Quanto uno è bravo davvero?
Mio padre una volta mi disse che Felice Gimondi era un grandissimo corridore, con l’unica sfortuna di essere stato contemporaneo di Eddy Merckx, corridore eternamente più forte. Gimondi ha accumulato nella sua carriera un gran numero di vittorie, dal Giro d’Italia al Tour de France passando per la Milano-Sanremo. Se magari non avesse avuto Mercx come avversario, magari avrebbe vinto di più.
Passiamo alle cose serie.
La domanda di questa sera è la seguente: quanto siamo davvero bravi? La bravura che tutti i giorni tiriamo fuori nel nostro lavoro è tutta nostra? Se no, quanto dipende dalla bravura dei nostri colleghi con i quali collaboriamo?
Dalla risposte a queste domande possono scaturire molte e diverse conclusioni. Se siamo più bravi da soli, ci conviene fare il classico “consulente” che viene inserito in team di sviluppo nelle medie/grandi aziende? Se siamo più bravi in team, è il caso che continuiamo a sbatterci nella nostra attività che magari ci porterà fino ad un certo punto?
Io penso di riuscire ad adattarmi abbastanza bene, nel senso che quando lavoravo per clienti miei, riuscivo comunque a rendere il giusto, però dovevo gestire tutta una serie di cose che finivano per minare la concentrazione nel lavoro di programmazione. Adesso che invece lavoro in team, forse sono un po’ troppo casinista, però mi trovo bene, ci sono momenti in cui mi sento “bravo”, ce ne sono altri (come oggi) in cui mi sento stanco, mi sento più introverso e vorrei essere da solo in una stanza a programmare quello che dico io.
La morale è: quanta bravura è direttamente mia e quanta invece dipende dalle altre persone che mi stanno attorno? Dove dovrei andare per avere intorno a me persone capaci di mettere in evidenza la mia bravura? Sono nel posto giusto o nel posto sbagliato?
Ve lo farò sapere!