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Giuseppe Tallarita – Un sogno spezzato

Durante i primi giorni dello scorso giugno, mi trovavo quasi per caso presso il centro commerciale di fiducia – intendo: uno di quelli più vicini a casa mia. Stavo tranquillamente passeggiando per la galleria quando, passando davanti alla libreria, rifletto su quanto avessi voglia di leggere un libro diverso dal solito, ovvero nulla che fosse fantasy, sci-fi, tecnologia, e cose del genere. Mi succede spesso, d’estate.

Manco a farlo apposta, incontro Valerio Esposti, un amico/conoscente, che era lì a promuovere il suo ultimo lavoro, “Giuseppe Tallarita – Un sogno spezzato“. Tra una chiacchera e l’altra, ho deciso di acquistarlo, ovviamente chiedendo anche una dedica personalizzata.

Ho letto il libro qualche giorno fa, di volata, in un solo giorno. Non voglio rivelare troppo. Quella di Giuseppe Tallarita e della sua famiglia è una storia che non conoscevo e che sinceramente merita di essere vissuta e scoperta non qui, tramite un post su un blog, ma attraverso le pagine cartacee di un vero libro da tenere tra le mani. Giusto per farvi incuriosire: le vicende raccontano la storia vera di Giuseppe Tallarita, un uomo buono e giusto, un uomo che in gioventù ha avuto un’esistenza difficile, ma che non si è mai abbattuto, ha sempre trovato la determinazione e la forza di tirare avanti, per sé stesso e per la sua (all’epoca nascente) famiglia. Non parliamo quindi di un romanzo, ma di una storia autentica, vera e vissuta, in tutta la sua drammaticità. Storia ambientata in Sicilia, terra a cui era fortemente legato, partendo dalla prima metà del secolo scorso, quando Giuseppe Tallarita si ritrova suo malgrado alle prese con i disastri della guerra, fino a tempi più recenti, fino al 28 Settembre 1990. Giorno fatale, come scopriremo, per Giuseppe, e per tutta la sua famiglia. In quella data, infatti, Giuseppe Tallarita incontrerà in modo violento la mafia, la Stidda, e pagherà un duro prezzo. Il tutto tra l’altro per un futile motivo, un semplice “no” detto tempo prima, verso qualcuno che pretendeva di fare il bello e il brutto tempo in casa sua.
Da quel giorno, la famiglia Tallarita non può che subire un forte scossone, principalmente perché Giuseppe rappresentava un vero e proprio capofamiglia, amato da tutti, ma anche perché alla verità ed ai nomi e cognomi dei responsabili si arriverà molto tempo dopo, con le indagini e con i processi.

Mi è capitato in passato di essere rapito dalla lettura di un libro, e quello di Valerio Esposti cade in pieno in questa categoria. Scorrevole, semplice ed efficace, ti porta dentro la storia in un modo che trovo perfetto: raccontando fatti, ma allo stesso tempo facendoti vivere sapori e colori, sentimenti e sensazioni, gioie e dolori delle persone coinvolte. E’ una vicenda che ha molto da insegnare dal punto di vista umano, e che ci sbatte in faccia una dura realtà: seppur con modalità/finalità/modus operandi magari molto diversi fra loro, la criminalità può essere davvero ovunque, e può colpirci anche se noi crediamo di essere le persone più lontane da quel mondo. Purtroppo, questa volta lo apprendiamo tramite la sofferenza di una famiglia che non è la nostra, ma che potrebbe esserlo.

Se vi dovesse capitare questo libro fra le mani, non tirare dritto, dategli una possibilità!

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Raffreddamento a liquido con DeepCool LS720 SE

Come si avevo raccontato in questo mio precedente post, l’ultimo PC che mi sono assemblato non l’ho raffreddato ad aria (come ho sempre fatto), ma tramite liquido. Le foto mostrate durante l’assemblaggio, però, fanno vedere che inizialmente montai un Noctua NH-D9L. Dopo i primi giorni di utilizzo, e facendo test intensivi e benchmark, non ne uscii molto soddisfatto. Le temperature della CPU in determinate condizioni (intendo principalmente gaming, ad esempio con Cyberpunk 2077, EA Sports WRC, Jurassic World Evolution 2, Flight Simulator 2020, etc.) erano estremamente alte (in idle 40-45°C, in gaming > 80°C, arrivando a sfiorare in certi momenti anche i 90-95°C). Ripeto: non ero molto soddisfatto.

