I kiwi cominciano a starmi sulle scatole
Mi riferisco ovviamente alla sconfitta di Luna Rossa.
Simone, ti prego, rinnega la Nuova Zelanda e torna a casa. Ti aspettiamo a braccia aperte!
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I miei amici, le mie scorribande, i luoghi da visitare, un po’ di ironia
Mi riferisco ovviamente alla sconfitta di Luna Rossa.
Simone, ti prego, rinnega la Nuova Zelanda e torna a casa. Ti aspettiamo a braccia aperte!
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Vorrei togliere tutti i limiti di velocità per le strade, perchè tanto non servono a nulla. Vorrei che esistesse un vino dal colore blu.
Ho sognato un workshop fatto in piena campagna, in mezzo agli alberi e con le farfalle che svolazzano attorno ai presenti. I PC – che funzionano a corrente – prendono energia direttamente dal sole. Le slides non servono, perchè chi spiega è così bravo che le sue parole creano immagini direttamente nel cervello di chi lo sta ascoltando.
Il mio blog è nato principalmente per esprimere le mie idee. Molto spesso la maggior parte di voi è d’accordo con me. Molto spesso invece no. Quando vengono bocciate, le mie idee molte volte sono catalogate come utopistiche, impossibili, assurde, fuori dal mondo, impraticabili. Volete sapere una cosa? Ho diritto alle mie idee, indipendentemente da quello pensate. Se fossero idee ovvie, non varrebbe la pena scriverle su un blog. Voglio lanciare alla gente, a voi che mi leggete, idee irraggiungibli e meravigliose, per fare in modo che magari un giorno, chissà dove e chissà quando, ne verrà realizzata soltanto una parte di essa. Non mi importa quanto strana possa sembrare: se io penso che un workshop funzionerebbe meglio in un certo modo, dentro di me sento il bisogno di dirlo a tutti voi. Il giorno in cui non mi verrà più istintivo parlarne, vorrà dire che sarò diventato un po’ più vecchio. Ma fino ad allora… E penso anche che tanti frasi che possono essere riassunte con “Igor, scendi dal pero” vengano dette per farmi pensare più terra-terra e a come gira oggi il mondo. No, ragazzi. Se io voglio rimanere sul mio pero, voglio rimanerci. Essere sul mio pero significa scrivere i miei racconti sui bytes, scrivere poesie in rima sul Muro di UGIdotNET, videoregistrare qualche OT del Venerdì, studiare WPF, leggere libri, scattare foto e condividerle con voi. No. Io sul mio pero ci voglio rimanere, perchè io ho diritto alla mia follia, al mio estro, alle mie idee strampalate. Altrimenti non sarei l’Igor Damiani che voi tutti conoscete.
Ho anche sognato un workshop fatto su Second Life. Chissà, magari, un giorno…
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E’ stata una giornata lunga, non tanto per il tempo effettivamente trascorso in giro, quanto per i luoghi ed i mezzi di trasporto visti ed utilizzati. Una giornata lunga e stupenda. Mi sono alzato come se avessi dovuto andare al lavoro: più o meno alle 6:30. Io e mio fratello siamo usciti di casa alle 7:30, per arrivare a Linate intorno alle 8:00. L’MD-88 Alitalia è partito alle ore 9:00 e siamo arrivati a Fiumicino poco più di un’oretta dopo. Siamo andati all’autonoleggio Hertz per ritirare l’auto che avevamo prenotato: venti minuti (quasi) canonici di coda/attesa. Ritiriamo l’Alfa 147, nonostante avessimo prenotato una semplice Pandina. Saliamo in macchina, attivo GPS e Tom Tom e raggiungiamo i dintorni dell’aeroporto militare di Pratica di Mare. Parcheggiamo, ci incamminiamo a piedi verso l’ingresso dell’aeroporto: un bel po’ di scarpinata a piedi. Appena dentro l’aeroporto, un pullman dell’Aeronautica ilitare ci trasporta all’interno della base per raggiungere il punto effettivo in cui, finalmente, possiamo goderci la Giornata Azzurra 2007, Festa Nazionale dell’Aeronautica Militare.
