soldi, e quindi se ne perde un pochino in qualche operazione rischiosa non gli dispiacerà poi molto.

Invece è tutto diverso. Con la scusa che mio fratello lavora a pochi passi dalla sede centrale del “Sole 24 Ore”, ogni tanto arriva a casa con qualche copia. L’altra sera ne ho sfogliata una, su consiglio del fratello di cui sopra, e mi sono meravigliato nel trovare articoli ed argomenti molto più vicini al mio modo di vivere più di quanto pensassi. Non gioco in borsa, non acquisisco società, non ho una paccata di soldi, ma mi fa piacere leggere un giornale che dice ed esprime le stesse idee che ho in testa.

A partire dalla mobilità in Lombardiaentro il 2013 la velocità media delle autovetture scenderà a livelli incredibilmente scioccanti ed imbarazzanti, molto al di sotto dei limiti di velocità attuali, con una perdita di tempo e soldi per le aziende devastante. Mentre tutti i politici decidono chi è il vincitore delle primarie, o se è giusto espellere dal Paese gente che neppure dovrebbe starci a priori. Contenti loro. Al 2013 mancano poco più di 5 anni: cosa vogliamo fare?

Continuando con i prestiti delle famiglie, che si indebitano sempre più, con rate sempre più basse per permettere a chiunque di comprarsi quello che vuole. Sebbene Alessandro mi prese in giro quella sera, continuo a pensarla come dissi allora. Ci sono in giro formule di prestiti folli, che cominciano a farci pagare un prodotto quando ormai il prodotto è vecchio e quasi non ci serve più. Oppure si è già rotto. Ci sono persone che piuttosto che sborsare 300 euro subito – e togliersi il pensiero – preferiscono pagare un prodotto 12 euro al mese per 2 anni, che è molto peggio perchè è una piccola martellata che ogni mese colpisce il nostro portafoglio.

Continuando ancora con le figure più ricercate sul mercato del lavoro ed il traffico che comincia ad ossessionare le piccole vallate bresciane, ricche di lavoro e di manodopera nell’artigianato e che adesso perdono tempo prezioso in colonna. C’è un bel articolo che illustra molti problemi, che per esempio portano molte persone a rifiutare lavori semplicemente perchè troppo lontani. “Lontani” non fisicamente, ma “lontani” nel tempo. Il mio collega I.S. cambierà lavoro proprio perchè per fare 130km in treno deve uscire alle 6 del mattino. Io esco alle 7:30 per fare 30km e prendere la metro e di coda in auto me ne faccio davvero tanta.

La morale di tutto questo è che “Il Sole 24 Ore” analizza i dati, dice i soldi buttati via dalle aziende ogni mattina, e ci mette davanti ad un futuro tristissimo nel quale se I POLITICI non si danno una mossa per migliorare LE INFRASTRUTTURE saremo tutti tremendamente fottuti. E di conseguenza lo trovo molto più concreto di altri giornali che si occupano di politica e dei soliti problemi mai risolti.

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IV del Venerdì

[IV] del Venerdì (23)

Anche oggi ho una bella storiella da raccontarvi.

[Prima parte]
Qualche settimana fa i miei genitori andarono ad un raduno di Fiat 500 a Rapallo (GE). Trovarono un tempo magnifico: bel sole, temperatura al punto giusto, e passarono quindi una bella giornata con amici e a farsi una mangiata di pesce in terra ligure.

Sulla via del ritorno, in autostrada, sulla A7, si fermarono in una delle tante piazzole di servizio per fare benzina e per fare qualche spesuccia. Mia madre, prima di risalire sulla 500 parcheggiata lungo un guard-rail, nota una grossa borsa nera abbandonata, lì sul ciglio della strada. La prima intenzione è stata ovviamente quella di fregarsene, dato che poteva essere una borsa di chissà chi, dimenticata chissà quanto tempo fa. Eppure, mia mamma va lì, prende la borsa ed insieme a mio padre ne esplorano il contenuto cercando di capire di chi potesse essere. Al suo interno trovano medicine, documenti validi, il passaporto di una persona del New Jersey, un sacco di foglietti…sembrava tutto fuorchè una borsa “pericolosa”. La presero con loro con l’intenzione di fare qualcosa di più che lasciare lì quella borsa in quell’angolo di autostrada. Mia mamma si sentì in colpa, perchè lei quando ha qualcosa di altri ha sempre un po’ più di ansia.