Così, quello che ho fatto è stato chiedere alla persone giuste. Entrando nei gruppi Facebook giusti, si incontrano le persone con le risposte giuste. E difatti così è stato. La versione breve può essere riassunta in questo modo: “Hey, guarda che gli Intel di generazione 14 scaldano un bel po’, non stare lì ad impazzire con l’aria, raffredda tutto a liquido”.

Ho chiesto anche qualche consiglio su quale modello prendere, ed alla fine ho puntato per un DeepCool LS720 SE, che vedete già montato nel mio case nella fotografia sottostante.

Il montaggio non è complesso. Nel mio caso si è trattato in buona sostanza di 1) smontare il vecchio Noctua (nota a margine: che poi ho sfruttato durante l’assemblaggio di un altro PC per la mia compagna) 2) rimuovere i pannelli superiori del case, per fare posto al radiatore con le tre ventole. Nulla di eccessivamente complicato, insomma. Non appena collegati i vari cavetti di alimentazione, tutto ha funzionato senza troppi problemi.

Le perplessità sono sorte per quanto riguarda l’illuminazione RGB, per due questioni. I cavetti a mio avviso sono eccessivamente disturbanti; ogni ventola ha il suo cavetto, che va collegato in cascata, partendo dalla pompa montata sulla CPU, via via fino a quando le tre ventole non sono tutte connesse. I cavi sono lunghi, per cui alla fine per ottenere una buona build bisogna gestire il tutto. Mi piacerebbe probabilmente che le tre ventole siano pensate/assemblate per default in orizzontale, con i cavetti già connessi ed assemblati in modo ottimale, senza che debba farlo necessariamente io. Se poi io volessi montare le tre ventole in modo “creativo”, allora sono affaracci miei, e mi prendo gioie e dolori. Ma by default dovrebbe essere tutto più semplice, a favore di chi non ha voglia/tempo/esperienza per mettersi lì a litigare con l’assemblaggio.

L’altra faccenda riguarda, come ho anticipato prima, l’illuminazione RGB. Credo di aver litigato per 2 giorni su questo aspetto, perchè nonostante pompa e radiatore funzionassero tranquillamente, gli RGB erano costantemente sempre spenti. Con il case aperto, ho controllato mille volte la cavetteria; ho persino contattato l’assistenza tecnica DeepCool, che è stata reattiva e gentile nelle risposte. La cosa che mi turbava è che mi aspettavo un comportamento di illuminazione di default (luce fissa, o pulsante, per capirci), mentre in realtà non è affatto così. Dopo 2 giorni di tentativi, di smonta & rimonta, alla fine mi è venuto un sospetto: “Ma vuoi vedere che è tutta questione di software?” Così ho cominciato a litigare con il modulo Mystic Light di MSI Center, ed alla fine, inaspettatamente, et voilà, si è acceso tutto quanto, con i vari effetti speciali previsti e programmabili via software. Problema risolto!

La questione è che vedendo vari video su YouTube che spiegavano come montare questo dissipatore (o prodotti simili), ero certo che una volta collegato tutto, ed alimentato il PC, gli RGB avessero una illuminazione standard, ma nel mio caso non è stato così. Forse ha influito il fatto che precedentemente avessi montato un Noctua non-RGB, e quindi il software (Windows, Mystic Light o vai tu a capire quale) ha reagito disattivando ogni forma di illuminazione, situazione che poi è rimasta anche dopo aver assemblato il DeepCool LS720 SE. E’ bastato giocare con il software per sbloccare tutto quanto.

Chiudo dicendo che il raffreddamento a liquido è decisamente migliore.
Temperature inferiori di 5-10°C, molto più silenzioso ed efficiente in ogni situazione: in idle, in gaming, con aperte anche decine e decine di applicazioni e tool di sviluppo software. Sono molto soddisfatto.

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Ebbene sì, è accaduto ancora, nuovo PC assemblato!

