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[byte.adventure] Il lazo del tempo

Ci sono parecchie cose che la scienza attuale non riesce a spiegare.
Luoghi remoti e sconosciuti, dove ogni anno spariscono navi ed aerei. O penne, o palloni da calcio.
UFO che compaiono in dipinti di artisti italiani del XIV-XVI secolo.
Oggetti che spariscono, che compaiono là dove non dovrebbero essere, che non sembrano essere coerenti, in quel luogo, in quel tempo, e che invece ci sono.
Ma una spiegazione – come sempre – c’è.

Anno 1817 – Da qualche parte a Vienna (Austria)

E’ ancora buio, l’uomo è già sveglio, e rimane sotto le coperte del suo letto. E pensa.

E’ l’alba, e non riesco a dormire. E sono sordo, non posso più negarlo, dannazione. E’ poco più di vent’anni che le mie orecchie non funzionano più come un tempo. Sono peggiorate. Nessun medico è stato in grado di aiutarmi. Ed oggi sono completamente sordo, dannazione. E per un musicista non c’è nulla di peggiore che l’esser sordi. Passo notti inquiete ed agitate; sento musica, note, accordi e sinfonie che prendono vita nel mio cuore e dentro di me…musica a cui non riesco a dar forma la mattina dopo, quando poi mi sveglio. Non penso di farcela, di andare avanti, da oggi vivrò isolato, in sofferenza, e non mi importa nulla di quello che potrà pensare la gente di me. Mi crederanno pazzo, ostile, scontroso, un misantropo fallito. Ma non mi importa di loro, e comunque non ho scelta. Molto probabilmente dovrò anche abbandonare la mia musica, che è stata la grande ispirazione della mia vita. E lo sarà sempre.

Dal futuro
Il viaggio nel tempo non è stato ancora inventato. Ma lo sarà molto presto. Il primo esperimento considerato valido di viaggio nel tempo, secondo Wikipedia, avverrà il 17 Febbraio 2031. Per voi che state leggendo è il futuro, per me che vi scrivo è il passato. Non posso dirvi dove avverrà e chi sarà a capo di tutto questo, rischierei di alterare troppo il normale continuum del tempo. Il primo viaggio nel tempo sarà ovviamente una cosa molto semplice: il trasferimento di qualche molecola di H2O, acqua, quattro secondi dal passato. La vera rivoluzione (disponibile però solo ad università, enti paramilitari ed alcune società hi-tech), verrà introdotta solamente due anni più tardi, con l’invenzione di quello che verrà poi battezzato semplicemente come “il lazo del tempo”.

Tutti sappiamo – credo – cosa sia un lazo. E’ quello strumento utilizzato dai cowboy nordamericani per praticare il cosiddetto roping, ovvero la cattura di quadrupedi o di bestiame, attraverso il lancio di un’estremità della corda avente la forma di un cappio. Nel caso del viaggio nel tempo le cose sono più complesse, ovviamente, ma non andiamo OT, tralasciamo equazioni quantistiche, fluttuazione delle costanti universali e materiali utilizzati nel processo: spiegandolo con parole semplici, e rimanendo ad un livello puramente concettuale, le cose sono molto simili.

Possiamo lanciare il lazo nel passato o nel futuro, e prelevare quindi materia passata o futura.
Possiamo accorciare od allungare la corda del lazo, per muoverci più vicino o più lontano nel tempo.
Possiamo stringere od allargare il cappio, per prelevare oggetti di massa più o meno grande.

Gli oggetti devono essere di natura molto semplice. Dal punto di vista molecolare, intendo. Non riusciamo a prelevare persone, nè animali, nè organismi viventi; o meglio, non riusciamo a prelevarle mantenendone intatte le funzioni vitali. Ci abbiamo provato, chiaramente, ma i risultati sono stati alquanto sconfortanti. Sorvoliamo. La materia, dicevo, deve essere semplice. Un conto è ad esempio campionare qualche goccia d’acqua del Mediterraneo di mille anni fa, un altro è tentare di evitare l’assassinio di Kennedy asportando temporalmente il fucile di Lee Harvey Oswald a Dallas. Un conto è prelevare un qualsiasi brandello di pianta carnivora del Giurassico, un altro è prelevare il primo telegramma della storia inviato da Samuel Morse. Senza considerare poi le conseguenze nel continuum temporale, come dicevo prima. Insomma, dobbiamo essere cauti, dobbiamo valutare con attenzione cosa, dove e quando prelevare un determinato oggetto. Riflettere sui pro e sui contro.

Tre infatti sono le variabili in gioco.

Chiaramente il quando. Allungando il lazo, continuamo la metafora, si viaggia più distanti nel tempo. Accorciandolo si viaggia più vicini. Più la distanza temporale da coprire è grande, maggiore è il dispendio di energia che occorre per completare il viaggio. Grazie all’adozione di batterie nucleari dedicate, siamo in grado di viaggiare fino ad un limite di 25 miliardi di anni nel passato; l’età dell’Universo calcolata è di 13,77 miliardi di anni, e non si sa bene cosa debba accadere se si tenta di viaggiare più in là. Ma le equazioni quantistiche comunque lo dimostrano, e ci sono orde di scienziati e di fisici virtuali e reali al lavoro per riuscire a carpire questi nuovi segreti della realtà.

