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[OneNote.2] Gestione dei blocchi appunti

Nel post precedente abbiamo introdotto l’argomento Microsoft OneNote. Adesso proseguiamo esaminando due cose interessanti: le opzioni di OneNote (molto simili a quelle più generali di Office) e la gestione dei blocchi appunti.

Opzioni di Microsoft OneNote
Come ogni software che si rispetti, anche OneNote ha tutta una serie di opzioni per poterne controllare il comportamento, ed in qualche misura anche l’interfaccia utente. Per raggiungere la schermata delle opzioni, è sufficiente andare sotto il menù File e cliccare su Options. Dalla finestra di dialogo è possibile impostare un po’ di cose interessanti:

  • posizione dell’elenco delle pagine (di default sono a destra, ma è possibile posizionarle a sinistra)
  • vocabolario ed auto-correzioni dei test
  • posizione delle cartelle gestite da OneNote (cartella per il backup, e la posizione predefinita dei nuovi blocchi appunti)
  • periferiche per la registrazione di audio & video (in una pagina OneNote è possibile inserire contenuti multimediali)
  • altre opzioni riguardanti: liste numerate e non numerate, creazione e gestione dei link, riconoscimento del testo nelle immagini, calcolo delle espressioni matematiche, creazione di nuove pagine con righe preimpostate stile quaderno scolastico, etc. etc.

Ci sono tutti gli elementi per configurare OneNote secondo i propri desideri.

Gestione delle sezioni di OneNone
Abbiamo visto nel post precedente che un blocco appunti di OneNote è suddiviso in un certo numero di sezioni. Nell’immagine riportata qui sotto, per esempio, vediamo come il blocco appunti denominato “Appunti Personali” sia composto dalle sezioni:

onedrive

  • Da pagare
  • Cose da fare
  • Auto
  • Trasferta Modena

Notate la freccina accanto al nome “Appunti Personali”? Con questa freccina posso espandere o collassare la visualizzazione dell’elenco delle sezioni. Posso cambiare l’ordine delle sezioni con una semplice operazione di drag’n’drop, e posso farlo anche dalla visualizzazione orizzontale delle sezioni che abbiamo evidenziato nel post precedente.

Aprendo il menù contestuale sugli Appunti Personali posso effettuare un certo numero piuttosto interessante di operazioni:

  • Sync This Notebook Now. Scatena immediatamente la sincronizzazione del blocco appunti su OneDrive, in modo tale che gli altri device possano accedere agli stessi contenuti aggiornati. Come comportamento predefinito, la sincronizzazione parte automaticamente quando ci si sposta da un elemento all’altro (dove elemento sta per pagina, sezione e blocco appunti). Quando la sincronizzazione è in corso, accanto al nome del blocco appunti compare un’icona di aggiornamento
  • Notebook Sync Status. Apre una finestra di dialogo dove è possibile controllare e gestire meglio la fase di sincronizzazione di ciascun blocco appunti. La utilizzo poco perchè spesso il sync di default funziona già perfettamente, e non ho bisogno di strumenti particolari più avanzati.

sync

  • Share This Notebook. Apre la dialog raggiungibile anche da File –> Share. Essa vi consente di condividere il vostro blocco appunti via mail a qualche altro utente. A ciascuno di questi utenti potete assegnare permessi diversi: sola-lettura o anche modifica. Se avete attivato un meeting online

share

  • Copy Link to Notebook. Molto semplicemente, vi copia negli appunti di Windows l’indirizzo Web completo che potete utilizzare per aprire lo stesso blocco appunti dal Web. L’indirizzo Web usa il protocollo https, e non qualcosa di “personalizzato” nel mondo Microsoft, quindi è pienamente compatibile con Edge, Internet Explorer, Chrome, FireFox, Safari, etc.
  • Move Up e Move Down. Semplici opzioni che vi permettono di cambiare l’ordine dei blocchi appunti. Operazione tranquillamente fattibile anche con il drag’n’drop, decisamente più veloce ed intuitivo.
  • Notebook Recycle Bin. Ogni volta che cancellate un contenuto all’interno di un blocco appunti (esempio: una pagina) esso non viene davvero cancellato, ma finisce nel cestino di quel particolare blocco appunti. Questo comporta il fatto che potete recuperare quel contenuto, magari cancellato per sbaglio. Questo vale solo per le pagine, come abbiamo già detto, ma non per i singoli contenuti che vengono eliminati dalle pagine (mi riferisco a testo, immagini e quant’altro). Una volta entrati nel cestino, è possibile uscirne cliccando sulla freccina in alto a sinistra.

image

  • Properties. Semplice finestra di dialogo che mostra un po’ di informazioni sul nostro blocco appunti. E’ possibile rinominarlo oppure cambiare il colore con il quale il blocco appunti viene evidenziato, E’ possibile cambiare la posizione fisica del blocco appunti (molto utile quando creo un blocco appunti in locale sul mio PC e lo voglio trasferire su OneDrive solo in un secondo momento)
  • Close This Notebook. Chiude il blocco appunti facendolo sparire dall’interfaccia utente. Esso non viene cancellato fisicamente dal disco, perciò è possibile tornare per riaprirlo e continuare a lavorarci su.

