Oggi ritorno dalle mie ferie estive per scoprire che Enrico Mentana – noto giornalista – conia un vocabolo fantastico, “webete”, nato durante una delle sue discussioni su Facebook e che unisce il significato di web e di ebete. E’ una naturale evoluzione di “utonto”? Forse! Eppure per me webete ha un significato un po’ più profondo. L’utonto è quello che tecnicamente non sa fare qualcosa davanti ad un particolare dispositivo elettronico, che ti fa mille domande sciocche perchè va in panico, mentre il webete è perfettamente in grado di scrivere, pigiare bottoni, selezionare una voce da un elenco, ma causa più che altro danni a sè ed alla società.
Purtroppo, Facebook ne è pieno. Se non fosse per lavoro, e se non fosse per tante persone fortunatamente intelligenti fra i miei contatti che lo popolano, avrei abbandonato Facebook da un bel pezzo. A seguito di un qualsiasi fatto di cronaca (terremoto, attentato terroristico, volo aereo non andato a buon fine, treno deragliato, partita di calcio persa o vinta, alluvione, caso di malasanità, nuova legge, etc.), la bacheca di Facebook si riempie di scemenze colossali, di gente esperta che sa tutto. Facebook è pieno di gente che si spaccia per politici, allenatori, geologi, esperti di terrorismo internazionale, giornalisti, registi televisivi, e chi ne più ne metta. Parlo di Facebook, ma credo che questo ragionamento possa essere applicato tranquillamente ad altri social meno conosciuti.
Ne ho le scatole piene delle bufale. Voglio che tutti abbiano la possibilità di parlare, ma non voglio che idee malsane raggiungano un certo grado di visibilità. Non voglio che si diffonda la notizia che i vaccini facciano male ai bambini, oppure che i terremoti possono essere previsti guardando la conformazione delle nuvole in cielo, oppure che il canone rai da 100 euro fosse iva esclusa (quando in realtà è esente iva), non voglio. Nessuno dovrebbe volerlo.
Mi è stato fatto notare che posso combattere questo fenomeno delle bufale semplicemente rimuovendo dagli amici determinati soggetti. Sbagliato, non è lo strumento giusto. Non voglio rimuovere dagli amici un contatto semplicemente perchè scrive scemenze. E’ il post da eliminare e condannare, non l’intera persona. Credo che sia molto più utile un sistema basato sulle ricompense, che sarebbe tra l’altro lo stesso meccanismo dei giochi e dei videgiochi, o addirittura una metafora della stessa vita. Quando nasciamo, le possibilità che abbiamo a disposizione sono pochissime, non possiamo neppure uscire di casa senza il permesso dei nostri genitori. Man mano che cresciamo, e studiamo, e maturiamo, le nostre possibilità crescono: andiamo a scuola, poi entriamo nel mondo del lavoro, acquistiamo un’automobile o una casa, ci sposiamo, etc. etc. Tornando con i piedi per terra, e tornando al mondo digitale, suggerisco:
- Un utente appena iscritto a Facebook dovrebbe poter postare un solo contenuto al mese, sulla falsa riga di ciò che fa YouTube con i video
- Un utente dovrebbe poter segnalare un certo contenuto (quello che ho in testa è una lieve sfumatura di ciò che è possibile adesso)
Il mondo d’altronde è pieno di regole, perchè non dovrebbero esserlo anche i social? Qualsiasi aspetto della società è governato da regole, perchè non dovrebbero esserlo anche i social? Guidare, andare a scuola, lavorare, acquistare un qualsiasi bene, fare la spesa, fare la fila alle Poste. Ci sono regole dappertutto. Perchè Facebook – ed i social – sono l’unico posto in cui uno può liberamente postare testi, foto, video, bufale, senza alcuna penitenza? Qualsiasi strumento, dal sasso alla bomba nucleare, nelle mani dell’uomo diventa una potenziale minaccia. Servono regole, come è sempre stato.
Non sono completamente d’accordo su quello che mi hanno detto in tanti, cioè che non va rifatto Facebook, ma il cervello delle persone. E’ sicuramente la soluzione migliore, ma non è fattibile. Inoltre, è giustissimo che nascano e ci siano teorie più o meno strampalate su tutto lo scibile umano; vorrei solo che l’idea strampalata nascesse nel giusto contesto, crescesse nella direzione giusta, che venga stroncata nel piccolo se non è buona, ma che fiorisca come una rosa se l’idea è ottima. Oltre a tutto questo, non è assolutamente fattibile educare miliardi di cervelli allo stesso modo: è giusto che ci siano geni come Einstein, gente intelligente, gente mediocre, gente brava a fare una cosa piuttosto che l’altra, gente stupida, gente frivola, gente credulona, etc. etc. E’ il naturale stato delle cose, da quando esiste l’uomo su questo pianeta. Tutti devono parlare, tutti devono esprimere la propria idea, ma c’è un limite imposto dal buon senso, dall’educazione, dalla scienza, dalla religione.
E, per favore, non offendete la mia intelligenza se mi dite “gli ignoranti ci sono sempre stati, è sufficiente evitarli”, facendo confronti imbarazzanti con situazioni del mondo reale come il bar o le piazze dei nostri paesi. Perchè mi offendete e basta. Innanzitutto, per sentire una scemenza al bar occorre essere nello stesso posto e nello stesso momento insieme all’idiota di turno. E non è cosa da poco, credetemi. Nel momento in cui scrivo, nei bar di tutto il mondo vengono sparate una quantità colossale di sciocchezze, ma nessuno le sente, perchè non possiamo essere contemporaneamente ovunque. Il mondo reale, fortunatamente, ha dei limiti fisici che ci aiutano. Non è così per i social. Qualsiasi cosa scritta perdura nel tempo, infettando il web anche a ore e giorni di distanza. Follia. L’idea più sciocca viene scritta, raggiunge centinaia di persone, senza alcun filtro, viene condivisa da altri, a volte raggiunge la massa critica, in pochi minuti si potrebbe diffondere qualsiasi idea malsana, dal finto attentato alla morte fasulla di qualsiasi personaggio noto dalla TV o dal cinema. Siamo sinceri: qualcosa non va.
Ritengo, infine, che sia nell’interesse di Facebook gestire tutte queste problematiche. Non credo che sia nei piani di Facebook quello di riempirsi di spazzatura, no?