Un’altra variabile è il dove. Possiamo lanciare il lazo specificando latitudine, longitudine ed altitudine: questo chiaramente se vogliamo interagire con un luogo collocato sul nostro pianeta. Le equazioni dimostrano che possiamo raggiungere qualsiasi luogo dell’Universo, manipolando opportune variabili. Ad oggi non abbiamo ancora raggiunto queste capacità: le nostre tecnologie attuali ci consentono di prelevare oggetti nel raggio di circa 515,34 chilometri rispetto al punto in cui ci troviamo. Nessuno riesce a capire da dove arrivi questo limite di 515,34 chilometri. Quello che abbiamo capito è che se mi trovo in un punto X, posso prelevare ogni tipo di materia che si trovi in un’area compresa in un raggio di 515,34 chilometri: chiaramente nel quando desiderato. Oltre…la materia temporale arriva delocalizzata.

L’ultima variabile è il cosa, che di riflesso indica le dimensioni di materia da prelevare. Le dimensioni possono andare da una semplice molecola fino ad interi chilometri cubi di terreno. Dipende ancora una volta dall’energia che si intende consumare nell’operazione. Gli aerei sono stati un semplice diversivo per farvi credere determinate cose, ma è che così che la futura Al-Qaida ha fatto crollare le Torri Gemelle, l’11 Settembre 2001: semplicemente rimuovendo in un istante le gigantesche fondamenta su cui poggiavano i due enormi palazzi del World Trace Center. E’ così che abbiamo rimosso – a scopo di studio – il naso della Sfinge, che secondo la vostra storia convenzionale è stato distrutto in epoca ottomana. E’ così che abbiamo evitato che gli attentati ad Hitler riuscissero: avevamo bisogno che la II° Guerra Mondiale si concludesse come si è conclusa davvero.

Chiaramente, è molto meno rischioso interagire con il passato piuttosto che con il futuro. Il motivo è semplice. Trattandosi di storia già avvenuta, sappiamo quando e dove un certo oggetto si sia venuto a trovare, e quindi possiamo agire con migliori probabilità di successo. Non è sempre così, chiaramente, dobbiamo tenere in considerazione precedenti modifiche al continuum temporale, ma in linea generale sì. Dal futuro abbiamo solamente raccolto piccoli campioni della nostra atmosfera, per studiare e prevenire i futuri inquinamenti. Stessa cosa per il sottosuolo, per la superficie lunare e per quella di Marte. Tutto a scopo scientifico.

Ben presto, il lazo del tempo è diventato ancora più potente. All’inizio – come vi ho raccontato – era solamente in grado di prelevare materia. Successivamente siamo riusciti a sviluppare nuove capacità, una su tutte quella di poter inviare materia.

E’ con queste nuove possibilità che riesco a scrivervi dal futuro. Inviando pochi brandelli di informazione, che vengono scritte direttamente sulla Internet dei giorni vostri. E’ così che riesco a comunicare con voi, a fornirvi indizi, a stuzzicarvi dicendovi dove siete e verso cosa state andando. Dal mio futuro abbiamo attentemente manipolato il passato, senza travolgere la Storia. Abbiamo acceso scintille in registi cinematografici e scrittori di fantascienza, trasformato persone comuni in visionari e vicini di casa in geniali inventori, evitato attentati e incidenti stradali. Magari facendo trovare idee, schemi, sceneggiature, ed in qualche caso denaro. Molto denaro. E’ agendo in questo modo che siamo riusciti ad iniettare tecnologie, invenzioni, muovere la coscienza, ad indirizzarvi.

Ma non vi ho ancora detto chi sono.
E non ho alcuna intenzione di farlo.

Anno 1817 – Da qualche parte a Vienna (Austria)
L’uomo si alzerà dal suo letto soltanto qualche ora più tardi. E’ allora che – aprendo un cassetto della sua camera da letto – trova uno spartito musicale. Il titolo è in italiano e recita “Sonata per pianoforte n. 29”. Non l’ha mai visto prima, quello spartito. E’ una strana carta, molto ben lavorata, e si chiede da dove arrivi e chi l’abbia prodotta. E soprattutto…che diavolo vuol dire carta riciclata? Sarà qualche diavoleria moderna – pensa.

Legge le note, rigo dopo rigo, battuta dopo battuta. E’ la sonata più lunga che abbia mai visto in tutta la sua vita, ed anche dal punto di vista armonico è decisamente complessa. Eppure – si rende conto l’uomo – può funzionare. Anzi, gli sembra meravigliosa…è una sonata in quattro tempi che richiederà un certo impegno tecnico per essere eseguita come si deve. Ma gli piace. E gli piace soprattutto perchè in basso a destra è riportata la firma dell’autore.

E’ non è una firma qualunque. E’ la sua.
E’ la firma di Ludwig van Beethoven.

E’ così che il grande compositore e pianista tedesco continuerà a produrre musica nonostante la sua totale sordità, che l’ha afflitto negli ultimi anni della sua vita.

Con qualche aiuto proveniente da qualche parte dal futuro.

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Igor Damiani

La sua passione per l'informatica nasce nella prima metà degli anni '80, quando suo padre acquistò un Texas Instruments TI-99. Da allora ha continuato a seguire l'evoluzione sia hardware che software avvenuta nel corso degli anni. E' un utente, un videogiocatore ed uno sviluppatore software a tempo pieno. Igor ha lavorato e lavora anche oggi con le più moderne tecnologie Microsoft per lo sviluppo di applicazioni: .NET Framework, XAML, Universal Windows Platform, su diverse piattaforme, tra cui spiccano Windows 10 piattaforme mobile. Numerose sono le app che Igor ha creato e pubblicato sul marketplace sotto il nome VivendoByte, suo personale marchio di fabbrica. Adora mantenere i contatti attraverso Twitter e soprattutto attraverso gli eventi delle community .NET.

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