Queste sono le opzioni raggiungibili dal menù contestuale associato al singolo blocco appunti.

Anche per questa volta possiamo fermarci qui. La prossima volta parleremo di un “dietro le quinte” di Microsoft OneNote: vedremo cosa accade sul nostro file system di Windows quando aggiungiamo un nuovo blocco appunti o una nuova sezione (anche con lo scopo di poterne fare il backup, per esempio). E vedremo anche le differenze tra un salvataggio di un blocco appunti in locale sul nostro PC ed un salvataggio su OneDrive.

Alla prossima!!!

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[OneNote.1] Che cos’è e cosa fa

Introduzione
Microsoft OneNote è uno di quei prodotti Microsoft che mi sono sempre ritrovato installato a seguito dell’installazione di Microsoft Office, ma che ho sempre ignorato e di conseguenza usato poco. Ultimamente per motivi lavorativi mi sono ritrovato ad avviarlo un po’ più spesso, e quindi ho deciso di guardarmelo per bene e capire pro & contro rispetto a strumenti analoghi.

Cominciamo con il dire – per chi non lo conoscesse – che OneNote è un blocco appunti digitale, che ci permette di scrivere qualsiasi cosa, ed ovviamente di sincronizzarla con tutti i nostri device Windows e non solo. I blocchi appunti possono contenere testo, audio, video, immagini, link, tabelle, fogli elettronici Excel, equazioni, simboli, quasiasi contenuto inserito tramite penna, schermate prese dal Web o dal proprio PC, etc. etc. E’ una sorta di Evernote all’ennesima potenza, insomma. Prima di procedere oltre, ricordo che OneNote è:

  • è gratuito (maggiori info qui)
  • disponibile sotto Windows 7, Windows 8, Windows 8.1 ed ovviamente sul prossimo Windows 10
  • gira sia come applicazione desktop, sia come app scaricata dallo store
  • è anche disponibile sotto Windows Phone, Android, iOS, Mac, device Amazon o Chromebook
  • è fruibile direttamente anche da Web, quindi senza installare assolutamente nulla

Insomma, quasiasi device voi abbiate (anche un browser), OneNote c’è!

Struttura di base di un blocco appunti OneNote
Uno dei motivi per cui non ho mai utilizzato OneNote fino a poco tempo è la sua struttura per certi versi più complessa rispetto ad altri strumenti di “appunti digitali condivisi” (in primis Evernote).

La prima cosa da capire è come OneNote struttura il proprio blocco appunti.
Prendete in considerazione l’immagine seguente:

onenote_archive

Quello che vedete qui sopra è un cassetto. Quando si apre il cassetto, vengono rese disponibili un certo numero di sezioni (Active File, School, Medical, Auto, etc.). In ciascuna di queste sezioni posso infilare ulteriori contenuti: lettere, scontrini, appunti, fogli A4 stampati, fotografie, etc.

Concettualmente parlando, la stessa cosa si verifica con un organizer di questo tipo:

onenote_archive_2

Qui il design è un po’ più ricercato e moderno rispetto al precedente, ma lo schema è lo stesso. Il raccoglitore si appende, ed ogni sezione è rappresentata dai raccoglitori colorati (giallo, arancio, viola, verde, azzurro, blu). All’interno di ogni sezione posso inserire ogni tipo di contenuto come quelli descritti prima.

OneNote implementa esattamente la stessa struttura, anche se in questo caso parliamo di appunti digitali (memorizzati volendo sul cloud), e quindi è tutto virtualmente infinito.

Vediamolo in pratica.

Creazione di un nuovo blocco appunti in OneNote 2013
Premetto che per la descrizione di questi passaggi mi baso sulla versione desktop di OneNote.

Una volta aperto OneNote, andiamo sotto il menù File e clicchiamo su New. OneNote ci chiede dove vogliamo creare il nostro nuovo blocco appunti. Possiamo salvare il blocco appunti in due posti:

  1. in qualche cartella sul nostro PC
  2. su OneDrive

La scelta (1) è possibile, ma onestamente piuttosto sconsigliabile. Uno dei vantaggi di OneNote è proprio quello di salvare sul cloud tutti i nostri appunti, per poterli condividere con gli altri, oppure per poterli sincronizzare con tutti i nostri device. Se li salviamo in C:MieiAppunti questo meccanismo non esiste. Questa è un’altra grande differenza con Evernote, che invece ci dà la sincronizzazione by default (ma che d’altro canto ci richiede prima la creazione di un account, etc. etc.).

La scelta (2) è quella maggiormente utilizzata.

image

Indipendentemente dalla nostra scelta, OneNote ci chiede il nome del nostro blocco appunti. Clicchiamo sul bottone Create Notebook per procedere.

Una volta terminata la creazione, il blocco appunti è pronto per l’uso.

ui_onenote

Sul lato sinistro, OneNote evidenzia tutti i blocchi appunti che posso gestire. Essi sono:

  • Trainer
  • Appunti
  • Appunti Personali (quello che abbiamo appena creato)

Notare che accanto al nome “Appunti Personali” c’è un’icona di refresh/aggiornamento: abbiamo detto a OneNote di salvare il blocco appunti su OneDrive, e la sincronizzazione parte automaticamente.

