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Siccome non lo so fare, lo faccio con XAML

Con WPF possiamo lavorare con molti strumenti diversi: Visual Studio 2005 (con l’opportuno supporto per il .NET Framework 3.0), Visual Studio 2008 (ancora in beta 2), la suite Expression, etc. etc. WPF è una tecnologia nuova, quindi è probabile che in futuro usciranno altri strumenti dedicati a sviluppatori e a grafici. Come ho letto da qualche parte, usciranno anche strumenti per grafici, e sarà la prima volta che il lavoro di un grafico sarà codice sorgente vero e proprio, e non un mero insieme di bytes che formano un’interfaccia grafica.

Dal canto mio, sto rimbalzando usando un po’ VS2005 ed un po’ Expression. Petzold credo mi abbia lasciato un’eredità dal suo ultimo libro pesante: conosco troppo bene XAML. Al punto che quando sono dentro Expression e devo raggiungere un determinato risultato “visivo”, so chiaramente come farlo con XAML, ma non so come ottenerlo usando l’IDE di Expression. Il risultato di tutto questo è che premo F11, passo alla vista XAML, edito, premo F12 e controllo se quello che vedo a video è quello che volevo ottenere. Al punto che in molti casi perdo il vantaggio di star lavorando con un IDE avanzato, dal momento che edito il codice XAML direttamente. Tra l’altro, la vista XAML di Expression è spartana (come è giusto che sia, secondo me) – niente a che vedere con quella di Visual Studio che, tra le altre cose, ci dà un bel Intellisense che aiuta non poco. Ricordo Corrado agli ultimi Community Days, che faceva vedere come passare dall’uno all’altro con un ALT+TAB, perchè VS fa delle cose, mentre Expression delle altre. Mi riconosco perfettamente in questo scenario.

La morale di tutto questo è lavorare con XAML. Dopo un po’ ci si fa l’abitudine, sul serio, e se si ha un po’ di immaginazione, si riesce a capire davvero quello che si sta facendo. Lavorare direttamente con XAML dà inoltre quella strana sensazione di avere tutto sotto controllo, si è certi al 100% che il codice è pulito e non è inutilmente prolisso. Mi sembra di tornare indietro nel tempo, al millennio scorso, quando lavoravo con ASP: adesso che ci penso, adottavo lo stesso metodo, cioè quasi aprire i files ASP con il blocco note. Potevo usare anche all’ora Visual Studio, potevo usare InterDev (e solo Dio sa quante volte l’ho fatto!), potevo usare Dreamweaver e molti altri IDE…ma finchè potevo volevo sentire i bytes sotto le mie dita. Blocco note allora, il “semplice” editor di VS per creare gradienti e triggers oggi con WPF.

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VivendoByte.ByteAdventure

[Cyberpunk.EpisodeOne] L’incontro

Ho cominciato a scrivere questo racconto mentre ero in vacanza. Se mi ispira, e se avrà successo (soprattutto nella mia testa), questo post vuole essere l’inizio di una serie di racconti concatenati – una sorta di saga cyberpunk con bytes, personaggi reali e riferimenti vari al mio lavoro, ai miei amici, ai miei colleghi, alla mia vita. Non escludo che possa diventare qualcosa in più, un giorno in un futuro prossimo che adesso non so prevedere. Spero vi possa piacere, così come piace a me. Buona lettura.

