Technology Experience
My personal life

Ritornare a scrivere perchè

Il mio blog giace in uno stato morente, sebbene molte volte mi sia ripromesso di ritornare a scrivere come un tempo. I motivi sono tanti: ci sono i social network, che sono più immediati e pronti all’uso; il fatto di lavorare costantemente in home-working per assurdo mi tiene più concentrato sul lavoro, e quindi faccio più fatica a ritagliarmi del tempo libero per scrivere (dico “per assurdo” perchè quando parlo con gli altri di home-working una delle cose che mi viene detta più frequentemente è una cosa tipo “No no, io a casa non ce la farei mai perchè sarei troppo distratto” – per me è l’esatto contrario); per certi versi, non riesco neppure a mantenermi al passo con i tempi, per cui ho meno contenuti tecnici di cui parlare e bloggare. Seguo ovviamente ancora oggi tutto il mondo delle tecnologie Microsoft: Windows Phone, Windows 8.1, il nuovo Surface Pro 3, le Universal App di recente introduzione, il mondo cloud di Azure, ma diciamo che sono mesi in cui la mia testa è altrove, è un periodo di calo (sarà l’estate, la voglia di vacanze, sarà Lecce), e quindi tante cose mi passano davanti senza poterle approfondire sul serio.

Eppure, sono pienamente convinto che il blog è il mezzo che mi permette di esprimermi meglio. Non ho limiti di caratteri, non ho nulla di preimpostato, e posso spaziare decidendo di volta in volta di cosa parlare, e di come farlo, e di quanto tempo metterci, e di quanto spazio dedicarci. Tutti gli altri social (Twitter e Facebook in primis) mi incasellano troppo, mi limitano, vogliono racchiudere il messaggio che ho in testa in una forma standardizzata, più semplice e molto approfondita. Spesso vengono equivocato su Twitter, perchè 140 caratteri non bastano mai. Ho smesso di seguire persone perchè con loro vorrei consumare 1.400.000 caratteri, non 10.000 inutili messaggi da 140 caratteri l’uno. Ho sempre amato i testi lunghi, e non vedo il motivo per cui io stesso debba cadere nella trappola dell’essere a tutti i costi conciso perchè qualcun’altro me lo impone.

Dover comprimere il mio pensiero a botte di 140 caratteri mi costringe ad un processo di sintesi pazzesco, assurdo, inaudito, processo nel quale non sempre voglio infilarmi. Mi costringe a semplificare, ridurre, omettere, trascurare, fare di tutte le erbe un fascio, ed alla fine dei conti probabilmente finisco col dire cose che nemmeno penso davvero fino in fondo al 100%. Oltre a tutto questo, è più il rancore che ti rimane dentro, soprattutto quando cerchi di parlare con persone ed amici che sai essere in qualche modo spinosi, e che magari non la pensano come te su alcuni temi. Un messaggio breve ti costringe ad essere spiritoso, o sarcastico, o pungente, o polemico, e di conseguenza a snaturare il tuo vero messaggio. Un messaggio breve ti etichetta, e ne ho piene le scatole: è come se ciascuno di noi se ne andasse in giro con dei cartoncini appesi alla schiena con riportate le nostre caratteristiche principali, che sono quelle che traspaiono quando twittiamo qualcosa. Così io sarei quello che parla di questo & quell’altro, quello che odia la marca X ma non la Y, e così via. E quasi non abbiamo nemmeno più voglia di parlarci, convinti che tanto sappiamo già tutto l’uno dell’altro. E ci siamo ridotti all’assurdo: che spesso parte un tweet con un link che punta al testo completo del nostro pensiero (che sia un post su un altro social, oppure un articolo su un blog, oppure su un sito di notizie, o una immagine, e così via). Che tra l’altro è ciò che accadrà quando pubblicherò questo post. I social hanno tanti meriti, indubbiamente, ma a lungo andare stanno semplificando le nostre giornate trasformandole in tanti piccoli slogan; stanno sminunendo la nostra intelligenza e le nostre idee, e di conseguenza noi. A volte può servire (mangiare al McDonald non fa proprio benissimo alla salute, ma ogni tanto può starci, per carità), ma il più delle volte credo proprio che salvare la propria espressività evitando la junk communication (figo eh??) sia necessario.

Scrivere su un blog non ti dà assolutamente la certezza di essere chiaro, limpido e rispettoso nei confronti di ciò che hai in testa e che stai cercando di comunicare agli altri, ma almeno mi sento più libero e senza limiti tecnologici imposti dalla piattaforma che sto cercando di utilizzare. Almeno così non potrò colpevolizzare nessuno se non riesco a spiegarmi, se comunque sia entrerò in polemica con qualcuno, ma solo me stesso. Sul mio blog posso usare tutte le parole che voglio, fare esempi e paragoni, dare un contesto, essere più espressivo, e chi ne ha più ne metta.

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Igor Damiani

La sua passione per l'informatica nasce nella prima metà degli anni '80, quando suo padre acquistò un Texas Instruments TI-99. Da allora ha continuato a seguire l'evoluzione sia hardware che software avvenuta nel corso degli anni. E' un utente, un videogiocatore ed uno sviluppatore software a tempo pieno. Igor ha lavorato e lavora anche oggi con le più moderne tecnologie Microsoft per lo sviluppo di applicazioni: .NET Framework, XAML, Universal Windows Platform, su diverse piattaforme, tra cui spiccano Windows 10 piattaforme mobile. Numerose sono le app che Igor ha creato e pubblicato sul marketplace sotto il nome VivendoByte, suo personale marchio di fabbrica. Adora mantenere i contatti attraverso Twitter e soprattutto attraverso gli eventi delle community .NET.

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