In una parola? Per chi ama il volo, ma non solo. Jet come il Tornado e l’Eurofighter sfrecciano a (quasi) Mach 1 davanti ai nostri occhi e alle nostre video/fotocamere, che cercano di catturare quello che possono. Aerei che si convertono in elicotteri. Ultraleggeri che vengono spinti al massimo delle loro potenzialità. Falcon F-16 che – davvero – lanciava boati nel cielo romano con i post-bruciatori spinti al massimo: un casino infernale. Se lo ricorderanno in molti. Aerei ad elica che fanno loop, otto cubani, tonneau ed altre manovre. C’era la Patrulla Aguila, pattuglia acrobatica spagnola, davvero bravi, che si è dovuta arrendere solo alle nostre Frecce Tricolori che, lo ricordo, è la pattuglia acrobatica più numerosa del mondo. Dieci sono infatti gli MB-339 che formano la squadra. Non so se vi è mai capitato di vederli: meritano, ragazzi, se vi capita, fermatevi e godeteveli. Non potete capire quanto diavolo volano vicini l’uno all’altro finchè non li vedete, e soprattutto quando si incrociano. Una roba incredibile: io è già la seconda volta che li vedo, ed è sempre emozionante. Questa volta un po’ di più, perchè ho rinunciato a fare le foto e ho preferito vederle ad occhio nudo. Le foto delle Frecce le ho già fatte a Varazze e son contento così. Un sacco di persone, comunque, bambini felici, persone che si tappavano le orecchie per resistere ai boati dei jet nel cielo. Un bel sole, a tratti disturbato da una leggera pioggerellina.
C’era anche l’esposizione statica di altri aerei e di elicotteri, uno più gigantesco dell’altro. Dall’ E-3 utilizzato per la guerra elettronica allo Spartan che ha ammaliato mio fratello per le prestazioni in volo effettuate dal team del Centro Sperimantale di Volo.
Il tutto ovviamente è documentato sul mio spazio Flickr.
Una piccola selezione di 3 foto è qui sotto.
Sopra: la scia tricolore lasciata dalle Frecce. Con il sole contro, fa un bel effetto, no?
Sopra: uno degli MB-339 delle Frecce Tricolori, per la precisione il n°7.
Sopra: la gente guarda i jet parcheggiati lungo la pista. Fra un po’ sfrecceranno nel cielo di Pratica di Mare.
Ce ne sarebbero di cose da dire e da raccontare: lo farò in breve adesso.
Grazie all’omino della Hertz che ci ha consigliato una strada migliore per raggiungere Pratica di Mare.
Meno male che la porta d’emergenza dell’Airbus al ritorno) non si è aperta, altrimenti sarei volato fuori.
Ottimi i pullman dell’Aeronautica Militare per lasciare la base.
Un saluto a Manuela, l’hostess che ci ha tenuto compagnia al viaggio di ritorno – il suo posto era accanto al nostro.
Se vi piace sentire l’aereo invece di volare e basta, vi consiglio l’MD-80. Omar lo conferma! 🙂
La 147 è una bella macchina, ma il baule è un po’ più piccolo del mio. E anche quello della Cordoba di Omar.
E molto, molto altro ancora.
Tutte le altre foto dell’evento (119) sono qua.
A me il caldo fa sempre un brutto effetto. Praticamente ogni anno rischio sempre di svenire a causa della pressione bassa, della spossatezza e roba del genere. Questo mi succede da quando sono ragazzino. Da allora giro sempre con bustine di zucchero nella borsa o nello zainetto per evitare di svenire in mezzo alla strada. Ogni volta che sono al bar a prendere un caffè, prendo sempre due bustine: una la utilizzo lì al momento, l’altra la tengo per me. E infatti oggi giro sempre con la scorta.
Ieri, con il caldo che faceva, ho accusato di nuovo il colpo. Debolezza e sonno perenne, unito a qualcosa che probabilmente non ho digerito. Sono rimasto in piedi a suon di bustine di zucchero, affogati al caffè e caffè semplici. Ieri sera, quando sono tornato a casa, ho mangiato come un bufalo e poi mi sono sdraiato sul letto per riposarmi un po’.
Devo essermi addormentato poco prima delle 21 e mi sono svegliato questa mattina alle 9.
Una dormita da 12 ore era quello che ci voleva.
Questa mattina mi sento un Igor nuovo. Sempre il solito permaloso, ma almeno, sono un Igor nuovo.
Ok, dai, chiunque abbia letto si è un po’ fatto i fatti miei.