MIA.
In gergo militare, questa sigla sta per Missing in Action. Ci si riferisce alla perdita di contatto di un soldato durante un’azione di guerra. Il DJ alla console usava lo stesso acronimo, ma pensava a tutt’altro. Per lui MIA stava per Mixing in Action, ovvero quella fase in cui due canzoni si miscelano fra loro, una che svanisce, e l’altra che invece sale di volume fino a riempire la pista da ballo. Le mani del DJ si muovevano veloci, manovrando in modo naturale i cursori per la regolazione dei bassi e dei volumi. Poco più di un centinaio di giovani stavano ballando sotto di lui. Il ritmo tribale pulsava nelle vene di tutti, che urlavano, gioivano e si muovevano seguendo il tempo musicale.
Tum Tum. Tum Tum.
Il dj lavorava ininterrottamente da un’ora circa, ma fra circa cinque minuti avrebbe lasciato il posto a qualcun’altro. Concentrandosi sul ritmo che stava riempiendo la sala, sostituì il CD in uno dei due lettori della console e bevve un lungo sorso di Bacardi Breeze per finire la bottiglietta. Un istante dopo, puntò il suo sguardo su una grossa valigetta argentata ai suoi piedi: gli sarebbe servita durante il suo appuntamento e l’ultima cosa che voleva era dimenticarsene. Sarebbe stato un bel guaio. Il ragazzo alla console si chiamava Ajax, aveva poco più di 23 anni e faceva il dj da circa 4. Sapeva che l’appuntamento poteva essergli fatale. Non avrebbe rischiato la pelle – questo no – ma era convinto che la vita oggi poteva ucciderti in modi molto più subdoli che con una semplice pallottola nella testa. Il DJ passò alla fase MIA della sua ultima canzone, almeno per quella sera.

 

A metà luglio la stagione estiva del campeggio non era ancora veramente esplosa. Gli arrivi massicci di turisti sarebbero arrivati solo con l’inizio di agosto. Questo permetteva ai villeggiatori di avere una certa riservatezza ed una certa tranquillità. Fra questi, c’era un uomo – dall’età approssimativa di 50 anni – che indossava pantaloncini da bagno, una camicia hawaiana e ai piedi portava un paio di infradito. Tutte le donne – provate a chiederglielo – considerano le infradito come il capo d’abbigliamento maschile più sexy. L’uomo non le indossava per quel motivo, semplicemente le trovava comode. Non aveva bisogno di attrarre le donne, perchè le donne che voleva se le comprava senza troppi scrupoli. E non solo le donne. Ogni cosa ha un suo prezzo intrinseco, e l’uomo riusciva sempre ad ottenere tutto quello che voleva.
Quando arrivò alla sua piazzuola, si lasciò cadere sulla sua comoda sedia a sdraio, fuori sulla veranda. Guardò l’orologio, che segnava mezzanotte e venticinque. Aspettava una persona e constatò che mancavano 5 minuti all’orario dell’appuntamento. Giusto il tempo di una birra fresca, pensò. Raggiunse il suo piccolo cucinino – una tenda separata con un fornello – e dal frigorifero tirò fuori una lattina ghiacciata. Nonostante l’ora tarda, la temperatura era mite e perfettamente in linea con le medie stagionali. Quando ritornò sotto la veranda, si trovò di fronte un ragazzo, robusto e slanciato allo stesso tempo, con strani capelli dalla pettinatura stravagante. L’uomo lo fissò per alcuni secondi, affascinato dalla J e dalla X che il ragazzo aveva tatuato sul braccio destro. Le due lettere assumevano un colore verdastro sulla pelle abbronzata, ed erano intrecciate tra loro, come se l’una non potesse vivere senza l’altra.

Sei tu Ajax ?” – chiese l’uomo in modo serioso.
Sì, sono io. Lei invece deve essere Eclipse, giusto?” – rispose il ragazzo, sedendosi sulla sedia di plastica più vicina.
Ci hai preso, ragazzo. Finalmente ci incontriamo. Hai cancellato la cache del Messenger? Non vorrei che qualcuno ci rintracciasse
Tranquillo, è tutto a posto. Sul Web non c’è alcuna traccia, nè su Messenger, nè su e-mail. Gli anonymizer hanno funzionato, stia tranquillo, sto monitorando anche adesso la situazione. L’http è completamente pulito“.

