La prima volta che accadde era il 7 luglio 2016. Quel giorno formazioni nuvolose ricoprirono il 90% della pianura padana, da Torino, passando per Milano, fino a raggiungere Vicenza. Le nubi erano così fitte ed intense che anche in pieno giorno la luce del sole non filtrava, costringendo i milioni di abitanti a vivere al buio. Solo Milano sembrava immune da tutto questo: nell’hinterland tutto era buio pesto, mentre da Porta Romana fino al centro brillava un sole intenso e caldo.
Il fenomeno meteorologico continuò per diverse settimane. Ovviamente scienziati da tutte le parti d’Europa cominciarono a studiare il caso: non erano nuvole temporalesche. Era “semplice” inquinamento. Gli idrocarbuti ed i gas serra prodotti all’interno di Milano venivano trascinati via dai venti, e si fermavano sulla parte rimanente della pianura padana. Morale: gli abitanti cittadini vivevano sani ma in una città sempre più calda ed afosa; nelle campagne e nelle città più piccole le persone vivevano 24 ore al giorno al buio, respirando polveri sottili, e con una prospettiva di vita non prooprio allettante.
Una di queste persone era Darius, ingenere elettronico e scienziato di 41 anni. Era domenica pomeriggio, e stava tranquilllamente schiacciando un pisolito pomeridiano, quando il suo cellulare squillò. Rispose senza guardare il chiamante, che era il suo capo e che gli chiedeva di raggiungerlo in ufficio per una importante questione. Darius era abituato a lavorare senza orari fissi, quindi non ci pensò due volte: si mise alla guida della sua auto solare, e raggiunse il piacentino, dove c’era la sede della grossa software-house dove lavorava.
30 minuti dopo, era seduto nell’ufficio di Gabriele, il suo capo.
“Darius, ricordi il WOPR?” – gli chiese. Era un uomo dieci anni più vecchio di lui, un analista attento e lo scrittore di algoritmi matematici d’avanguardia, che avevano permesso alla loro società di implementare un motore di ricerca 7 volte più veloce e preciso di Google. La loro società aveva comprato Google, e adesso era quotata fra le 5 software-house più potenti ed influenti del pianeta.
Darius riflettà un momento, ma quell’acronimo non gli faceva venire in mente nulla.
Sentendo il silenzio, Gabriele gli fornì la spiegazione.
”WOPR sta per War Operational Plan Response. E’ un sistema informatico capace di calcolare e prevedere gli esiti di una guerra su scala globale: vittime, bersagli designati, nazioni sconfitte e vincenti, zone d’attacco, date e battaglie rilevanti, etc. etc.”
Darius era poco più di vent’anni che lavorava nell’informatica, e non aveva mai sentito parlare di WOPR.
”E perchè non ne so nulla?” – chiese alla fine.
”Perchè è in un film.” – rispose asciutto Gabriele, quasi sorridendo – “Perchè non esisteva.”
A Darius sfuggì un sorriso, ma poi notò l’uso del passato: non esisteva. Perchè – si disse – adesso esiste?
Gabriele nel frattempo si girò verso il notebook che teneva lì in ufficio, si loggò. Poi, trascinando un’icona sullo schermo direttamente con le mani, avviò un programma, che si aprì immediatamente a pieno schermo. Darius riconobbe l’interfaccia in Silverlight 7, ma un’avvio così rapido poteva significare solo un’implementazione a plug-in, scaricati ed attivati solo su richiesta dell’utente. Alla fine girò lo schermo verso Darius per mostrargli il contenuto.
“Ho creato il mio WOPR, che ho chiamato WOPR_II, usando i soldi che abbiamo intascato il mese scorso con la commessa della Corea del Sud.”
”Più di 7 milioni di euro?? Per un progetto militare??” – esclamò Darius.
Gabriele sembrò ignorare la cosa. Anzi, rincalzò la dose spiegando esattamente di cosa si trattava.
“WOPR_II non solo fa le stesse cose che faceva l’ipotetico WOPR del film, ma grazie al cloud computing e a nuovi algoritmi che ho scritto, fa molto, molto di più. Si interfaccia con i vari sistemi di social networking per scoprire i nomi esatti delle vittime, per sapere esattamente quali città verranno colpite per prime.”
Darius ascoltava quasi scioccato. Effettivamente, la gente sempre più spesso usava Facebook, Twitter e Flickr per scrivere ai loro conoscenti dove si trovavano durante il weekend, o quando rimanevano bloccati nel traffico. Se avessero potuto entrare nel database di Facebook, probabilmente sarebbe bastato scrivere una query (magari complessa, ma pur sempre una query) per sapere dove si trovassero i rappresentanti militari di una certa nazione. E quindi cosa conviene colpire oppure no.
“Negli ultimi mesi ho analizzato che il 94% delle persone che lavorano al Pentagono degli USA risultano iscritti su Facebook o Twitter. Di questi, il 72% lo aggiorna i giorni, scrivendo e condividendo posti & luoghi dove vanno. In questo momento, possono sapere con precisione dove si trovano generali dell’esercito USA, ed ammiragli della Marina. Hai idea di cosa significhi, questo?”
Darius un’idea ce l’aveva eccome, ma aveva quasi paura a dirla ad alta voce.
”Significa che abbiamo creato un mostro, un’arma bellica per la quale qualcuno persino uccidere.” – rispose.
“Esatto.”