Il mio Milan è Campione d’Europa. In una stagione balorda, cominciata l’estate scorsa mentre ero in campeggio in Puglia, come molti di voi si ricorderanno. Sotto gli alberi, allora, a vedere i preliminari di Champions, tutti convinti che ci saremmo fermati a metà strada. Ricordo come se fosse ieri i primi goal estivi di Pippo, che ci permisero di passare una partita dopo l’altra. Lo stesso Pippo che questa sera ha fatto tremare i Reds e che ha fatto conquistare l’ennesima Champions League ai rossoneri. Partita ostica, difficile, sofferta ma pian pian, con calma, siamo arrivati in fondo tagliando il traguardo per primi. Di sicuro non la miglior partita del Milan, ma questo Liverpool, ragazzi, è tosto sul serio. Ma i Campioni d’Europa siamo noi. Interisti, festeggiate pure il vostro scudettino, noi siamo sull’Olimpo.
E’ un po’ sfocata, l’ho scattata ieri mentre guidavo con il cellulare. Che dite…riesco ad abbindolare qualcuno convincendolo che la mia auto ha fatto solo 50 chilometri, quando in realtà ne ha fatti un po’ bel di più? 🙂
Una granfondo per ciclisti da 130km, intitolata a Marco Pantani. 4 colli dell’appennino emiliano con pendenze importanti: il Polenta (salita da 8km, pendenza max 13%), il Pieve di Rovischio (salita da 8km, pendenza max 9%), il Ciola (salita da 6km, pendenza max 11%) ed il Barbotto (salita da 5.5km, pendenza max 18%). Tornanti, saliscendi, paesini, panorami spettacolari, piazze di paese, asfalto dissestato. 11.000 ciclisti da tutto il mondo, in partenza da Cesenatico alle 6:12 di domenica scorsa, 20 Maggio 2007.
Quella che vi ho descritto è la Nove Colli, una gran fondo alla quale partecipa da parecchi anni mio padre. Strade che io faticherei a fare anche solo a piedi – o in macchina – mio padre se li fa in bicicletta, ovviamente dopo essersi allenato tutto un anno per affrontare questa cicloturistica che, lo ricordo, non è agonistica e non è una gara.
Da 3 anni ne esiste anche una versione per Fiat 500. L’anno scorso ci abbiamo tentato, ma la nostra 500 ci aveva abbandonato al primo colle, il Polenta. Non ricordo bene quale fosse il problema: so solo che anche in pianura premendo sull’acceleratore la velocità diminuiva e tutti ci passavano. Motore scoppiato, insomma. Ricordo che per partecipare la nostra 500 si è dovuta smazzare un bel viaggio da Lodi a Cesenatico il giorno prima: 315km di autostrada fatti a 90-100km/h, alla guida mio fratello e di fianco il compagno di avventure Fabio. Loro due sono partiti venerdì 18, alle 15:30 circa. Io li ho raggiunti più tardi, dopo la giornata di lavoro, per cui non facevo parte dell’equipaggio del viaggio di andata. Quest’anno invece, con il motore nuovo e fiammante, ce l’abbiamo fatta e ci siamo ripresi la Nove Colli con gli interessi. Non c’è stata alcuna difficoltà, anzi. Le salite ce le siamo ingoiate. Ed eravamo l’unico equipaggio di 3 persone (81Kg io e 90Kg gli altri due, Omar e Fabio). Il momento più esaltante? Gli ultimi 150 metri del Barbotto, fatto in sorpasso su una pendenza del 18% nei confronti di altre due (tre?) Fiat 500 che procedevano più lente di noi.
Tutte le foto che ho scattato prima, durante e dopo la nostra Nove Colli sono pubblicate su Flickr in un set.
Sotto: il motore caldo della nostra Fiat 500.
Sotto: la partenza della Nove Colli in 500
Sotto: una 500 (non la nostra) con NOS ed un super-impianto audio
Sotto: alla fine, ci premiano per l’ “Equipaggio da più lontano“. Tutto merito di mio fratello che si è sparato 315Km di autostrada e che così si è guadagnato il titolo di “Pilota più temerario“.
Alle superiori avevo una professoressa di inglese che una volta venne nella nostra classe per farci supplenza in un’ora che in realtà non le spettava. Sebbene fossimo tutti lì a farci i cavoli nostro, quando arrivò lei ci richiamò all’ordine e ci fece fare un esercizio di gruppo che ricordo ancora oggi con piacere. Ve lo racconto.
Eravamo in 5° superiore, e la classe completa era composta da 13 persone. Uno alla volta, ciascuno di noi doveva descrivere una scena in qualche modo collegata con quello che avevo detto la persone che aveva parlato prima di noi. Il tutto, ovviamente, in inglese. La scena iniziale la descrisse la professoressa.