L’uomo sapeva benissimo che quando Ajax diceva adesso, intendeva proprio adesso, e non era un modo di dire. Aveva notato subito la periferica wireless che il ragazzo teneva sopra l’orecchio destro – un oggetto poco più piccolo di un dongle USB che si innestava direttamente nella massa (parzialmente) cerebrale a 32-bit del ragazzo. Ajax riceveva costantemente un array di bytes in streaming dalla Rete, che poteva usare per navigare o parsare a suo piacimento. Poteva ricevere e spedire e-mail o connettersi a servizi Web esposti da WCF. Ajax poteva pensare a qualcosa, reindirizzare su un file del suo cervello l’output stesso del suo pensiero e trasmetterlo via ftp ad un server. Poteva persino ricevere notifiche ed aggiornamenti per il suo firmware. Poteva fare questo ovunque, l’importante per lui era mantenere alive la connessione http con la Rete. Ajax era un individuo straordinario, assolutamente il primo della sua specie. Eclipse lo conosceva di persona solo da qualche minuto, e non sapeva se averne paura o se coccolarlo come fosse suo figlio. Nel dubbio, scelse la seconda opzione, perchè era la più sicura. Meglio averlo come amico che come nemico.

L’operazione LifeByte è prossima alla conclusione, ma abbiamo ancora bisogno del tuo aiuto.” – spiegò Eclipse – “Abbiamo avuto dei casi di rigetto, meno del 5%, ma i nostri ricercatori hanno concluso che si trattava di memorie a stato solido inefficaci, non era un problema imputabile ai soggetti selezionati. Il transfer-rate è buono, ma loro pensano di poter fare di meglio. E qui arrivi in gioco tu.
Sì, lo so, è per questo che sono qua.” – Ajax si alzò in piedi, prese la valigetta argentata che teneva accanto a sè, vicino alla sedia, e la appoggiò sul tavolo. Innestò la porta USB che esponeva dal polso destro al meccanismo digitale di apertura della valigetta, che si aprì in una frazione di secondo. Come molte altre volte, Ajax non aveva fatto altro che pensare alla combinazione corretta, redirigerla all’output su USB ed il gioco era fatto. Eclipse si alzò in piedi per vedere meglio il contenuto.
La valigetta conteneva un certo quantitativo di schede Secure Digital da 8Gb l’una.
Queste sono le stesse SD che mi consegnò il tuo corriere. In totale sono 64. Alcune sono danneggiate, per l’esattezza 6, e non ho potuto usarle. Sono contrassegnate con del nastro adesivo rosso, quindi le riconoscerai. Cerca di farmi avere sempre SD di qualità, sai che mi viene un fottuto mal di testa quando tento di accedere a memorie rovinate, e non lo sopporto.“. Su Internet Ajax non parlava quasi mai in tono volgare: quando accadeva, c’era sempre un buon motivo.
Non era un problema risolto con la patch LB7628 ?” – chiese Eclipse.
L’ho installata 3 giorni fa. E’ diminuito, però il mal di testa c’è sempre, e vorrei che sparisse.” – rispose Ajax un po’ acido.
Ok, vedremo di lavorarci ancora. Ma non è una priorità, Ajax, mi spiace. Useremo i dati che hai raccolto nelle SD per completare la fase 3. E’ prevista l’uscita del service pack tra un mese circa. Fino ad allora, non potremo più più incontrarci di persona, perciò se hai bisogno di me, sai dove trovarmi“.
Il ragazzo annuì, non avrebbe avuto problemi a contattare Eclipse se ne avesse avuto necessità.

