L’ascensore della mia vita
Il Natale io e la mia famiglia lo passiamo a casa di una zia – una delle tante sorelle di mio padre – che vive in un palazzo di 7 piani. Lo stesso palazzo in cui vivevo da bambino, fino all’età di 10 anni. In quel palazzo ci sono cresciuto, nei giardini e nelle strade attorno ho imparato ad andare in bicicletta, ho giocato a pallone, mi sono rotto l’incisivo sinistro, etc. etc..
Nel palazzo c’è un ascensore nel quale – anno dopo anno – misuravo la mia crescita in base a dove arrivavo con l’indice: prima arrivavo al tasto 1, l’anno dopo al tasto 2, dopo qualche mese Al 3 e così via. Adesso quando entro in quell’ascensore, posso alzare il braccio e toccare tranquillamente il soffitto. I tasti dei numeri non li avevano mai cambiati: erano tutti consumati, logorati dall’uso di uomini e donne tutti i giorni. E tutti gli anni, a Natale, pensavo a quando ero bambino e a quando quei numeri erano una sorta di unità di misura per capire quanto fossi diventato “grande”.
Questo Natale, invece, ho scoperto che l’ascensore è stato ristrutturato: i pulsanti sono nuovi di zecca, hanno anche le indicazioni in Braille per i non vedenti, quando parte ed arriva l’ascensore non ha più gli “scossoni” di una volta. Le cose sono cambiate.
Sto diventando vecchio.
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