Il giorno dopo chiamarono uno dei numeri di telefono e scoprirono che i proprietari della borsa erano una signora italiana sposata con un signore del New Jersey che vivono negli USA, nel New Jersey, vicino a New York. Si trovavano in Italia in vacanza, e per trovare i loro famigliari ad Asti. La famiglia fu molto felice di sapere che fine aveva fatto la loro borsa, che era stata effettivamente dimenticata per una banale distrazione sull’autostrada. Dentro, come ho detto, e come capita un po’ a tutti, c’era un sacco di roba…più che di valore economico, di valore affettivo, e comunque oggetti che perdere è sempre un peccato. Insomma, i due signori italo-americani erano piuttosto disperati, perchè ormai avevano considerato la faccenda chiusa, borsa persa per sempre, mentre in realtà noi l’abbiamo recuperata.

Il giorno dopo, i miei genitori si incontrarono con i due signori, che ci raggiunsero a casa nostra insieme ai parenti di Asti. Venti minuti di chiaccherata, un caffè, il racconto di come andarono le cose quella domenica, tanti ringraziamenti. La famiglia non perse solo la borsa, ma altre cose disperse qua e là…insomma, non sono l’unico distratto perenne esistente sulla faccia della Terra. I coniugi italo-americani non sapevano come ringraziarci, i miei dal canto loro volevano solo fare un gesto gentile ed onesto, quindi la vicenda si chiuse così, felici davvero di aver fatto utile per qualcuno.

[Seconda parte]
Ieri pomeriggio, arriva un corriere sotto casa mia. Si ferma davanti a casa nostra, deve consegnare uno scatolone. Noi non ne sappiamo nulla, nessuno ha ordinato nulla, i miei chiedono all’autista maggiori informazioni. Il tipo ci dice che lo scatolone arriva da Asti…mio padre e mia madre si ricorda di quella cosa. Firmano, accettano la spedizione e tornano in casa con lo scatolone in mano.

Quando lo aprono, trovano due cose: una bella lettera di ringraziamento scritta a mano e 12 bottiglie di vino di Asti che sicuramente ci berremo nelle prossime settimane/mesi. Bello il gesto, perchè assume più significato se fatto a posteriori e non lì sul momento. Voglio personalmente ringraziare la famiglia di cui ora mi sfugge il nome (Iraldi o Ivaldi), soprattutto per averci scritto, che è sempre un bel pensiero. Dimostra come un bel gesto gentile ha sempre il suo perchè: conosco persone che se ne sarebbero sbattute o fregate, o peggio ancora. Sono orgoglioso di far parte di una famiglia di questo tipo. Mi fermo qua.

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IV del Venerdì

[IV] del Venerdì (22)

Oggi trovare un argomento di cui parlare è fin troppo facile: basta dare una lettura veloce agli innumerevoli post (uno, due, tre, quattro, cinque, sei, sette, otto, etc. etc.) che sono comparsi sul Muro di UGIdotNET, in altre community e su altre parti in Internet per rendersene conto. Non voglio aggiungere nulla, perchè la tristezza è veramente tanta e lo schifo per queste persone che si permettono di prendere provvedimenti su una materia che non conoscono nemmeno di striscio è notevole. Già diverse volte non ho nascosto il mio qualunquismo verso questa politica che più che fare danni non fa, ma certe notti (cit.) sembra proprio che questi si svegliano e si inventano sempre nuovi metodi per rubarci i nostri soldi. Vergognoso: lo ripeto: leggete i post che ho linkato sopra, leggete l’articolo di punto-informatico e protestate anche voi.