Corre l’anno 2024, Britney Spears si è fatta grande, ma 24 anni fa cantava “Oops!…I Did It Again”, celebre hit estiva di quegli anni. Ebbene sì, quindi, è accaduto di nuovo. Mi sono assemblato un nuovo PC basato su Intel, acquistando nuovi componenti e riciclando ciò che potevo riutilizzare. E per la prima volta nella mia vita mi sono affidato ad un raffreddamento a liquido, perché stavolta le ventole non mi bastavano più. L’ultimo PC risaliva alla primavera del 2019, ed era ormai giunto il momento di fare un bell’aggiornamento. Ecco quindi la mia configurazione attuale:

  • Case, riciclato: Thermaltake F51 Suppressor Tempered Glass
  • Processione: Intel i714700 Raptor Lake
  • Memorie: Corsair Vengeance DDR5 32GB (2x16GB) 7200MHz CL34 Intel XMP
  • Scheda video riciclata: Asus ROG Strix GeForce RTX 2070 OC Edition 8 GB GDDR6
  • Scheda audio: nessuna, o meglio, per ora sto utilizzando la Realtek integrata

Ecco qualche foto scattata durante l’assemblaggio.

Ed ecco il tutto, qui sotto, inserito all’interno del case. Notare il mio grave errore nel montaggio del dissipatore Noctua: così come lo vedete, l’aria calda che arriva dalla CPU viene spinta verso il basso (verso la GeForce, per capirci). In realtà successivamente l’ho ruotato di 90° in senso orario, in modo che l’aria venga sostanzialmente spinta verso sinistra, ovvero verso la ventola posteriore del case, e quindi spinta fuori. Quindi non fate come vedete qui sotto, evitate please!

A parte questo, nessun problema particolare. Ordinato (quasi) tutto su Amazon intorno a fine maggio, arrivato tutto direttamente a casa un paio di giorni dopo. Inizialmente avevo scelto un dissipatore Noctua NH-D9L per la CPU, ma ho capito ben presto che non mi sarebbe bastato. Perchè? Perchè in idle viaggiavo tra i 40-45°C, mentre in gaming raggiungevo picchi di 80-85°C. Non mi convinceva più di tanto; temevo che a fronte di un’installazione di una scheda video più potente (cosa che ho intenzione di fare in futuro), e soprattutto con giochi più esosi in termini di CPU, si toccassero temperature più elevate. Ho passato un paio di settimane a consultare forum, gruppi su Facebook, a fare le domande giuste a persone più esperte di me, ed alla fine ho deciso: basta dissipatore ad aria, per la prima volta avrei montato un dissipatore liquido ad acqua. Ma quale scegliere? Cosa montare? Sarebbe stato complicato?

Beh, per saperlo, dovrete pazientare, perchè il tutto verrà raccontato in un altro post.

Nel frattempo, potete ingannare il tempo dando un’occhiata all’album completo contenente tutte le foto scattate durante le varie fasi dell’assemblaggio.

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My personal life

Problemi di connettività finalmente risolti

Molto tempo fa scrissi su questo mio ormai abbandonato blog, di avere numerosi problemi di connettività Internet a casa. Mi riferisco al post durante l’aprile del 2021, a questo, per essere precisi. Per tutto questo tempo sono sopravvissuto con una connessione a 30Mbit, lavorando e scaricando software e giochi ad una velocità vergognosa.

Qualche mese fa, spulciando post su Facebook, mi sono imbattuto in una conversazione che ha cambiato (spero definitivamente) la mia situazione. La versione breve è: modem 5G abbinato ad un provider che per i giusti euro al mese mi dà GB illimitati ed una velocità illimitata. Modem ovviamente acquistato su Amazon, in offerta. Insomma, adesso non c’è miglior modo di esporvi la mia situazione se non utilizzando due immagini piuttosto chiare.

Ecco un normalissimo speed test effettuato da https://www.speedtest.net/.

Ed ecco invece un normalissimo download da Steam di un non meglio precisato gioco da 133,7GB.