Nella parte centrale possiamo navigare fra le varie sezioni del nostro blocco appunti:

ui_onenote_2

In questo caso io ho già creato delle sezioni denominate:

  • Da pagare
  • Cose da fare
  • Auto
  • Trasferta Modena

Posso ovviamente spostarmi da un’altra con un solo click, cancellare una sezione, oppure rinominarla, oppure cambiare l’ordine con cui compaiono. Posso naturalmente aggiungerne un’altra cliccando sul pulsante “+” presente sulla destra, dopo tutte le sezioni elencate.

Ogni sezione può contenere un numero infinito di pagine. Ad ogni pagina è virtualmente infinita, pertanto non siamo legati a formattare i contenuti su un foglio bianco di una certa dimensione (come accade in Microsoft Word ed in altri elaboratori di testi). Le pagine sono riportate sulla destra:

ui_onenote_3

Ogni pagina è indicata da un’etichetta, che ne identifica il contenuto. Nella sezione “Da pagare” del mio blocco appunti chiamato “Appunti Personali” ho quindi tre pagine:

  • Pagina 1
  • Pagina 2
  • Pagina 3

Anche in questo caso, posso aggiungere/cancellare/rinominare una pagina. Posso addirittura definire sottopagine, ovvero una pagina “annidata” dentro un’altra pagina, con un livello di indentazione virtualmente infinito. Posso copiare o spostare una pagina da un blocco appunti ad un altro.

Tecnicismo: La sincronia del blocco appunti non è necessaria

Prima ho accennato al fatto che OneNote può salvare e gestire un blocco appunti senza per forza attuare il meccanismo di sincronizzazione che ci si aspetta. Se il blocco appunti viene salvato su OneDrive, la sincronizzazione è immediata e non richiede alcuno sforzo. Se il blocco appunti viene salvato in locale in una cartella al di fuori di OneDrive, il blocco appunti rimane totalmente privato.

Questa scelta si ripercuote a livello di file system. Ne parleremo in un post futuro dedicato all’argomento. Quello che mi sento di consigliarvi caldamente è quello di salvare il blocco appunti su OneDrive, per attivare non solo la sincronia dei vostri contenuti, ma anche tutta una serie di feature più avanzate di condivisione.

Conclusioni
Per oggi possiamo terminare qui. Abbiamo cercato di fare le prime informazioni per utilizzare Microsoft OneNote, descrivendo la struttura del blocco appunti e come navigare al suo interno. Una volta compresa la struttura (che inizialmente confondeva anche me), il resto è molto più semplice e tutto diventa come bere un bicchiere d’acqua.

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Cancellare la cronologia delle proprie ricerche su Google

Questa sera scopro (lo so, sono ingenuo) che ogni volta che effettuate delle ricerche con Google, quest’ultimo le salva sui propri server per migliorare le sue ricerche interne, per proporvi risultati migliori, per mandarvi dello spam, per spiarvi, per conoscere meglio i vostri gusti, e chi ne ha più ne metta. Ho scoperto che è possibile gestire e cancellare tutta questa cronologia. Ovviamente il discorso vale se siete loggati con il vostro Google Account.

I passi sono i seguenti:

Fate login su http://www.google.com.

Raggiungete l’url https://history.google.com/history.

Cliccate sull’icona in alto a destra:

image

Cliccate su Rimuovi elementi e selezionate una delle voci:

image

Ad esempio, la voce “tutto”. Poi cliccate sul pulsante Rimuovi ed il gioco è fatto!

Maggiori informazioni a questo indirizzo.

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Faculty Training: Microsoft e Scuola

Faculty Training è un’iniziativa di Microsoft che mette in comunicazione due mondi solitamente un po’ distanti fra loro: quello dell’insegnamento con quello della tecnologia. Al primo mondo appartengono professori, insegnanti e presidi delle nostre scuole italiane, mentre al secondo mondo appartiene Microsoft. Faculty Training prevede una serie di incontri formativi in diverse date nelle città di Milano e Roma, incentrati sulle tecnologie hardware & software che Microsoft mette a disposizione per il mondo della scuola. Si parla di Office 365, di OneDrive, di Sharepoint e di molto altro ancora.

Perchè parlare di Faculty Training qui sul mio blog? Ve ne parlo perchè sono molto orgoglioso di far parte di questa iniziativa e del team che organizza e tiene questi incontri. Il tutto è nato sotto la collaborazione tra Brain-Sys, OverNet ed ovviamente Microsoft, collaborazione molto stimolante sotto tantissimi punti di vista, sia dal punto di vista personale che professionale. Io, ovviamente insieme a Gabriele, abbiamo già partecipato alle prime due date (tenutesi il 31 Marzo a Milano e lo scorso 13 Aprile a Roma – in ambedue i casi nelle corrispondenti sedi Microsoft). Ci siamo impegnati molto per preparare le nostre sessioni nel migliore dei modi, ed i risultati sono stati sorprendenti e positivi. Dal mio punto di vista è stato un grosso passo avanti, perchè ero pienamente consapevole del fatto che la mia timidezza in molte occasioni mi aveva tarpato le ali: posso tranquillamente affermare che Faculty Training è stato il punto di svolta, e sono molto felice. Per la prima volta ho tenuto una sessione davanti a circa 40 persone, tra l’altro nelle stesse salette dove giusto una settimana prima si erano svolti i Community Days, e questo onestamente per me è stato motivo di forte emozione ed un certo senso di riverenza. Tutto è andato per il meglio, mi sono pure divertito e tutto questo ha contribuito a rendermi più forte e sicuro di me.