Di una cosa sono sicuro: questa legge non passerà mai. E’ inevitabile, dico sul serio. Secondo me, il politico che l’ha pensata si era alzato male quella mattina e ha già avuto modo di ripensarci. La cosa triste è che ancora una volta sembra che arriviamo sempre all’ultimo momento: probabilmente il DDL era lì da un po’ di tempo…adesso che il DDL sta per diventare legge a tutti gli effetti…ecco che il popolo italiano internettiano di sveglia e protesta, forse con un leggero ritardo. Con tutti i problemi che abbiamo – lavoro, immigrazione, delinquenza – ‘sti politici non riescono davvero a fare altro se non ad escogitare nuovi metodi per tassare questo e quello. Non sarebbe ora di finirla? Ma finira davvero, però, non a parole, non per un anno o due..finirla davvero…fare politica per aiutarci.

Sapete cosa vi dico, in conclusione? Penso che noi cittadini e i politici dovremmo essere dalla stessa parte. Voglio dire…dovremmo remare tutti assieme trascinando il nostro Paese, ed invece sempre più spesso c’è proprio una netta distinzione tra cosa vogliamo noi e cosa vogliono fare loro, e questo non è accettabile. Una classe politica dovrebbe rappresentarci, mentre ormai con il moderno bipolarismo le elezioni non fanno altro che rappresentare solo metà del paese, mentre l’altra sciopera e protesta. I politici dovrebbero attuare quello che noi vogliamo, e accade tutto fuorchè questo.

Adesso, mi dite come faccio a reprimere pensieri nefasti, come faccio a non urlare il mio qualunquismo a questi politici??? Per adesso mi accontento solo di una cosa: il mio dominio è .net, il mio dominio è hostato su WH4L, per cui indipendentemente da come andrà a finire…col cavolo che pagherò la tassa. Qui lo dico, qui lo nego!!!

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IV del Venerdì

[IV] del Venerdì (21)

Oggi mi sono preso un giorno di ferie, perchè alle 14 ho una visita in ospedale, che segue a quella dell’altro ieri, che segue a quella fatta a metà Aprile di quest’anno, che segue all’intervento chirurgico dell’Aprile 2006. Insomma, pare proprio che certe cose ritornino e che non se ne vogliano andare. Proprio una bella rottura di scatole! Per fortuna, il chirurgo presso il quale sono in cura è un’ottima persona, e quando ce la facciamo ci organizziamo per fissare visite & medicazioni la mattina presto, intorno alle 7: così…vado in ospedale, 15 minuti di attesa, poi posso andare tranquillamente al lavoro.

Oggi – come dicevo – invece devo andare alle 14. So che quando la visita è nel pomeriggio, l’attesa è infinitamente più lunga: per questo motivo, mi porto dietro lo zainetto che uso per il lavoro, portatile escluso. Mi posso tranquillamente leggere La svastica sul sole, oppure il libro che Petzold mi ha regalato, anche se quest’ultimo è più impegnativo. Sarà un pomeriggio snervante, perchè non è mai bello fare lunghe code di attesa in ospedale. Preferirei essere altrove, compreso il mio posto di lavoro a Milano, così saprei di divertirmi e di lavorare allo stesso tempo. Ma si sa, non tutte le ciambelle escono con il buco, e quindi mi ritrovo invischiato in questa faccenda ogni…6 mesi circa. Pazienza!

Uno degli svantaggi di essere libero professionista è di non guadagnare nulla quando non si può andare a lavorare. Ma d’altronde…non ci posso fare nulla. Buon weekend a tutti!

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IV del Venerdì

[IV] del Venerdì (20)

Non ho mai raccontato il mio sabato scorso a Livorno, insieme a mio fratello, a Matteo Baglini e ad Andrea Angella. Dovevamo essere un po’ di più, ma qualcuno per impegni più o meno previsti ha dovuto dare buca. Pazienza, mi avrebbe fatto piacere conoscere Alessio e Marco, due amici di UGIdotNET che conosco da lungo tempo in forma virtuale, ma a cui non ho ancora dato un volto reale. Sarà per la prossima volta.