Numeri che, sono sicuro, sono normalissimi per molti di voi che vivono nelle grandi città, ma di sicuro non lo erano per me fino a poco tempo fa. E’ da un paio di mesi che ormai utilizzo questa connessione, e sono assolutamente soddisfatto. Eseguo regolarmente speed test nei vari momenti della giornata, compreso il weekend, con il sole, la pioggia ed il vento, e leggo numeri e velocità sempre decisamente molto alti. Ormai ho migrato tutti i device di casa mia su questa nuova connessione, PC fissi e notebook, TV, lampadine, telecamere, stampanti, etc. etc. E probabilmente a breve cesserò il contratto con TIM; per ora lo sto tenendo vivo solo in caso di problemi – come linea di backup insomma – ma come dicevo presto lo chiuderò, non ha più alcun senso. Se dovessi avere qualche problema, mi basta attivare l’hotspot con l’iPhone aziendale ed il gioco è fatto.

Insomma, cosa volere di più?

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Come avviare Task Manager con Windows 11

Windows 11 ha apportato alcune modifiche al menù Start ed alla barra delle applicazioni (non tutte di mio gradimento, ma questa è un’altra storia).

E’ cambiato anche il modo con cui avviare il Task Manager, o Gestione Attività se preferite l’italiano.
Eccovi quindi un rapido elenco di tutti i modi che ho identificato per lanciarlo (alcune voci sono in colore verde: ciò significa che in qualche modo Windows vi permette di lanciare il Task Manager come utente corrente, o come amministratore).

  • Via più rapida: premere contemporaneamente sulla tastiera CTRL+SHIFT+ESC
  • Via più user-friendly: cliccare sul tasto Start e poi cercare Task Manager, come se fosse un normale programma installato
  • Premere Windows+X, e poi cliccare su Task Manager (volendo si può premere la lettera sottolineata, in italiano è la t)
  • CTRL+ALT+CANC e poi cliccare su Task Manager
  • Cliccare con il pulsante DX del mouse sul tasto Start e poi cliccare su Task Manager
  • Premere Windows+R e nella finestrella digitare “taskmgr” e poi premere Invio o cliccare OK
  • Da una qualsiasi finestra di Explorer (Esplora Risorse) andare sulla barra di navigazione e digitare “taskmgr”, poi premere Invio o cliccare OK
  • Entrare nella cartella C:\Windows\System32 e fare doppio-click sul file “taskmgr”
  • Da qualsiasi console/terminale (cmd, Powershell, Terminal, cmder) digitare “taskmgr” e premere Invio

Conoscete altre strade?

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Tethering, chi mi spiega questa cosa?

Come raccontavo nel mio ultimo post (non vi metto il link, tanto è qua sotto), vivo in un tratto di strada piuttosto sfigato di un comune piuttosto piccolo nel pavese, e non beneficio – purtroppo – di una connettività Internet adeguata ai tempi. Sto quindi cercando di correre ai ripari sfruttando un eventuale tethering con il mio smartphone.

Detto questo, mi sfugge una cosa. Se faccio uno speed test con il telefono (per la cronaca: un Oppo A72 con una scheda Iliad) ottengo questi risultati:

Ho registrato questi valori in tre momenti diversi, in tre punti diversi della casa. Quello di mezzo – 61,2Mbps – lo ottengo quando posiziono il telefono vicino alla finestra, dove probabilmente prende meglio. A volte raggiungo anche i 70-80Mbps.

Adesso cominciano i problemi. Mi spiegate perchè se attivo il tethering dallo smartphone, e collego il mio PC Desktop, quei valori non li raggiungo mai?

A cosa può essere dovuto il problema? La chiavetta WiFi che ho acquistato per il mio PC Desktop è questa, ovviamente presa su Amazon.
E’ ovviamente connessa ad una porta USB 3.0 del mio PC.

Può dipendere dal telefono? Conviene acquistare un modem 4G dedicato nel quale infilare la SIM Iliad? Gli smartphone hanno qualche sorta di tappo lato hardware/software per limitare la banda usata? E’ colpa del brand Oppo, magari con uno smartphone di punta come Samsung le cose sarebbero migliori?

Altre idee?