Mi è molto piaciuta anche l’idea di tenere una sessione in tandem, con Gabriele appunto, la prima volta, e poi addirittura in tre, con la professoressa Simona De Pascalis di Impara Digitale, molto più preparata ad affrontare le tematiche più inerenti la scuola, dal momento che lei in prima persona insegna matematica e fisica. Mentre lo staff Brain-Sys è decisamente più orientato a raccontare e spiegare le questioni più squisitamente tecnologiche su cosa Microsoft offre alle scuole (gratuitamente e non), la prof De Pascalis adotta un linguaggio decisamente più vicino a quello scolastico, e quindi spesso e volentieri i partecipanti non vedono l’ora di ascoltarla e di avere suggerimenti più pratici per dare il via alla rivoluzione informatica all’interno delle proprie scuole ed istituti.

Termino il post comunicandovi le prossime date del Faculty Training, che sono le seguenti:

  • Il 28 Aprile presso Microsoft Italia a Peschiera Borromeo (Milano)
  • Il 15 Maggio presso Microsoft Italia a Roma

Trovate maggiori informazioni su Faculty Traning a questo indirizzo.

Che dite, prof, non sarebbe bello venirci ad ascoltare un pochino?

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Community Days 2015

E così, anche per quest’anno i Community Days sono acqua passata. Il più grande evento community italiano si è svolto tra il 24 ed il 26 Marzo scorsi presso la sede di Microsoft Italia; i Community Days hanno lasciato in me tantissimi ricordi, rispetto a quelli degli anni precedenti.

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Sono stati tre giorni ricchi di un sacco di cose particolari: sessioni tecniche sulle tecnologie Microsoft (e non solo), fotografie scattate con chiunque mi capitasse sotto tiro, due cene spettacolari (la prima presso l’ormai stranoto ristorante piacentino in quel di Peschiera Borromeo, la seconda presso il RoadHouse di Novegro – luogo in cui difficilmente rimetterò piede), tante risate, tanti scambi di idee e di opinioni. Ho persino rivisto il volto di Christian, persona che probabilmente si può tranquillamente definire il primo collega della mia vita: è stato bello rivivere quegli anni in cui sia io che lui muovevamo i nostri primi passi nel mondo del lavoro. E’ stato bello assistere alle keynote (un consiglio agli speaker cher governavano l’apertura della giornata: la prossima volta, la scena del film “300”…fatela arrivare fino in fondo!).

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E’ stato bellissimo vedere la keynote di Giorgio Sardo su Windows 10, e di come questo sistema operativo potrà girare effettivamente su qualsiasi mainboard ed hardware possibile ed immaginabile. E’ stato bello salutare e chiaccherare con i soliti tantissimi amici proveniente da tutte le parti d’Italia…dalla vicina Emilia Romagna, passando dal Veneto, fino ad arrivare alla Campania ed alla Sicilia. Grazie al banchetto OverNet con Federico, Ambra, Barbara, Laura e Claudia, che sono passato a trovare nell’arco dei tre giorni. E’ stato incredibile incontrare gli amici di dotNET{podcast}, amici che con le loro puntate mi tengono compagnia in auto quando sono in trasferta.

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I Community Days, come si può dedurre da queste poche righe, sono sempre una cosa emozionante. Hanno avuto un valore particolare per me, per due ragioni:

  1. ho rischiato di non poterci venire per un disguido che non voglio nemmeno citare
  2. sapevo che entro pochi giorni (circa sette) sarei dovuto tornare in Microsoft Italia per tenere la mia prima sessione in pubblico, con Gabriele, per questioni lavorative. E tutto questo non ha fatto nient’altro che aumentare la mia emozione o ansia…chiamatela come volete!

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Desidero ringraziare tutti gli organizzatori a qualsiasi livello (molti dei quali conosco di persona), tutti gli speaker per le loro sessioni (anche quelle che non ho potuto seguire), tutti quelli che mi hanno salutato, le signorine che ci hanno riempito di caffè e di dolcetti. Ho avuto l’ennesima conferma (se ce n’era bisogno…) che le persone fortunatamente sono molto migliori dal vivo, piuttosto che come appaiono da una semplice interazione on-line.

Al prossimo anno, quindi!!!!!

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Sul blog di MSDN Italia si parla di Cordova!

E chi lo fa?

Nientemeno che Gabriele Gaggi, ovvero il titolare di Brain-Sys, nonchè un mio caro amico e mio capo!

Che cos’è Cordova? Beh, innanzitutto, sappiate che si parla di un framework per lo sviluppo di app mobile multipiattaforma. Morale: scrivete il codice una volta sola, e Cordova crea per voi i vari pacchetti pronti per essere pubblicati sugli store di Windows Phone, Android ed iOS. Ok, detta così può sembrare la cosa più semplice del mondo, ma credo di poter intuire che non sia come bere un bicchiere d’acqua e quindi occorre padroneggiare una tecnologia prima di poterla sfruttare al meglio.