Sabato scorso arrivai a Livorno sul pomeriggio tardo, verso le 18:30 – 19:00. Il viaggio in auto ci aveva un po’ rintronato, quindi siamo andati a farci due passi in centro, giusto per prendere un po’ d’aria e fare due passi. Sono entrato in una libreria che non faceva parte delle grandi catene, ma mi sembrava più che altro una libreria “storica” di Livorno: magari mi sbaglio, o magari è stata solo una mia impressione. Lì mi hanno colpito tre cose in particolare:

  1. Ho scoperto che Terry Brooks ha pubblicato dei libri (finora due) appartenenti alla saga “La Genesi di Shannara“. Per uno che ha letto tutta la serie di Shannara (anche più di una volta), non sono riuscito a rimanere indifferente. Ma non li ho comprati.
  2. Ho preso invece due libri di Philip Dick, “In senso inverso” e “La svastica sul sole“. Acchiappati tutti e due.
  3. Omar ha preso dallo scaffale un libro che parlava di università e di laurea. L’abbiamo solo sfogliato facendoci due risate, perchè il libro raccontava come prendere 30 agli esami senza studiare un accidente, ed evidenziava in modo più serio i “bachi” del sistema università. Da quel libro ricordo una frase in particolare, che era stata messa come sottotitolo ad un capitolo. La frase diceva:

Se riesci a ridere di una cosa, allora riesci anche a cambiarla.

Ho scattato una foto con il mio Nokia a quella pagina, per potermi ricordare l’autore. Adesso non ho voglia di collegare via BT l’N70 e di dare un’occhiata alla foto: se qualcuno si ricorda chi l’ha detta, per favore me lo dica. E’ una frase che mi è piaciuta, perchè sono un tipo che si incacchia molto per le cose che mi stanno a cuore, ma allo stesso tempo rido moltissimo, anche su argomenti o battute apparentemente insignificanti. Si dice anche che il riso abbonda sul volto degli stolti. Ma – come dirlo – non sono per niente d’accordo. Ridere è una cosa che fa bene alla salute, davvero, ed è una di quelle cose capaci di migliorare la mia giornata. Sono molte, dicevo, le cose che mi fanno ridere: le battute fra amici, gli incidenti di Cobra 11, alcune battute di mio fratello, il modo buffo con cui si comporta Fabio il mio amico la mattina presto, lo spirito divertente e goliardico dei miei colleghi di ogni giorno, Fantozzi, e molto altro ancora. Rido, e rido piangendo di gusto.

Ma quella frase, di quel tizio, dice qualcosa in più. Dice che se possiamo ridere di una cosa, allora possiamo anche cambiarla. E’ come se affrontare con ilarità una certa questione ci dia una marcia in più, la capacità di giudicare meglio la cosa e quindi di poterla risolvere a nostro vantaggio. Forse dovremmo pensarci un po’ tutti: spesso in passato mi sono intestardito su cose che mi stavano a cuore, ma la mia combattività mi portava ad affrontare la cosa con passione, calore ed una certa forma di aggressività negativa, un modo di fare in cui purtroppo casco spesso. Forse dovrei tentare di approcciare meglio ai problemi, di riderci su, di prenderla un po’ con filosofia. Sì, forse servirebbe a qualcosa.

Ragazzi, vi auguro un buon weekend. Il mio IV del Venerdì, in versione serale, vi saluta, e alla prossima.

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IV del Venerdì

[IV] del Venerdì (19)

Oggi vi racconto una storia.

Un mio caro collega ha due anni meno di me, 29. Vive ad Asti ed ogni giorno si fa un paio d’ore di treno per arrivare a Milano, per lavorare assieme sul progetto a cui siamo stati assegnati. Il lavoro dello sviluppatore gli piace, insieme a tutto il gruppo ci si diverte, non avrebbe un motivo reale per cambiare posto di lavoro. Economicamente non si lamenta, e poi qui ce la caviamo piuttosto bene, perchè ci si riesce a ritagliare del tempo per leggere blog, per bloggare noi stessi, per vedere altre cose, per scherzare e così via. Tutto questo fino ad un cambiamento radicale della sua vita: la nascita del figlio Francesco, avvenuto ai primi di maggio di quest’anno.