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L’inattendibilità del sito Tim sulla velocità stimata

Cià, andiamo dritti al punto. Dall’autunno scorso, affrontando con serietà tutte le regole anti-Covid previste dai vari DPCM, io e la mia compagna – Federica – abbiamo deciso di cominciare a cercare una casa tutta nostra. Una casa di proprietà, insomma. Abbiamo visitato circa una 15ina di offerte tra le più disparate: appartamenti, villette indipendenti o a schiera, al piano terra, con ascensore o senza, con giardino o senza, con mansarda oppure no, con classe energetica più o meno vantaggiosa, da ristrutturare o pronta all’uso, e via dicendo. E’ stata dura, perchè ogni volta – come potete immaginare – c’erano un po’ di cose che ci piacevano, ed altre cose no, ed ogni volta cercavamo di trovare la classica quadratura del cerchio.

Alla fine, quasi per caso, l’abbiamo trovata. Dico “quasi per caso” perchè quella mattina avevo appuntamento con l’agente immobiliare per vedere un altro appuntamento. Abbiamo visto quello, poi – quasi sussurrando – mi fa: “Poi ci sarebbe un altro appartamento, sempre qua a Villanterio, che però non ho ancora pubblicizzato online, se le interessa possiamo vedere anche quello…“. Io accetto, ed è così che incontro l’appartamento della mia vita. In una bella palazzina, al secondo piano con ascensore, tutto in parquet, con due camere e due bagni. Perfetto. Io e Federica ci ragioniamo, ci pensiamo la notte, e subito ci viene in mente un piccolo ma grande dettaglio: quale copertura di Internet avrà quella zona? Per chi non lo sapesse, Villanterio è un piccolo paese in provincia di Pavia, ad un paio di chilometri da Sant’Angelo Lodigiano, paese in cui ho sempre vissuto sin da quando son nato. E quindi è più che lecito aspettarsi che un piccolo paese di 3.000 abitanti non abbia il top del top della connettività Internet. Poco male. Attraverso il sito ufficiale https://www.tim.it andiamo subito a verificare la copertura e la velocità stimata. Il risultato è il seguente: la copertura è FTTC con EVDSL.

Mentre la velocità stimata è di 125Mbps:

Notare: massimo 200Mbps, minimo 50Mbps.

Questa mattina, 1° Aprile 2021, arriva il tecnico TIM – gentilissimo – che fa tutti i suoi bravi lavori. Beh, volete saperne una? La velocità reale è di 30Mbps, oserei dire ben al di sotto del minimo garantito. Lo trovo assurdo. Ripeto: posso anche capire che un paesello con abbia FTTH, o che comunque non sia possibile raggiungere i 200Mbps teorici. Ma 30Mbps è uno scherzo. Forse è colpa del fatto che abbia chiesto l’attivazione della linea il 1° Aprile. A questo punto, credo sia lecito chiedere che quella sezione del sito dedita a comunicare la velocità stimata venga chiuso, perché non è attendibile, per nulla. Per uno che fa il mio lavoro, la connettività internet non è importante ma di più, e questo fattore è stato tra i primi che abbiamo verificato, e l’unico strumento che avevamo è proprio solo ed esclusivamente il sito tim.it. Avrei preferito che quella specifica via venisse marcata come inattendibile: magari avrei chiesto ai condomini attuali, magari avrei rischiato comunque l’azzardo di acquistare casa con una connessione “ignota”, ma a quel punto sarei stato io dalla parte del torto.

Così no, cara Tim, così sei in torto tu.

Detto questo, non potendo soddisfare la velocità minima garantita (i 50Mbps menzionati prima), probabilmente Tim mi permette di recedere dal contratto senza penali o spese aggiuntive. Ma non è questo il punto. Io non voglio recedere, voglio pagare tutte le bollette del mondo, ma con un livello minimo di qualità che mi dovrebbe essere garantito, porca miseria. Se il problema risiede nel tratto tra il cabinet Telecom e la palazzina in questione, Telecom dovrebbe uscire e risolvere la questione. Non mi interessa in quale modo, ma dovrebbe farlo, permettendo ad un normale palazzina, nell’anno 2021, di poter vivere e lavorare da casa – soprattutto in questi lunghi periodi di lockdown & smart-working.