… … … 0x56 0xA3 0x17 0x00 0x00 0x00 0x00 0x34 0xFF 0x81 … … …

D’improvviso Ajax cominciò a ricevere uno stream di byte che reputava interessante. L’IP della trasmissione gli rivelava che proveniva dal sito www.ebay.it, il noto sito di aste on-line. Lo esaminò per qualche ciclo di clock…per qualche secondo…e la sua intuizione ebbe conferma.
Hai presente quella DeLorean di cui parlavamo l’ultima volta su Messenger ?” – domandò il giovane, con un bel sorriso sulla faccia.
Sì, certo. Novità ?” – rispose di rimando Eclipse, sorpreso da come Ajax avesse cambiato discorso di punto in bianco.
Forse ho trovato qualcuno che me la vende ad un prezzo onesto. Scusami, ma adesso devo proprio scappare“. Ajax chiuse la valigetta in tutta fretta, lasciandola sul tavolo in plastica bianca, proprio al centro della veranda. “Alla prossima, allora“.
Senza particolari convenevoli, i due si separarono. Il DJ si allontanò, imboccando lo stesso sentiero illuminato dal quale presumibilmente era arrivato. Eclipse, spiazzato, lo guardò andar via senza proferire parola, ammirato per quella persona che – si diceva – aveva contribuito in qualche modo a creare. Rimase a pensare per un minuto, finendo la sua bottiglietta di birra, poi prese la valigia argentata con tutti i suoi 464Gb totali, spense la luce e se ne andò a dormire sulla sua roulotte.

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Petzold, allora lo regali davvero!

Non so se il nostro amico Charles Petzold (CP) regalerà davvero il suo ultimo libro 3D Programming for Windows: Three-Dimensional Graphics Programming for the Windows Presentation Foundation a tutti, ma a qualcuno – nella fattispecie un certo Jeff –  sicuramente sì. E come altre persone, anche Jeff ha criticato abbastanza il precedente libro WPF. Ed oltretutto, il libro è anche autografato.

Insomma, Charles, aspetto il mio.

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Come gestire gli access key con WPF (usability, Label, TextBox e dintorni)

Chi di voi ha lavorato con Visual Basic 6.0, o comunque con altri linguaggi di programmazione, sa che è possibile impostare – su una Label per esempio – un access key, ovvero impostare una lettera che premuta insieme al tasto ALT della tastiera dia il focus ad un controllo sulla stessa Windows Forms. Supponiamo di avere una Label la cui caption sia “Nome : ” e supponiamo di voler fare in modo che, premendo ALT+N sulla tastiera, il focus finisca su una TextBox lì a fianco, cosicchè l’utente possa inputare il valore. In Visual Basic 6.0, questo si otteneva facendo precedere alla lettera interessata il carattere di ampersand (&) e facendo in modo che la TextBox fosse il controllo successivo all’ordine determinato dalla proprietà TabIndex dei controlli stessi.

In Windows Presentation Foundation, questa cosa la si risolve ancora una volta grazie all’utilizzo del data-binding. Vediamo come.

Innanzitutto, prendiamo una normalissima Windows di WPF, aggiungiamo una Label ed una TextBox, nel modo seguente:

<Window x:Class="VivendoByte.CastingManager.TestWindow" xmlns="http://schemas.microsoft.com/winfx/2006/xaml/presentation" xmlns:x="http://schemas.microsoft.com/winfx/2006/xaml" Title="Casting Manager, ricerca avanzata" Height="300" Width="400"> <Window.Resources> <Style TargetType="{x:Type Label}"> <Setter Property="Height" Value="20" /> <Setter Property="Margin" Value="4" /> <Setter Property="Width" Value="80" /> <Setter Property="Padding" Value="2" /> </Style> <Style TargetType="{x:Type TextBox}"> <Setter Property="Height" Value="20" /> <Setter Property="Margin" Value="4" /> <Setter Property="Width" Value="200" /> </Style> </Window.Resources> <StackPanel Orientation="Vertical"> <StackPanel Orientation="Horizontal"> <Label Content="Nome : " /> <TextBox Name="txtRicercaNome" /> </StackPanel> <StackPanel Orientation="Horizontal"> <Label Content="Cognome : " /> <TextBox Name="txtRicercaCognome" /> </StackPanel> <StackPanel Orientation="Horizontal"> <Label Content="Data Nascita : " /> <TextBox Name="txtRicercaDataNascita" /> </StackPanel> </StackPanel> </Window>