Da quel giorno, la moglie gli fa un po’ di pressioni per tornare a casa prima e, soprattutto, per trovare un nuovo lavoro vicino a casa. Ad Asti non si trovano molte opportunità per programmatori, e quindi si è dato da fare per trovare qualcos’altro fino a Torino. Andare a Torino gli costerebbe meno tempo, arriverebbe prima a casa e quindi sarebbe in grado di dedicare più tempo libero a tutta la famiglia, bimbo compreso. Ma come al solito, non si sa se il nuovo lavoro gli potrebbe piacere davvero oppure no: d’altro canto, qui ci si diverte con dispositivi Pocket PC/Windows Mobile e ci sono tutti i vantaggi che ho detto prima, mentre di là (parlo di un lavoro presso una filiale bancaria) magari il tutto diventa più noioso e, alla lunga, meno soddisfacente. Credo che noi programmatori siamo strani: per noi – o almeno, per me – non è solo una questione economica. Credo che sia importante il “vivere felici”. Sapere di svegliarsi la mattina e sapere di andare a lavorare in un posto sereno, con colleghi onesti è fondamentale, perchè lavorare in altri contesti potrebbe logorare davvero, e arrivare a casa “pieni di soldi” ma infelici, secondo il mio umile parere, non serve proprio a nulla. Non voglio fare il maestro di vita, come mi è stato accusato molto tempo sul Muro di UGIdotNET, ma nel mio piccolo ci sono passato, ed è un’esperienza che non vorrei ripetere, e che non augurerei nemmeno al peggiore dei miei nemici (…ok, dai, forse a qualcuno sì!). Ovvio, non voglio prendere due soldi, voglio prendere il giusto…quello che vorrei trasmettere è che la qualità della vita deve ricoprire una parte importante delle nostre decisioni, cosa che secondo me non sempre si fa.

Leggevo l’altro giorno diverse statistiche sul giornaletto di tutto: sono statistiche che mi lasciano sempre perplesso, perchè vengono fatte di tutte le erbe un gran bel fascio. L’altro giorno – per l’appunto – si diceva che le donne sono meno infelici degli uomini perchè il lavoro le opprime e hanno poco tempo libero per loro stesse. Non voglio crederci più di tanto, francamente, però se faccio mente locale a penso alle mie amiche, quasi tutte fanno un lavoro che segue poco le loro ambizioni di una volta. Di una per esempio ho parlato qua, in un mio bellissmo post (scusate la modestia, ma rileggendolo…ho capito che mi piace davvero!). Non penso siano infelici in modo assoluto, penso solo che siano più infelici di me. Non è il lavoro che regala una felicità assoluta – ci sono ben altre cose, e ci mancherebbe – ma dato che si passano più di 8 ore al giorno nell’ambiente lavorativo, sarebbe proprio bello cercarsene uno che ci faccia vivere tranquilli.

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IV del Venerdì

[IV] del Venerdì (18), in ritardo

Ragazzi, che venerdì! Mi riferisco ovviamente a ieri. E’ stato un venerdì particolarmente intenso e stressante, al punto che non sono davvero riuscito a trovare 10 minuti per bloggare il mio tradizionale IV del Venerdì. L’ho sempre detto innumerevoli volte in passato: per me bloggare è principalmente un hobby ed un divertimento che ben si accompagnano alla mia attività lavorativa. Una delle principali regole che applico nel bloggare è il massimo divertimento, non il massimo profitto, e ci mancherebbe. Per questo ieri ho preferito saltare del tutto l’impegno quotidiano con il mio blog, e far slittare tutto a questa mattina. Ok, si tratta pur sempre di un IV del Venerdì, anche se un pochino in ritardo. L’ultima volta che ho scritto un OT del Venerdì fuori tempo (quella volta in anticipo) era il venerdì nel quale dovevo farmi operare. Questa volta è un ritardo, va bene lo stesso.