Darius era davvero preoccupato. Se Gabriele gli stava dicendo la verità, la loro società era probabilmente coinvolta nella più grande violazione di privacy che la storia umana potesse ricordare. Da ragazzino, quando muoveva i primi passi nel campo della programmazione, aveva già intuito che la 3° guerra mondiale si sarebbe combattuta anche e soprattutto per via informatica. Mai avrebbe pensato però sarebbe stato lui uno dei fautori di questa cosa.
Guardò fuori dalla finestra. Erano le 17:10 di una domenica di estate, ma fuori c’era solo oscurità. Si intravedevano lontane la case di Castelsangiovanni, un centro abitato lì a pochi chilometri. Pensava a quello che Gabriele aveva realizzato, e giunse ad una sola conclusione. WOPR_II era sicuramente un’opera di un genio, ma andava distrutta.
”Dobbiamo cancellare tutto, Gabriele. WOPR_II è troppo pericoloso per noi, e per il mondo intero. Chi te l’ha commissionato?”
“Tu lo sai perchè nella 2° Guerra Mondiale la Germania non riuscì mai ad occupare l’Inghilterra?” – chiese Gabriele al suo socio, evitando la sua domanda.
”No, ma non me ne importa…hai sentito cosa ti ho detto? Dobbiamo…”.
”Gli inglesi riuscirono ad inventare una prima rudimentale forma di radar, grazie al quale potevano intercettare la flotta tedesca prima che essa giungesse in Inghilterra. In questo modo, nonostante la schiacciante superiorità numerica dell’Asse, l’aviazione inglese – la RAF- alla fine ebbe la meglio. Si chiama Battaglia d’Inghilterra.”
”Gabriele, mi stai spazientendo, non capisco perchè mi stai raccontando queste cose. Sei impazzito? Ascoltami, andiamo di là, ci beviamo un caffè con calma e decidiamo insieme cosa fare di WOPR_II, ok?” – a Darius sembrava che Gabriele stesse quasi delirando. Parlava senza guardarlo in faccia, il che non era da lui. Sembrava che fosse da un’altra parte, o che stesse parlando al telefono con qualcuno.
”Ho applicato gli algoritmi di WOPR_II alla Battaglia d’Inghilterra, e ho scoperto che, ovviamente, senza l’invenzione del radar la Germania conquistò l’Inghilterra senza troppi sforzi. Solo io so però che la 2° Guerra Mondiale sarebbe finita comunque nei primi mesi del 1941: nel suo primo viaggio verso la Londra occupata, l’aereo su cui viaggiava Hitler sarebbe incappato in un violentissimo temporale e precipitò nella Manica. La Germania senza il suo leader abbandonò ogni intenzione bellica. Ma non è questo il punto. Il punto è che WOPR_II è in grado di determinare con precisione quali sono gli avvenimenti, anche banali, che possono far oscillare le sorti di una guerra.”
Darius roteò gli occhi. Davvero non ne poteva più. Aveva ascoltato le parole del suo capo senza troppa attenzione. Se lo avesse fatto, probabilmente avrebbe avuto una reazione diversa. Invece, camminò deciso verso Gabriele, con l’intenzione di afferrarlo per un braccio per trascinarlo via dal suo PC, dal suo ufficio, e da quel maledetto WOPR_II che aveva creato
”Adesso mi segui e ce ne andiamo a parlare davanti ad una birra! Piantala di farneticare!!!!” – Darius si stava arrabbiando. Nel momento stesso in cui cercò di prendere il braccio di Gabriele, questi si divincolò in una frazione di secondo. Gabriele si allontanò e – per la prima volta da parecchi minuti – lo guardò in faccia.
Si levò gli occhiali da vista, e si passò una mano sulla fronte, come per lavarsi via la tensione e la paura.
”Tu non capisci. WOPR_II ha previsto tutto, ha previsto anche questo tuo atteggiamento!”
Darius si bloccò di colpo.
”Ho applicato gli algoritmi a questi giorni. Non siamo in guerra, è vero, ma adattando opportunamente i parametri delle stored procedure sono riuscito a ricondurre l’output. WOPR_II ha previsto la sua creazione, ha previsto la 3° Guerra Mondiale ed ha capito che giocherà un ruolo fondamentale. Ha previsto persino che qualcuno cercherà di distruggerlo, e quel qualcuno sei tu!”
Oh mio Dio, pensò Darius tre sè e sè.
“Come ti stavo dicendo prima, WOPR_II è capace di determinare con assoluta precisione ciò che può cambiare l’esito di una guerra. Se ti lasciassi fare, Darius, se cancellassimo WOPR_II in questo stesso momento, io e te moriremmo. Non posso permetterlo, te ne rendi conto?”
”Stai parlando del futuro come se fosse già accaduto, Gabriele.”
”Per certi versi è così, credimi.” – rispose tranquillo.
”Stai sbagliando. Come sai di aver calibrato correttamente gli algoritmi? Come puoi essere sicuro che il genio dell’uomo non devii il corso della storia? L’hai detto tu stesso: gli inglesi hanno inventato il radar e la storia è cambiata. Come può WOPR_II aver previsto davvero tutto? Il futuro è il futuro perchè deve ancora avvenire, perchè dipende da noi e può essere cambiato e variato in ogni momento. Siamo noi che decidiamo, e non un computer. Siamo scienziati, perdio, usiamo il cervello.”
Ma Gabriele, ancora una volta, sembrò non ascoltarlo.
”Non posso permetterlo. WOPR_II ha ragione.”
Da una tasca dei jeans Gabriele estrasse un taser da 250kV e lo puntò contro il suo socio.
Poi premette il grilletto.