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Leggete quello che scrivo, non come lo dico

(Pensavo di averlo bloggato ieri)

Lessi un libro, una volta, che parlava di comunicazione. Ogni messaggio, diceva il libro, viaggia dal mittente al destinatario su un canale. Il canale può essere il filo telefonico, le onde radio, una lettera scritta, uno spot pubblicitario, un SMS. Può anche essere un post su un blog.

Il canale è fondamentale per fare in modo che il messaggio arrivi a destinazione, e come arrivi a destinazione. E’ una cosa alla quale penso tutti i giorni, calata nel mio piccolo. Ogni volta che scrivo un post che so essere un po’ spinoso, mi chiedo come la prenderanno gli altri, ovvero voi, che siete i miei lettori. Quasi sempre ritengo di non scrivere in tono polemico, salvo poi scoprire che non è affatto così. L’ultimo esempio è il famoso post sul newsgroup di UGIdotNET dopo il quale ho deciso di allontanarmi dal Muro.

Volete sapere una cosa? Trovo triste che buona parte dei messaggi vengano persi solo perchè vengono espressi in un modo diverso da quello che faremmo noi nei panni dell’autore originario. Io ho un mio modo di fare che non dovrebbe influenzare il messaggio che voglio mandarvi. Mi piacerebbe che i post vengano letti per il loro contenuto, e non per il modo specifico in cui l’ho detto. Mi rendo conto che la forma ed il tono di voce sono sempre importanti, però ritengo che il contenuto alla fine debba sempre vincere su tutto il resto. Non penso di avere un brutto carattere. Ho indubbiamente innumerevoli difetti: uno di questi è quello di alzare la voce quando un discorso mi appassiona (ma anche no). Ho detto “alzare la voce”, non “urlare”: tutti i miei colleghi – e devo dire che sono gli unici ad averlo capito – mi dicono che ho un notevole timbro di voce. Quando parlo in ufficio, mi sentono dall’altra parte del piano, idem con il cellulare. Loro se ne accorgono perchè quando mi sentono borbottare davanti al codice, in realtà lo faccio con un volume più adatto al dialogo uno-ad-uno. Quando devo farmi sentire da lontano, per esempio al tavolo di un ristorante, lo faccio urlando davvero. Non preoccupatevi, perchè nella maggior parte del tempo me ne sto zitto tranquillo. Tutto questo preambolo anche per chiedere scusa ad Alessandro Scardova, perchè durante la cena in Valtellina era seduto di fianco a me e, discutendo di questo e quello, ho usato un tono di voce molto più alto di quello necessario. Ma sono fatto così, io posso chiedere scusa, ma dovete avere pazienza. 🙁

Quello che vorrei, lo ripeto, è che possiate leggere quello che dico cercando di depurarlo da tutto l’inquinamento che eventualmente ci metto dentro io. La stessa cosa dovrei farla io con voi. Sono convinto del fatto che siamo d’accordo su moltissime delle cose che ci diciamo, ma il più delle volte – almeno questo è il mio caso – si viene attaccati perchè si è aggressivi, polemici o comunque perchè dico quello che voglio con una modalità che è molto diversa dalla vostra. E allora? Ognuno di noi è fatto a suo modo, ma è il messaggio quello che conta.

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Igor Damiani

La sua passione per l'informatica nasce nella prima metà degli anni '80, quando suo padre acquistò un Texas Instruments TI-99. Da allora ha continuato a seguire l'evoluzione sia hardware che software avvenuta nel corso degli anni. E' un utente, un videogiocatore ed uno sviluppatore software a tempo pieno. Igor ha lavorato e lavora anche oggi con le più moderne tecnologie Microsoft per lo sviluppo di applicazioni: .NET Framework, XAML, Universal Windows Platform, su diverse piattaforme, tra cui spiccano Windows 10 piattaforme mobile. Numerose sono le app che Igor ha creato e pubblicato sul marketplace sotto il nome VivendoByte, suo personale marchio di fabbrica. Adora mantenere i contatti attraverso Twitter e soprattutto attraverso gli eventi delle community .NET.

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