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Gli anni 80, Internet ed una lacrimuccia

Questa è una storia che parte da un pochino lontano. Nel titolo ho citato gli anni ’80, ma non preoccupatevi: non si parte da così lontano, bensì dallo scorso 9 Ottobre 2019. Era una domenica. Quel giorno io e la mia compagna abbiamo accompagnato all’aeroporto di Bergamo Orio al Serio un’amica in comune, una certa salentina, una certa Daniela. Lasciata l’amica un’oretta prima della partenza, risaliamo in macchina e propongo una delle mie idee malsane: “Fede, siamo ad una decina di chilometri da Brusaporto, e proprio oggi si tiene il Brusaporto Retrocomputing. Che dici, facciamo un salto?”. Lei – che ovviamente asseconda quando può le mie idee malsane – ha accettato.

Ovviamente quel giorno – come immaginavo – ho saltellato dalla felicità più estrema. Di per sè la manifestazione non è gigantesca (è ospitata più o meno in una grande palestra, per capirci), ma c’è tutto quello che può servire ad un nerd come me per passare il tempo a lucidarsi gli occhi nel vedere Commodore 64, Amiga, Atari 2600, vecchi sistemi Apple ancora perfettamente funzionanti. Ho chiaccherato con persone appassionate come me, ho conosciuto qualche community dedita al retrogaming ed al retrocomputing. Preso e spronato da questi incontri, qualche settimana dopo quella giornata ho fatto riparare i miei vecchi home-computer, due Texas instruments TI-99/4A, con i quali nei primi anni ’80 mossi i primi passi nella programmazione e nel linguaggio BASIC. Dopo quasi 40 anni in mansarda, durante i quali erano comunque stati conservati e riposti nel migliori dei modi, soffrivano di qualche problema hardware; problemi che sembravano insormontabili, ed invece grazie all’aiuto del gruppo Facebook Ti-99 Italian User Group ed a Ciro B. oggi, nel 2020, funzionano ancora, anzi: adesso posso collegarli alle moderne TV e posso persino caricare giochi e programmi da schede SD che ai tempi ovviamente nemmeno esistevano.

Ed adesso possiamo finalmente arrivare al punto di questo post. Proprio giocando con i miei vecchi computer riportati alla vita, ho recuperato da uno scatolone tutte le mie vecchie riviste acquistate all’epoca da mio padre. Ho ritrovato una vecchia rivista, LIST, del Marzo 1985, dove ovviamente i programmi ed i giochi erano da trascrivere, dalla carta al nostro computer. Una volta l’open source era by default, lo sappiamo.

E guardate cos’ho trovato: un vecchio trafiletto nel quale si parla di Internet, nel 1985, prima che si chiamasse tale.

Forte no?

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Dove eravamo rimasti?

L’ultima volta che ho scritto sul blog era Novembre dell’anno scorso. Insomma, era qualche mese prima che cominciasse tutto. Tutto cosa? Beh, lo sappiamo tutti: il Covid-19, la pandemia, il lockdown. Ci stavamo preparando per affrontare l’autunno, poi l’inverno, le feste natalizie, il freddo. Erano proprio le settimane nel quale sentivamo parlare di questa malattia/polmonite, ed era il periodo nel quale abbiamo conosciuto la città cinese di Wuhan, con l’epidemia in fase iniziale e le sue strade deserte sui TG nazionali. Ho passato un Capodanno a Lecce tutto sommato tranquillo, tranne che per il traffico ed i cavalcavia chiusi nei tratti più meridionali della A14.