Ho usato gli stili per uniformare l’aspetto delle Label e delle TextBox, settando margini, larghezze, altezze e così via. L’aspetto più importante è l’elenco dei controlli, che è una sorta di accoppiata di Label + TextBox affiancate le une con le altre.
Ecco uno screenshot:

Noi vogliamo che:

  1. Premendo ALT + N il focus finisca sulla prima TextBox dall’alto
  2. Premendo ALT + C il focus finisca sulla seconda TextBox dall’alto
  3. Premendo ALT + D il focus finisca sulla terza TextBox dall’alto

La risoluzione è semplice, rapida ed indolore. Occorre usare il carattere underscore (_) prima del carattere che vogliamo rendere sottolineato e che agisca con il tasto ALT per formare l’access key. Occorre poi impostare la proprietà Target della Label, facendola bindare al controllo su cui vogliamo trasferire il focus. Per brevità, riporto solo lo XAML relativo alle Label:

<Label Content="_Nome : " Target="{Binding ElementName=txtRicercaNome}" /> <Label Content="_Cognome : " Target="{Binding ElementName=txtRicercaCognome}" /> <Label Content="_Data Nascita : " Target="{Binding ElementName=txtRicercaDataNascita}" />

Quando lanciamo l’applicazione, le Label appaiono esattamente come prima, ovvero senza alcun carattere sottolineato. Se premiamo il tasto ALT, l’engine di WPF evidenzia il carattere sottolineandolo. Se insieme ad ALT premiamo anche la lettera (N, C o D), il focus viene trasferito sul controllo specificato tramite il binding stabilito sulla proprietà Target. Et voilà!

Maggiori informazioni a partire da http://msdn2.microsoft.com/en-us/library/ms752101.aspx

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Senza categoria

Martina ed il cavallo nella sabbia


IMG_0078, inserito originariamente da Igor Damiani.

Non so da quanto tempo esattamente, ma Flickr permette di postare fotografie direttamente sul proprio blog. E’ sufficiente configurare in Flickr le impostazioni relative al proprio blog (url, username, password, layout del post) ed il gioco è fatto. Poi basta navigare sulla foto che si intende bloggare, scrivere due righe (titolo e testo del post) e cliccare sul pulsante POST.

Comodo, davvero comodo. La fotografia qui sopra riprende la splendida Martina (romana, so che lei ci tiene), animatrice del Lido Valentino a Lido del Sole (Foggia), che osserva stupita e meravigliata la “scultura” di una testa di cavallo realizzata sulla sabbia, comparsa sulla spiaggia. Non siamo mai riusciti a capire chi l’abbia fatta, perchè nessuno se ne è accorto! La fotografia sembra scattata dall’alto, perchè per avere una visione più ampia mi sono arrampicato su un pedalò che era lì accanto.

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Software

Il vostro hard-disk esplorato "a spicchi"

Quante volte avete visto che il vostro HD ha 120 Gb occupati su un totale di 320 ma non riuscite a capire come lo spazio è occupato? Sapete che su quel HD c’è una directory Documenti, che contiene altre directory…ma qual’è quella che occupa di più? E poi? Come è suddiviso lo spazio nelle sotto-directory di quella principale?

