Operazione Dragonfly
Nessuno mi aveva pagato per questa cosa. Non è che avessi avuto un incarico preciso, una missione del tipo…vai là, scattagli una foto, torna a casa e verrai pagato. Semplicemente sono stato per pochi secondi l’uomo giusto al posto giusto. E quindi l’ho immortalata. Questa è la storia di quei pochi attimi.
E’ un sabato pomeriggio caldo ed afoso come tanti altri, specie qua, nella bassa pianura padana, in piena estate. Ho lo zaino fotografico con me, pronto ed attrezzato per ogni evenienza. Indosso bermuda, una t-shirt leggera e un paio di scarpe da ginnastica. Sto per caricare lo zaino in auto, quando d’un tratto la vedo. Dovrei dire le vedo, perchè sono due, vicine vicine. Forse stanno amoreggiando, e sono arrivato io a rompere le scatole. Trattengo il fiato, e comincio a muovermi lentamente per non disturbarle più di tanto.
Apro lo zaino, prendo il corpo macchina.
Intanto controllo che nessuna delle due scappi via. Prendo la batteria e la inserisco.
Poi è la volta dell’obiettivo, un sempliciotto 18-55.
Alzo gli occhi, ed una delle due vola via, zigzagando nell’aria. Spero che l’altra se ne rimanga lì buona.
Accendo la macchina, la imposto e prendo la mira. Scatto.
Mi avvicino, regolo la focale. Non uso l’autofocus automatico, non vorrei mai che il ronzio la faccia scappar via.
Mi avvicino ancora di più, e scatto. Lei sembra collaborare, se ne sta lì buona buona.
Che carine. Mi starà maledicendo perchè ho fatto scappar via la sua compagna (o compagno…).
Ma alla fine l’imprevista operazione Dragonfly ha pieno successo.