Prof: “You are in a bar and you are drinking a good coffee…“
Alunno 1: “…ehm….oohh…you begin to talc to barmman and asc for…ehm…another cofeee” (*)
Alunno 2: “In this moment, the door of the bar opens and enters a very strange man.“
Alunno 3: “The man go near the phone and begin a phone-call.“
Giusto per dare l’idea. 😀
La cosa divertente è che ciascuno di noi doveva portare avanti la storia un pezzettino alla volta, usando una lingua che a quell’età non è che padroneggi poi molto (anzi, tutt’altro!!!). Bisognava avere un po’ di improvvisazione ed inventiva, perchè bisognava continuare la storia partendo da quello che era stato detto da chi c’era prima di noi.
Tutto questo per dire che se vedete piccoli frammenti di racconti noir/gialli nei miei IV del Venerdì, è tutta colpa di quella supplenza di tanti, tanti, tanti anni fa. Per maggiori informazioni sulla professoressa di inglese, chiedete a mio fratello Omar oppure al mio amico Davide. O comunque a tutti quelli che hanno frequentato l’ITIS A.Volta di Lodi negli anni ’90. 🙂
(*) : Alunno 1 ha un bel 4 in inglese! :-)))
Presto maggiori notizie.
Man mano che passano i giorni, mi accorgo che la mia vita lavorativa quotidiana è piena zeppa di dispositivi e apparecchiature come palmari, cellulari, navigatori, siti Web, applicativi su desktop capaci di interagire fra loro in una maniera devastante ed iperproduttiva. Il mio parere personale è che la tecnologia fornisce hardware molto, molto complesso, che solo gli addetti ai lavori e gli esperti riesce a padroneggiare veramente.
Utilizzo un palmare, sul quale giorno per giorno segno le giornate lavorative. Quando arrivo a casa, lo sincronizzo (non tutti i giorni) con il mio PC Desktop, con il risultato che dentro MS Outlook 2007 mi ritrovo mese per mese tutti i giorni in cui ho lavorato. Il risultato finale è che posso fare rapportini e fatture in modo totalmente automatico, grazie ad una utility da command-line che mi sono scritto nel tempo libero. Alla fine di ciascun mese, la lancio, lei mi dice quanti giorni ho lavorato, mi crea la fattura sul mio db SQL Server 2005 (in pratica…un paio di record in due tabelle, ma passando dal domain-model e dall’API della mia applicazione che utilizza NH), mi crea automaticamente un’e-mail nelle Bozze di Outlook con il testo precompilato e con l’allegato in PDF della fattura già pronto. Sembra uno scherzo, ma mi evito un bel po’ di lavoro, sul serio.
Altra cosa divertente: ho un dominio su WH4L, che dà la possibilità di utilizzare WSS 3.0. Ciò significa Sharepoint con liste condivise e collaborative. Ok, mi son detto: perchè non sfruttare questo po-po di tecnologia, ad esempio, per aiutarmi a stampare mensilmente le spese che sostengo per mangiare? Non pensate ad uno sfizio o ad un capriccio: ogni giorno spendo dai 6 ai 10 euro, tengo fatture/ricevute/scontrini da portare al commercialista, il quale tuttavia non vuole mettersi lì a sommare gli importi di ciascun scontrino per capire quanto ho speso nel mese di Aprile 2007. Potrebbe anche sbagliare. Mio fratello ha messo in piedi un sistema credo semplice ma devastante: una lista fatta con WSS 3.0 nel quale sia io che lui inseriamo giorno per giorno dove mangiamo, cosa mangiamo e quanto spendiamo. Qualche campo calcolato (ad esempio, il totale), qualche GROUP BY ed il gioco è fatto. Adesso ho una lista sempre pronta che stampo ed allego alla mazzetta di scontrini da portare al commercialista. Mica male, sul serio. Grazie Omar.
Questo è il mio caso personale. Lo so che sembra folle, che sembro un tecnologo impazzito, ma in fondo, cavolo, utilizzo tutti i giorni un mare di tecnologia che alla fin fine un risultato me lo dà anche, e bello grosso anche. Stasera invece di tornare a casa e sapere di essere impegnato per stampare e spedire fatture via e-mail, so di poter far altro. Tutto questo perchè l’hardware è sempre più integrato, c’è un’ampia possibilità di dialogo grazie ad infrarossi, Bluetooth, XML, API e quant’altro. Mi rammarica solo che queste possibilità non siano – credo – davvero alla portata di tutti, perchè c’è molta gente che dal punto di vista informatico è ancora ignorante e che chiede corsi anche per sapere come utilizzare una chiavetta USB o per ascoltare qualche mp3.