Ed è importante cominciare dall’inizio, dai primi passi, giusto per capire cosa fa e non fa.

Quindi, interrompete immediatemente la lettura di questo mio post e puntate direttamente all’articolo pubblicato sul blog di MSDN Italia.

cordova

Complimenti a Gabriele, sul serio! Sperando che magari sia il primo di una lunga serie!

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Icona di OneDrive freezata? Soluzione!

Se anche voi siete nella mia stessa situazione, ovvero avete l’icona di OneDrive bloccata su un triste messaggio “OneDrive is starting up”, oppure un “OneDrive is getting your list of files”, come mostrato di seguito…allora dovete sbloccare la situazione.

Notare che la sincronizzazione funziona alla perfezione, e comunque se cliccate sull’icona con il pulsante sinistro del mouse lo stato di OneDrive sembra essere ok, perchè vi dà un rassicurante messaggio “Your OneDrive is up to date”.

allora dovete risolvere in qualche modo. A me l’icona freezata di OneDrive non piace proprio.

Un tweet del mio amico Vito di questa mattina mi ha dato la soluzione. E’ sufficiente raggiungere questa pagina, scaricare l’utility ed eseguirla. Il tool controlla, resetta, manda opzionalmente un log a Microsoft e poi infine vi sblocca la situazione. Ci ha messo un po’, nel mio caso, ma dopo qualche minuto l’icona di OneDrive segnala lo stato corretto.

Evviva.

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Ogni obiettivo deve essere sempre ben preparato con cura

Qualche anno fa vi parlai di “Dalla Terra alla Luna”, una serie TV prodotta da HBO e da Tom Hanks che parla degli anni della corsa alla Luna. Ve ne ho parlato, dicevo, qua sul mio blog nell’ormai lontano 2008, e precisamente nei giorni che vanno dal 23 al 28 Febbraio. I DVD sono 5, e contengono tutta una serie di episodi che raccontano tutte le vicende della Nasa, degli astronauti, dei familiari, di tutti gli scienziati che hanno lavorato dietro le quinte, e via dicendo.

Il primo episodio in assoluto si intitola “Possiamo farcela?”, ed è uno di quelli che preferisco. Questo episodio mi viene in mente un sacco di volte, non so nemmeno io esattamente il perchè. Lo scenario è il seguente. L’Unione Sovietica è in vantaggio sugli USA, ha appena mandato Gagarin nello spazio e sembra essere lanciata senza alcuna ombra di dubbio verso la conquista del nostro satellite. Kennedy promuove la corsa allo spazio e promette che entro un decennio un uomo camminerà sulla superficie lunare. Viene avviato il programma Mercury, poi il programma Gemini, che mirano prima a raggiungere, poi a superare, l’URSS. Un obiettivo ambizioso, quasi impossibile, al punto che i vari capoccioni della NASA si chiedono se davvero sia possibile. Se possono farcela, appunto. Sappiamo tutti come è andata la storia, ovviamente, a meno che non siate fra quelli che credono che l’uomo non sia mai andato davvero sulla Luna. C’è un punto particolare dell’episodio rappresentativo del fatto che qualsiasi cosa può essere raggiunta, se preparata a dovere, nonostante all’inizio possa sembrare complicata, assurda, costosa e fuori portata. E’ un meeting interno della NASA (lo trovate alla fine dell’episodio sul 1°DVD, alla posizione 54min 22sec), che illustra il piano delle missioni, missioni che ovviamente devono essere analizzate, studiate, preparate e portate a termine, dalla più semplice alla più difficile, per raggiungere infine l’obiettivo finale.

Vi riporto le testuali parole tratte dall’episodio, che mi sono trascritto in Evernote il 6 gennaio 2014 (l’Epifania!), proprio pensando al giorno in cui avrei scritto questo post. Chi parla è un responsabile, che illustra ad un gruppo di astronauti (The New Nine) come dovrà procedere il loro lavoro nel corso dei mesi e degli anni successivi.

“Owen Maynard e la Divisione Operazioni Missione hanno preparato un piano per la serie di voli Apollo che ci porteranno a sbarcare sulla Luna.
Ogni missione avrà una lettera.
Le missioni A e B saranno test senza equipaggio.
La missione C sarà il primo volo con equipaggio umano dei moduli di comando e di servizio.
La missione D sarà il primo volo combinato dei moduli di comando lunare in un’orbita terrestre bassa per collaudarli.
La missione E farà lo stesso in un’orbita terrestre alta per le procedure di rientro.
La missione F arriverà fino all’orbita lunare con il LEM, ma senza sbarcare.
Lo sbarco sarà l’obiettivo di chi sarà assegnato alla prima missione G.

Ora: ognuna di queste missioni deve essere completata con successo prima che si possa passare alla missione seguente.
Se abbiamo problemi con il radar per rendez-vouz, o con gli zaini di sopravvivenza, o con il modulo di ritorno, passeremo alla missione D1, o D2, o persino D3, prima di tentare la missione E.”

