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Il mio utilizzo di Twitter

Se non sto attento bene a ponderare le parole, questo post potrebbe divagare verso note polemiche, che voglio evitare il più possibile.

Sappiate innanzitutto che da parecchio tempo mi trovate su Twitter, ovviamente, altrimenti questo post non avrebbe senso. Twitter è un social network molto molto semplice, nei suoi concetti base, che permette di rimanere in contatto con la propria rete di amicizie in modo minimale ed efficace. Twitter lo si utilizza mandando semplici messaggi di testo (i tweet) lunghi al massimo 140 caratteri. Vi posso assicurare che per uno prolisso come me (almeno in forma scritta) stare dentro questo limite è davvero una tortura!
Sorriso

Se penso alle persone che mi seguono (followers) e che seguo (following), posso suddividerle in diverse categorie:

  • colleghi, amici di community, developer, appassionati di informatica (non inteso come persone che lavorano in Brain-Sys, ma persone che fanno il mio stesso lavoro ovunque esse si trovino)
  • aziende, marchi, istitituzioni (Vodafone, LG, HTC, varie division di Microsoft, e chi ne ha più ne metta)
  • amici e parenti
  • persone più di nicchia (giornalisti, per esempio, più altre categorie particolari)

Ora, lo dirò una volta soltanto: è impossibile scrivere un tweet che sia interessante per tutti i vostri followers!

Quindi se scrivo un tweet di Windows Phone 7 è molto probabile che mia cugina dica: che roba è?
Se scrivo un tweet di cronaca, è molto probabile che ad un dev possa sembrare fuori luogo.
Se scrivo un tweet di politica, è molto probabile che mia sorella stia male!
Se scrivo un tweet su musica dance (mai successo, ma potrebbe accadere) farebbe piacere a mio cugino Mattia, ma interesserebbe poco agli altri.

Ovviamente questo ragionamento lo applico automaticamente io stesso a ciò che leggo sulla mia timeline: a volte leggo tweet che parlano di JavaScript, di MongoDB, di quell’amica che segue il tennis, di iPhone, di tecnologie che non mi interessano (al momento) e che magari non seguirò mai. Ma questo non mi dà il diritto di prendere in giro e di prendere chissà che “provvedimenti” nei loro confronti!
Ognuno ha i suoi interessi, ed ognuno ha il diritto di twittare ciò che vuole.

Passiamo oltre! Vi siete mai chiesti a cosa servono gli hashtag inseriti in un tweet?
Andiamo al sodo. Se nel testo di un tweet inserisco hashtag come #wp7, oppure #apple, oppure #TredicesimoApostolo, oppure #opensenato, oppure #concordia, oppure #ilpiùgrandespettacolodopoilweekend, oppure #monti, e via dicendo, vado a marcare quel tweet con due scopi essenziali:

  • quel tweet non solo viene letto dai vostri followers, ma anche da tutti quelli che seguono quel particolare hashtag (i vari client Twitter come TweetDeck permettono di avere colonne dedicate ad un particolare hashtag. In questo modo seguite persone potenzialmente da tutto il mondo, che non conoscete, ma con le quali condividete un particolare interesse, identificato da quell’hashtag)
  • entrare nel trends di Twitter, ma questo è un risvolto marketing/pubblicitario che non mi interessa molto, per cui salto

Ora, ficcatevi una cosa di testa, oggi e per sempre. Se scrivo un tweet, a qualcuno serve, punto. Nel “qualcuno” inserisco anche me stesso, ovviamente. Non ti piace? Pazienza. Se vedete che non vi interessa alcuno dei miei tweet, allora defollowatemi. Non minacciate di farlo. Fatelo! Perchè defolloware qualcuno non è maleducazione, è semplicemente una semplice presa di posizione, sincera, schietta e non offensiva: non mi interessa quello che scrivi.