Parliamo di cose leggere. Dal mio piccolo punto di vista aspettavo con ansia di poter giocare a Doom Eternal (previsto per Novembre 2020, ma poi posticipato a Marzo), a Febbraio sarei dovuto andare in Germania per una trasferta di lavoro di un paio di giorni (potete tranquillamente immaginarvi che fine ha fatto questo viaggio). Già il 28 Febbraio la mia azienda aveva già messo in atto lo smart-working al 100%. Frivolezza: non ho potuto nemmeno festeggiare il mio 44° compleanno con i miei colleghi. Io, che abito nel Lodigiano, a non più di 30 km dalla ormai celebre Codogno, vivere la pandemia ed il lockdown è stato piuttosto particolare. Ah, parentesi: il 15 Febbraio ero proprio nell’ospedale di Codogno, a trovare una mia zia ricoverata proprio lì (le ho collegato la TV in camera e le ho fatto partire la ricerca automatica dei canali). Nelle settimane più critiche della “pandemia italiana” era normale veder passare tantissime ambulanze dalla via su cui si affaccia casa mia. Giorno e notte, con lampeggianti spenti ed accesi. Ed ammetto di aver passato parecchi giorni in paranoia, soprattutto per un motivo molto semplice, che voglio raccontarvi oggi: credo proprio di essermi beccato anche il Covid-19. Dico “credo”, perchè nonostante vari solleciti al mio medico di base, di tamponi di questo o di quel tipo non ne ho mai fatti. Quindi non ho la prova matematica certa. Però per una settimana ho avuto febbre intorno ai 39°, tanta tosse, tantissima debolezza. Ho passato le mie due settimane in quarantena, con i miei che mi aiutavano con la spesa perchè io non potevo di fatto uscire di casa. Il 2 aprile ho effettuato una radiografia ai polmoni, per scongiurare polmoniti pericolose dovute al Covid. Per fortuna esito negativo. Adesso le cose si stanno assestando? Le scuole, che partiranno lunedì prossimo, daranno secondo me una prima grande risposta. Si ammaleranno gli alunni, che contageranno i genitori? Si tornerà ad un nuovo lockdown? E’ difficile rispondere a queste domande, probabilmente non lo sanno nemmeno gli esperti perchè è una situazione nuova per tutti.

E di tecnologia, che poi è il topic principale di questo mio blog, di cosa parliamo?

Beh, è uscito il nuovo Microsoft Flight Simulator (da pilota virtuale sono stato un acquirente della prima ora), venduto sia sul Microsoft Store, sia su Steam. Io nei mesi scorsi ho aggiornato il mio FlightSim Logger per essere compatibile con questo nuovo simulatore, che sicuramente rappresenta un nuovo punto d’inizio dopo che per anni Microsoft aveva dato l’illusione di abbandonare il mondo della simulazione del volo.

Poi? Domani passo a 32Gb di RAM. Al mio compleanno mi hanno regalato una sedia da gaming spettacolare, grazie alla quale lavorare da casa è un piacere assoluto. Mi è stato regalato anche un nuovo mouse, il Logitech G502 Hero.

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Software

Bozze di Open Live Writer su OneDrive

Sei incredibili anni fa scrivevo questo post sul mio blog intitolato “Bozze di Windows Live Writer su SkyDrive”.

Il tempo è passato, Windows Live Writer non esiste più, e non esiste più nemmeno SkyDrive.

Sono stati rimpiazzati rispettivamente da Open Live Writer e da OneDrive. E quindi ecco qui un breve aggiornamento.

Il problema originale esiste anche oggi, ovvero: è possibile sfruttare OneDrive per fare il sync delle vostre bozze scritte con Open Live Writer, per fare in modo di cominciare a scriverle da un PC, proseguire su un altro, per poi infine pubblicarle sul vostro blog da un altro PC ancora?

Certo che sì, e soprattutto è molto più semplice rispetto a sei anni fa, quando eravamo costretti a giocare con il regedit. Oggi l’interfaccia utente ci consente di impostare tutto.

E’ sufficiente aprire Open Live Writer, poi andare sul menù File, poi su Options e nella finestra di dialogo che compare specificare una cartella gestita dal vostro OneDrive. Ecco uno screenshot veloce:

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In questo modo, le bozze vengono salvate sotto OneDrive. Ovviamente dovete impostare Open Live Writer su ogni PC, facendo puntare la stessa cartella sotto OneDrive. Se il meccanismo di syncing di OneDrive funziona a dovere, su tutti i vostri PC potete recuperare e continuare i post andando sotto il menù File, poi aprire Open local draft e trovare lì l’elenco delle bozze. Notare che la cartella “My Weblog Posts” ne contiene altre due: una dedicata ai draft (bozze) e l’altra dedicata ai post già pubblicati (Recent Posts). La cartella da impostare in Open Live Writer deve comunque puntare alla cartella principale, ovvero “My Weblog Posts”.

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