La settimana prossima un mio collega va in ferie, per una settimana soltanto. Non è un collega qualsiasi: è IL collega col quale sto sviluppando l’applicazione Pocket PC/Windows Mobile presso il cliente. Insieme lavoriamo al 140%, divisi produciamo la metà. Ho un bel affiatamento con lui. Quando siamo seduti davanti ai nostri notebook, spesso ci ritroviamo a lavorare su uno solo dei due: chi chi scrive il codice, e chi lo sta leggendo. C’è chi lo digita, e chi sta già ragionando al punto dopo da fare. E’ una persona onesta, gentile e divertente. Ha due anni meno di me, ma è già sposato ed ha già un figlio. Qualche domenica fa siamo andati – io ed altri colleghi amici – a trovarlo a casa sua ad Asti, per conoscere la moglie e suo figlio Francesco. Beh, insomma, per una settimana mi sobbarcherò io tutti i lavori sul codice, dovrò pensare io a tutto, per cui mi sa che avrò un regime di lavoro più alto del solito. Ci sto. Ne risentirà il mio blog, credo: si dice che si sente di più la mancanza di un qualcosa proprio quando quella cosa viene a mancare davvero. Vedremo un po’.

Questo IV del Venerdì si chiude qua. Nonostante abbia dormito come un ghiro, ho una stanchezza addosso e mi devo svegliare un po’. Questa mattina il mio lato mattiniero, non so perchè, viene a mancare: probabilmente il “non sapere che devo lavorare” ed il “sabato mattina completamente libero” mi hanno ficcato in testa un relax mentale che si abbatte anche sul fisico. Mi lavo la faccia e sono come nuovo.

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IV del Venerdì

[IV] del Venerdì (17)

Ieri sera io e la mia famiglia ci siamo scannati – nel senso buono – commentando le varie notizie al telegiornale, o più in generale di quello che passa la televisione a quell’ora. Sembrerà folle, ma sto arrivando alla conclusione che più si evitano i telegiornali, e meglio è: non dico di non stare informati su quello che accade nel mondo, ma dico semplicemente che i TG attuali sono davvero troppo strumentalizzati e le sparano a destra e a manca a seconda della moda del momento.

Questa estate, per esempio, non passava giorno senza che ci fosse un qualche incidente (più o meno mortale, ahimè) in cui l’autista non fosse ubriaco. Sembrava che tutta l’Italia durante il mese di agosto passasse il tempo a bere vino, birra e vodka a tutto andare. Volete sapere la novità? Ogni giorno ci sono incidenti, eppure ci sono dei periodi durante l’anno in cui fa più comodo dare questo tipo di notizie a raffica, dando una dimensione del fenomeno più grande di quello che è in realtà, sfalsandola. C’è stata la moda dei sassi dei cavalcavia (sembrava che tutti i ragazzi passassero i sabati sera in giro per le autostrade), dei treni che deragliavano, di un sacco di cose. Persino degli incendi questa estate, che adesso sembrano un lontano ricordo. Toc, toc, cari politici, mi rivolgo a voi: il problema degli incendi va risolto adesso con i fatti, come sempre. E’ inutile correre ai ripari in fretta e furia durante i primi giorni di agosto, bisogna agire al momento giusto ADESSO, con una politica mirata che evidentemente voi non siete in grado di applicare. Ho sentito dire che nella maggior parte dei casi i piromani erano addetti dei corpi forestali ai quali stava scadendo il contratto, e quindi “volevano farsi notare” prima appiccando gli incendi, e poi aiutando i loro stessi colleghi per evidenziare il fatto che il loro lavoro è necessario. Ok, a parte l’assurdità…cari politici, che dite, glielo rinnoviamo il contratto oppure aspettiamo l’estate 2008 per ripartire tutto daccapo?

Adesso – è notizia di questi giorni – salta fuori che probabilmente avremo a che fare con un inverno freddo e buio, perchè la rete dei gasdotti non è adeguata, perchè non importiamo abbastanza gas per il fabbisogno nazionale, etc. etc. Non so se sia vero oppure no, se c’è dietro qualche manovra politica o chissà per qualche altro cavolo di motivo, sta di fatto che la moda è questa. La politica dovrebbe trovare risposte pratiche per risolverci problemi, ma non lo fa per “manifesta incapacità di farlo”. E non sto parlando di Prodi o di Berlusconi, sto parlando della nostra politica italiana. Peccato.