OverDisk è un piccolo software freeware che permette di navigare i vostri HD usando una grafica “a spicchi”, che con un semplice colpo d’occhio vi permette di capire diverse cose sullo spazio occupato. E’ davvero carina, non è invasiva ed occupa uno spazio minimale su hard-disk. La segnalazione arriva da Michele, che l’ha girata a mio fratello, che l’ha girata a me…e io la giro a tutti voi. A buon rendere! 🙂

Link : http://www.snapfiles.com/get/overdisk.html

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IV del Venerdì

[IV] del Venerdì (14)

Io non sono un Personaggio non giocante. Io sono una druida. Vattene!!!” – sbottò la ragazza.
Oh, certo che sei una druida, ma solo all’interno del contesto nel quale ti trovi. Vale a dire…un gioco di ruolo. Tu non esisti realmente! Non esisto neppure io!” – rispose la vecchia in modo molto pacato.
La vecchia ostentava una sicurezza ed una tranquillità nel modo di parlare e di fare che metteva soggezione alla ragazza, le cui certezze pian piano vacillavano.
Il teatro, il Cantante, tuo figlio, il pubblico, persino il sangue di tuo figlio…non esistono. E’ tutta una simulazione. Rassegnati: tu sei una semplice PNG e basta.” – cominciò a spiegare l’anziana donna – “Anche io lo sono: io non ho mai pensato di venire a parlare con te, sono stata semplicemente programmata per farlo. E so anche come finirà questa conversazione, perchè l’ho già giocata altre volte prima di adesso. So che tu ti arrabbierai con me, so che te ne andrai via di qua, che ti unirai ad un party. E prima di allora, tuo figlio starà bene“.
Lo choc dell’incontro e le rivelazioni della vecchia avevano fatto dimenticare alla giovane madre il dramma di suo figlio. Lo guardò, e lo vide di un pallore mortale che la fece angosciare oltre ogni misura. Ma non sapeva cosa fare, nè come aiutarlo. Era una druida – pensò – in condizioni normali avrebbe potuto lanciare qualche incantesimo per guarirlo, ma non adesso.
Si dice castare un incantesimo, non lanciare. Ricordalo.” – la vecchia parlò ancora, come se avesse letto nella mente della ragazza.
Lei la guardò costernata: come aveva fatto a leggerle nella mente. Si accorse che la vecchia sogghignava beffarda. L’ira la raggiunse prima che potesse controllarla in qualche modo.

Non ho mai amato gli sport, nè la ginnastica in genere. Fin dai tempi della scuola facevo di tutto per evitare le ore di ginnastica, durante le quali non si faceva altro che giocare (inutilmente) a pallavolo, pallamano, calcetto, un po’ di corsa e altra roba inutile. Alla maturità sono uscito con 41/60, proprio perchè all’ultimo anno per il primo quadrimestre mi sono beccato un bel 7 in condotta, perchè avevo avuto qualche discussione con il prof di educazione fisica, e avevo comunque collezionato una bella sfilza di “bigiate” nel venerdì pomeriggio, quelle di ginnastica. Dovevo uscire con un punteggio più alto, ma è andata così: e sono talmente testone che se tornassi indietro nel tempo, rifarei esattamente tutto quello che ho fatto. Pensa un po’.

Torniamo a noi. Da alcuni anni, durante l’estate, mi viene voglia di fare movimento: sarà il sole, saranno le ragazze, sarà il desiderio di movimento, però mi viene sempre la voglia di andare in bicicletta a pedalare, un po’ di ginnastica e un po’ di camminate all’aria aperta. Quest’ultima cosa devo dire che è una passione che ogni anno che passa mi cresce pian piano. Credo si chiami trekking. 🙂 Non so cosa mi piace esattamente di questo tipo di sport. L’idea di camminare all’aria aperta per ore ed ore, sentire il cuore che pulsa quando il terreno è scosceso, scattare fotografie da portarsi a casa, vedere paesaggi mozzafiato, sentirsi le gambe rotte il giorno dopo, vedere il proprio cellulare senza campo…tutto contribuisce a farmelo piacere. E poi…a me piacciono gli sport solitari, odio dover andare in palestra, odio dover pagare per fare sport. I boschi sono liberi, gratuiti e meravigliosi: meglio di così!