L’utilizzo degli hashtag è molto molto importante, e se non l’avete mai fatto vi perdete un bel pezzo di Twitter. Attenzione: non mi sto riferendo a scrivere un tweet inserendo uno o più hashtag, quanto a fare ricerche tramite hashtag. Vi do qualche spunto:

  • siete tifosi del Milan? seguite l’hashtag #milan oppure #acmilan
  • vi interessate di politica? seguite l’hashtag #opensenato, oppure #opencamera, e via dicendo
  • volete leggere pareri sul nuovo motore di ricerca? seguite #volunia
  • vi piace iPhone? seguite #iphone
  • vi piace Windows Phone? seguite #wp7

Ovviamente gli esempi possono andare avanti all’infinito, in base a ciò che accade. Spesso un hashtag è deciso dagli organizzatori di un certo evento (mi riferisco a #uan12 per l’ultima UGIaltNET, oppure #cdays12 per i prossimi Community Days), mentre altri nascono così dal nulla (mi riferisco a #concordia, #schettino, #costacrociere). Quindi è perfettamente legittimo che in presenza di una trasmissione, di un evento, di una conference un particolare hashtag abbia un picco nei trend di Twitter. Gli hashtag sono nati e vengono usati anche per questo motivo.

Ora, per chiudere, mi chiedo un po’ di cose, ma sintetizzo. Perchè è perfettamente legittimo twittare un tweet-cronaca #wp7, mentre se twitto sul #TredicesimoApostolo, non dovrebbe andare bene in ugual modo? Mi piace andare al sodo: “Il Tredicesimo Apostolo” è una fiction italiana in 12 puntate, 6 serate, e credo di aver passato solo le ultime due a twittare pesantemente. Eppure c’è qualcuno di allergico, che minaccia di defollowarmi, come se fosse una condotta negativa di chissà quale rango. Come se fosse una cosa di rilevanza penale, che faccio da un anno, da chissà quanto tempo!

A quel qualcuno (che sia uno solo eppure decine e decine) consiglio di fare un bel GOTO 1 (ovvero: torna alla prima riga di questo post e ricomincia la lettura). Se twitto in quel modo un motivo c’è, e – lo scrivo a caratteri cubitali – non è spam, perchè sono tweet scritti da me, non da un sistema automatico (come a volte accade con altre persone che usano Zite, che ogni mattina spamma di tweet – ma non ci vedo nulla di male nemmeno in questo, francamente). E quello stile mi ha permesso di conoscere nuove persone (almeno digitalmente, per ora), e soprattutto come io non mi metto a discutere quali sono i vostri tweet, come tweetate e con chi lo fate, per favore, non fatelo con me. Farò lo stesso tipo di cronaca, chiamiamola così, in altri ambiti e quando lo riterrò opportuno: che sia un evento per developer (Community Days), che sia una partita di pallavolo, oppure un evento dei Piloti Virtuali Italiani. Ovvio che certe cose sono più leggere e richiedono meno attenzione – e soprattutto in TV c’è anche la pubblicità, che è stata messa lì apposta. Forse.
Sorriso

Insomma…non vi piaccio? Defollowate senza minacciare!!

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Igor Damiani

La sua passione per l'informatica nasce nella prima metà degli anni '80, quando suo padre acquistò un Texas Instruments TI-99. Da allora ha continuato a seguire l'evoluzione sia hardware che software avvenuta nel corso degli anni. E' un utente, un videogiocatore ed uno sviluppatore software a tempo pieno. Igor ha lavorato e lavora anche oggi con le più moderne tecnologie Microsoft per lo sviluppo di applicazioni: .NET Framework, XAML, Universal Windows Platform, su diverse piattaforme, tra cui spiccano Windows 10 piattaforme mobile. Numerose sono le app che Igor ha creato e pubblicato sul marketplace sotto il nome VivendoByte, suo personale marchio di fabbrica. Adora mantenere i contatti attraverso Twitter e soprattutto attraverso gli eventi delle community .NET.

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