Questo stralcio è la dimostrazione che un obiettivo difficile, apparentemente irraggiungibile, può essere raggiunto. Bisogna predisporre tanti piccoli passi più semplici. Ma c’è bisogno di tempo e risorse e preparazione. Non è una cosa che si può fare in pochi giorni, ma ci vuole sempre del tempo per studiare un piano che lentamente ci porti dove vogliamo arrivare. Ed hai soprattutto bisogno di una squadra con le giuste competenze.

Se viene proposto un obiettivo ad un team impreparato, tale obiettivo sembrerà impossibile, ed alla fine lo sarà davvero. Sono dell’idea che se proponi ad un team un compito decisamente fuori portata, esso reagirà solo con lo sconforto (o almeno, così reagisco io).


(“parlo sul serio adesso: qualcuno vuole il mio posto?”)

Non c’è nulla di male a dire “facciamo X compiti entro la data xyz”, ma se quei compiti non sono mai stati affrontati da quelle persone, la questione si fa davvero ardua. Ogni cosa, come ci insegna la NASA, deve essere affrontata a piccoli passi. Che poi, non è nulla di nuovo, ma è la solita buona vecchia analisi in stile top-down. Non puoi chiedermi di giocare contro il Barcellona se l’ultima volta che ho toccato un pallone da calcio avevo 12 anni. Non puoi chiedermi di portare a termine qualcosa, quando i miei impegni attuali me non lo consentono. Personalmente non lo trovo molto stimolante, anzi: siccome il mio lavoro lo conosco e lo so fare, riesco fin da subito a capire se ce la farò oppure no. Una volta lessi un articolo su un giornale di medicina sportiva, secondo il quale devi puntare ad un obiettivo ovviamente al di là delle tue capacità attuali per poterti migliorare. Ma senza sbroccare troppo. Devi, diciamo, puntare al 100% + X% delle tue potenzialità di oggi, per andare sempre oltre, per migliorare te stesso, la tua efficienza ed il tuo lavoro. Ma non devi mai andare al di là di un certo valore X, altrimenti si accumula stress e tensione nervosa.

Nessuno di noi è nato con un righello per misurare il grado di difficoltà di un particolare compito, e forse questa è la parte più difficile del nostro lavoro (è per questo che evito sempre di stimare tempi, per esempio – il più delle volte la differenza tra finire un lavoro in una settimana o in due mesi dipende da una domanda la cui risposta è booleana, ma nessuno la conosce). Ma se c’è una cosa che non mi piace, è “sparare alto” per ottenere la metà (o il giusto?), un po’ come accade quando devi chiedere il rimborso all’assicurazione dopo un furto. Io parlo per me, almeno. Se mi chiedi una cosa che io percepisco come assurda, mi chiudo a riccio ed oppongo resistenza. Se mi chiedi una cosa che ritengo giusta, stai pur tranquillo che te la porto a termine.

E ricordate: per poter andare sulla Luna, è necessario prima imparare ad andare in orbita.

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OneDrive e lo spazio sul cloud

Sono sempre molti i prodotti per avere dello spazio sul cloud, da riempire con tutti i nostri files, di ogni tipo. In passato ho utilizzato DropBox, mentre negli ultimi mesi (anni?) sono definitivamente migrato a OneDrive, dal momento che è un prodotto Microsoft che trovo perfettamente integrato in tutti i miei device, dagli smartphone, al PC desktop fino all’ultrabook (ho un Lumia 1520, un Dell XPS 12, un tablet Asus con Windows RT, un PC desktop). Automaticamente, senza troppi sbattimenti o configurazioni, su OneDrive ci finiscono i miei files, le mie foto, i miei documenti. Tra l’altro è una soluzione imbattibile quando si lavora con più di un PC come nel mio caso, per ovvie ragioni.

Grazie agli acquisti od alle offerte a cui sono riuscito a partecipare nel corso del tempo, oggi su OneDrive ho a disposizione ben 328GB di spazio.

 

Sarebbe molto molto bello riuscire a sfruttarlo decentemente. Non ho una gran quantità di documenti. La maggior parte probabilmente sono i sorgenti dei miei software, e quelli stanno comodamente su Visual Studio Online. Ma si potrebbero mettere su backup, musica, video, e chi ne ha più ne metta.

Ma c’è una cosa con cui scontrarsi, soprattutto in Italia, soprattutto nella mia zona, ovvero la velocità di upload. La velocità di upload garantita dalla mia ADSL Telecom è 1Mbit, effettivi leggermente meno. Ecco un test eseguito qualche minuto fa.

A queste velocità è impensabile per esempio uploadare i backup di True Image, che occupano decine di Gigabyte sui nostri hard-disk. Dico questo perchè True Image 2013 nativamente può effettuare il backup non solo in locale, ma anche sul proprio cloud privato. Tutto questo invece non rappresenta un problema nel caso in cui lavoriate con tanti files piccoli, dal momento che l’upload di ciascuno di essi porta via meno tempo, e quindi eventualmente l’operazione di upload e sincronizzazione può essere spezzettata in più di una sessione di lavoro.