Sto pensando di non vedere più i telegiornali. Qualcuno mi dice che sono drogato di Internet: se essere drogati in tal senso significa poter andare su siti di informazione pubblica, leggere con tranquillità l’opinione di giornalisti importanti così come della persona che abita sotto casa mia, poter dialogare con altri così come faccio sul mio blog, ben lieto di essere drogato di Internet. Soprattutto poi quando, proprio per staccare, vado in montagna, in bicicletta, in giro per il Bel Paese. Come domani, che sono al Flyfest di Ravenna.

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IV del Venerdì

[IV] del Venerdì (16)

Tutte le volte che ci lascia un personaggio pubblico di un certo spessore, nazionale o mondiale che sia, abbiamo l’impressione che non capiterà mai più in futuro di avere un personaggio della stessa fattura. In due soli giorni abbiamo perso Gigi Sabani, imitatore/presentatore/comico italiano, e Luciano Pavarotti, che invece di presentazioni non ha bisogno. Come ho detto qualche giorno fa, il primo non suscitava la mia simpatica e, se devo dirlo, nemmeno Pavarotti. Ma è un mio punto di vista assolutamente personale – e soprattutto non tiene assolutamente conto delle loro capacità artistica, quanto piuttosto della simpatia che suscitavano in me quando li vedevo in TV. Ma è innegabile che abbiano lasciato il loro fottuto segno, in Italia e nel Mondo.

E, bisogna dirlo, ci sarà per forza in futuro un altro qualcuno capace di eguagliare il loro valore. In passato sono scomparsi altri illustri personaggi…penso ad Albert Einstein, ad Enzo Ferrari, a Sandro Pertini, a Versace, a Marcello Mastroianni, a Massimo Troisi. Tutti uomini, tutti personaggi che l’Italia, ed in alcuni casi il mondo, ha pianto. Ma dobbiamo credere che un giorno, da qualche parte, arriverà qualcun’altro capace di portare avanti il made-in-Italy così come hanno fatto loro. Di meno, di più, non importa. Magari qualcuno è già tra noi sotto forma di bambino o bambina che domani incroceremo al supermercato o sulla metropolitana. Certi nomi entrano nella leggenda, ma abbiamo il dovere morale di guardare avanti. Sono pronto a scommettere che quando se ne andò Caruso, molti dissero: “Non ci sarà più alcun tenore come lui!“: poi arrivò Pavarotti, e la Storia è ripartita da dove si era interrotta.

La Storia si ripete, e questo non vale solo per le guerre, ma anche per le cose belle che l’umanità ci regala, comprese le persone e quello che loro rappresentano. Sapete dov’è il difficile?: riconoscerle. Spesso ho sentito paragoni tra Valentino Rossi e Giacomo Agostini: c’è chi preferisce l’uno e chi l’altro. Si sentono paragoni tra Schumacher e Senna, tra Bugno e Coppi, tra X e Y: spesso si tende a privilegiare il passato, perchè fondamentalmente non si vuole credere che un Mito Vero possa diventare sorpassato. Il Mito Vero – quello che c’era e adesso non c’è più – è immortale, Lui sarà sempre il migliore. Fare un confronto fa sempre paura, non è vero? Mi piace pensare che non sia così. L’Attuale può battere il Passato. Voglio credere che sia così e devo esserlo. Se non lo fosse, risulterebbe che il mondo è condannato a deteriorarsi, a perdere uno ad uno i suoi Miti viventi e a non averne più. Che tristezza. Il mito entra a far parte di un universo di intoccabili, di pietre miliari della cultura mondiale, e non dobbiamo per forza fare paragoni con i personaggi di oggi.

Salutiamo Gigi Sabani e Luciano Pavarotti. Hanno una cosa in comune: ci hanno lasciato durante la stessa settimana. Salutiamoli e ricordiamoli per sempre, se lo meritano per quello che hanno fatto. Ma guardiamo avanti, e siamo pronti ad accogliere a braccia aperte ciò che il Destino, e la Storia, hanno in serbo per noi.

Ciao Gigi, Ciao Luciano!