L’ultima volta ho rischiato di ammazzarmi, perchè indossavo scarpe davvero inadatte al luogo. Erano scarpe da ginnastica, però quando dovevo scendere da un pendio un po’ sassoso e/o scivoloso rischiavo sempre di volare giù. Spiacente, cara Natura, ho davvero troppe cose da fare per lasciare le penne da qualche parte ed in modo così stupido. Così, dopo una chiaccherata con il nostro buon Simone, mi sono fatto consigliare un po’ di marche buone per scarpe da trekking – ho ancora il file Word della nostra chattata sul desktop.

Non sono ancora andato a cercarmele, ma penso che se tornerà il bel tempo, mi basta una domenica di sole, una camminata me la vado a fare più che volentieri.

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My daily work

I programmatori sono come i poliziotti

Non mi riferisco al “vero” poliziotto, ma al classico stereotipo del poliziotto che vediamo nelle fiction e nei film americani. Il classico gruppo di poliziotti del classico distretto di polizia che oltres al lavoro vero e proprio condividono anche una parte della loro vita familiare e personale.

Per come vivo io il mio lavoro quotidiano, tra programmatori vige quella sorta di forte cameratismo che unisce come fratelli e che permette di aiutarsi l’un l’altro senza pensarci troppo ed in modo del tutto disinteressato. Ma non solo…un cameratismo che ci fa parlare e raccontare qualcosa di noi come se stessimo parlando ad un nostro caro amico, o ad un parente. Io lo noto ogni giorno. Magari questa cosa non succede con tutte le persone, ovvio, perchè alla fin fine c’è quello con cui leghiamo di più e c’è quello che invece ci sta un po’ sulle scatole, è normale, però non è raro che tra sviluppatori nasca un’amicizia ed un certo tipo di rapporto che va un po’ al di là del passare le classiche 8 ore di lavoro in ufficio. Con i miei colleghi attuali ho passato una bella domenica in Piemonte a farci una bella mangiata, sono andato in centro qua a Milano per festeggiare la riuscita della demo di fronte ai “capi”, e comunque anche quando sono in ufficio c’è sempre un’aria scherzosa, come se fossimo più un gruppo di amici. Ci si prende in giro, si parla di fatti personali, di cosa ci è successo durante le ferie, di ogni cosa e di più.

Insomma, trovo molte analogie con il lavoro del poliziotto. Spesso nei film (o perlomeno nei libri che ho letto) capita che i poliziotti (uomini e donne) passino il loro tempo libero fra loro, a volte parlando persino di lavoro (di questo o quell’omicidio, per esempio): esattamente come accade fra noi sviluppatori o geek, dove anche volendo non riesci a staccarti più di tanto da hardware, software e simili, ed il discorso vola via. Fanno feste di compleanno, fanno mangiate tutti assieme, ci si difende. E capita ogni tanto che nascano storie d’amore fra colleghi/e.

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My personal life

Vacanze Pugliesi: secondo blocco di fotografie

Ieri sera sono riuscito a mettere on-line il secondo ed ultimo blocco di fotografie sulle mie vacanze pugliesi. Le foto in questo secondo set sono 175. In realtà ne manca ancora qualcuna, ma è roba di poco conto – sono foto che ho scattato l’ultimo giorno la mattina presto. Come al solito, non posso non selezionarne qualcuna giusto per rallegrare un pochino il mio blog.

Sotto: tramonto a Rodi Garganico

Sotto: foto macro su un granchietto (vivo) trovato sulla spiaggia durante una bassa marea

Sotto: la mia roulotte con veranda, mountain-bike e tutto il resto

Sotto: Puglia selvaggia (1), scattata durante i miei giri in bicicletta quando il mare era mosso

Sotto: la strada verso il futuro. Dove porterà?

Ci sono molte altre foto nel set fotografico: campeggio, fuochi d’artificio, spiaggia, festa di Ferragosto e molti altri paesaggi selvaggi e non. Buona visione!

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