Oltre a tutte queste considerazione, c’è da dire che il costo di questi servizi diminuisce sempre più. Spesso e volentieri sono gratuiti, addirittura. Se oggi vi create un Microsoft Account, partite immediatamente con 15GB di spazio disponibile (notizia di ieri). Se acquistate qualsiasi versione di Office 365 (la versione Personal costa 7$/mese), lo spazio aumenta a 1 Terabyte. L’acquisto di spazio aggiuntivo è stato diminuito del 70% (esempio: 100GB costano 37 euro/anno).

Tutto storage che potete utilizzare anche con device diversi da Microsoft (notebook ed ultrabook di ogni tipo e marca, smartphone Android e device iOS, tablet di ogni forma e tipo). Da questo punto di vista, Microsoft ha vedute molte aperte, dal momento che ha pubblicato sugli store tutte le app per lavorare anche in ambienti diversi dal proprio.

Il vero collo di bottiglia, come dicevo prima, sono le nostre connessioni Internet. Ma quelle chissà, pian piano con il passare del tempo possono sempre migliorare.

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2013 Odissea fra i Centri Vodafone

Sabato pomeriggio sono entrato in possesso, grazie a Brain-Sys, di un nuovo telefono aziendale, il favoloso Nokia Lumia 1520, il primo phablet Windows Phone sul mercato. Siccome prima avevo un Nokia Lumia 920, ho dovuto cambiare la SIM, che cambia da MicroSIM a NanoSIM. Vi racconterò in questo post la mia odissea per questa sostituzione, che è avvenuta di corsa, con molta fretta, per diversi motivi. Quello che mi interessa raccontare sono le vicende che ho vissuto in cinque centri Vodafone differenti; vicende nate dal fatto che la SIM è aziendale, e quindi la sostituzione è passata da stati come “estremamente banale” a “praticamente impossibile senza un foglio firmato da un qualche dio ultraterreno, oppure con delega di un antico re babilonese”.

I Centri Vodafone a cui mi sono rivolto sono, in ordine cronologico, i seguenti:

  1. Centro Vodafone in Via Orefici 2, a Milano
  2. Centro Vodafone in Via Torino, a Milano
  3. Centro Vodafone presso il Centro Commerciale Milanofiori, ad Assago (Milano)
  4. Centro Vodafone presso il Centro Commerciale Bennet di Pieve Fissiraga (Lodi)
  5. Reparto telefonia di Mediaworld, a Cornegliano Laudense (Lodi)

Prologo
Alle 16:30 circa sono a casa dei miei capi, che mi consegnano il Lumia 1520, ed ai quali io consegno un po’ di cioccolato proveniente, fresco fresco, da Cuneo, dove ero stato pochi giorni prima per lavoro. Il tempo di chiaccherare un po’, di raccontarci un po’ di cose, alle 17:00 scappo via di corsa, verso Milano, per due missioni: una bella tagliata di capelli ed – appunto – la sostituzione della SIM. Ho preferito andare a Milano, così sapevo di andare a colpo sicuro, dal momento che altre persone “delle mie parti” hanno avuto problemi a trovare centri assistenza con disponibilità di NanoSIM.

Ecco cosa mi è successo.

Fase 1 – Centro Vodafone in Via Orefici 2, a Milano
Sabato pomeriggio, ore 19:05 circa. Entro trafelato, veramente di corsa, nel punto vendita in cui ho comprato ad Ottobre 2010 il mio primo Windows Phone. Il ragazzo che mi accoglie mi blocca, proprio all’ingresso, mi guarda gelido e mi fa: “Buonasera! Di cosa ha bisogno?”. Gli spiego che devo semplicemente sostituire una MicroSIM con una NanoSIM. Lui: “Spiacente, siamo in formazione ed in chiusura, l’operazione in questo momento è impossibile”. Lo guardo sconsolato e gli faccio notare che è questione di pochi minuti, ma lui non fa una piega e mi dice che sono in chiusura. Poco male: so che c’è un altro centro Vodafone a qualche centinaio di metri da quello. Esco e ricomincio a correre.

Fase 2 – Centro Vodafone in Via Torino, a Milano 
Chissà in quanti possono capire cosa significa percorrere di corsa Via Torino, una delle vie più incasinate di persone, soprattutto alle ore 19:20 circa, sabato pomeriggio, per giunta sotto Natale. Entro nel centro Vodafone, attendo qualche minuto. Quando parlo con l’addetto, gli spiego: avevo un Lumia 920 e devo switchare ad un Lumia 1520, per cui devo cambiare la SIM. “Nessun problema!”, mi dice lui, “seguimi di là”. Mentre lavora al PC, tira fuori il suo Lumia 1020 e capisco di aver di fronte uno della famiglia. Io ero veramente a corto di fiato, stanchissimo, gambe a pezzi, per cui sollevato e tranquillizzato aspetto senza fare domande e recuperando fiato. Dopo qualche minuto il tipo mi consegna la nuova SIM, non pago nulla, esco soddisfatto, tiro il fiato e percorro Via Torino verso Piazza Duomo, per prendere la metropolitana. E’ qui che scopro il dramma: il tizio Vodafone mi ha dato una MicroSIM, identica a quella che ho già nel Lumia 920. Non me ne faccio nulla, di un’altra MicroSIM, io avevo bisogno di una NanoSIM. Cretino io che non ho controllato sul posto, cretino il tizio che non sa che dentro il Lumia 1520 ci vuole una NanoSIM. Non mi perdo d’animo: chiamo mio fratello, che era da tutt’altra parte dell’hinterland milanese, nel grossissimo Centro Commerciale di Milanofiori ad Assago (Milano), e gli chiedo di controllare se ci fosse un centro Vodafone, e se poteva cambiarmi la SIM. Mio fratello mi richiama nel giro di pochi minuti e mi conferma: sì, Vodafone c’è, e la sostituzione la fanno immediatamente. Torno al parcheggio multipiano, prendo la macchina e ad una velocità davvero sostenuta, in tangenziale, in circa 15 minuti raggiungo il centro commerciale, che chiude alle 21.