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IV del Venerdì

[IV] del Venerdì (15)

La ragazza non poteva sopportare che lei non esistesse. Oppure, peggio ancora, che esistesse solo in parte. Si sentiva viva a tutti gli effetti: sentiva il calore del proprio corpo, percepiva il movimento della brezza sulla pelle. Sentiva persino il battere del cuore…o forse no? Si appoggiò la mano al petto e non sentì nulla. Il cuore non batteva. Forse – pensò – posseggo un’anima, ma non il corpo. Penso, quindi sono, aveva letto da qualche parte. Se l’anziana che le aveva fatto quelle rivelazioni aveva ragione, se lei in fondo era solo una PNG in una realtà virtuale, l’anima era sotto il controllo di qualcun’altro ed il corpo non aveva ragione di esistere. In una realtà virtuale il corpo non è necessario. Ma se l’anima non è mia, se non riesco a controllarla, se non riesco a seguire le indicazioni dettate dal mio cuore, come posso controllare le mie azioni? Chi sono realmente? Cosa ci faccio qua? La ragazza si sentiva perduta: guardava la vecchia sogghignare verso di lei e non sapeva che fare.

Chiariamo subito una cosa: non è che siccome leggo una rivista scritta in lingua inglese, allora vuol dire che sono inglese, oppure che non parlo italiano. Il mio lavoro mi porta a leggere per il 90% delle volte la lingua inglese, ma ciò non significa che preferisco questa lingua alla mia che ho imparato fin da quando avevo 6 anni. Perciò, spero che non mi accada più che un italiano mi fermi per strada, o nei pressi di una stazione della metropolitana, per chiedermi informazioni in inglese. Ho sempre risposto in modo elegante, devo dire, però poi mi sentono parlare con il mio amico a fianco ed esclamano: “Ah, ma sei italiano anche tu! Vedevo che leggevi un giornale in inglese…“. Il fatto è che leggo MSDN Magazine e leggo il Time, e mi piace, ma questo non vuol dire che sono inglese. Ricordo che anche mio fratello, quando era bambino, veniva sempre confuso con un tedesco, perchè era biondissimo e capitava che, in certi posti ad alta frequentazione tedesca (riviera romagnola a maggio), gli si rivolgesse in lingua tedesca. Credo che tutto questo sia causato dal fatto che gli italiani in genere non siano abituati ad aver a che fare con un po’ di integrazione: fino a qualche anno fa, la maggior parte della popolazione era soprattutto italiano, mentre oggi – e man mano che passa il tempo – sempre più persone provengono da altre nazioni, e si fermano a vivere qui da noi. Dovremo abituarci quindi a vedere persone che leggono giornali in altre lingue, sebbene siano italiani a tutti gli effetti. Semplicemente, ci saranno tunisini, egiziani, marocchini e via dicendo che vogliono continuare ad essere informati sulle faccende di casa loro…d’altronde, anche io quando sono in Puglia ogni tanto compro “Il Giorno” – il quotidiano di Milano – per sapere cosa succede in Lombardia. Altre nazioni più avanti di noi in questo senso hanno più familiarità: gran parte della popolazione USA parla spagnolo, per esempio. Già adesso, per dire, sulle linee 90-91 dell’ATM di Milano sento parlare più altre lingue che l’italiano, inteso come arabo e spagnolo soprattutto. L’altro giorno, mentre andavo al lavoro, il filobus ha frenato di colpo…una ragazza davanti a me stava cadendo, le ho messo una mano sul braccio per aiutarla a rimanere in piedi. La ragazza indossava un burka, che la copriva tutta ad eccezione del volto. Dopo aver ripreso l’equilibrio, si è girata verso di me guardandomi davvero male (“Obiezione, Vostro Onore!”) e senza dire una parola. L’ho guardata, le ho sorriso scusandomi imbarazzato…aveva una grossa e visibile cicatrice sul volto, che le partiva dal labbro superiore – appena sotto il naso – e finiva in quello inferiore, in pratica le tagliava in due la bocca. Sono rimasto imbarazzato, ero convinto di averla aiutata e di non aver fatto nulla di male, ma evidentemente anche io qualcosa sull’integrazione tra popoli di culture diverse la devo ancora imparare. E ci mancherebbe!

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