Fase 3 – Centro Vodafone presso il Centro Commerciale Milanofiori, ad Assago (Milano)
Intorno alle 20:30 circa arrivo nel Centro Commerciale, trovo il centro Vodafone, mi metto in fila. Aspetto un quarto d’ora buono, finalmente parlo con la ragazza addetta. Mi chiede il numero di telefono, lei si accorge che è aziendale, e mi chiede la visura camerale, che ovviamente non ho. Comincio effettivamente a sbraitare, e le spiego che trenta minuti prima, in un altro centro Vodafone, un altro tizio mi ha fatto la sostituzione senza chiedermi alcun documento, nè particolari procedure. Evidentemente la tipa è piuttosto puntigliosa, la chiusura è dietro l’angolo e lei vuole essere meticolosa: “non è la procedura corretta” – mi dice lei – “, ci vuole la visura camerale”. Esco sconsolato anche da questo terzo Centro Vodafone con un nulla di fatto. Ho un portentoso Nokia Lumia 1520 fra le mani, ma nessuna NanoSIM per poterlo utilizzare a tutti gli effetti.

E’ qui che probabilmente tocco il fondo, nel senso che nel centro commerciale comincio a sbraitare, perchè non capisco perchè ogni Centro Vodafone segua regole diverse per una semplice sostituzione di SIM. Uno alle 19 stava già chiudendo, mentre gli altri no, il terzo mi chiede una visura camerale che gli altri non hanno nemmeno citato. Detto questo, chiudo il sabato con una sconfitta.

Fase 4 – Centro Vodafone presso il Centro Commerciale Bennet di Pieve Fissiraga (Lodi)

Il giorno dopo, domenica, ritorno sul campo di battaglia, di buon’ora. Alle 9:30 circa vado nel Centro Commerciale più vicino a casa mia, ed al cui interno c’è un punto assistenza Vodafone. Dopo la solita fila, qui scopro che non hanno alcuna NanoSIM disponibile, ma ne aprofitto comunque per chiedere come funziona il processo di sostituzione di una SIM aziendale. La risposta è disarmante. In pratica ci vuole:

  1. la visura camerale dell’azienda
  2. la delega da parte del titolare che mi autorizza all’operazione
  3. un mio documento di identità

Il tizio mi dice di tornare martedì o mercoledì: le NanoSIM dovrebbero arrivare; basta che vado lì con tutta la documentazione e mi fanno la sostituzione. Esco dal Centro Commerciale, ancora una volta sconfitto.

Fase 5 – Reparto telefonia di Mediaworld, a Cornegliano Laudense (Lodi)
Ultima tappa. Vado dal mio Mediaworld di fiducia (a circa 1 km dal centro commerciale di prima), reparto telefonia. Solita fila, poi tocca a me. “Devo sostituire una MicroSIM con una NanoSIM”, affermo. La tipa mi dice che devo pagare 8 euro, e mi rimanda all’addetto più giusto per quel tipo di attività. Quest’ultimo mi chiede numero di telefono e partita iva dell’azienda. Gli do il numero e gli detto la partita iva. Non pago nulla (al contrario di quello che mi aveva detto inizialmente la ragazza), e non mi è stata chiesta alcuna visura camerale, ma soltanto un mio documento di identità. Pochi minuti ed ho in mano, finalmente, una NanoSim da poter infilare nel mio nuovo Lumia 1520. Finalmente. Finalmente. Finalmente. Finalmente. Finalmente, direi. Mamma mia che odissea.

Epilogo
Per fortuna, ancora una volta, tutto è bene ciò che finisce. Ma quanta arrabbiatura, ma quanto tempo perso, quanta benzina e tempo buttati via. Quanto stress. E comunque ho notato che i ragazzi sono più amichevoli e permissivi (nessuno dei ragazzi con cui ho parlato mi ha chiesto documenti particolari, nè ho dovuto pagare nulla), mentre le ragazze sono decisamente più puntigliose, e soprattutto una di queste mi ha detto che avrei dovuto pagare 8 euro (falso). Ditemi voi. Grazie, Vodafone, per la tua chiarezza: fossi in te, cercherei di uniformare i tuoi corsi di formazione interni, in modo tale che la procedura di sostituzione sia più chiara ed uguale dappertutto, e soprattutto uniformata tra uomini e donne (ci sono troppe differenze tra quello che mi hanno detto i ragazzi e le ragazze: i primi forse troppo permissivi causa “lato nerd”, le seconde forse troppo meticolose e che alla fine, sostanzialmente, mi hanno solo causato un disservizio ed un sacco di tempo perso.

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